Forti segnali di malcontento, più volte arrivati da singoli cittadini italiani residenti all’estero, in modo particolare in Australia, si sommano al grido di allarme degli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero, Comites e Cgie, a proposito della rete consolare, e costituiscono la cornice in cui inserire una serie di documenti pervenuti in questi giorni dall’Australia e concernenti le proposte dell’Ambasciata d’Italia per ridisegnare la presenza dello Stato italiano. Tutte all’insegna del risparmio economico.
Se da un lato non sfugge la gravità della situazione economica italiana, aggravata delle scelte sbagliate del Governo, a partire dall’abolizione dell’ICI sulla prima casa, dall’altro, anziché procedere con le riforme, esecutivo e maggioranza hanno adottato la tecnica dei tagli lineari. La revisione della spesa – spending review – che dovrebbe rappresentare un misuratore dell’efficacia dei servizi per distribuire i tagli in maniera oculata, quindi non lineare, è stato invece interpretato dal Governo come ulteriore incentivo ai tagli. Riteniamo che l’analisi della spesa sia un elemento oggettivo sul quale basare una seria riforma della rete consolare che però non può prescindere da seri investimenti. Lo vedremo nel decreto sviluppo, anche se alcuni segnali lasciano pensare che anche questa occasione verrà utilizzata per fare favori alle lobbies di potere – un intervento riparatore sull’ISI, indennità di sede per i diplomatici – anziché investire sulle opportunità di miglioramento dei servizi consolari, anche attraverso l’informatizzazione e la formazione.
Nel frattempo dall’Australia la rete diplomatico-consolare italiana disegna un quadro di possibili sviluppi che lascia sgomenti per l’assenza di investimenti e per le soluzioni individuate o proposte che disimpegnano gradualmente lo Stato italiano da una effettiva presenza “istituzionale”.
Il quadro generale che è prospettato dall’Ambasciata d’Italia – di cui Il Globo ha dato ampio resoconto – è ciò che più spaventa. La riduzione graduale del personale, quando già oggi la rete in Australia è a corto di funzionari, sia di ruolo sia a contratto. Il servizio di call centre, che ha dato risultati contrastanti, negativi in maniera predominate, per rispondere alle richieste dei cittadini a fronte di un sistema appuntamenti che già oggi non riesce a soddisfare le richieste. Tutte soluzioni che per essere attuate richiedono tempo, valutazione della qualità, verifiche e aggiustamenti in corso d’opera e che invece dalla nostra Ambasciata sono ipotizzate come interamente sostitutive dell’attuale sistema. Pensare poi che l’intero sistema di rilevazione dei dati per il rilascio dei passaporti possa essere affidato a soggetti non istituzionali, accentrando in un’unica sede il loro rilascio, lascia perplessi sotto il profilo della sicurezza quanto sulla riservatezza dei dati.
Riteniamo che l’intera comunità italiana debba essere chiamata a esprimere un giudizio su queste proposte o ipotesi che invece rimangono nelle sedi diplomatiche o nei gabinetti ministeriali.
Abbiamo bisogno di Ambasciatori e Consoli che nel lavoro quotidiano con le comunità italiane lavorino con analoga determinazione e efficienza come sui grandi temi di politica estera per evitare che non sia l’intero sistema Paese a perdere credibilità nel mondo.
On. Marco Fedi Sen. Nino Randazzo
Se da un lato non sfugge la gravità della situazione economica italiana, aggravata delle scelte sbagliate del Governo, a partire dall’abolizione dell’ICI sulla prima casa, dall’altro, anziché procedere con le riforme, esecutivo e maggioranza hanno adottato la tecnica dei tagli lineari. La revisione della spesa – spending review – che dovrebbe rappresentare un misuratore dell’efficacia dei servizi per distribuire i tagli in maniera oculata, quindi non lineare, è stato invece interpretato dal Governo come ulteriore incentivo ai tagli. Riteniamo che l’analisi della spesa sia un elemento oggettivo sul quale basare una seria riforma della rete consolare che però non può prescindere da seri investimenti. Lo vedremo nel decreto sviluppo, anche se alcuni segnali lasciano pensare che anche questa occasione verrà utilizzata per fare favori alle lobbies di potere – un intervento riparatore sull’ISI, indennità di sede per i diplomatici – anziché investire sulle opportunità di miglioramento dei servizi consolari, anche attraverso l’informatizzazione e la formazione.
Nel frattempo dall’Australia la rete diplomatico-consolare italiana disegna un quadro di possibili sviluppi che lascia sgomenti per l’assenza di investimenti e per le soluzioni individuate o proposte che disimpegnano gradualmente lo Stato italiano da una effettiva presenza “istituzionale”.
Il quadro generale che è prospettato dall’Ambasciata d’Italia – di cui Il Globo ha dato ampio resoconto – è ciò che più spaventa. La riduzione graduale del personale, quando già oggi la rete in Australia è a corto di funzionari, sia di ruolo sia a contratto. Il servizio di call centre, che ha dato risultati contrastanti, negativi in maniera predominate, per rispondere alle richieste dei cittadini a fronte di un sistema appuntamenti che già oggi non riesce a soddisfare le richieste. Tutte soluzioni che per essere attuate richiedono tempo, valutazione della qualità, verifiche e aggiustamenti in corso d’opera e che invece dalla nostra Ambasciata sono ipotizzate come interamente sostitutive dell’attuale sistema. Pensare poi che l’intero sistema di rilevazione dei dati per il rilascio dei passaporti possa essere affidato a soggetti non istituzionali, accentrando in un’unica sede il loro rilascio, lascia perplessi sotto il profilo della sicurezza quanto sulla riservatezza dei dati.
Riteniamo che l’intera comunità italiana debba essere chiamata a esprimere un giudizio su queste proposte o ipotesi che invece rimangono nelle sedi diplomatiche o nei gabinetti ministeriali.
Abbiamo bisogno di Ambasciatori e Consoli che nel lavoro quotidiano con le comunità italiane lavorino con analoga determinazione e efficienza come sui grandi temi di politica estera per evitare che non sia l’intero sistema Paese a perdere credibilità nel mondo.
On. Marco Fedi Sen. Nino Randazzo
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