martedì 18 ottobre 2011

Il rischio di perdere credibilità nel mondo

Forti e ripetuti segnali di malcontento sulla rete consolare vengono da cittadini italiani residenti all’estero, in modo particolare in Australia, e s’intrecciano con il grido di allarme sullo stesso tema degli organismi di rappresentanza, Comites e Cgie. E’ questo lo sfondo in cui si collocano una serie di documenti pervenuti in questi giorni dall’Australia e concernenti le linee che l’Ambasciata d’Italia intende seguire per ridisegnare la presenza dello Stato italiano in quel paese. Tutte all’insegna del risparmio economico.

Se da un lato non sfugge la gravità della situazione economica italiana in un contesto europeo non meno preoccupante, una situazione aggravata dalle scelte sbagliate del Governo, a partire dall’abolizione dell’ICI sulla prima casa, dall’altro colpisce l’atteggiamento dello stesso esecutivo e della maggioranza che lo sostiene, che anziché procedere su una strada di riforme, adottano la tecnica dei tagli lineari per raggiungere obbiettivi di tipo puramente contabile. La revisione qualitativa della spesa – spending review – che dovrebbe rappresentare un misuratore dell’efficacia dei servizi per distribuire i tagli in maniera oculata, in modo quindi non lineare, è stata invece interpretata dal Governo come ulteriore incentivo a tagliare.
Per quanto ci riguarda, riteniamo che l’analisi della spesa sia un’occasione da cogliere per avviare una seria riforma della rete consolare, che in ogni caso non può prescindere da seri investimenti. Lo vedremo nel decreto sullo sviluppo, anche se alcuni segnali lasciano pensare che questa circostanza verrà ancora utilizzata per fare favori alle lobbies di potere – un intervento riparatore sull’ISI, indennità di sede per i diplomatici – anziché investire sulle opportunità di miglioramento dei servizi consolari, a partire dall’informatizzazione e dalla formazione.
Nel frattempo per la rete diplomatico-consolare italiana in Australia s’intravede un quadro di possibili sviluppi che lascia sgomenti per l’assenza di investimenti e per le soluzioni individuate o proposte, che stanno portando lo Stato italiano a disimpegnarsi gradualmente da una effettiva presenza “istituzionale”.

Il quadro generale prospettato dall’Ambasciata d’Italia – di cui Il Globo ha dato ampio resoconto – è ciò che più spaventa: la riduzione graduale del personale, quando già oggi la rete in Australia è a corto di funzionari, sia di ruolo che a contratto; il servizio di call center, che ha dato risultati contrastanti, in prevalenza negativi, per rispondere alle richieste dei cittadini, a fronte di un sistema di appuntamenti che già oggi non riesce a soddisfare le richieste. Tutte soluzioni che per essere attuate richiedono tempo, valutazione di qualità, verifiche e aggiustamenti in corso d’opera.
Dalla nostra Ambasciata, invece, sono ipotizzate come interamente sostitutive dell’attuale organizzazione. Pensare poi che l’intero sistema di rilevazione dei dati per il rilascio dei passaporti possa essere affidato a soggetti non istituzionali, accentrando in un’unica sede il loro rilascio, lascia perplessi tanto sotto il profilo della sicurezza quanto su quello della riservatezza dei dati.
Riteniamo che l’intera comunità italiana debba essere chiamata a esprimere un giudizio su queste proposte o ipotesi, che invece rimangono ben chiuse nelle sedi diplomatiche o nei gabinetti ministeriali.
Abbiamo bisogno di Ambasciatori e Consoli che nel rapporto quotidiano con le comunità italiane lavorino con determinazione e efficienza pari a quelle che mettono sui grandi temi di politica estera, per evitare che l’intero sistema Paese perda credibilità nel mondo.

On. Marco Fedi Sen. Nino Randazzo

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