Tutti i partiti dei
Presidenti
L’epilogo lo conosciamo:
abbiamo chiesto a un buon Presidente di continuare nell'incarico.
I grandi elettori del PD hanno
trasformato le elezioni per il Presidente della Repubblica in una
sorta di regolamento di conti tra correnti che assomigliano sempre di più a
bande in guerra. Abbiamo rischiato di
trascinare il Quirinale, il simbolo dell’unità del Paese, nel simbolo delle
divisioni tra i partiti e nei partiti. Siamo riusciti, colpevolmente, a
rinunciare a Prodi ma soprattutto abbiamo rinunciato a proseguire sulla strada
del cambiamento con l’opportunità rappresentata da Stefano Rodotà. Alla fine la
scelta di Napolitano era obbligata. Dobbiamo ringraziarlo per il suo impegno,
anche se il modo migliore per ringraziarlo per il suo settennato sarebbe stato
eleggere un altrettanto buon sostituto. Non ci siamo riusciti. Il Partito
Democratico esce a pezzi da una durissima prova.
Accettiamo le responsabilità
del fallimento del maggior gruppo di grandi elettori, il PD, che quindi aveva le
maggiori responsabilità nel determinare l'elezione di un nuovo Presidente. Il
Partito Democratico oggi ha il dovere di ridare speranza all'Italia e agli
italiani.
Il voto ci ha consegnato
un’Italia divisa in tre e di conseguenza un Parlamento che ne riflette tutti i
mali, cominciando dalla mancanza di fiducia nei
partiti.
L’idea di formare un Governo a
guida PD era nata da due considerazioni: il PD era il primo partito per numero
di parlamentari e poteva puntare a una seconda fase di rinnovamento, dopo le
primarie e i nuovi volti portati in Parlamento. L’idea di un cambiamento nella
politica – iniziato con l’elezione di Laura Boldrini e Pietro Grasso – ha trovato un
ostacolo insuperabile nelle posizioni del Movimento 5 Stelle che non hanno
ritenuto possibile affidare ad un esponente del PD la formazione di un
Governo.
Responsabilità istituzionali
e responsabilità politiche
Perché non è conciliabile
assumere in pieno la responsabilità istituzionale, che ci consegna la
Costituzione, con quella politica che ci consegnano i nostri elettori?
Il
Presidente Napolitano ci richiama al dovere di garantire in
Parlamento, in una fase storica e politica e economica di inaudita gravità, il
sostegno alla formazione di un Governo che si impegni nella modifica della
architettura Costituzionale, per quanto attiene al Titolo V, alla modifica della
legge elettorale ed alla soluzione immediata di una serie di immediate questioni
sociali ed economiche. Se la mia risposta è positiva, mi assumo un impegno
davanti al Paese e agli elettori per portare a compimento questi obiettivi. Ma
potrei farlo anche dall’opposizione, poiché l’opposizione, pur ponendosi in
contrasto con i valori e le idee di un Governo, con i contenuti programmatici
che il
Presidente del Consiglio espone in Parlamento, con la scelta di
donne e uomini di Governo, concorre comunque alla formazione delle leggi e vota
sui singoli provvedimenti cercando di migliorarli. Il problema, oggi, è tutto
incentrato su dove e come si collocherà il PD e come si collocheranno i singoli
deputati e senatori del PD. Personalmente, valuterò nel momento in cui arriverà
una proposta di Governo, sia con le personalità che con le idee. Il PD è la più
grande forza in Parlamento quindi non può collocarsi all’opposizione. Formare un
Governo, per fare le cose più urgenti, può voler dire lavorare insieme, in
Parlamento, facendo ciò che in Parlamento, nelle Commissioni e in aula, si fa
ogni giorno. Se solo avessimo nel PD, il coraggio della novità. Anche nella
formazione del Governo. Lavorando con tutte le forze politiche e parlamentari.
Ecco, questa potrebbe essere la soluzione ideale. Ma proprio per questa ragione,
difficile da realizzarsi. Se riuscissimo, in questa fase, a formare un Governo
politico ma nuovo, che guardi e parli a tutto il Parlamento, potremmo insieme
rispondere all’esigenza di conciliare il nuovo con la responsabilità
istituzionale alla quale ci ha richiamati il Presidente
Napolitano.
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