2. ITALIANI ALL’ESTERO
“Noi riteniamo
possibile l’aggiornamento dei meccanismi del suffragio all’estero, ma guardando
la realtà politica di ogni giorno ci chiediamo se, come e quando si giungerà a
questa riforma”
ROMA – Al margine del dibattito
organizzato a Roma dal Centro Altreitalie, in occasione della
presentazione del volume di Guido Tintori “Il voto degli altri.
Rappresentanza e scelte elettorali degli italiani all’estero”, abbiamo cercato
di approfondire con il deputato del Pd Marco Fedi , eletto nella ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide,
alcune tematiche politiche di stretto interesse per gli italiani all’estero.
Con lui abbiamo parlato della possibile revisione del voto all’estero, della
riforma costituzionale, dello slittamento al 2014 del rinnovo dei Comites e del
Cgie e delle ultime novità legislative per la stampa italiana nel
mondo.
Il voto all’estero, con tutte le sue
debolezze e i suoi punti di forza, è stato il tema cardine di questo dibattito
promosso dal Centro Altreitalie. Ora a incontro concluso cosa ci può dire in
proposito?
La discussione è stata interessante e
motivata da argomentazioni che sono all’ordine del giorno anche in Italia.
Peccato che tutto questo dibattito rischi probabilmente di non avere seguito a
livello normativo, perché vi è il
forte sospetto, alimentato ogni giorno dalle posizioni dei partiti politici
anche in Parlamento, che non si arriverà ad una riforma costituzionale e forse,
solo con grande difficoltà, si giungerà alla riforma elettorale. In ogni caso
la discussione odierna è stata utile perché ci ha consentito di puntualizzare
alcuni aspetti relativi al voto all’estero che poi riguardano anche il tema
della cittadinanza. Si è parlato dell’effettività del suffragio e dei
meccanismi che a livello normativo possono essere adottati per rendere questa
effettività del voto una vera espressione del cittadino con tutte le garanzie.
Proseguiremo comunque questa discussione fra i parlamentari eletti all’estero e
i ricercatori dediti alla materia.
Quindi, alla luce di questo complesso
scenario politico, lei crede che si arriverà ad una riforma del voto
all’estero?
Noi auspichiamo che si arrivi ad una
riforma del voto all’estero, è una questione che poniamo al Parlamento da molto
tempo. Ma guardando la realtà di ogni giorno, la discussione politica sulle
riforme costituzionali al Senato, la difficoltà con la quale i partiti stanno
vivendo in questo momento la discussione sulla nuova legge elettorale ci
chiediamo se, come e quando si giungerà a questa riforma. Naturalmente ricordo che
sul voto all’estero e sull’aggiornamento dei suoi meccanismi, quindi il
suffragio per corrispondenza, attraverso la legge 459 sarebbero già possibili
degli accorgimenti veloci e rapidi. Non va inoltre dimenticato che abbiamo già
depositato più di una proposta di legge per rendere questo diritto maggiormente
trasparente e in linea con le richieste che sono arrivate dagli italiani
all’estero.
Recentemente il Senato ha approvato
un emendamento nell’ambito della riforma Costituzionale che elimina i senatori della
circoscrizione Estero. Le crede che questa modifica, che ovviamente danneggia
il nostro sistema di rappresentanza, potrà avere seguito nell’iter
parlamentare?
Mi domando chi la voterà questa riforma.
Credo che i lavori parlamentari su questa importante questione si siano
arenati, appunto perché per fare una riforma Costituzionale che possa reggere
il confronto con un possibile referendum abrogativo occorre un’ampia
maggioranza che in questo momento manca. Fermo restando il fatto che è stato un
errore prevedere l’eliminazione dei senatori della circoscrizione Estero,
perché la discussione politica era ferma ad una proposta di modifica della loro
presenza su cui secondo me il Senato avrebbe dovuto procedere, voglio ricordare
che sono stati il Pdl e la Lega ad alzare l’asticella, pensando ad una
ipotesi di Senato federale o al semipresidenzialismo, facendo così venire meno
il preventivo accordo politico. Quindi penso che senza una forte intesa
politica difficilmente si riusciranno a portare in porto riforme.
In questi giorni inizia alla Camera
la discussione sul decreto legge che rinvia al 2014 le elezioni dei Comites e
del Cgie. Quali sono le sue considerazioni su questo provvedimento che il
Senato ha approvato dopo un lungo dibattito in Aula?
Ho chiesto di intervenire nel dibattito
generale dove dirò che il reperimento dei 21 milioni di euro per le elezioni
degli organi di rappresentanza degli italiani all’estero rappresentava
l’unica risposta vera che il Governo doveva darci. Parlerò inoltre
di come, rispetto all’attuale posizione dell’esecutivo, dobbiamo
assumerci una grande responsabilità e prendere atto che se i fondi non ci sono
non si possono svolgere queste elezioni in questo momento. Poi c’è una
riflessione che va fatta, e questa la dobbiamo fare tutti insieme, e cioè se
vale la pena di innovare maggiormente Comites e Cgie. Ma questo è un dibattito
che, secondo me, nell’attuale momento rappresenta un errore, perché non è
possibile pensare che si possono riformare Comites e Cgie partendo dalla
questione della dotazione finanziaria. Noi dovremmo infatti elaborare una
riforma che parta dai compiti, dalle funzioni e dalla qualità della
rappresentanza, e solo dopo che avremo finito l’assetto istituzionale potremo
pensare alle risorse per consentire a questi organismi di vivere una vita
democratica. Quindi l’errore di fondo del Governo è quello di aver inserito nel
decreto una parte che riguarda addirittura le modalità di voto, ovvero
l’introduzione del suffragio elettronico. Detto questo noi non ci nascondiamo
di fronte all’innovazione, crediamo che sia utile ragionare e riflettere su
questa ipotesi, mettendola in cantiere e testandola negli anni. Il decreto
legge del Governo ha anche indicato in due milioni di euro le risorse
necessarie per gestire questo nuovo scenario elettorale. Io penso che questa
somma sia del tutto inadeguata perché due milioni di euro non sarebbero
sufficienti neanche per inviare una comunicazione scritta a tutti i nostri
potenziali elettori nel mondo per informarli su questo importante cambiamento
tecnico. Al senato il decreto è stato in parte rettificato e ora dobbiamo
lavorare insieme per migliorare l’assetto della rappresentanza.
L’Assemblea della Camera sta
esaminando il decreto legge, già approvato dal Senato, che riordina i
contributi per le imprese editrici. Cosa ci può dire su questo passaggio
legislativo che riguarda da vicino anche la stampa italiana all’estero?
Il decreto è in discussione in Aula dove
ci hanno già detto che non sarà possibile apportare modifiche al testo
approvato dal Senato. In questo ambito voglio però ricordare che con l’Art1
bis, inserito nel testo al Senato con un emendamento che ha recuperato una
disattenzione del Governo, sono stati salvaguardati i due milioni di euro
di contributi pubblici per l’editoria di lingua italiana nel mondo. Nella fase
di stesura del DPR e della nuova regolamentazione per l’erogazione dei
contributi dovremmo intervenire nel dibattito presso le sedi competenti, ovvero
le Commissioni Affari Esteri di Camera e Senato, per ampliare la copertura ai
media e elettronici e per assicurare che non vi siano ulteriori riduzioni in
questa dotazione di bilancio. (Goffredo Morgia -Inform)
2 commenti:
caro Marco,
Ti leggo assiduamente, un consiglio di grafica: le lettere bianche della tua intervista, su uno sfondo nero, si leggono non facilmente (ed ho buoni occhiali!!!)
Luig Barone
Caro Marco, ottimo post.
Un consiglio grafico: i caratteri bianchi su sfondo neri rendono + difficile la lettura...anche se ho un paio di buoni occhiali!
Luigi Barone
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