Una nuova proposta di
legge per sviluppare l’integrazione. La risposta a Grillo
sullo jus soli.
“L’ultima, ma non nuova, bordata
contro l’idea di applicare il criterio dello jus soli per riconoscere la cittadinanza
ai figli di stranieri nati in Italia o a quei bambini che arrivano da noi e
s’iscrivono a un regolare corso di studi viene da Beppe Grillo. Personalmente
non ho mai avuto dubbi sulla natura intimamente regressiva di molte delle
“campagne” grilline, ma questa presa di posizione ne è una conferma evidente. In
più, fa capire quanta strada vi sia ancora da percorrere per fare in modo che i
“nuovi italiani”, come li chiama Napolitano, siano non solo accolti civilmente
ma riconosciuti come una parte ineliminabile della nostra società e aiutati ad
integrarsi pienamente in essa”. Sono queste le parole d’esordio
dell’on. Marco
Fedi nella presentazione di una sua nuova proposta di legge
riguardante la creazione del Consiglio nazionale
dell’integrazione.
“Eppure, la realtà è sotto gli occhi
di tutti. Sono circa 4 milioni gli stranieri ufficialmente censiti, il 6,5%
della popolazione, oltre 5 milioni quelli realmente presenti. Sono 80.000 i
bambini nati da stranieri nel 2011, 760.000 quelli che frequentano le nostre
scuole. Secondo gli analisti più seri, l’apporto di lavoro dato dagli stranieri
alle nostre attività produttive è ormai insostituibile e il costante sviluppo
delle attività autonome promosse da stranieri è prezioso, soprattutto in un
momento di crisi economica e occupazionale così grave. Gli stessi analisti
ribadiscono che il fenomeno è destinato a durare e a crescere per tutta la metà
di questo nuovo secolo. Che senso ha continuare a rifiutare una realtà ormai
evidente nella nostra vita quotidiana, perché non accettare – e lo dice un
italiano all’estero - che l’Italia da paese di storica emigrazione è diventato
ormai un paese anche di immigrazione? A chi giova?
Il vero problema non è rifiutare, -
ha continuato l’on. Fedi
- ma fare in modo che le persone che arrivano da noi per vivere
e per lavorare si integrino prima e meglio possibile, e ci aiutino a fare
sviluppare l’Italia, su tutti i piani. Non ci sono solo il rifiuto sordo, la
xenofobia, il razzismo, ma anche l’inadeguatezza delle politiche di
integrazione: insufficienti, disomogenee, poco coordinate ai vari
livelli.
Per questo, assieme agli altri colleghi
del PD eletti all’estero, ho presentato una proposta di legge per l’istituzione
del Consiglio
nazionale per l'integrazione e il multiculturalismo (CNIM), composto da trenta membri, equamente suddivisi tra
rappresentanti delle organizzazioni degli immigrati e dei rifugiati, livelli
apicali di alcuni settori della pubblica amministrazione e organizzazioni
sociali impegnate sul campo. Il CNIM ha il compito di fare proposte e
raccomandazioni volte a promuovere l’integrazione, contribuire all'elaborazione
della legislazione che incide sugli indirizzi di politica migratoria, elaborare
un rapporto annuale sullo stato dell’integrazione e del multiculturalismo,
conoscere e valutare la normativa europea in proposito, fare studi mirati,
fornire insomma indicazioni e dati di esperienza che possano essere assunti da
chi deve elaborare e gestire le politiche di
integrazione.
Una delle cose più
importanti – ha affermato ancora l’onorevole eletto nella ripartizione Africa e
Australia – è la formazione all’interno del CNIM di un osservatorio permanente
sull’immigrazione e il multiculturalismo, assistito da un comitato scientifico
composto da tutti quelli che finora hanno meritoriamente studiato questi
fenomeni.
Sono convinto – ha concluso Fedi – che
offrire strumenti che aiutino a sviluppare in modo serio e organico
l’integrazione e il multiculturalismo non sia soltanto un atto di civiltà verso
i migranti, ma un grande aiuto al nostro paese per uscire dinamicamente dalle
difficoltà in cui oggi è irretito”.
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