“Non si può penalizzare – afferma l’On. Marco Fedi (Partito Democratico) – la rete consolare in Germania, i cittadini italiani che ne usufruiscono, i dipendenti che vi lavorano e in senso lato le relazioni del nostro Paese all’estero. Anziché tagliare sedi consolari, la Farnesina razionalizzi le spese”. Questo il senso dell’interrogazione a risposta scritta al Ministro degli Affari Esteri presentata nei giorni scorsi dall’On. Fedi insieme al collega On. Gino Bucchino.
Nell’interrogazione si legge che “la preannunciata chiusura di sedi consolari quali Norimberga, Hannover e Saarbrücken costituirebbe un grave danno ai rapporti politici, economici, culturali e commerciali esistenti con il nostro Paese” e “il personale a contratto assunto in loco verrebbe sradicato, con i propri familiari, dalla realtà socio-lavorativa che ha caratterizzato finora il suo rapporto di lavoro col Ministero degli Affari Esteri, per essere probabilmente trasferito in sedi (Monaco di Baviera, Amburgo) non in grado di assorbire logisticamente gli stessi eventuali trasferimenti”. Ciò avverrebbe, per di più, in una situazione, quella della comunità italiana in Germania (la maggiore fuori dai nostri confini), che presenta alcune criticità rilevate dalle statistiche in merito all’integrazione nel contesto scolastico, sociale, lavorativo e linguistico, soprattutto per quanto riguarda le generazioni più giovani.
Del resto, continua l’On. Fedi, “la ristrutturazione della rete consolare ai sensi del comma 404 dell‘art. 1 della Legge Finanziaria del 2007, è stata appena conclusa con il conseguente accorpamento di alcune rappresentanze presso Organizzazioni Internazionali e con l'accorpamento di alcuni Consolati” e ad oggi “non esistono altri obblighi normativi che prescrivano nuovi obiettivi di risparmio da raggiungere mediante la chiusura di sedi consolari”.
Pertanto, il parlamentare eletto all’estero chiede se il Ministero non possa invece percorrere un’altra strada rispetto alla soppressioni di sedi non previste dalla Finanziaria, “adottando una più oculata e attenta politica di contenimento delle spese ed una maggiore coerenza con i criteri di gestione economica del personale inviato all’estero, limitandone di conseguenza gli effetti sulla rete consolare che deve invece rispondere ai bisogni delle nostre comunità”.
Nell’interrogazione si legge che “la preannunciata chiusura di sedi consolari quali Norimberga, Hannover e Saarbrücken costituirebbe un grave danno ai rapporti politici, economici, culturali e commerciali esistenti con il nostro Paese” e “il personale a contratto assunto in loco verrebbe sradicato, con i propri familiari, dalla realtà socio-lavorativa che ha caratterizzato finora il suo rapporto di lavoro col Ministero degli Affari Esteri, per essere probabilmente trasferito in sedi (Monaco di Baviera, Amburgo) non in grado di assorbire logisticamente gli stessi eventuali trasferimenti”. Ciò avverrebbe, per di più, in una situazione, quella della comunità italiana in Germania (la maggiore fuori dai nostri confini), che presenta alcune criticità rilevate dalle statistiche in merito all’integrazione nel contesto scolastico, sociale, lavorativo e linguistico, soprattutto per quanto riguarda le generazioni più giovani.
Del resto, continua l’On. Fedi, “la ristrutturazione della rete consolare ai sensi del comma 404 dell‘art. 1 della Legge Finanziaria del 2007, è stata appena conclusa con il conseguente accorpamento di alcune rappresentanze presso Organizzazioni Internazionali e con l'accorpamento di alcuni Consolati” e ad oggi “non esistono altri obblighi normativi che prescrivano nuovi obiettivi di risparmio da raggiungere mediante la chiusura di sedi consolari”.
Pertanto, il parlamentare eletto all’estero chiede se il Ministero non possa invece percorrere un’altra strada rispetto alla soppressioni di sedi non previste dalla Finanziaria, “adottando una più oculata e attenta politica di contenimento delle spese ed una maggiore coerenza con i criteri di gestione economica del personale inviato all’estero, limitandone di conseguenza gli effetti sulla rete consolare che deve invece rispondere ai bisogni delle nostre comunità”.
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