mercoledì 11 luglio 2012

Fedi (PD): Positiva discussione sul voto all'estero In margine alla presentazione del volume sul voto all’estero promossa dal Centro Altreitalie


Abbiamo bisogno di momenti di riflessione comune come quello organizzato dal Centro Altreitalie in occasione della presentazione del volume collettaneo Il voto degli altri. Rappresentanza e scelte elettorali sul voto degli italiani all’estero, a cura di Guido Tintori. In un precedente appuntamento, nel 2006 con la Fondazione Agnelli individuammo un percorso di riforma che oggi è ancora attuale poiché in larga misura praticamente inattuato. La discussione su questi temi procede a tentoni, rallentata dal confronto tra i partiti sui futuri assetti costituzionali e sulla legge elettorale. Mai noi eletti all’estero del PD abbiamo presentato delle proposte serie su nuove modalità di esercizio del voto che ne garantiscano meglio sicurezza, personalità e segretezza. E tuttavia, non siamo soddisfatti.
Prima di tutto, per i troppi luoghi comuni che spesso opacizzano la discussione. Per le inesattezze e le lentezze. Per la pretesa che serpeggia, anche se inespressa, di non riconoscere agli italiani all’estero il diritto ad un’autonoma rappresentanza. Eppure, essi sono soggetti d'imposta, a tutti gli effetti; spesso e volentieri, come dimostrano ICI, IMU, Tarsu e canone Rai, essi sono chiamati a pagare se non residenti ed assenti dal territorio e dai servizi.
Una discussione seria, che concerne un diritto di cittadinanza garantito dalla Costituzione, anche quando è critica della Circoscrizione estero, deve comunque prevedere soluzioni alternative. In altre parole, chi ne auspica e chiede l'abrogazione dovrebbe anche dirci come intenda far esercitare il diritto di voto senza dover rientrare in Italia.

La discussione politica sulle riforme costituzionali - già satura di veti incrociati, è resa ancora più improbabile dalla tempistica della doppia lettura e dall'ampia maggioranza richiesta per evitare il referendum e dall'azione del PDL che dopo aver raggiunto un accordo politico per le riforme ne ha smentito i contenuti modificando gli obiettivi in chiave presidenzialista. Questa discussione ha ben evidenziato le lacune culturali che ancora oggi bloccano il nostro Paese. Ne bloccano le riforme strutturali, l'apertura verso le nuove generazioni, la sua indispensabile modernizzazione.

Siamo un'idea, rappresentiamo un'idea, non siamo una propaggine, una diramazione, un'appendice - dei partiti, dei sindacati, della associazioni -. Che pure svolgono un ruolo importante.
Siamo una grande idea positiva per costruire l'altra Italia, l'Italia delle aperture, dell'efficienza, del merito, della valorizzazione della presenza italiana nel mondo.
Ecco, dobbiamo riuscire ad essere una grande idea di cambiamento, rimanendo allo stesso tempo fedeli alla nostra storia, alle nostre lotte, alla nostra identità. Per far questo abbiamo il dovere, la responsabilità di portare avanti le istanze degli italiani nel mondo. Anche in un momento di limitatezza delle risorse, facendo magari delle scelte.
Non possiamo né vogliamo più difendere posizioni precostituite, rendite di posizione, caste e interessi corporativi. Rischieremmo di indebolirci, di fronte alle difficoltà dell’oggi ma anche alle possibilità del domani. Per questa ragione, sul futuro assetto della rappresentanza, come sul destino della rete consolare o dell’insegnamento della lingua e della cultura italiane nel mondo, commetteremmo un errore se puntassimo alla conservazione. Con la convinzione di mantenere tutto inalterato perché per anni ha funzionato. Non è più così. Non sarà più così.

Siamo una grande idea, irrealizzata, a causa di chiusure ideali e progettuali, resistenze, analisi spesso irresponsabili.
Ed oggi, che abbiamo nuovi flussi di emigrazione nel mondo, con una politica che non si interroga sul come e dove e quando, come non si interroga sui temi dell’integrazione dei nuovi italiani immigrati in Italia; oggi che avremmo bisogno di una presenza nel mondo coordinata, anche se in modo diverso, per misurare nuovi bisogni, nuovi livelli di integrazione, nuove politiche per l’emigrazione; ogg che abbiamo bisogno di intelligenza, passione, impegno politico ed esperienza, rischiamo di rimanere in ritardo sui grandi temi della globalizzazione e sugli strumenti per affermare politiche transnazionali.
Il Centro Altreitalie è per noi un importante interlocutore: nella ricerca, nell'analisi e nello studio può contribuire ad arricchire la discussione politica che da tempo è aperta su queste cose.

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