martedì 25 maggio 2010

Fedi (PD): il diritto di sposarsi in Italia tra cittadini italiani e stranieri residenti all’estero

Con un’interrogazione a risposta scritta l’On. Marco Fedi ha chiesto di conoscere quali misure urgenti il Governo intenda adottare per garantire che i Comuni, la rete diplomatico-consolare italiana all’estero e i cittadini italiani siano informati sulle modifiche inerenti il matrimonio in Italia tra cittadini italiani e stranieri.
Tale intervento si è reso necessario in quanto, a seguito dell’entrata in vigore della legge 15 luglio 2009 n. 94, molti cittadini italiani residenti all’estero che intendono contrarre matrimonio in Italia con cittadini stranieri, anch’essi residenti all’estero, ottengono risposte confuse e spesso errate.
La libertà di sposarsi e di scegliere il coniuge autonomamente, riguarda la sfera dell'autonomia e della individualità ed è quindi una scelta sulla quale lo Stato non può interferire. Il diritto al matrimonio è, sia per l'ordinamento italiano che per le norme internazionali e comunitarie, un momento essenziale di espressione della libertà e dignità umana che deve essere garantito a tutti.
E’ fondamentale, quindi, assicurare che la norma – peraltro molto discussa per le violazioni che essa produce ad una serie di diritti e principi fondamenti – sia quanto meno chiara nella sua applicazione.

Interrogazione a risposta scritta
presentata da MARCO FEDI
mercoledì 19 maggio 2010
FEDI. -
Al Ministro degli affari esteri e al Ministro dell’Interno
- Per sapere - premesso che:
la legge 15 luglio 2009 n. 94 ha introdotto una modifica all’articolo 116 del codice civile - “Matrimonio dello straniero nella Repubblica” – introducendo, accanto alla dichiarazione che nulla osta rilasciata dalle autorità estere, l’obbligo di produrre “un documento attestante la regolarità del soggiorno nel territorio italiano”,
l’art. 116 del codice civile fissava, per gli stranieri, analoghe condizioni per il matrimonio e che l’esibizione di un nulla osta del paese di origine consentiva il matrimonio nel territorio italiano,
la nuova legge stabilisce che lo straniero deve presentare anche un documento attestante la regolarità del soggiorno nel territorio italiano ,
i matrimoni da celebrare all’estero non subiscono variazioni normative e lo straniero non deve produrre né documentazione attestante la regolarità del soggiorno, né Nulla-Osta al matrimonio,
i matrimoni da celebrare nei nostri consolati , per residenti AIRE o per delega alla rappresentanza da parte di nostri comuni, non risulterebbero possibili poiché lo straniero all’estero non potrà mai documentare la regolarità del soggiorno sul territorio italiano,
i matrimoni da celebrare in Italia saranno soggetti alla presentazione del detto documento sulla regolarità del soggiorno -:
se tale disposizione si applica anche per i cittadini extra-comunitari, non residenti, che intendessero contrarre matrimonio in Italia,
se tale disposizione si applica anche per i cittadini extra-comunitari, non residenti, che intendessero contrarre matrimonio in Italia con un cittadino italiano,
quali misure urgenti il Governo intenda adottare per garantire che i Comuni, la rete diplomatico-consolare italiana all’estero e i cittadini italiani siano informati sulle modifiche inerenti il matrimonio in Italia.

FEDI (PD): Minidecreto omnibus del Governo per cancellare il risarcimento alle vittime del nazismo e prorogare Comites e Cgie

“Cos’è che unisce due articoli – diversi tra loro per oggetto, natura, materia ed obiettivi politici – come l’art. 1 sulla sospensione dell’efficacia delle sentenze sui risarcimenti alle vittime del nazismo e l’art. 2 di proroga di organismi di rappresentanza delle comunità italiane nel mondo – i Comitati degli Italiani all’estero ed il Consiglio Generale degli Italiani all’estero?”

Con questa domanda ha aperto il suo intervento in Aula, l’On. Marco Fedi, nell’ambito della discussione generale sulla Conversione in legge del decreto-legge 28 aprile 2010, n. 63, recante disposizioni urgenti in tema di immunità di Stati esteri dalla giurisdizione italiana e di elezioni degli organismi rappresentativi degli italiani all'estero (3443).

Nell’esprimere un giudizio negativo sul provvedimento in esame alla Camera, Fedi ha affermato come questo sia “ l’ennesimo decreto deciso dal Governo per trascinare nell’emergenza due questioni sulle quali sarebbe stato possibile avere un vero e approfondito dibattito parlamentare. Come spesso accade, e come rilevato durante l’esame in Commissione Esteri, si tratta di norme decise dal Governo sulla base di necessità ed urgenza presunte – di cui non condividiamo le motivazioni – derivanti da “esigenze giurisdizionali internazionali”, per quanto riguarda l’art. 1 e da “riforme in cantiere” per l’art. 2. Anche sui minidecreti il Governo sceglie un percorso confusionale.
Da un lato abbiamo un atto grave che comporta il rischio di cancellare il diritto di chiedere un risarcimento alla Germania per tutte le vittime italiane dei crimini nazisti e per le loro famiglie. Un atto che si riflette in maniera paritaria su italiani in Italia e all’estero. Dall’altro, invece, abbiamo la decisione di indebolire gli organismi di rappresentanza politica e comunitaria dell’emigrazione italiana, il tentativo di delegittimare i luoghi della discussione, della conoscenza e dell’incontro, tra questi appunto i Comites e il Cgie”.

“Questo provvedimento richiede - ha precisato Fedi – una riflessione di carattere politico sul futuro del rapporto con le comunità italiane nel mondo. Oggi che il Governo annuncia misure drastiche di riduzione delle spese, con altri tagli lineari, come quelli che hanno già penalizzato le comunità italiane nel mondo”. Una riflessione necessaria ha continuato “poiché siamo preoccupati da un Governo che non parla di riforme ma solo di tagli. Un Governo e una maggioranza sempre più lontani dalle esigenze vere, poste in maniera chiara e trasparente proprio dagli organismi di rappresentanza, grazie al loro forte legame con le comunità italiane nel mondo”.

A questo proposito Fedi ha ricordato il tema della cittadinanza e di “come Governo e maggioranza non agiscano su questo fronte lasciando inapplicate sentenze della Corte di Cassazione sulla facoltà della donna di trasmettere la cittadinanza ai propri figli avendola perduta per il matrimonio con uno straniero, superando l’odiosa discriminazione a scapito delle donne. Oppure riaprendo i termini per il riacquisto della cittadinanza italiana e ristabilendo la verità storica di chi non ha mai davvero rinunciato ad essere italiano, oppure riconoscendo lo jus soli a chi nasce in questo Paese”. Ma anche il tema delle nuove generazioni e dei legami culturali e linguistici con l’Italia “con la riforma della 153/71 che non decolla, con la perdita di risorse nel settore della scuola, con la chiusura dei lettorati, con gli istituti di cultura in crescente difficoltà”.

Ci sono poi “i temi dei diritti pensionistici e previdenziali - posti con forza anche dai sindacati dei pensionati di CGIL, CISL e UIL - con la richiesta di una sanatoria degli indebiti INPS maturati senza dolo per responsabilità dei ritardi dell’Istituto; del riconoscimento dell’assegno di solidarietà per gli anziani in condizioni di indigenza nati in Italia e residenti all’estero; dell’abrogazione del requisito di dieci anni di soggiorno continuativo in Italia per avere diritto all’assegno sociale se residenti in Italia; della ratifica delle convenzioni bilaterali, per esempio con il Marocco, il Canada, il Cile. E a ciò si aggiunge l’esonero dal pagamento ICI sulla prima casa in Italia, se non affittata, anche per gli italiani all’estero: in sostanza equità, parità di trattamento, attenzione e sensibilità nei confronti di tantissimi anziani italiani emigrati all’estero che ancora oggi vivono in condizioni di povertà e disagio”.
E ancora “Il tema della rete consolare – posto in tutta la sua gravità – come questione che attiene alla presenza dello Stato italiano all’estero nella sua complessità: a livello economico e commerciale, culturale, linguistico, e di servizio. Un quadro che richiede investimenti e risorse prima di procedere alla chiusura di sedi. E resta aperto il tema dei diritti sindacali – in termini di partecipazione e rappresentanza del mondo del lavoro – come è ancora in attesa di soluzione definitiva il tema delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia”.

Sullo specifico del provvedimento riguardante i Comites e il Cgie, Fedi ha espresso “il sospetto che la proroga al 31 dicembre 2012 sia utile ad indebolire questa rappresentanza in vista di altri tagli e di una riforma che è tutto fuorché un rafforzamento del ruolo politico di questi organismi. La riforma non è condivisa, i tempi non sono certi e le perplessità sulla copertura finanziaria, già espressi dalla Commissione bilancio del Senato, non saranno facilmente superate.
Per molti mesi il Governo ha sostenuto la tesi che occorreva rivedere la normativa per armonizzarla con la rappresentanza parlamentare. Oggi siamo in procinto – se dovessimo prestare ascolto alle dichiarazioni di numerosi esponenti della maggioranza – di disegnare una riforma Costituzionale che ridurrà il numero dei parlamentari e istituirà il Senato federale delle Regioni e quindi metterà in discussione ruolo, numero e collocazione dei Parlamentari, oltre a ridiscuterne le regole di elezione.
Ecco, non sarebbe stato utile rinnovare Comites e Cgie oggi, per assicurarci anche un contributo nell’azione di completamento delle riforme?”

A conclusione del suo intervento, il deputato del PD ha espresso una forte preoccupazione per l’elemento che sembra unire le due questioni prese in esame dal provvedimento: “Con l’intervento sui Comites e sul Cgie si proroga la durata di organi elettivi in scadenza, con l’intervento sugli indennizzi si sospende l’efficacia di decisioni assunte dai tribunali italiani: in entrambi i casi il Governo, e la maggioranza quando deciderà di seguire questo percorso, si porrà oltre un naturale corso di eventi – oltre il principio di “natural justice” – determinando un pericoloso precedente sia in termini di “funzionamento democratico” di organi elettivi che di “efficacia delle sentenze.
Per queste ragioni avevamo presentato in Commissione un emendamento soppressivo dell’articolo 2 che ripresenteremo in Aula e per queste ragioni esprimiamo un giudizio negativo sul provvedimento”.

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Intervento in discussione generale On. Marco Fedi (PD)
24 maggio 2010Conversione in legge del decreto-legge 28 aprile 2010, n. 63, recante disposizioni urgenti in tema di immunità di Stati esteri dalla giurisdizione italiana e di elezioni degli organismi rappresentativi degli italiani all'estero - (3443)
Vorrei aprire questo intervento con una domanda ed una considerazione di carattere generale: cos’è che unisce due articoli – diversi tra loro per oggetto, natura, materia ed obiettivi politici – come l’art. 1 sulla sospensione dell’efficacia delle sentenze sui risarcimenti alle vittime del nazismo e l’art. 2 di proroga di organismi di rappresentanza delle comunità italiane nel mondo – i Comitati degli Italiani all’estero ed il Consiglio Generale degli Italiani all’estero?
Nessun evidente collegamento. Eterogeneità di materia, come spesso accade e come rilevato durante l’esame in Commissione Esteri oltre ai rilievi sulla certezza e ragionevolezza dei tempi. Norme decise dal Governo sulla base di necessità ed urgenza presunte – di cui non condividiamo le motivazioni – derivanti da “esigenze giurisdizionali internazionali”, per quanto riguarda l’art. 1 e da “riforme in cantiere” per l’art. 2.
In verità un filo conduttore esiste ma è coerente con le ragioni stesse per cui il Partito Democratico ha detto no in commissione a questo provvedimento, a questo ennesimo decreto deciso dal Governo per trascinare nell’emergenza due questioni sulle quali sarebbe stato possibile avere un vero e approfondito dibattito parlamentare.
È il filo conduttore dell’emigrazione – che lega le storie di tante persone in Italia e nel mondo.
È la storia di chi, prima di emigrare, ha sacrificato per l’Italia – nelle forze armate, tra i partigiani o tra i civili – la propria vita.
Tanti emigrati hanno partecipato a quelle pagine di storia, hanno contribuito a costruire libertà e democrazia con la lotta partigiana, con la prigionia, con l’internamento, sempre con il sacrificio personale e famigliare.
Ecco queste storie – di internamento, prigionia ed emigrazione – segnano la linea comune tra i due articoli di questo decreto.
Da un lato, abbiamo un atto grave che comporta il rischio di cancellare il diritto di chiedere un risarcimento alla Germania per tutte le vittime italiane dei crimini nazisti e per le loro famiglie. Un atto che si riflette in maniera paritaria su italiani in Italia e all’estero. Dall’altro, invece, abbiamo la decisione di indebolire gli organismi di rappresentanza politica e comunitaria di queste storie di emigrazione, abbiamo il tentativo di delegittimare i luoghi della discussione, della conoscenza e dell’incontro, tra questi appunto i Comites e il Cgie.
Credo sia giusto fare una riflessione di carattere politico sul futuro del rapporto con le comunità italiane nel mondo. Oggi che il Governo annuncia misure drastiche di riduzione delle spese, con altri tagli lineari, come quelli che hanno già penalizzato le comunità italiane nel mondo. Credo sia necessario farlo poiché siamo preoccupati da un Governo che non parla di riforme ma solo di tagli.
Governo e maggioranza che non agiscono sul fronte cittadinanza – lasciando inapplicate sentenze della Corte di Cassazione sulla facoltà della donna di trasmettere la cittadinanza ai propri figli avendola perduta per il matrimonio con uno straniero, superando l’odiosa discriminazione a scapito delle donne. Oppure riaprendo i termini per il riacquisto della cittadinanza italiana e ristabilendo la verità storica di chi non ha mai davvero rinunciato ad essere italiano, oppure riconoscendo lo jus soli a chi nasce in questo Paese.
Quale migliore occasione del 150esimo dell’Unità d’Italia per stabilire un grande importante momento di unità con le nostre comunità nel mondo e con l’umanità che si stabilisce in Italia.
Invece abbiamo un Governo e una maggioranza che non vedono oltre il proprio naso. Che si chiudono entro confini sempre più stretti. Governo e maggioranza che sono sempre più lontani dalle esigenze vere, poste in maniera chiara e trasparente proprio dagli organismi di rappresentanza, grazie al loro forte legame con le comunità italiane nel mondo.
Il tema delle nuove generazioni e dei legami culturali e linguistici con l’Italia, ad esempio, è tra questi. La riforma della 153/71 non parte, perdiamo risorse nel settore della scuola, si chiudono lettorati, gli istituti di cultura sono in crescente difficoltà.
Il tema dei diritti pensionistici e previdenziali, posto con forza anche dai sindacati dei pensionati di CGIL, CISL e UIL, con la richiesta di una sanatoria degli indebiti INPS maturati senza dolo per responsabilità dei ritardi dell’Istituto, il riconoscimento dell’assegno di solidarietà per gli anziani in condizioni di indigenza nati in Italia e residenti all’estero, l’abrogazione del requisito di dieci anni di soggiorno continuativo in Italia per avere diritto all’assegno sociale se residenti in Italia e il tema delle convenzioni bilaterali in attesa di ratifica dal Marocco, al Canada, al Cile, solo per fare alcuni esempi.
E a ciò si aggiunge l’esonero dal pagamento ICI sulla prima casa in Italia, se non affittata, anche per gli italiani all’estero: in sostanza equità, parità di trattamento, attenzione e sensibilità nei confronti di tantissimi anziani italiani emigrati all’estero che ancora oggi vivono in condizioni di povertà e disagio.
Il tema della rete consolare – posto in tutta la sua gravità – come questione che attiene alla presenza dello Stato italiano all’estero nella sua complessità: a livello economico e commerciale, culturale, linguistico, e di servizio. Un quadro che richiede investimenti e risorse prima di procedere alla chiusura di sedi.
Non siamo convinti che il Governo abbia consolidato le fondamenta di queste premesse, ecco perché ogni volta che si mette mano a razionalizzazioni della rete consolare il sospetto è che si intenda procedere sulla base delle solite emergenze congiunturali e non “riformare” migliorando davvero le condizioni in cui lo Stato italiano offre servizi consolari all’estero.
È ancora aperto il tema dei diritti sindacali – in termini di partecipazione e rappresentanza del mondo del lavoro – come è ancora in attesa di soluzione definitiva il tema delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia.
Ecco, Presidente, il cerchio si chiude. La rappresentanza ci consente di capire e conoscere meglio l’impatto delle scelte del Governo. Al Governo, interessa capire come cambia la nostra comunità di italiani nel mondo? Vogliamo offrire opportunità vere di sviluppo nei rapporti con questa italianità nel mondo?
La domanda è legittima perché se interessano davvero i Comites e il Cgie – fino ad oggi Governo e maggioranza sostengono con noi che debbano rimanere, anzi debbano essere rafforzati – ebbene se questa è la direzione, che senso ha indebolirli oggi, in questo momento? Non procedere al rinnovo di questi organismi – ricordo che la scadenza era nel 2009 ed il Governo li ha già prorogati entro il termine massimo del 31 dicembre 2010 – ne indebolisce ruolo e autorevolezza.
Il legittimo sospetto – quindi – che la proroga al 31 dicembre 2012 sia utile ad indebolire questa rappresentanza in vista di altri tagli ed in vista di una riforma che è tutto fuorché un rafforzamento del ruolo politico di questi organismi – questo forte sospetto Signor Presidente – è destinato a rafforzarsi.
La riforma non è condivisa, i tempi non sono certi e le perplessità sulla copertura finanziaria, già espressi dalla Commissione bilancio del Senato, non saranno facilmente superate.
Per molti mesi il Governo ha sostenuto la tesi che occorreva rivedere la normativa per armonizzarla con la rappresentanza parlamentare. Oggi siamo in procinto – se dovessimo prestare ascolto alle dichiarazioni di numerosi esponenti della maggioranza – di disegnare una riforma Costituzionale che ridurrà il numero dei parlamentari e istituirà il Senato federale delle Regioni e quindi metterà in discussione ruolo, numero e collocazione dei Parlamentari, oltre a ridiscuterne le regole di elezione.
Ecco, non sarebbe stato utile rinnovare Comites e Cgie oggi, per assicurarci anche un contributo nell’azione di completamento delle riforme?
Abbiamo avuto altre proroghe in passato, è vero! Si è trattato di proroghe sempre brevi – con una proposta condivisa presentata dal Governo. Tanto condivisa, che la riforma dei Comites fu approvata in sede legislativa sia alla Camera sia al Senato.
Concludo Presidente ricordando un secondo elemento che unisce in questo decreto due questioni così diverse tra loro. Con l’intervento sui Comites e sul Cgie si proroga la durata di organi elettivi in scadenza, con l’intervento sugli indennizzi si sospende l’efficacia di decisioni assunte dai tribunali italiani: in entrambi i casi il Governo, e la maggioranza quando deciderà di seguire questo percorso, si porrà oltre un naturale corso di eventi – oltre il principio di “natural justice” – determinando un pericoloso precedente sia in termini di “funzionamento democratico” di organi elettivi che di “efficacia delle sentenze”.
Per queste ragioni avevamo presentato in Commissione un emendamento soppressivo dell’art. 2 che ripresenteremo in Aula e per queste ragioni esprimiamo un giudizio negativo sul provvedimento.

FEDI (PD): La logica dei tagli colpisce anche i lettorati presso Università straniere

I tagli lineari hanno effetti immediati ed altri conseguenti alle riduzioni di bilancio. Stanno nascendo anche i tagli da previsione. Cambiano i metodi ma la logica è sempre quella del taglio – dichiara l’On. Marco Fedi presentatore di una interrogazione al Ministro degli Affari esteri sulla situazione dei lettorati presso Università in Australia e nel mondo.
Le Università – attraverso i rettori – esprimono allarme per comunicazioni ricevute dai Consolati e relative a «nuovi criteri» che, creando condizioni di conflitto con ben note e consolidate prassi universitarie locali, rischierebbero di compromettere il finanziamento e l'esistenza dei lettorati stessi. Oltre ad una legittima preoccupazione è giusto chiedersi la ragione “tecnica” di queste nuove procedure.
La nostra è anche una preoccupazione politica – relativa alle scelte del Governo sulle risorse – legata sia alla manovra economica straordinaria che alla prossima legge finanziaria. Credo sia indispensabile operare affinché, nel mondo, possa essere mantenuta alta l'immagine di lingua e cultura italiane, anche a livello terziario – ha concluso l’On. Fedi.
Il testo integrale dell’interrogazione
Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
· numerose Università australiane presso le quali il nostro Paese ha, nel corso degli anni, stabilito proficui rapporti, anche con la presenza di «lettori», esprimono forte preoccupazione in merito alla comunicazione di «nuovi criteri» che - di fatto - creando condizioni di conflitto con ben note e consolidate prassi universitarie locali, rischierebbero di compromettere il finanziamento e l'esistenza dei lettorati stessi;
· l'università di Sydney in particolare segnala di aver già ricevuto una comunicazione in tal senso dal consolato generale di Sydney;
· in alcune realtà geografiche - come l'Australia - il numero complessivo di alunni che frequentano corsi di lingua italiana è andato gradualmente aumentando e, nel corso degli anni, la presenza di lettori a livello universitario ha consentito un collegamento immediato e proficuo con il settore terziario, anche in termini di ricerca e di rapporti tra università;il consistente taglio alle risorse finanziarie deciso dal Governo, non può consentire di ripartire in maniera lineare le riduzioni di bilancio e vanno invece salvaguardate le logiche di investimento e di produttività, anche in termini linguistici e culturali;
· eventuali progressive e drastiche riduzioni dell'impegno dello Stato italiano in Australia, a livello universitario e di lettorati, costituirebbe un segnale gravissimo di disattenzione nei confronti di una realtà politico-economica strategicamente collocata nell'Asia - Pacifico -:
- se siano fondate le preoccupazioni sollevate dalle Università australiane presso le quali il nostro Paese ha lettorati, in particolare l'Università di Sydney, in relazione ai nuovi criteri comunicati alla rete diplomatico-consolare;
- se non si ritenga necessario intervenire affinché la lingua e la cultura italiane vedano una continuità di impegno anche a livello terziario;
- quali misure urgenti il Governo intenda adottare, immediatamente, per garantire continuità nella presenza italiana a livello universitario in Australia, ed a Sydney in particolare;
- se non si ritenga indispensabile operare affinché, nel mondo, possa essere mantenuta alta l'immagine di lingua e cultura italiane, anche a livello terziario.

FEDI (PD): Gruppo PD contrario alla proroga di Comites e Cgie

Il nostro voto in Commissione è stato coerente con le posizioni più volte espresse. Abbiamo presentato emendamenti soppressivi dell’art. 2 del decreto 63/2010 che proroga gli attuali organismi di rappresentanza. La maggioranza ha votato a favore del mantenimento senza modifiche della proroga – ad esclusione dell’On. Angeli che ha votato un suo emendamento che chiedeva la soppressione dell’art. 2 – ha spiegato l’On. Marco Fedi dopo la votazione degli emendamenti in Commissione Affari esteri della Camera dei Deputati.

Abbiamo rilevato le contraddizioni politiche di un Governo che proroga la rappresentanza democratica degli italiani all’estero sulla base di una proposta di riforma degli stessi che non è condivisa, che vede forti ostacoli al Senato – anche di bilancio – e che avrà un lungo e faticoso iter parlamentare. Non certo per responsabilità parlamentari ma per la contrapposizione – che appare sempre più evidente – tra Governo, Parlamento e capacità di gestione delle coperture finanziarie – ha continuato l’On. Fedi.

Siamo pronti a discutere di riforme ma senza forzature e, soprattutto, garantendo la continuazione della vita democratica delle nostre collettività. L’azione del Governo, le incertezze interne alla maggioranza e le contraddizioni politiche che le contraddistinguono, lasciano presagire ulteriori difficoltà sul cammino delle riforme per gli italiani nel mondo – ha concluso l’On. Marco Fedi.

martedì 18 maggio 2010

FEDI (PD): Parità di trattamento per gli italiani residenti in Tunisia

“La questione della parità di trattamento e dell’accesso ai servizi sanitari per i cittadini italiani è stata ripetutamente posta alla nostra attenzione durante gli incontri in Tunisia in occasione della nostra visita” – ha ricordato l’On. Marco Fedi a proposito dell’interrogazione presentata al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute e al Ministro dell'economia e delle finanze.

“Abbiamo una questione immediata che è di parità di trattamento tra pensionati privati e pubblici – questi ultimi sono esclusi dai servizi sanitari previsti dall’accordo Italia-Tunisia del 7 ottobre 1986 – e una questione più ampia che si riferisce invece all’accesso ai servizi sanitari in generale e che riguarda tutti i cittadini italiani residenti in Tunisia, considerati anche gli altissimi costi di forme assicurative private” – ha rilevato Fedi.

“Abbiamo chiesto al Governo italiano in che modo intenda affrontare la questione sia per garantire ai cittadini italiani e ai pensionati pubblici e privati residenti in Tunisia parità di trattamento in campo sanitario che per migliorare le condizioni complessive di accesso al servizio sanitario”. “Si tratta di persone che, in ragione dell'età, sono più esposte a rischi sanitari e che hanno quindi maggiormente bisogno di cure mediche e di accertamenti diagnostici e clinici”.
“Si tratta di una palese disparità di trattamento tra cittadini italiani, pensionati pubblici e privati, che appare in contrasto con il dettato costituzionale e su cui crediamo sia necessario avviare una riflessione sia per verificare la corretta applicazione della Convenzione che per ipotizzarne una possibile modifica” – ha concluso l’On. Marco Fedi.
18 maggio 2010


Il testo integrale dell’interrogazione

Atto CameraInterrogazione a risposta scritta 4-07203
presentata da
MARCO FEDI giovedì 13 maggio 2010, seduta n.321
FEDI. -
Al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze.
- Per sapere - premesso che: con la legge 7 ottobre 1986 n. 735 è stato ratificato l'accordo amministrativo tra Italia e Tunisia sottoscritto a Tunisi il 17 dicembre 1984 che protegge dai rischi relativi a malattie, maternità, infortuni sul lavoro; la predetta convenzione non si applica ai dipendenti pubblici ed agli agenti diplomatici e le ASL di provenienza non rilasciano ai pensionati INPDAP il Modello I/TN9 necessario ai fini della applicazione dell'accordo tra Italia e Tunisia, la convenzione venne sottoscritta al fine di tutelare i lavoratori migranti ai fini previdenziali escludendo i pubblici dipendenti in attività di servizio; sono esclusi dall'assistenza sanitaria i pensionati provenienti dal settore pubblico mentre questa viene invece garantita ai pensionati provenienti dal settore privato; i pensionati italiani residenti in Tunisia perdono il diritto all'assistenza sanitaria in Italia, se non per casi urgenti e per un periodo massimo di 90 giorni l'anno; se pensionati del pubblico impiego e residenti in Tunisia non possono accedere all'assistenza sanitaria in quel Paese; il ricorso ad assicurazione sanitaria privata risulta complesso e particolarmente oneroso, il ricorso a cure mediche, spesso per malattie croniche, rappresenta una priorità per i connazionali residenti in Tunisia; questa palese disparità di trattamento tra cittadini italiani, pensionati e pensionati privati, appare in contrasto con il dettato costituzionale; sembra inoltre iniquo e ingiusto escludere dai servizi sanitari una categoria di cittadini che, in ragione dell'età, è maggiormente bisognosa di cure mediche e di accertamenti diagnostici e clinici, talvolta vitali, per esempio per i cardiopatici e per i diabetici; è, ad avviso dell'interrogante, fortemente contraddittorio riconoscere in Italia talune patologie, tanto da giustificarne il riconoscimento per l'invalidità, e poi non curarsi di garantire agli stessi cittadini l'accesso a cure mediche adeguate se questi risiedono all'estero e sono ex-dipendenti dello Stato -: se la convenzione di cui alla legge 735 del 1986 sia correttamente interpretata ed applicata anche in relazione agli ex-dipendenti pubblici ed ai pensionati pubblici; se non sia possibile anche mediante un apposito scambio di note, una revisione dell'accordo amministrativo; quali iniziative il Governo italiano intenda promuovere per garantire, ai cittadini italiani e ai pensionati pubblici e privati residenti in Tunisia, parità di trattamento in campo sanitario e nell'accesso ai servizi sanitari; quali misure urgenti il Governo intenda adottare, immediatamente, in vista di una successiva modifica dell'accordo, per consentire ai soggetti interessati di poter beneficiare dei servizi sanitari.

Fedi (PD): Ratifica della Convenzione su sdoganamento centralizzato UE

La Convenzione fatta a Bruxelles il 10 marzo 2009 fissa il meccanismo di ridistribuzione delle spese di riscossione dei dazi doganali, indispensabile per l’applicazione del codice doganale comunitario e per completarne l’assetto – ha ricordato l’On. Marco Fedi intervenuto in discussione generale sulla ratifica della Convenzione.
La sua ratifica ne assicurerà l’entrata in vigore che avverrà novanta giorni dopo che l’ultimo Stato membro firmatario del trattato avrà dichiarato di aver completato le procedure interne necessarie alla sua adozione.
La Convenzione riguarda la procedura dello sdoganamento centralizzato, definita dall’articolo 106 del codice doganale comunitario. Offre agli operatori economici la possibilità di presentare la dichiarazione doganale elettronica all’ufficio territoriale dell’Unione europea del luogo ove sono stabiliti, indipendentemente dalla località d’ingresso e uscita delle merci.
Il gruppo del Partito Democratico ha votato a favore della ratifica del trattato pur rilevando che lo strumento della convenzione internazionale appare il meno indicato per disciplinare una materia che ricade nell’ambito di competenza dell’Unione europea.
Anche con questo provvedimento di ratifica abbiamo l’opportunità di una riflessione sul cammino di costruzione delle istituzioni europee, in un momento di crescente tensione rispetto alla tenuta dei parametri economici della casa comune europea e alla questione centrale del raggiungimento degli obiettivi del Trattato di Lisbona, in un momento nel quale avremmo bisogno di far emergere volontà comune e capacità di affrontare insieme le scelte politiche del futuro con maggiori controlli, una forte politica economica e monetaria comune – ha rilevato l’On. Fedi nel suo intervento.
L’On. Marco Fedi – eletto nella circoscrizione Estero - ha ricordato al Governo che esiste un impegno del nostro Paese relativamente ad altre convenzioni internazionali che, tra l’altro, riguardano comunità di nostri concittadini all’estero.
La Convenzione sulla sicurezza sociale tra Italia e Cile, ratificata dal Parlamento cileno, ancora in attesa di ratifica dal nostro Parlamento.
Sempre in tema di sicurezza sociale segnaliamo il mancato rinnovo della Convenzione tra Italia e Canada, con la ratificata da parte canadese e la mancata ratifica da parte italiana.
La sospensione delle trattative per il rinnovo delle convenzioni di sicurezza sociale tra Italia e Brasile e Italia e Argentina, che a nostro avviso dovrebbero riprendere al più presto.
Per non parlare poi delle convenzioni sulle doppie imposizioni fiscali, tra cui quella con il Canada, in attesa di revisione, anch’essa ratificata dal Canada e non ancora dall’Italia. Chiediamo al Governo un impegno in direzione anche di questi trattati internazionali, così importanti per le nostre comunità nel mondo – ha concluso l’On. Marco Fedi.

Fedi (PD): Accordo di reciprocità Italia-Malawi sulla promozione e protezione degli investimenti

Un accordo firmato nel 2003 che risponde alle azioni di sistema a sostegno degli investimenti italiani nel mondo e dell’interscambio con altri Paesi. La ratifica dell’Accordo riveste importanza strategica per entrambi i Paesi. La Repubblica del Malawi è tra i Paesi in crescita, in termini di investimenti esteri diretti, oltre ai notevoli, importanti e significativi passi avanti fatti nella legislazione nazionale in termini di generale protezione degli investimenti – ha rilevato l’On. Marco Fedi in sede di discussione generale sul disegno di legge di ratifica dell’accordo tra Italia e Malawi.
L’Istituto per il Commercio Estero ci dice che negli ultimi anni l’Italia ha registrato un saldo mercantile di segno positivo nei confronti del Malawi che nel 2008 ha raggiunto il valore massimo di 3,6 milioni di euro – ha ricordato Fedi.
Il gruppo del Partito Democratico ha votato a favore della ratifica, nonostante le preoccupazioni sul pieno rispetto dei diritti umani in Malawi, come rilevato nella relazione 2009 di Amnesty International – ha dichiarato l’On. Marco Fedi – che ha inoltre ricordato episodi di limitazioni della libertà di espressione e delle libertà civili, oltre alla forte preoccupazione per la crescente povertà, ed ha richiamato il Governo italiano ad avere un maggiore impegno nella solidarietà internazionale e nella cooperazione allo sviluppo in tutta l’area dell’Africa sub-sahariana.

Fedi (PD): Al Comitato per gli italiani nel mondo: ascoltare il Governo e discutere le riforme

Credo sia necessario fare uno sforzo per far partire un confronto sulle riforme internamente al Comitato per gli italiani nel mondo e poi alla Commissione Affari esteri della Camera – sottolinea l’On. Marco Fedi dopo la riunione del Comitato.
Credo sia necessario sentire il Governo sulla riforma dell’esercizio in loco del diritto di voto, sulla riforma di Comites e Cgie, sulla riforma della cittadinanza e su questi ed altri temi far partire, anche alla Camera, la discussione e il confronto tra opposizione e maggioranza. Siamo in forte ritardo ed il Comitato soffre – oltre che la disattenzione della maggioranza - anche la distanza dai temi veri che toccano la vita delle nostre comunità nel mondo. Temi come la cittadinanza e le pensioni.
La parità di trattamento, in generale, per quanto attiene i diritti di cittadinanza: dal fisco ai diritti sindacali, dall’esonero ICI sulla prima casa alla sanatoria degli indebiti.
È comunque auspicabile – ha concluso Fedi - una discussione in tempi brevi, con il Governo, sulle proposte di riforma dell’esercizio in loco del diritto di voto e della riforma della cittadinanza.
Confermiamo con decisione la nostra contrarietà all’ennesimo rinvio delle elezioni per il rinnovo di Comites e Cgie.

Strategie per la diffusione di lingua e cultura italiane nel mondo

Ho aderito con convinzione all’invito rivoltomi dal segretario generale Masi.
Per la reputazione internazionale della Società Dante Alighieri, per l’importanza del tema trattato, perché consapevole che le riforme nel settore della promozione di lingua e cultura italiane nel mondo vanno affrontate con urgenza ma anche con attenzione, con meticolosa attenzione ai soggetti, ai protagonisti, ai dettagli, alla storia della presenza italiana nel mondo ed al contesto in cui oggi operiamo.
Il contesto è quello di una generale disattenzione – che dobbiamo addebitare alla classe politica e dirigente di questo Paese – alla storia d’Italia per quanto attiene alle politiche per la diffusione della lingua italiana nel mondo – di cui oggi – parlo della disattenzione ovviamente – l’attuale Governo è degno prosecutore.
Non credo di poter essere giudicato polemicamente se mi permetto di dire che in direzione di una riforma di questo settore Governo e maggioranza hanno fatto “nulla”. I parlamentari del PD – e non solo – hanno presentato una proposta di legge, riproposta in questa legislatura – che tenta di fissare alcuni obiettivi.
Eppure in questi anni riflessioni, documenti, convegni e proposte di legge, hanno avuto un comune denominatore: indicare strategie e percorsi di riforma per ridisegnare la presenza di lingua e cultura italiane nel mondo.
L’Italia ha davvero bisogno di una forte politica di promozione e diffusione di lingua e cultura nel mondo se vuole rafforzare la propria presenza culturale, economica e commerciale internazionale.
Negli anni gli strumenti operativi ed il coordinamento hanno fatto capo al Ministero degli Affari esteri ed a due Direzioni Generali.
La proposta di riforma del Ministero degli Affari esteri ci offre l’opportunità per migliorare, sotto il profilo qualitativo, gli strumenti operativi – anche innovando – e per rendere l’azione di coordinamento un autentico “metodo” di lavoro, teso a trarre il massimo utile dalle risorse disponibili ed a svolgere anche una necessaria azione di verifica dei risultati.
Le comunità italiane nel mondo attendono impegni e risultati concreti che, sia in termini di riforme che di investimenti, siano all’altezza delle nuove sfide culturali globali.
I soggetti sono tutti i protagonisti, istituzionali e non, che negli anni hanno consentito alla lingua italiana – con risultati diversi tra loro per Paese e per tipologia di corsi – di assumere la connotazione di lingua comunitaria più studiata, in alcuni Paesi, tipo l’Australia, ed anche più parlata dopo l’Inglese.
Enti gestori, istituti di cultura, direzioni scolastiche, Società Dante Alighieri e tante personalità politiche e amministrative che nei Ministeri della Pubblica istruzione dei Paesi di residenza delle nostre comunità, hanno mostrato interesse verso la lingua e la cultura d’Italia. L’attenzione ai dettagli sta tutta proprio qui. Avere una visione d’insieme che ci consenta di non disperdere energie e risorse che abbiamo costruito negli anni, che ci consenta una diversificazione degli interventi secondo le realtà dei Paesi in cui si interviene – interessante l’adozione di un Piano Paese, ad esempio, che identifichi in modo particolare le strategie locali.
Progetti, risorse e programma di intervento pluriennale, sulla base di Convenzioni stipulate con i Paesi presso i quali si interviene.
Privilegiando il riconoscimento delle realtà dove l’italiano è inserito negli ordinamenti scolastici locali o le realtà in cui i Governi locali si impegnano a lavorare in tale direzione. Ed attorno a queste realtà il mondo della ricerca universitaria: vedete oggi i lettorati subiscono tagli e riduzione degli investimenti mentre dovremmo legare sempre più lingua, cultura e ricerca.
Dovremmo investire sul passaggio strategico dall’insegnamento primario e secondario a quello terziario: ci accorgeremmo che l’italianità fuori d’Italia ci chiede attenzione e investimenti.
Credo i tempi siano maturi per dotarsi di una strategia complessiva che valorizzi questa presenza nel mondo, che ne coordini l’azione, ne programmi gli investimenti e i contenuti, ne garantisca la prosecuzione e la continuità.
Vedete, sarebbe sufficiente affidare ad un’unica Direzione le competenze che oggi sono affidate a due Direzioni generali del MAE, per un incredibile salto di qualità.
Sarebbe sufficiente garantire un collegamento con il Ministero della Pubblica istruzione per consentire riconoscimento professionale dei docenti, carriere, formazione svolta all’estero e favorire quegli scambi così importante se si vuole mantenere l’italiano lingua viva anche all’estero.
La diffusione della cultura e della lingua italiana nel mondo rappresenta uno dei veicoli fondamentali di proiezione dell’immagine e degli interessi dell’Italia in campo internazionale e risponde alla fondamentale esigenza di preservare i legami e le radici identitarie della vasta e complessa diaspora storica degli italiani e delle persone coinvolte attualmente nei flussi di nuova mobilità: la domanda di lingua e cultura italiana nel mondo negli ultimi anni è costantemente cresciuta, rispondendo a diffuse esigenze di ordine culturale e professionale avvertite sia nelle comunità di origine italiana che in ambienti diversi e più ampi – credo che rispondere a questa dimensione sempre più globale sia un nostro dovere e ringrazio la Società dante Alighieri per aver voluto invitarci a farlo con maggiore impegno e determinazione.

Fedi (PD): Da Governo e maggioranza segnali preoccupanti … in tutte le direzioni

La preoccupazione maggiore deriva dall’assenza di proposte concrete su temi centrali per le comunità italiane nel mondo – ha dichiarato l’On. Marco Fedi, deputato PD eletto nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide. Segnali preoccupanti da Governo e maggioranza in rapporto agli organismi di rappresentanza, Comites e Cgie, prorogati nuovamente in assenza di un’idea precisa sui tempi della riforma.
Preoccupanti le dichiarazioni di esponenti del Governo – e le giustificazioni di esponenti di maggioranza – a proposito delle celebrazioni per l’unità d’Italia. Su un punto gli italiani nel mondo, oltre ogni logica di appartenenza, sono assolutamente e fermamente solidali: l’unità della nazione, il legame nazionale che ci unisce, dal nord al sud, la nostra italianità che è modernamente ancorata a modelli di integrazione e di valorizzazione delle culture e delle storie degli altri.
Siamo preoccupati dalla incapacità del Governo di rispondere ai problemi del Paese in relazione alla crisi economica, di rispondere alle attese del mondo del lavoro, alle esigenze delle nuove generazioni. Siamo preoccupati dalla stagione dell’attesa, dalla lenta ed inesorabile attesa della “crisi di Governo” e delle elezioni anticipate.
La stagione dei tagli, a tutti i capitoli di bilancio che riguardano gli italiani nel mondo, è stata inaugurata dal Governo Berlusconi con la prima finanziaria. Abbiamo poi avuto la stagione delle discriminazioni – basti pensare al mancato esonero ICI sulla prima casa che ha riguardato tutti fuorché gli italiani all’estero – ricordo a questo proposito che il Governo Prodi aveva esteso l’ulteriore detrazione ICI anche agli italiani nel mondo – e i tagli all’editoria – in cui si sono salvati i quotidiani editi in Italia ma non quelli all’estero, penalizzati dalle scelte di Governo e maggioranza.
Oggi – ha continuato l’On. Fedi – abbiamo la stagione dei mancati impegni – basti ricordare le detrazioni fiscali per carichi di famiglia – stiamo arrivando alla scadenza e Governo e maggioranza tacciono.
Nel frattempo siamo nel bel mezzo della stagione delle finte riforme – basti pensare che davanti al tema della diffusione della lingua e della cultura nel mondo, davanti alle questioni pensionistiche – tra cui la sanatoria indebiti, con l’INPS che ha un forte avanzo di cassa – oppure gli Istituti di cultura, o gli investimenti per le nuove generazioni di cui tanto si parla –Governo e maggioranza scelgono invece di spingere su una brutta riforma di Comites e Cgie, contestata dai rappresentanti delle nostre comunità.
L’azione del Governo ha tentato di indebolire e delegittimare Comites e Cgie e con l’ennesima proroga si condanna la rappresentanza degli italiani nel mondo ad un periodo di purgatorio in attesa di una riforma che intanto è bloccata al Senato, con la Commissione bilancio che non intende aumentarne la dotazione di bilancio – uno dei pochi miglioramenti illustrati dal relatore di maggioranza e dal Governo – e bloccata in Commissione Affari esteri anche perché si pensa di riformare le regole con cui si eleggono i Comites, le stesse della 459 del 2001 con cui si eleggono i Parlamentari.
In sostanza siamo tornati al punto di partenza, la nostra posizione dall’inizio: rinnovare gli organismi di rappresentanza alla scadenza (2009), con la legge attualmente in vigore, fare le riforme - tra cui quella costituzionale che riduce il numero dei parlamentari e introduce il senato delle Regioni – e modificare le regole del gioco. Pur di non darci ragione Governo e maggioranza preferiscono lo scontro e propongono un’ennesima proroga. Noi diciamo si al confronto, sempre, anche quando l’arroganza della maggioranza rischia di indebolire tutti gli italiani nel mondo.

martedì 4 maggio 2010

Dalla Tunisia un richiamo alle istituzioni italiane …

Due giorni di incontri ed una giornata di approfondimento tematico hanno caratterizzato la visita in Tunisia – nei giorni dal 16 al 19 aprile – dell’On. Marco Fedi e del Sen. Nino Randazzo, entrambi eletti nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide.

Un’occasione di incontro con la comunità italiana di Tunisi organizzata dal Circolo del Partito Democratico “Maurizio Valenzi” e coordinata da Silvia Finzi, Nino Trimarchi e Bruno Segantini. Agli incontri e alla giornata di approfondimento ha partecipato anche Luigina De Santis della Presidenza nazionale dell’INCA-CGIL.

Il primo incontro con l’Ambasciatore Benassi ha consentito di approfondire alcuni aspetti generali della presenza economico-commerciale italiana in Tunisia e dell’interscambio tra i due Paesi oltre ad alcune valutazioni sui rapporti euro-mediterranei e sulle opportunità di sviluppo nell’area del bacino del mediterraneo. Durante l’incontro sono state affrontate tematiche relative alla struttura consolare di Tunisi, in relazione sia ai servizi per i connazionali che al rilascio di visti d’ingresso per cittadini tunisini.
La delegazione ha poi incontrato, presso il Club Italiano, i rappresentanti delle associazioni della comunità italiana di Tunisi.
Nella giornata di domenica si è svolta, presso Casa Sicilia a Dar Bach Hamba, la giornata di approfondimento tematico che – aperta dal saluto dell’Ambasciatore Benassi e moderata da Silvia Finzi – ha visto una prima articolazione attraverso gli interventi di Marco Fedi, Nino Randazzo e Luigina De Santis e poi un dibattito a cui hanno partecipato i numerosi presenti.

La prima parte della discussione ha riguardato l’AIRE, la cittadinanza, il voto all’estero e la rappresentanza. Si sono poi approfonditi i temi dell’identità e dell’integrazione e infine le questioni relative ai diritti pensionistici e previdenziali e alle convenzioni bilaterali tra Italia e Tunisia, in particolare la convenzione fiscale sulle doppie imposizioni e quella in campo sanitario. Molti dei presenti sono intervenuti sui temi legati alle recenti limitazioni imposte dalla legislazione sull’immigrazione: dalla necessità del permesso di soggiorno per sposarsi in Italia, condizione che riguarda anche i cittadini italiani che intendano sposare in Italia un cittadino extra-comunitario, al limite di 10 anni di residenza per il diritto all’assegno sociale, condizione che riguarda anche i cittadini italiani che decidano di rientrare, o siano costretti a rientrare, in territorio nazionale.

I Parlamentari del Partito Democratico hanno ricordato la loro opposizione alle scelte adottate dal Governo Berlusconi – fortemente condizionate dalla Lega Nord. In campo sanitario valgono le norme contenute in specifici accordi di reciprocità altrimenti, ai cittadini italiani iscritti all’AIRE cui sia riconosciuto lo stato di emigrante, sono riconosciute, a titolo gratuito, unicamente le prestazioni ospedaliere urgenti per un periodo massimo di 90 giorni per ogni anno solare. Alcune Regioni stanno adottando misure più favorevoli per i propri corregionali residenti all’estero.

In campo pensionistico sono state ricordate le norme contenute nell’accordo italo-tunisino e la possibilità della totalizzazione dei periodi contributivi per accedere a una prestazione in Convenzione, oltre a chiarire gli aspetti applicativi della convenzione fiscale che deve garantire da un lato che si evitino i casi di doppia imposizione e dall’altro che si favorisca l’evasione fiscale. In questo senso sono stati ricordati anche obblighi e procedure degli enti di previdenza, tra cui l’INPDAP. Per l’istituto degli ex-dipendenti dello Stato è stata ricordata la necessità che questo si doti di un sistema di pagamento delle pensioni all’estero più efficiente e trasparente, sul modello del sistema adottato dall’INPS.

I giovani docenti universitari presenti hanno espresso preoccupazione per i tagli alla ricerca e per le difficoltà crescenti di collegamento con le Università italiane, sia per gli scambi che per i visti, e per i sistemi di riconoscimento e valorizzazione della formazione professionale.

Il tema dell’integrazione e dell’identità è stato affrontato partendo dalle esperienze comuni dei migranti per poi arrivare alle scelte politiche di un Paese come l’Italia che oggi affronta – talvolta con pochi strumenti cognitivi – i processi di immigrazione e di integrazione. Il tema della integrazione di popoli, culture e religioni dovrebbe essere parte del dibattito sull’Unità d’Italia – di cui si celebrerà nel 2011 il 150esimo anniversario – ed il Circolo Valenzi ne celebrerà in tal senso la ricorrenza.

Le associazioni della comunità italiana, infine, necessitano un’azione di coordinamento: in attesa del rinnovo dei Comites, anche la comunità italiana di Tunisi, che nel frattempo ha superato la soglia dei 3mila iscritti AIRE, auspica la elezione o istituzione di un Comitato degli italiani all’estero.

Fedi (Pd): Il vuoto che avanza …

Sono poche le occasioni nella vita di un organismo di rappresentanza come il CGIE in cui le parole pronunciate, i documenti approvati, le proposte presentate, assumono un significato storico oltre che politico.
Abbiamo davanti a noi un’azione governativa senza precedenti, tesa a demolire i pilastri democratici della rappresentanza, a ridurre gli investimenti per gli italiani nel mondo, a derubricare dall’agenda politica italiana tutti i temi concernenti gli italiani all’estero e a limitare fortemente l’applicazione dei diritti di cittadinanza.
L’azione risponde a un disegno politico, a un progetto, a una visione nuova dei rapporti con le comunità degli italiani nel mondo oppure è semplicemente dettata dagli eventi, dalle circostanze, dalle mille possibili giustificazioni – che siano ieri la riforma di Comites e Cgie e i fondi per l’assistenza e la scuola e oggi la riforma della legge che consente l’esercizio in loco del diritto di voto?
Credo sia vano tentare di darsi una risposta. In mancanza di un’idea nuova su cosa siamo e dove andiamo, il rischio è che avanzi il vuoto, che perdano terreno le logiche del “fare”, che uniscono, e abbiano il sopravvento le polemiche. Positivo che il Cgie, a questo proposito, sia apparso unito e solidale. Sarebbe bello se si ammettessero gli errori, evitando di sovrapporli. Avremmo oggi Comites e Cgie rinnovati, pronti a un percorso di riforma che – con o senza le note vicende legate al voto all’estero – avrebbe richiesto il naturale e logico collegamento con le proposte di riforma costituzionale e con la legge ordinaria che regola il voto. Avremmo avuto interlocutori pronti ad affrontare un dibattito intenso che comunque non poteva, e non può prescindere, da una esame attento di tutto il sistema della rappresentanza.
Un sistema che ha raggiunto completezza e il suo punto di equilibrio con il contingente eletto nella circoscrizione estero; equilibrio che rischiamo di perdere se si interviene sottraendo tasselli al sistema della rappresentanza o peggio limitando la qualità della sua espressione democratica.
È in corso un tentativo di delegittimare sia i parlamentari eletti all’estero che i Comites e il CGIE. Questa consapevolezza dovrebbe indurci a trovare spazi di dialogo per mettere in campo un’azione riformatrice condivisa. La proroga di altri due anni ci porta fuori da spazi dialettici necessari per condividere le riforme.
Riforme che devono partire da Comites e Cgie con un forte ruolo politico a livello territoriale e generale, non solo di collegamento e raccordo ma di confronto e analisi; il Cgie come luogo dell’incontro di esperienze, idee e proposte che trovano l’attenzione e l’ascolto di Governo e Parlamento.
Dobbiamo chiedere al Governo un atto di coraggio verso il dialogo, il rinnovo di Comites e Cgie e il lavoro comune per le riforme.