venerdì 13 luglio 2012

Camera dei Deputati: intervento dell’On. Marco Fedi nell’ambito della discussione generale per il rinnovo dei Comitati e del Consiglio generale degli italiani all'estero (Atto Camera 5342)


Signor Presidente, stiamo attraversando un momento particolarmente impegnativo nella storia del nostro Paese. La crisi economica ancora davanti a noi è vissuta con analoga preoccupazione dai cittadini italiani nel mondo. In questi mesi, con senso di responsabilità, gli italiani all'estero hanno compreso le ragioni delle riforme urgenti ed improrogabili che hanno modificato, anche per loro, condizioni ed aspettative di vita: dalle modifiche in campo pensionistico a quelle sull'IMU o sulle detrazioni fiscali per carichi di famiglia prorogate solo di 12 mesi e tra poco nuovamente in scadenza. Dobbiamo ricordare che anche per gli italiani all'estero le riforme Monti sono arrivate dopo i tagli lineari Tremonti. Le riforme Monti sono arrivate dopo tre anni durissimi di tagli ai capitoli di bilancio della Farnesina. In altre parole le comunità italiane nel mondo hanno sofferto una serie di tagli che hanno gravemente penalizzato l'insegnamento della lingua italiana - ed è per questo che una parte del recupero delle risorse va in quella direzione - l'assistenza ai connazionali indigenti - anche qui una parte delle risorse va in quella direzione - la rete consolare nel mondo e quindi i servizi, la rete della rappresentanza.
Nonostante tutto ciò la rappresentanza, Comites e CGIE, ha garantito l'informazione alla comunità, ha consentito di mantenere saldo il rapporto con le comunità, nonostante i tagli, nonostante le palesi discriminazioni. Basti ricordare l'esonero sulla prima casa dell'ICI, che ha riguardato tutti fuorché i residenti all'estero, nonostante i ritardi del sistema pensionistico, le lungaggini burocratiche, le lentezze per avere o rinnovare un passaporto. Nonostante tutto ciò la rappresentanza ha continuato a tenere alto il nome dell'Italia, anche quando l'immagine dell'Italia nel mondo non era certamente quella di oggi ed avrebbe giustificato arretramenti, tentennamenti, ripiegamenti che invece non vi sono stati. Anche in quei momenti il senso dello Stato ha consentito a tanti di continuare a rappresentare a tanti diversi livelli l'Italia e le sue articolazioni istituzionali, anche regionali e comunali.
È questa la rappresentanza di cui oggi il decreto in esame si occupa. Devo dire che il testo originale del decreto - poi sistemato con qualche pezza, dobbiamo riconoscerlo, al Senato - della rappresentanza si occupava poco, tardi e male. Poco per carenza di ascolto, una carenza di ascolto strutturale. Il Governo Berlusconi, ad esempio, per aver predisposto una riforma incapace di innovare. Basti pensare che se l'avessimo approvata, quella riforma a cui pure qualcuno fa ancora riferimento, se avessimo approvato quella pessima riforma oggi saremmo comunque qui a rinviare le elezioni per carenza di risorse. Infatti quella riforma non innovava proprio nulla sul piano delle modalità di elezione. Devo dire che se avessimo avuto quella riforma approvata avremmo ora difficoltà doppie, perché ci troveremmo ad avere approvato una riforma e a non poterla attuare.
Poco, perché anche il nuovo Governo se ne è occupato davvero poco, tant'è vero che il decreto non è stato anticipato da Pag. 85una vera discussione e questa è una critica politica che abbiamo già rivolto al Governo. Tardi, perché la questione era nota ed avremmo potuto occuparcene prima e sicuramente meglio se semplicemente ci avessero prestato ascolto. Male, perché nel decreto sono state dettate alcune condizioni essenziali per una riforma, le modalità di elezione, ma partendo dal come anziché dal per cosa e con quali strumenti. In altre parole il decreto, nella sua forma originale, apriva la porta ad un'ipotesi di riforma mascherata da un decreto di rinvio, tant'è vero che uno dei relatori al Senato ha provato proprio a far questo. Allora, anche dopo le modifiche al Senato, sappiamo che non si potranno spendere 21 milioni di euro: giusto a nostro avviso, perché in questo momento di crisi economica le risorse sono poche e limitate e dobbiamo dare priorità, ma sappiamo anche che si dovranno eleggere i Comites con metodo elettronico, quale si vedrà. Con quali costi ancora non sappiamo. Prima si diceva: non più di 2 milioni di euro; ora quella dimensione restrittiva è sparita, perché quei 2 milioni non sarebbero stati sufficienti neanche ad informare con una letterina gli oltre 4 milioni - in crescita rapida e continua - di elettori iscritti all'AIRE.
Vedete, un conto è far partire una discussione, anche urgente, su una riforma che parta da compiti, funzioni e composizione per passare attraverso le modalità di elezione, e non il contrario; un conto è farlo con serietà, ripensando al ruolo di questi organismi e tenendo conto della limitatezza delle risorse; altro conto è l'agire frammentato di questi ultimi anni. Dunque, un decreto-legge necessario in questo momento, ma sbagliato, modificato dal Senato, che ora siamo costretti ad accettare. Siamo pronti ad avviare una vera discussione con il Governo ed il Parlamento sull'impianto innovativo per avere una rete di rappresentanza efficiente ed efficace in grado di garantire collaborazione e sostegno, ma anche controllo democratico sull'azione della nostra rete diplomatico-consolare.
Infine, la questione delle risorse. Riteniamo che il recupero modesto al Senato non sia ancora sufficiente: inviteremo la Farnesina, con un apposito ordine del giorno, a rivalutare anche questa dimensione di investimento per le nostre comunità italiane nel mondo. Abbiamo il forte sospetto che, dal momento in cui è nato il decreto-legge, presentato ed approvato, una parte di quelle risorse siano state destinate dalla Farnesina ad altri capitoli. Crediamo che la rimodulazione della spesa con la spending review sia importante anche per il Ministero degli affari esteri: dobbiamo avere il coraggio anche in questo dicastero.
Signor Presidente, sottoponiamo queste preoccupazioni al Governo e all'Aula, e voteremo a favore di questo provvedimento, con le critiche che abbiamo espresso con grande apertura e chiarezza.

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