martedì 20 dicembre 2011

FEDI (PD): Ripristinare la dotazione di bilancio della Convenzione RAI, istituire la Commissione di monitoraggio e informare il Parlamento

Credo sia utile ricordare a tutti, anche in Parlamento, quale ruolo rivesta l’informazione Rai nel mondo, nonostante i tanti problemi qualitativi riscontrati nel corso degli anni. Rai Internazionale è un punto di riferimento insostituibile per le nostre comunità all'estero e svolge un importante ruolo di informazione, formazione e comunicazione a favore degli italiani all’estero e di promozione del sistema economico-commerciale del nostro Paese nel mondo garantendo la presenza e la diffusione della lingua italiana all'estero.
La “mission” di Rai Internazionale è fissata dalla Rai e da una Convenzione con il Dipartimento per l'Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, rinnovata il 26 luglio 2007, che prevede la realizzazione e la trasmissione di programmi televisivi e radiofonici destinati all'estero.
L’articolo 7 della Convenzione stabilisce in 35 milioni di euro (30 milioni per il 2007) il finanziamento che la Presidenza del Consiglio deve corrispondere alla Rai per le prestazioni oggetto della Convenzione, mentre l'articolo 10 stabilisce che la convenzione abbia pari durata della concessione del servizio pubblico generale radiotelevisivo affidato alla RAI dalla normativa vigente fino al 6 maggio 2016, fermo restando che la parti sono impegnate a rivedere condizioni e modalità delle prestazioni della convenzione ogni tre anni.
La convenzione prevede, inoltre, l'istituzione di una commissione permanente, presieduta dal capo del dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri e composta da tre rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei ministri e quattro della Rai, nonché da un rappresentante del Ministero degli affari esteri, che sottoporrà le proprie considerazioni ad un comitato presieduto dal sottosegretario di Stato della Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per l'informazione e l'editoria, per l'adozione degli eventuali interventi correttivi.
La "Convenzione Rai e Presidenza del Consiglio", negli anni 2008 e 2009, prevedeva un contributo di 35 milioni di euro, nel 2010, 25 milioni, nel 2011, 21 milioni e per il 2012 sono previsti 6,3 milioni di Euro.
Un drastico taglio al finanziamento di Rai Internazionale, annunciato dal precedente governo, che se fosse confermato, porterebbe già a partire dal gennaio 2012 alla chiusura del canale.
Si tratta infatti di un taglio che sommato a quelli degli anni precedenti riduce drammaticamente le già scarse risorse a disposizione della struttura che è l'unica di puro servizio pubblico. Questa situazione ha creato forti preoccupazioni tra le nostre comunità all’estero e tra gli stessi giornalisti di Rai Internazionale, con il Comitato di Redazione che ha di recente inviato al neo Presidente del Consiglio Monti una lettera aperta in cui si legge “….Rai Internazionale, anche nell'era dei nuovi mezzi di comunicazione, costituisce il filo diretto che ogni giorno lega milioni di nostri connazionali all'Italia, uno strumento indispensabile per la diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo. Spezzare questo legame, in una ricorrenza simbolica come il centocinquantesimo anno dell'Unità d'Italia, si tradurrebbe anche in un grave danno economico oltre che di immagine poiché gli italiani all'estero sono considerati i migliori ambasciatori del "made in Italy".
Il rischio che altri tagli portassero alla chiusura di Rai Internazionale era stato segnalato dai deputati del PD già in sede di audizione con il Direttore Renzoni ed era stata richiesta un’iniziativa urgente da parte del Governo per scongiurare questa ipotesi. La questione del ripristino delle risorse a Rai Internazionale è stata sollecitata dagli stessi deputati anche al Governo Monti e in particolare al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
In questa situazione è importante conoscere quali iniziative verranno assunte in tempi rapidissimi dal Governo per ripristinare la dotazione di bilancio della Convenzione tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e la Rai volta ad assicurare la continuazione, il miglioramento e lo sviluppo della presenza di Rai Internazionale nel mondo e a realizzare gli obiettivi costitutivi di Rai Internazionale.
Importante, infine, capire quali inziative si intendano assumere al fine di istituire la Commissione permanente, presieduta dal Dipartimento editoria, tra la Presidenza del Consiglio dei ministri, la Rai e il Ministero degli affari esteri e quali azioni verranno adottate per garantire il monitoraggio e la valutazione della convenzione dandone comunicazione al Parlamento.

FEDI (PD): Attribuite all’INPS le funzioni di INPDAP e ENPALS: assicurare continuità e miglioramento del servizio ai residenti all’estero

La manovra economica appena approvata alla Camera prevede, in considerazione del processo di convergenza ed armonizzazione del sistema pensionistico attraverso l’applicazione del metodo contributivo, la soppressione di INPDAP e ENPALS le cui funzioni, dal 1 gennaio 2012, saranno attribuite all’INPS.
Abbiamo ritenuto importante, in questo delicato passaggio di responsabilità, interrogare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro degli affari esteri e il Ministro dell'economia e delle finanze, per porre il tema del periodo di transizione, sia per assicurare il tempestivo pagamento delle mensilità di pensione ai residenti all’estero, che per l’aggiornamento dei sistemi informatici – ha ricordato l’On. Marco Fedi.
Credo sia utile sollecitare l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ad operare un completo adeguamento delle procedure interne per assicurare la detassazione alla fonte delle pensioni pubbliche e delle pensioni dei lavoratori dello spettacolo corrisposte in Paesi convenzionati con l’Italia che prevedono l’imposizione fiscale nel Paese di residenza del pensionato e per assicurare, anche per l’estero, un sistema di pagamento delle pensioni, con cadenza mensile, tempestivo, efficiente e trasparente.

lunedì 19 dicembre 2011

FEDI (PD): Il “no” del Governo è tanto grave quanto la sconfitta politica

Il Governo ha detto no alla possibilità concreta di ripristinare, su un tema importante come il regime fiscale, non solo elementi di equità, ma il diritto a non subire una palese discriminazione. Da un esecutivo tecnico era giusto attendersi una valutazione che facesse riferimento proprio ad elementi di coerenza con l'impostazione complessiva della manovra. Garantire equità nella distribuzione dei sacrifici. In questo caso, alla mancanza di equità, si aggiunge la evidente disparità di trattamento. Le detrazioni fiscali per carichi di famiglia, introdotte dal Governo Prodi ed estese ai residenti all'estero con proroga fino al 2011 grazie all'azione dei parlamentari eletti all'estero, si applicano a coloro che producono un reddito soggetto a imposizione fiscale in Italia pur risiedendo fuori dai confini nazionali.
Nel caso del personale della rete diplomatico-consolare e degli istituti di cultura, la discriminazione è ancora più evidente trattandosi di datori di lavoro e sostituti d'imposta che sono pubbliche amministrazioni dello Stato italiano. La condizione di disparità è di tanti connazionali che, per la sola ragione che lavorano e risiedono all'estero, non hanno diritto ad una detrazione fiscale a cui hanno invece diritto i lavoratori in Italia.
La prospettiva che si apre, anche in vista della riforma fiscale, è quella di una crescente disparità di trattamento e quindi di crescente ingiustizia.
Non ho fatto votare l'ordine del giorno, ritirandolo, non per vigliaccheria politica ma per evitare una sconfitta parlamentare. La sconfitta politica, invece, è tutta mia. Me ne assumo le responsabilità e ne trarrò tutte le conseguenze. Spero che al Senato si riesca a recuperare almeno sul fronte dell’attenzione politica, con un ordine del giorno che sia davvero impegnativo come era nelle mie intenzioni.
Credo sia necessario stabilire un criterio generale cui attenersi. Mentre è doveroso prendere atto della situazione di emergenza nazionale e guardare con senso di responsabilità ai sacrifici chiesti a tutti, anche agli italiani all'estero, non è più possibile accettare le distorsioni di un sistema che pone gli italiani all'estero al centro di due azioni convergenti: i tagli di rete e di sistema, senza guardare ad altre soluzioni possibili e da noi indicate e sostenute, e la disparità di trattamento tra cittadini. Su questo terreno, della parità di trattamento, non possiamo fare un passo indietro.
Alcuni credono che l’azione parlamentare tesa a mandare a casa il centro-destra di Berlusconi sia sufficiente a ridare credibilità all'Italia.
Non ritengo questo elemento sufficiente. Occorrono anche le riforme. Ristabilire la credibilità italiana è anche avere una presenza all'estero degna della nostra storia e tradizione, servizi efficienti per il mondo italiano che si muove o vive all'estero, un sistema di tutele che pone i cittadini sullo stesso piano garantendone pari dignità. Se non assolviamo questo mandato - che non deve caratterizzarsi unicamente come lobby politico-culturale o come salvaguardia di interessi particolari ma come azione complessiva di tutela di un principio che deve valere per tutti i cittadini, ovunque decidano di trascorrere la propria vita - rischiamo di dar ragione a chi pensa che la rappresentanza parlamentare dall'estero sia inutile. Rappresentare la Nazione, senza vincolo di mandato, non deve significare dimenticare persone, culture, storie e tradizioni dell'emigrazione. Lasciamo questa pratica a chi pensa che gli italiani non sono più migranti, quando schiere di giovani lasciano l’Italia ed hanno e avranno bisogno di tante forme di tutela, a chi pensa che all’estero non vi sia bisogno di servizi, quando invece ogni giorno gli italiani che rappresentiamo denunciano problemi, ritardi e distorsioni nei rapporti con i consolati o inefficienze nel pagamento delle pensioni, a chi vuole far pagare sempre ai più deboli, gli immigrati che arrivano in Italia e gli italiani residenti all’estero, il prezzo di una crisi economica che è anche, sempre di più, una crisi politica e culturale.

venerdì 16 dicembre 2011

YouDem TV su pensioni italiani estero



Pensionati italiani all'estero: tra equità e iniquità

  • Linea Mondo - Italiani nel Mondo chiamano Roma

    In studio Marco Fedi, deputato del Partito Democratico, Guglielmo Picchi, deputato Pdl, Renata Bagatin della segreteria nazionale SPI CGIL. In collegamento skype Ricky Filosa, direttore del giornale on-line Italiachiamaitalia.it

giovedì 15 dicembre 2011

Riunito il Comitato permanente sugli Italiani all’estero

ROMA – La riunione di ieri del Comitato permanente sugli Italiani all’Estero della Camera è stata caratterizzata dall’intervento del presidente Marco Zacchera che, avendo optato per il mantenimento dell’incarico di sindaco di Verbania, ha annunciato le sue dimissioni da deputato e quindi anche dal Comitato da lui presieduto. Nel porgere i saluti ai deputati che hanno partecipato attivamente alle sedute del Comitato, per lo più di esponenti dell’opposizione al precedente Governo, Zacchera ha manifestato il suo dispiacere per la diversità di status rispetto all’analogo organismo del Senato, condizione che ha pregiudicato in molti casi l’efficacia dell’azione del Comitato della Camera. Zacchera ha anche espresso rammarico per la scarsa attenzione rivolta dal precedente Governo alle realtà delle collettività italiane all’estero, sottolineando che ciò si è determinato anche perché non si sono comprese le potenzialità derivanti dal mantenimento di legami più intensi con i connazionali nel mondo.
Il deputato del Pd Fabio Porta, eletto nella ripartizione America Meridionale, intervenendo anche in qualità di vicepresidente del Comitato, ha ringraziato il presidente Zacchera “per l’impegno profuso a favore delle collettività italiane residenti all’estero, nonostante la scarsa collaborazione da parte dei deputati del suo stesso partito e l’atteggiamento di chiusura su questi temi assunto dal precedente Governo”. Porta si è inoltre rammaricato per la perdurante assenza dei rappresentanti della passata maggioranza di Governo dai lavori del Comitato. “Un’assenza che perdura – ha precisato il deputato del Pd - anche nell’attuale fase politica, nella quale possono aprirsi spazi per un’azione più efficace a tutela degli italiani all’estero”.
Marco Fedi (Pd), eletto nella ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide, dopo avere augurato al presidente Zacchera buon lavoro per l’incarico di sindaco di Verbania, ha sottolineato l’utilità dell’attività finora svolta dal Comitato che, anche se è mancato il confronto con i deputati del Pdl e altri gruppi parlamentari, si è dimostrato utile per approfondire specifici temi che in alcuni casi sono stati successivamente svolti nell’ambito della Commissione Esteri. Secondo Fedi sarà inoltre necessaria nei prossimi mesi una forte attenzione del Comitato su questioni connesse ai provvedimenti in corso di adozione volti a sanare i conti pubblici. “In primo luogo – ha spiegato Fedi - occorre monitorare il processi di spending review relativamente alla rete consolare, per conseguire una razionalizzazione effettiva e non una semplice riduzione delle sedi. Sarà inoltre necessaria una riforma dei Comites, per evitare la loro atrofia in conseguenza della riduzione dei fondi disponibili”. Per il deputato del Pd va seguito con attenzione anche il processo di riforma fiscale, per scongiurare la possibilità che i cittadini residenti all’estero subiscano indirettamente conseguenze negative in seguito alle misure che potrebbero essere giustamente adottate per colpire chi esporta illecitamente capitali. Fedi ha infine auspicato una analoga attenzione anche per le possibili ricadute sui connazionali all’estero della riforma pensionistica.
La deputata del Pd Laura Garvini, eletta nella ripartizione Europa, ha espresso stima per il lavoro svolto dal presidente Zacchera, nonostante lo scarso appoggio fornito dal suo partito di appartenenza, e ne ha evidenziato la disponibilità verso i bisogni degli italiani all’estero. Secondo la Garavini è comunque necessario che il Comitato acquisisca maggiore visibilità e peso politico, anche in relazione al fatto che le diversità rispetto all’analogo organismo del Senato compromettono l’azione dei suoi membri in differenti ambiti, a cominciare dal Cgie. Per la deputata del Pd occorre dunque, al fine di rilanciare l’azione del Comitato, un maggiore impegno, soprattutto da parte di quei gruppi parlamentari che, diversamente dal Partito democratico, raramente partecipano ai lavori del Comitato.
Dal canto suo Franco Narducci (Pd), eletto nella ripartizione Europa, ha augurato buon lavoro a Zacchera nella sua funzione di sindaco di Verbania ed ha ricordato sia la difficile situazione economica di quel comprensorio sia le problematiche, solo parzialmente risolte, dei lavoratori frontalieri in Svizzera.
Intervenendo in chiusura del dibattito il presidente Zacchera, dopo aver ricordato un’iniziativa promossa dal comune di Verbania che ha coinvolto i concittadini all’estero ed ha riscosso grande successo soprattutto fra i connazionali in Australia, ha ringraziato i deputati per gli attestati di stima e ha ricordato di aver più volte sollecitato la questione delle scarse risorse del Comitato. Ottenendo l’appoggio del Presidente della Commissione Esteri, ma nessun riscontro da parte del Presidente della Camera.


(Inform)

Italiani all’estero, Tagli alle spese? Gli eletti guardano ai diplomatici - di Barbara Laurenzi

Sostiene la linea del rigore, ma ci tiene a mantenere l’autonomia delle Camere. È il deputato Pd Marco Fedi, che commenta: “È un momento difficile per tutti, nel quale occorre dimostrare senso di responsabilità e, per questa ragione, credo sia giusto lavorare a un progetto di riforma complessiva dei trattamenti economici. La Camera e il Senato si sono impegnati a farlo in tempi brevi, ma sempre rispettando il principio di indipendenza sulle questioni di bilancio. Occorre che ci sia coerenza tra il nostro compito e le risorse che ci vengono fornite e un analogo discorso deve essere applicato ai diplomatici”.

“Occorre pensare a una riforma – aggiunge Fedi - ma senza la spinta dell’antipolitica e dell’antidiplomazia, l’intenzione della nostra proposta è proprio partire dalla media degli stipendi europei dei diplomatici, come con i parlamentari. È questo l’atteggiamento più costruttivo, anche se penso che sarebbe stato più giusto lavorare sulle aliquote Irpef di tutti. Da lì non si scappa, l’Irpef colpisce anche i parlamentari, i grandi manager e i diplomatici”. “In questo modo – conclude Fedi – avremmo colpito tutti i redditi alti anziché colpire singole categorie, sarebbe stata una scelta d’emergenza sostenuta e sostenibile, migliore di questo continuo puntare il dito sui parlamentari”.

mercoledì 14 dicembre 2011

FEDI (PD): Rai Internazionale deve poter svolgere i compiti istituzionali previsti dalla Convenzione con la Presidenza del Consiglio

Rai Internazionale è la struttura di servizio della Rai per gli italiani nel mondo. Svolge un ruolo importante di informazione, comunicazione e formazione, fissato sia dalla “missione” affidatale dalla Rai che da compiti precisi contenuti nella Convenzione con la Presidenza del Consiglio – ha ricordato l’On. Marco Fedi.
Negli anni si è passati da una previsione di 35 milioni di euro nel 2008 a 25 milioni nel 2010, 21 milioni di euro nel 2011 ed una previsione per il 2012 di soli 6 milioni e 300mila euro: un taglio drammatico per la sopravvivenza di Rai Internazionale. Avevamo segnalato questo rischio già in sede di audizione con il Direttore Renzoni ed auspicato attenzione da parte del Governo.
Nella fase di insediamento del Governo Monti abbiamo posto alla attenzione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri la questione del ripristino delle risorse ed oggi torniamo a porre la questione con analoga urgenza, insieme al tema del ripristino dei fondi all’editoria.
Crediamo che anche Rai Internazionale – ha sottolineato l’On. Fedi – meriti risorse adeguate per poter assolvere a compiti di servizio che riguardano gli italiani nel mondo e sempre più anche il sistema Italia nel mondo.

martedì 13 dicembre 2011

FEDI (PD): Rete consolare e detrazioni fiscali per residenti all’estero

Affrontare l’emergenza con misure di austerità ma con equità. L’azione del Partito Democratico è tesa a raggiungere questi risultati in Parlamento – ha dichiarato l’On. Marco Fedi. Stiamo lavorando a modifiche alla nuova tassa immobiliare, che sostituisce l’ICI, e a garantire l’indicizzazione delle pensioni a una platea più ampia di pensionati. Comunque in modo tale da salvaguardare i redditi più bassi.
Con specifici ordini del giorno – ha rilevato l’On. Marco Fedi – ricorderemo al Governo che le detrazioni fiscali, incluse quelle per carichi di famiglia, spettano anche a chi risiede all’estero e produce un reddito soggetto a IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche) e che la delega fiscale, in vista di una riforma complessiva del regime fiscale, deve consegnarci un sistema equo, che garantisca la parità di trattamento anche a chi vive fuori dai confini nazionali ma vede il proprio reddito tassato in Italia.
Positiva, intanto, la decisione del Ministro degli Esteri, Terzi di Sant’Agata, che congela la chiusura dei Consolati in attesa del confronto parlamentare e della revisione analitica della spesa (spending review).

venerdì 9 dicembre 2011

Austerity measures: the measure of Monti's Government

Mario Monti’s austerity budget measures will go through Parliament quickly.

Parliamentary support is still strong but Mr Monti has to negotiate a few changes to the original bill. Political parties and unions are asking for changes to the new municipal tax on properties, which is replacing the tax abolished in 2008 by the Berlusconi Government. Other possible amendments may relate to the blocking of indexation for pensions, with a more generous exclusion limit. Major political parties, forming the broad coalition that supports Mario Monti, are aware that any modification has to remain within the set limits of the thirty billion euro bottom-line put together by a Government desperately trying to be perceived as rigorous yet equitable.

The proposed additional tax on capital returned to Italy in 2010, after Berlusconi’s amnesty, may be difficult to achieve and will make it harder for the Government to comply with equity principles given the absence of any other wealth tax.

A petrol increase of 10 cents is one of the immediate results of Monti’s “save Italy decree”. Despite the many drastic changes in the area of social security – accompanied by effective new rules against tax evasion – the Government still enjoys strong favorable public opinion, and support for Mr Monti is at 64%.

The four hour strike decided by unions, parliamentary opposition from the Northern League and social opposition promoted by the left may appear as routine efforts, made to provide an excuse for Italy’s expensive and debt growing life-style.

Even the efforts currently made by individual members of Parliament to modify the bill and be credited with vote-winning results for the next electoral campaign, may prove useless if the Government makes the obvious recourse to a vote of confidence.

A confidence vote that looks increasingly necessary but that can still be avoided if the broad coalition that supports the Government reaches an agreement and starts acting as a solid majority. This could be another sign of good will, in addition to the austerity measures already approved, that Mr Monti could use in Brussels.

FEDI (PD): REDISTRIBUIRE IN MODO EQUO LE RISORSE NELL’AMBITO DEL MINISTERO DEGLI ESTERI

Presentata una proposta di legge che uniforma il trattamento del personale diplomatico a quello degli altri paesi europei e destina i risparmi agli italiani all’estero e alla cooperazione allo sviluppo.

“Il quadro degli interventi per gli italiani all’estero, risultante dalle ripetute manovre finanziarie che si sono sedimentate nel corso dell’attuale legislatura, ha superato il livello emergenziale e s’avvia a configurarsi come un vero e proprio disastro”.

E’ quanto ha dichiarato l’On. Marco Fedi illustrando il disegno di legge da lui presentato, unitamente ai colleghi Farina, Narducci, Porta e Garavini, con l’intento di reintegrare, sia pure parzialmente, risorse da destinare alle cosiddette politiche emigratorie.

“Ci rendiamo conto, naturalmente, - ha continuato l’On. Fedi - che gli italiani all’estero non potevano essere esentati dalla chiamata alle armi per la salvezza del paese che Monti ha fatto assumendo la responsabilità affidatagli dal Presidente Napolitano. Il fatto, anzi, che essi siano stati chiamati a condividere i sacrifici richiesti a tutti gli italiani voglio vederlo, sia pure con una qualche amarezza, come una materiale legittimazione, dopo la formale legittimazione democratica avvenuta con il voto per corrispondenza e la modifiche costituzionali che li riguardano.

E tuttavia, gli italiani all’estero, prima ancora che dalle misure adottate dal governo Monti, erano stati già pesantemente salassati dal governo Berlusconi, spesso con un particolare accanimento che nel giro di poco più di tre anni ha ridotto le risorse per le politiche emigratorie da 73 milioni di euro agli attuali 16 milioni, con una riduzione del 78%. Questo disastro non solo colpisce i nostri connazionali che sono oltre confine, ma indebolisce alle fondamenta il principale riferimento che l’Italia ha per la sua indispensabile internazionalizzazione.

Ma spesso le risorse – e su questo con la mia proposta di legge abbiamo cercato di richiamare l’attenzione - non solo diminuiscono ma sono anche distribuite in modo squilibrato. Anche nell’ambito del Ministero degli Esteri, nel quale le voci della cooperazione allo sviluppo e delle politiche emigratorie sono diventate da tempo i campi quasi esclusivi di prelievo. Al punto che per la cooperazione allo sviluppo, decurtata di un altro 50%, l’Italia rischia di trovarsi nella condizione di non poter più onorare nemmeno gli impegni internazionali assunti in sede ONU.

Nessuno può pensare che si possa continuare ancora a pigiare sempre e solo gli stessi tasti, senza che ognuno sia chiamato a fare la sua parte di sacrificio. In particolare, in un momento nel quale le cosiddette caste, vere o presunte, sono sotto l’attacco concentrico di mass media e opinione pubblica, il trattamento economico riservato ai diplomatici in servizio all’estero (ISE) non può certo essere considerato al di fuori della linea di sacrifici che tocca tutte le componenti della nostra società.

Per questo – ha concluso l’On. Fedi – con il nostro disegno di legge abbiamo richiesto che l’ISE e gli altri trattamenti riservati al personale diplomatico-consolare siano uniformati ai livelli vigenti negli altri stati membri dell’Unione Europea e, comunque, non possano essere superiori a quelli di un parlamentare. I risparmi così ottenuti potranno essere destinati agli italiani all’estero e alla cooperazione allo sviluppo.

Nessun atteggiamento punitivo, dunque, ma solo una giusta applicazione di quei criteri di equità e di solidarietà che devono guidare i nostri passi in un momento così difficile.

martedì 22 novembre 2011

I numeri del disastro targato Farnesina

Il taglio complessivo delle risorse destinate alle comunità italiane nel mondo, in tre anni di Governo Berlusconi, è stato del 78%. Dai settantatré milioni di euro del 2008 si è passati ai sedici milioni previsti per il 2012. Si tratta – rileva Marco Fedi, deputato PD eletto in Australia – di tutti i capitoli della Direzione Generale Italiani all’Estero e politiche migratorie, esclusi gli stanziamenti per le elezioni dei Comites e il rinnovo del Cgie, per la Conferenza mondiale dei giovani e il museo dell’emigrazione.
Abbiamo assistito ad una continua progressione di tagli, iniziata anche prima che la crisi finanziaria internazionale cominciasse a fornire un alibi alle scelte politiche del Governo Berlusconi – ricorda l’On. Marco Fedi.
Ai tagli a tutti i capitoli per gli italiani all’estero si sommano i tagli alla dotazione della Convenzione tra Presidenza del Consiglio e Rai, che passa dai trentacinque milioni di euro del 2008 a poco più di sei milioni del 2012: un taglio dell’82%.
Il Ministero degli Affari esteri, intanto, conferma la chiusura nel 2012 di Adelaide e Brisbane e ciò avviene in assenza di una vera proposta complessiva di riorganizzazione dei servizi consolari in Australia.
A questo quadro desolante dobbiamo aggiungere il nulla di fatto sul fronte delle prerogative sindacali del personale a contratto del MAE, con la legge approvata solo dalla Camera dei Deputati e bloccata al Senato, e la prossima scadenza delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia, introdotte dal Governo Prodi, estese ai residenti all’estero e prorogate fino al 2011.

venerdì 18 novembre 2011

Un pieno di democrazia da questa fiducia. Oggi è la cattiva politica che diventa più debole

La fiducia del Parlamento al Presidente del Consiglio Sen. Mario Monti è oggi un fatto politico che va molto oltre un semplice avvicendamento di governo. Usciamo da una condizione di impasse interna alla maggioranza che ha governato fino a ieri e che ha gravemente paralizzato il Parlamento. Si chiude – lo speriamo vivamente – una fase di pericolosa stagnazione nelle riforme, a causa delle priorità discutibili e sbagliate proposte dalla maggioranza uscente.
Affrontiamo oggi - con decisione e soprattutto con una squadra di governo credibile - l’emergenza di una crisi finanziaria ed economica sempre sottovalutata dal Governo Berlusconi. Si creano le condizioni per ristabilire la credibilità internazionale dell’Italia, fortemente scossa in questi ultimi anni.
Dovendo misurarsi questo governo con compiti tanto impegnativi, la politica non arretra neanche di un millimetro. Il mandato politico che affidiamo a questo governo è, dunque, pieno e pregnante. Semmai, oggi è la cattiva politica che diventa più debole. Quella degli interessi particolari a scapito di quelli generali. La politica intesa come scontro istituzionale e politico. La politica che non ascolta.
Vince la politica che costruisce soluzioni ed affronta le emergenze, le criticità di un Paese come l’Italia. Questa politica, sobria e in ascolto, è il migliore antidoto alla crescente disaffezione nei confronti delle istituzioni. L’impegno del Presidente Monti, l’impegno dei Ministri del Governo, impone al Parlamento di essere all’altezza delle prospettive che sono contenute negli indirizzi programmatici presentati al Parlamento. Impegno nazionale, come ricordato dal Presidente, che ha bisogno delle energie di tutti per raggiungere gli obiettivi che si propone.
Il collante che può tenere insieme una maggioranza così ampia ed eterogenea che si appresta, anche alla Camera, a votare la fiducia non può che essere, come ricordato, quello dell’impegno nazionale e del buon Governo del Paese.
I mercati seguono con attenzione le nostre scelte. Vogliono capire in che direzione ci muoviamo. Contano, insomma, le prospettive. Chi investe sull’Italia deve avere la convinzione che il nostro Paese ha prospettive positive perché è in grado di far ripartire la crescita, di mantenere uno stato sociale, migliorato e più efficiente, di garantire un futuro alle nuove generazioni. Nel momento in cui tanti giovani abbandonano l’Italia, l’impegno del nuovo esecutivo deve concentrarsi sulla crescita e lo sviluppo e sulle prospettive per i giovani. Nella bufera di questi mesi, abbiamo capito che per essere pienamente europei non basta avere concorso ad edificare le istituzioni continentali, ma è necessario immaginarne e realizzarne la crescita e lo sviluppo, creare le condizioni di un rafforzamento dei vincoli unitari. Continuiamo a credere nell’Europa unita, negli strumenti della sua unità, quindi anche nell’euro. Ma all’Europa chiediamo equità e attenzione ai bisogni dei suoi cittadini, che oggi pagano maggiormente le conseguenze della crisi.
Equità e sacrifici, due parole che ci accompagneranno nei prossimi mesi, che dobbiamo affermare in tutta Europa. Dobbiamo fare in modo che anche i mercati sappiano che questa è la barra che guiderà la rotta dei paesi europei, intrecciando il contenimento della spesa, la riduzione del deficit e il pareggio di bilancio con la lotta all’evasione e con la ricerca costante dell’equità. Non solo sulle deleghe per la riforma fiscale e del welfare, ma anche per quanto riguarda le misure sulla crescita, anche per il regime pensionistico, anche per un nuovo patto di solidarietà tra generazioni.
Le comunità italiane nel mondo seguono con apprensione la crisi europea, soffrono per le difficoltà dell’Italia ed oggi seguono con attenzione e speranza il percorso di uscita dalla crisi che inizia con la fiducia al Governo Monti. Uomini e donne che hanno stabilito un solido e forte rapporto con l’Italia, anche di partecipazione democratica, e che hanno sofferto la mutilazione delle risorse destinate alle comunità nel mondo. Dallo stanziamento complessivo per il 2008 di 73 milioni di euro si è passati ad una proposta per il 2012 di 16 milioni di euro. Un taglio pari all’80% delle risorse che ha colpito la scuola, l’assistenza, la cultura e gli organismi di rappresentanza, Comites e Cgie. Secco taglio di fondi, senza riforme, senza ascolto, con l’arroganza di un Governo disattento ai bisogni della gente, degli emigrati del passato e di quelli che continuano a partire, accompagnato da chiusure di sedi consolari e da una fortissima compressione della rete diplomatico-consolare nel mondo.
Al neo Ministro degli Affari esteri, Giulio Maria Terzi di Sant’Agata, a cui vanno i migliori auguri di buon lavoro, ricordiamo che siamo disponibili a lavorare sulle riforme, a rendere più saldo e moderno il legame con le comunità italiane nel mondo, a confrontarci sullo spending review per garantire una ragionata e utile distribuzione delle risorse e dei tagli. Crediamo che i tempi siano maturi per dare concretezza alla scelta, giusta, dei tagli ai costi della politica, a condizione che si metta mano anche ai privilegi di tante, troppe caste, inclusa quella dei diplomatici.
Riteniamo indispensabile procedere sul cammino delle riforme per il personale a contratto impiegato dal MAE, che in questo scenario sta avendo una essenziale funzione di sostegno della sempre più asfittica presenza dell’Italia nel mondo, sia per quanto attiene ai diritti e alle prerogative sindacali che per quanto riguarda alcune importati questioni aperte, come le detrazioni fiscali per carichi di famiglia, in scadenza a fine anno. Dobbiamo, in sostanza, essere europei anche nei trattamenti economici e nella tutela dei diritti del personale che impieghiamo fuori dai confini nazionali. Una logica di parità di trattamento che si intreccia con l’equità.
Ai colleghi senatori che hanno colto l’opportunità del voto di fiducia per invocare l’approvazione della riforma di Comites e Cgie, tanto cara al Governo appena dimessosi, ricordiamo che il provvedimento è all’esame della Camera. Sinceramente, non si sente il bisogno di un intervento del Governo, che è bene che si occupi di cose più serie e urgenti, come l’insegnamento della lingua e della cultura italiane nel mondo o i diritti del personale a contratto. Il Governo sappia, invece, che si sente forte il bisogno di ripensare l’impianto complessivo delle riforma, largamente insufficiente a fronteggiare la situazione drammatica dei Comites e dello stesso Cgie, che aspettano di essere rinnovati da circa otto anni. Siamo disponibili, dunque, a discutere su basi nuove una riforma della rappresentanza con le forze politiche e parlamentari che oggi sostengono il Governo Monti, nel tentativo di riaprire il dialogo con le nostre comunità, che su questo punto continua a conoscere momenti di dannosa tensione.

mercoledì 16 novembre 2011

Monti’s mountains

Italy’s political crisis was short lived. Mario Monti’s Government is ready for a vote of confidence, in both houses of the Italian Parliament, enjoying a large majority and a single parliamentary opposition announced by the Northern League. Mr. Monti’s new Government has taken the shape and form of a slim and fit “technical cabinet”, composed of 16 ministers, compared to 24 of the previous Government. The Premier has retained the Treasury and Finance portfolios as Minister for the Economy. Mr. Monti held a rapid series of consultations with all parliamentary groups, political parties, unions, commerce and industry representatives and today he announced the new cabinet.
Mario Monti had expressed a desire to reinforce the political “agenda” of the new cabinet, looking at constitutional and electoral reforms as well as the inevitable additional austerity measures and the economic reforms. It seems that the political mandate that Mr Monti received, at this stage, is limited to the economy. I believe that in the next few months we will see a more comprehensive set of reforms becoming part of the Monti’s agenda and I hope the new parliamentary majority will use this opportunity to introduce changes and reforms which have been, for a long time, political objectives of major parties.
Monti’s mountains, however, may prove to be insurmountable without a cohesive majority and this is the greatest challenge of all for the Italian political system. The timing of the crisis, with such a quick consultation process, the composition of the cabinet and the strong support from Italian public opinion are already positive indicators of a new phase in the Italian public life.

Mario Monti’s new cabinet

Premier and Minister for the Economy: Mario Monti
Foreign Affairs: Giulio Terzi di Santagata
Internal Affairs: Anna Maria Cancellieri
Justice: Paola Severino
Defence: Giampaolo Di Paola
Economic Development and Infrastructure: Corrado Passera
Agriculture: Mario Catania
Environment: Corrado Clini
Employment, Social Policies, Equal Opportunities: Elsa Fornero
Health: Renato Balduzzi
Education, University and Research: Francesco Profumo
Heritage, Arts, Culture: Lorenzo Ornaghi
European Affairs: Enzo Moavero Milanesi
Tourism and Sport: Piero Gnudi
Local Government: Fabrizio Barca
Relations with Parliament: Piero Giarda
International cooperation and integration: Andrea Riccardi

martedì 15 novembre 2011

La politica che verrà

In questi giorni di confusione politica dobbiamo tutti ringraziare il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per la sua azione pienamente coerente con le prerogative che la Costituzione gli riconosce e in profonda sintonia con le necessità del paese. La maggioranza parlamentare che sarà chiamata a votare la fiducia al Governo Monti dovrà anche misurarsi con il “governo del Paese”, non solo affrontando la drammatica crisi in atto ma pensando alla crescita ed alle riforme. Non basterà, tuttavia, un voto di fiducia se non si tradurrà in coerenti e incisivi atti parlamentari.


Il fallimento del Governo Berlusconi, sancito dalle dimissioni, è stato determinato sia da un quadro di oggettiva ingovernabilità, delineato dai numeri alla Camera, che dall’incapacità di azione del Governo. Questa inadeguatezza si è evidenziata nel ritardo con cui si è preso atto della gravità della situazione economica, nel conseguente ritardo delle misure anticrisi, nell’assenza di una proposta per la crescita e nelle divisioni manifestatesi all’interno della maggioranza.


L’esperienza Berlusconi si è conclusa non per il presunto “tradimento” di una manciata di parlamentari, ma per la provata incapacità di produrre “buon governo”, per il deficit di credibilità internazionale che ci ha accompagnato in questi tre anni e per l’atteggiamento responsabile e moderato delle opposizioni. Il Partito Democratico può rivendicare la serietà di un’azione politica in sintonia con i bisogni del Paese. Le proposte del PD sulla introduzione di una tassa patrimoniale, oltre all’ICI sulla prima casa abolita da Berlusconi, rappresentano elementi di equità e giustizia sociale senza i quali altri sacrifici sarebbero improponibili.


In questo momento - dobbiamo dirlo tutti, anche come comunità italiane nel mondo - abbiamo bisogno di considerare l’emergenza economica e finanziaria una priorità assoluta. Nel delineare un percorso di uscita dalla crisi, dobbiamo essere capaci di pensare alla crescita ma anche a soluzioni che affrontino le contraddizioni prodotte da un sistema economico-finanziario sempre più svincolato dal controllo dei cittadini. La politica italiana, bloccata da una maggioranza parlamentare intenta ad occuparsi d’altro, non è stata in grado nemmeno di avviare il confronto su questo tema essenziale per la nostra democrazia. La politica che verrà dovrà tornare ad occuparsene.


Poi dovremo, insieme, riprendere il percorso delle riforme.


Le comunità italiane nel mondo hanno già dato tutto. L’ultima serie di tagli - complessivamente 206 milioni di euro sottratti prevalentemente alla cooperazione allo sviluppo e agli italiani all’estero - colpisce i corsi di lingua italiana con un abbattimento del 52% e tutti gli altri capitoli, dall’assistenza ai Comites al Cgie, in misura pari al 30%. Credo sia necessario, nel momento in cui si assumono responsabilità di governo ampie e condivise, cercare insieme alle altre forze parlamentari una proposta che miri a ridisegnare la mappa degli interventi e a ridefinire la distribuzione dei tagli, fino ad oggi adottata unilateralmente dalla Farnesina.


In questi giorni si è detto molto sul ruolo della politica e sul rischio di una subalternità alle ragioni dell’economia, dettate oggi da esigenze particolaristiche e contingenti.


L’incarico a Mario Monti rappresenta una grande opportunità. Ma potrebbe anche trasformarsi in una occasione mancata se anche noi, rappresentanti delle comunità italiane nel mondo, non ne cogliessimo appieno la portata.


mercoledì 9 novembre 2011

Italy needs a new credible leadership

The Italian Government is facing a final act of a political drama that has kept Italy stalled. The Premier, Mr. Berlusconi, has finally accepted that his Government does not have a majority in the Chamber of Deputies and has announced that he will resign after the approval of the emergency economic measures, indicated as a priority by the central EU bank, and currently examined by the Senate. The dramatically escalating economic crisis has confirmed long standing problems of the Italian economy: the consolidated debt, which is running at 120% of GDP, the stagnant economy, with growth close to zero, the growing imbalances between the North and the South of Italy, the new wealth and the increasing poverty and the ever-growing tax evasion. The EU has asked Italy to start addressing the key economic problems or face disaster, with repercussions for all of the EU and the global economy. With political and social consequences that, on the other side of the Adriatic, Greece is confronting: a starkly reminder of the peril ahead, should Italy continue to deny the gravity of the situation, the urgency of corrective actions or simply continue to underestimate the long-term consequences of this crisis. Mr. Berlusconi's Government has greatly underestimated the consequences on the real economy, has lost a leading role in the EU with dramatic repercussions on regulations affecting the financial sectors. One example is the recapitalization of the banking industry which penalises growth and borrowing that Italy desperately needs. Events, however, took an unexpected turn with the passage of a formal and vital piece of legislation.
The "balance sheet" of Italy, a parliamentary bill essential to close the 2010 accounts and proceed with the new budget measures, which opened a crisis a few weeks ago, was the battlefield that saw the centre-right fall at 308, eight votes short of the necessary majority. Defections from the PDL, Berlusconi's political party, and disaffection from elected MP's from the south of Italy, were the ingredients of the latest developments.
The opposition, united, did not take part in the vote because it recognised the necessity to show clearly that the Government did not have a majority without compromising the approval of the accounts. Both objectives were achieved. Is this the end of Mr. Berlusconi?
The more likely scenario is an early election. A united emergency Government could not happen without the support of Berlusconi's PDL and it seems that the new secretary, Angelino Alfano, does not have the political strength to convince Berlusconi that a large coalition Government can achieve the reforms needed to change Italy's political and economical future.
A new credible leadership can only be achieved with a change of Government, as a consequence of an early election, or with a transition Government headed by a national political figure or by a centre-right leader that finds the strength to free itself from the Berlusconi's legacy.
Italy needs credibility, for the Government issued bonds, but also it needs recognition for the strong manufacturing sector and its export capacity, for the quality of its industrial base, together with Italy's private saving.
The Italian Government is not credible today. A credible leadership is clear on reforms and policies but also places national interest before the self-interest of its leaders.
Once Mr. Berlusconi resigns, the President of the Republic, Giorgio Napolitano, will hold formal talks to find a solution. What Italy needs is a short lived transition Government to do what no majority can currently achieve. What Italy will get, however, most likely, will be an early election.
Mr. Berlusconi has also announced that he will not stand again. We should not believe for one second that he is abandoning ship.
If the opposition does not stand together, with a single program and a strong leader, the only opinion poll that counts, the general election, can in fact result in disaster with another minority Government. Mr. Berlusconi knows it and that's the last card he is going to play.
Italy needs a political system with the ability to demonstrate to voters, allies, EU countries and the world that it is still capable to express a Government which reflects the hopes, dreams and aspirations of its people.

FEDI (PD): L’Agenzia delle Entrate conferma: la detassazione riguarda anche le addizionali regionali

Alcuni pensionati INPDAP, residenti in Paesi che hanno stipulato con l’Italia convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni fiscali che prevedono la tassazione nel Paese di residenza delle pensioni pubbliche, hanno ripetutamente segnalato che l’Istituto procede con molto ritardo alla detassazione delle pensioni e comunque continua ad operare le ritenute alla fonte per le addizionali regionali.
Per fare chiarezza sulla materia, abbiamo posto la questione all’attenzione dell’Agenzia delle Entrate che in una nota del 7 novembre ci ha confermato che l’esenzione dalla ritenuta IRPEF alla fonte deve riguardare anche le addizionali, anche quelle istituite dopo l’entrata in vigore delle Convenzioni bilaterali.
È fin troppo evidente che l’INPDAP continua a non applicare correttamente le norme contenute nelle Convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni fiscali, quando finalmente opera le necessarie modifiche e cessa di operare le ritenute IRPEF alla fonte, continua a operare le ritenute per le addizionali regionali. Nei prossimi giorni segnaleremo, con interrogazione parlamentare, questa ennesima disattenzione dell’Istituto, nel frattempo crediamo utile ricordare ai pensionati che si trovano nelle condizioni sopra descritte che possono scrivere direttamente alla cassa INPDAP, chiedendo la detassazione anche dalle addizionali regionali operate e contestualmente chiederne il rimborso all’agenzia delle entrate.

AUSTRALIA: FEDI (PD), CANCELLAZIONE VISITA FRATTINI SENZA MOLTE SPIEGAZIONI

"La notizia della cancellazione della visita in Australia del Ministro degli Esteri Frattini è arrivata senza molte spiegazioni, al pari della comunicazione che la annunciava. Visita che peraltro, fino a ieri, rimaneva priva di un programma definitivo e di chiari contenuti". Così in una nota il deputato del Pd Marco Fedi. "Ma la mancata visita del Ministro Frattini merita alcune riflessioni. Una visita rispetto alla quale avremmo manifestato le nostre perplessità, in primo luogo per l'assenza dal programma di uno spazio temporale e politico di incontro con i rappresentanti della comunità italiana. Avremmo criticato anche l'inadeguatezza del progetto Sportello-Italia che dovrebbe sostituire l'azione dell'Istituto per il Commercio Estero. Avremmo auspicato invece maggiore chiarezza sugli impegni bilaterali da discutere con l'Australia, a partire dalla richiesta Qantas su Malpensa. Abbiamo davanti a noi un quadro desolante, con il Governo che taglia risorse ai Consolati, allunga i tempi di attesa per passaporti e servizi consolari e prospetta la chiusura dei Consolati di Adelaide e Brisbane. Un Governo che propone di dimezzare i finanziamenti a Rai Internazionale e di tagliare i contributi alla stampa di lingua italiana. Un Governo che azzera i finanziamenti per la promozione di lingua e cultura italiane nel mondo. Ed abbiamo, in aggiunta, proposte vecchie e inadeguate che arrivano dalla rappresentanza diplomatica. Le comunità italiane sono l'unico autentico Sportello-Italia nel mondo. Il nostro impegno politico deve rimane quello di tutelarne gli interessi e promuoverne le aspirazioni".

Con i tagli a RAI Internazionale il Governo spegne la voce dell’Italia

Anche per RAI Internazionale è arrivato, dunque, il colpo risolutivo. Il Sottosegretario all’Editoria ha dichiarato in Commissione alla Camera che a causa dei tagli imposti dalle ultime manovre finanziarie si propone di dimezzare fondi della convenzione con la RAI per quanto riguarda appunto RAI Internazionale e le trasmissioni per le minoranze etniche.
Per la verità, i tagli richiesti sarebbero, per ammissione dello stesso Bonaiuti, del 30-40%, ma quando si tratta di italiani all’estero, i ministri chiamati ad eseguire non si negano mai un 10% di mancia.
Dopo la devastazione nei campi della lingua e della cultura, dell’assistenza, della rete consolare, degli istituti di cultura, della rappresentanza, c’è ancora qualcuno che dubita che siamo di fronte ad una strategia consapevole e organica basata sull’idea che ormai il mondo dell’emigrazione, vecchia e nuova, è un lusso che l’Italietta di oggi non si può più permettere.
E così, dopo la progressiva eliminazione del pensiero e della parola, ora il Governo, agli italiani all’estero, toglie anche la voce.
Quello che più spaventa non è tanto la gravità della crisi, che pure esiste, quanto la pervicacia nel non comprendere che i colpi assestati agli italiani all’estero sono colpi assestati all’Italia e al suo disperato bisogno di non recidere i suoi legami con il mondo in un momento di difficoltà così serie e diffuse.
Anche per RAI Internazionale, dunque, si pone la stessa esigenza che si manifesta per gli altri campi: non rassegnarsi a queste scelte come se fossero ineluttabili, ma organizzare in Italia e soprattutto nelle comunità la resistenza e il rilancio di chi non si rassegna a vedere spegnere il futuro del nostro paese.

Bucchino, Farina, Fedi, Garavini, Narducci, Porta
Deputatipdestero@camera.it

FEDI (PD): Utile ascoltare le associazioni nazionali

La Commissione affari esteri ha sentito la Consulta dell’Emigrazione sul provvedimento di riforma di Comites e Cgie attualmente in discussione alla Camera.
Gli approfondimenti in questa fase sono necessari – ha sottolineato l’On. Marco Fedi – poiché il testo approdato alla Camera ha subito modifiche e la maggioranza ne sostiene l’urgente approvazione nonostante le posizioni espresse dal CGIE nell’ultima assemblea plenaria e nonostante le perplessità espresse in numerose occasioni dai deputati del Partito Democratico sia in rapporto alla precarietà del quadro complessivo della rappresentanza, a partire da quella parlamentare, sia in relazione ai contenuti largamente insufficienti di questa riforma.
Davvero abbiamo oggi la responsabilità di dare risposta a un sistema di rappresentanza di base, Comites e Cgie, che, a causa dei continui tagli e dell’atteggiamento negativo di Governo e maggioranza sui temi degli italiani nel mondo, rischia di pagare un prezzo altissimo in termini di operatività.
Per queste ragioni – ha concluso Fedi – indipendentemente dall’iter della riforma alla Camera, il nostro impegno in questo momento deve essere diretto unitariamente, opposizioni e maggioranza, a garantire i finanziamenti indispensabili per l’operatività degli organismi di rappresentanza.

martedì 18 ottobre 2011

Abbiamo bisogno di parole chiare sulla Circoscrizione Estero e sull’architettura generale della rappresentanza

Vorrei svolgere alcune riflessioni nel tentativo – spero utile – di chiarire le ragioni che ci hanno indotto alla presentazione della mozione sul voto referendario che è all’esame della Camera dei Deputati (mozione Garavini ed altri n. 1-00655).
Credo sia necessario partire da una base di discussione condivisa per fare chiarezza sull’esercizio in loco del diritto di voto e sulle questioni della rappresentanza. In assenza della necessaria chiarezza il rischio è di limitare la discussione ai numeri della rappresentanza – 5 solo alla Camera, 6 alla Camera e 4 al Senato e via dicendo – legandosi esclusivamente al dibattito sulla riduzione dei parlamentari ed evitando di fare una vera discussione sull’impianto complessivo della rappresentanza e sulle regole per eleggerla. Siamo partiti dall’esigenza che eventuali modifiche alla legge 459 del 2001, che regola l’esercizio in loco del diritto di voto, tengano conto sia della partecipazione alle consultazioni referendarie che di quella alle elezioni politiche. Partecipazione politica che dà luogo, come ormai è noto, all’elezione di 12 deputati e 6 senatori. La condizione perché questo avvenga è stata individuata, dopo un lungo confronto politico, nella Circoscrizione Estero, inserita nell’art. 48 della Costituzione.
Il Governo non esprime valutazioni sul tema, anche se è noto che il Ministro Calderoli ne ha proposto, nell’ordine, l’abrogazione pre-estiva, poi l’abrogazione post-estiva, in entrambi i casi con annunci ma senza presentare un testo, ed ora il ridimensionamento – solo alla Camera - e riduzione, 5 deputati, e lo stesso Governo sembra averne condiviso l’orientamento approvandone in luglio lo schema di riforma costituzionale, senza eletti all’estero, ed oggi il ridimensionamento e la riduzione. Abolendo la Circoscrizione Estero, infatti, verrebbe a mancare il principale presupposto che giustifica il voto in loco. Un semplice calcolo matematico, pensando di poter giustificare la riduzione degli eletti all’estero, sarebbe anche più offensivo. Non abbiamo oggi una maggioranza in grado di svolgere un ragionamento razionale, politico, coerente. Sarebbe stato utile, dunque, anzi doveroso, se il Governo, in qualche passaggio, avesse lasciato intendere quale autentico pensiero si celi dietro il velo di alcune risposte burocratiche targate Esteri e Interno. Quale valutazione politica si intenda dare al tema della rappresentanza. Se, in altre parole, si naviga in direzione di alcuni miglioramenti volti a perfezionare e mettere in sicurezza l’attuale sistema o se invece dobbiamo ripensare tutto l'impianto della rappresentanza. Il silenzio del Governo su questo tema non potrebbe essere più assordante. Anche in questo tratto di mare, dunque, si naviga a vista. Un bollettino ai naviganti, tuttavia, arriva dalla Commissione Affari costituzionali del Senato, dove un testo unificato riguardante la riduzione del numero dei parlamentari parte proprio dall'esigenza di mantenere la rappresentanza eletta dall'estero, pur prevedendo una parallela riduzione del numero dei parlamentari assegnati alla Circoscrizione estero. Un bollettino ai naviganti costruito su elementi di una certa razionalità, che non risente quindi della confusione e delle divisioni dominanti nella compagine di Governo e nella maggioranza.
Aspettando che il Governo, se vorrà farlo e sarà in grado di farlo, dica parole chiare sulla Circoscrizione Estero e sull’architettura generale della rappresentanza per gli italiani all’estero, vorrei provare a fare qualche considerazione sul tema in discussione, relativo allo strumento referendario per quanto attiene al tema dei cittadini italiani residenti all'estero. Ogni cittadino italiano che riesce ad esprimere il suo voto in occasione dei referendum rende più facile il raggiungimento del quorum. I cittadini italiani residenti all’estero, infatti, sono automaticamente conteggiati nel quorum, indipendentemente dal fatto che siano in grado di esercitare concretamente il loro diritto.
Questa condizione rischia di pesare, in senso negativo, in ogni consultazione referendaria. Rischia, cioè, di assegnare ai residenti all’estero una responsabilità politica su un possibile mancato raggiungimento del quorum che non vogliono e, diciamolo pure, che non dovrebbero avere.
A monte, pesa come un macigno la situazione di persistente precarietà degli elenchi degli elettori definiti sui dati dell’AIRE, che, come qui è stato ricordato, presentano ancora una divaricazione di diverse centinaia di migliaia di iscritti rispetto ai più attendibili elenchi consolari.
Al di là del miglioramento delle operazioni di allineamento, di cui il MAE e il MIN si compiacciono, resta il fatto che la diminuzione delle risorse a disposizione dei Comuni non può non avere ripercussioni anche sull’azione di inserimento in AIRE e di aggiornamento delle anagrafi.
Per queste ragioni, rischiare di non arrivare a tutti gli iscritti AIRE-elettori, in occasione di un referendum, ci espone al quel rischio politico che gli italiani all’estero non desiderano assumersi.
Il voto per corrispondenza – con i difetti da tutti ricordati, che possono essere affrontati in sede di modifica alla legge 459 del 2001 – garantisce una maggiore affluenza alle urne rispetto al voto nei Consolati, che sembra essere preferito dai funzionari del ministero dell’Interno. Chiediamo al Governo di riflettere seriamente su questi elementi anche alla luce delle chiusure già realizzate e di altre preannunciate di molte sedi consolari.
È vero che un passaggio di iscrizione in elenco elettori, a Costituzione vigente, sarebbe problematico. Sicuramente per il referendum, poiché la questione comunque irrisolta è la composizione del quorum.
Si rimane nel quorum anche se non ci si iscrive in elenco e non si ha alcuna intenzione di partecipare ad alcun tipo di elezione. Sono convinto che risulterebbe altrettanto problematico modificare la Costituzione per ripensare la partecipazione ai referendum. L’inversione dell’opzione, in occasione del voto politico, ritengo sia invece possibile. Non costituisce rinuncia alla partecipazione al voto ma unicamente espressione di una intenzione di voto, da farsi entro tempi certi, da verificare periodicamente, senza escludere il voto in Italia.
In altre parole, non si rinuncia al diritto-dovere di voto né si creano limiti costituzionali al voto.
In pratica, chi esprime l’opzione per il voto in loco riceverà il plico elettorale, altrimenti manterrà inalterato il diritto-dovere di voto rientrando però in Italia. Procedura già prevista oggi, ma a canone inverso. Si opta per votare in Italia. Il Governo non affronta un tema politico che riterrei invece nodale. I cittadini italiani iscritti all’AIRE sono elettori e tutti gli effetti e quindi partecipano alla vita politica del Paese attraverso gli strumenti normativi di cui ci siamo dotati nel rispetto del dettato costituzionale.
La Costituzione che impegna lo Stato a mettere i propri cittadini in grado di esercitare il diritto-dovere di voto e per quelli residenti all’estero a garantirne “l’effettività”.
Con la Circoscrizione Estero nasce un’idea di rappresentanza territoriale e tematica, uno strumento di collegamento con le comunità italiane nel mondo, con il vantaggio di circoscriverla nel numero e delimitarla nella composizione. Ritengo sia importante per l’Italia mantenerla questa idea di collegamento con il mondo e di metterla in sicurezza, rafforzandola negli strumenti normativi.
Il Governo propone una riformulazione della mozione che ritengo in linea con le pessime scelte fatte dal centro-destra in tema di rapporti con le comunità nel mondo.
Chiusura di sedi consolari, riduzione non solo degli stanziamenti ma della proiezione linguistica, culturale e commerciale del nostro Paese nel mondo, assenza di riforme in tutti i settori chiave dei rapporti con le comunità, autentiche discriminazioni a scapito dei residenti all'estero in materia sociale ed una preoccupante tendenza a limitare, tagliare, ridurre, anche i costi della democrazia - per ora in direzione degli italiani all'estero, ma non è escluso si guardi anche in altre direzioni.
Basti pensare ai tagli ai Comites e al Cgie, alla proposta di riforma che ne riduce compiti, influenza e anche finanziamenti.
Su un punto essenziale come l'anagrafe e la sua correttezza ci attendiamo dal Governo e dalla maggioranza un segnale forte, che non arriva con questa riformulazione che, di fatto, antepone al corretto funzionamento della democrazia la questione dei costi.
Il punto centrale, ormai non più eludibile, è il tema delle regole. Chiediamo razionalità. Anche coerenza. Qualche distinzione tra temporaneamente all’estero, e quindi voto in direzione dei collegi di appartenenza anziché per la Circoscrizione Estero, andrebbe fatta.
E perché distinguere tra chi è temporaneamente all’estero e chi è temporaneamente fuori collegio?
Prima di parlare di “soluzioni trovate” al tema complesso di chi risulta “temporaneamente assente dal proprio collegio” in occasione di elezioni politiche o consultazioni referendarie, sarebbe utile porsi tutte le domande ma soprattutto quelle giuste.
In conclusione, si faccia chiarezza sul destino della Circoscrizione Estero, si discutano le proposte di riforma e messa in sicurezza del voto per corrispondenza, si faccia un intervento risolutivo per la bonifica degli elenchi degli elettori.
In questo modo, si affronteranno concretamente le disfunzioni che si sono finora manifestate e si consoliderà in modo serio e concreto il rapporto con i quattro milioni di nostri concittadini che vivono nel mondo, di cui, soprattutto in questi momenti di crisi acutissima, abbiamo un gran bisogno.

Il rischio di perdere credibilità nel mondo

Forti e ripetuti segnali di malcontento sulla rete consolare vengono da cittadini italiani residenti all’estero, in modo particolare in Australia, e s’intrecciano con il grido di allarme sullo stesso tema degli organismi di rappresentanza, Comites e Cgie. E’ questo lo sfondo in cui si collocano una serie di documenti pervenuti in questi giorni dall’Australia e concernenti le linee che l’Ambasciata d’Italia intende seguire per ridisegnare la presenza dello Stato italiano in quel paese. Tutte all’insegna del risparmio economico.

Se da un lato non sfugge la gravità della situazione economica italiana in un contesto europeo non meno preoccupante, una situazione aggravata dalle scelte sbagliate del Governo, a partire dall’abolizione dell’ICI sulla prima casa, dall’altro colpisce l’atteggiamento dello stesso esecutivo e della maggioranza che lo sostiene, che anziché procedere su una strada di riforme, adottano la tecnica dei tagli lineari per raggiungere obbiettivi di tipo puramente contabile. La revisione qualitativa della spesa – spending review – che dovrebbe rappresentare un misuratore dell’efficacia dei servizi per distribuire i tagli in maniera oculata, in modo quindi non lineare, è stata invece interpretata dal Governo come ulteriore incentivo a tagliare.
Per quanto ci riguarda, riteniamo che l’analisi della spesa sia un’occasione da cogliere per avviare una seria riforma della rete consolare, che in ogni caso non può prescindere da seri investimenti. Lo vedremo nel decreto sullo sviluppo, anche se alcuni segnali lasciano pensare che questa circostanza verrà ancora utilizzata per fare favori alle lobbies di potere – un intervento riparatore sull’ISI, indennità di sede per i diplomatici – anziché investire sulle opportunità di miglioramento dei servizi consolari, a partire dall’informatizzazione e dalla formazione.
Nel frattempo per la rete diplomatico-consolare italiana in Australia s’intravede un quadro di possibili sviluppi che lascia sgomenti per l’assenza di investimenti e per le soluzioni individuate o proposte, che stanno portando lo Stato italiano a disimpegnarsi gradualmente da una effettiva presenza “istituzionale”.

Il quadro generale prospettato dall’Ambasciata d’Italia – di cui Il Globo ha dato ampio resoconto – è ciò che più spaventa: la riduzione graduale del personale, quando già oggi la rete in Australia è a corto di funzionari, sia di ruolo che a contratto; il servizio di call center, che ha dato risultati contrastanti, in prevalenza negativi, per rispondere alle richieste dei cittadini, a fronte di un sistema di appuntamenti che già oggi non riesce a soddisfare le richieste. Tutte soluzioni che per essere attuate richiedono tempo, valutazione di qualità, verifiche e aggiustamenti in corso d’opera.
Dalla nostra Ambasciata, invece, sono ipotizzate come interamente sostitutive dell’attuale organizzazione. Pensare poi che l’intero sistema di rilevazione dei dati per il rilascio dei passaporti possa essere affidato a soggetti non istituzionali, accentrando in un’unica sede il loro rilascio, lascia perplessi tanto sotto il profilo della sicurezza quanto su quello della riservatezza dei dati.
Riteniamo che l’intera comunità italiana debba essere chiamata a esprimere un giudizio su queste proposte o ipotesi, che invece rimangono ben chiuse nelle sedi diplomatiche o nei gabinetti ministeriali.
Abbiamo bisogno di Ambasciatori e Consoli che nel rapporto quotidiano con le comunità italiane lavorino con determinazione e efficienza pari a quelle che mettono sui grandi temi di politica estera, per evitare che l’intero sistema Paese perda credibilità nel mondo.

On. Marco Fedi Sen. Nino Randazzo

Un forte deficit di credibilità

Forti segnali di malcontento, più volte arrivati da singoli cittadini italiani residenti all’estero, in modo particolare in Australia, si sommano al grido di allarme degli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero, Comites e Cgie, a proposito della rete consolare, e costituiscono la cornice in cui inserire una serie di documenti pervenuti in questi giorni dall’Australia e concernenti le proposte dell’Ambasciata d’Italia per ridisegnare la presenza dello Stato italiano. Tutte all’insegna del risparmio economico.

Se da un lato non sfugge la gravità della situazione economica italiana, aggravata delle scelte sbagliate del Governo, a partire dall’abolizione dell’ICI sulla prima casa, dall’altro, anziché procedere con le riforme, esecutivo e maggioranza hanno adottato la tecnica dei tagli lineari. La revisione della spesa – spending review – che dovrebbe rappresentare un misuratore dell’efficacia dei servizi per distribuire i tagli in maniera oculata, quindi non lineare, è stato invece interpretato dal Governo come ulteriore incentivo ai tagli. Riteniamo che l’analisi della spesa sia un elemento oggettivo sul quale basare una seria riforma della rete consolare che però non può prescindere da seri investimenti. Lo vedremo nel decreto sviluppo, anche se alcuni segnali lasciano pensare che anche questa occasione verrà utilizzata per fare favori alle lobbies di potere – un intervento riparatore sull’ISI, indennità di sede per i diplomatici – anziché investire sulle opportunità di miglioramento dei servizi consolari, anche attraverso l’informatizzazione e la formazione.
Nel frattempo dall’Australia la rete diplomatico-consolare italiana disegna un quadro di possibili sviluppi che lascia sgomenti per l’assenza di investimenti e per le soluzioni individuate o proposte che disimpegnano gradualmente lo Stato italiano da una effettiva presenza “istituzionale”.

Il quadro generale che è prospettato dall’Ambasciata d’Italia – di cui Il Globo ha dato ampio resoconto – è ciò che più spaventa. La riduzione graduale del personale, quando già oggi la rete in Australia è a corto di funzionari, sia di ruolo sia a contratto. Il servizio di call centre, che ha dato risultati contrastanti, negativi in maniera predominate, per rispondere alle richieste dei cittadini a fronte di un sistema appuntamenti che già oggi non riesce a soddisfare le richieste. Tutte soluzioni che per essere attuate richiedono tempo, valutazione della qualità, verifiche e aggiustamenti in corso d’opera e che invece dalla nostra Ambasciata sono ipotizzate come interamente sostitutive dell’attuale sistema. Pensare poi che l’intero sistema di rilevazione dei dati per il rilascio dei passaporti possa essere affidato a soggetti non istituzionali, accentrando in un’unica sede il loro rilascio, lascia perplessi sotto il profilo della sicurezza quanto sulla riservatezza dei dati.
Riteniamo che l’intera comunità italiana debba essere chiamata a esprimere un giudizio su queste proposte o ipotesi che invece rimangono nelle sedi diplomatiche o nei gabinetti ministeriali.
Abbiamo bisogno di Ambasciatori e Consoli che nel lavoro quotidiano con le comunità italiane lavorino con analoga determinazione e efficienza come sui grandi temi di politica estera per evitare che non sia l’intero sistema Paese a perdere credibilità nel mondo.

On. Marco Fedi Sen. Nino Randazzo

L’assenza vera è quella della maggioranza

Non approvare il rendiconto dello Stato è stato il primo atto irresponsabile.
Non trarne le conseguenze politiche è un tragico errore di cui pagheremo le conseguenze, di cui il Paese pagherà le conseguenze. Pensare di “rappezzare” tutto con l’ennesimo voto di fiducia è il secondo tragico errore.
Sull’approvazione del bilancio dello Stato come del suo consuntivo, non possono e non devono verificarsi errori di percorso.
L’assenza delle opposizioni da Montecitorio, oggi, non è un atto che offende lo Stato o il Parlamento.
La maggioranza, invece, offende le prerogative del Parlamento mettendo in scena un voto di fiducia che si è trasformato in una sorta di festival delle richieste, dalla Lega Nord a Popolo e Territorio a singoli parlamentari del PdL.
Non concedere la fiducia a questo Governo è invece un atto di responsabilità.

Intervento Marco Fedi assemblea plenaria del CGIE

Amiche ed amici, colleghi parlamentari,

credo sia utile ricordare a noi stessi che oggi abbiamo una responsabilità, un dovere e un compito da assolvere.
Con assoluta nitidezza, abbiamo davanti a noi la responsabilità di rappresentare le comunità italiane nel mondo, il dovere di assumere posizioni chiare e precise, che non lascino ombre, che non rischino di apparire “il compromesso del nulla sul nulla”, e il compito di dire no a maggioranza e a Governo che stanno facendo ricadere le conseguenze negative, di scelte sbagliate, sulle politiche per gli italiani nel mondo.
Accolgo positivamente le critiche mosse alla rappresentanza parlamentare dal Segretario Generale Carrozza. Dobbiamo ascoltare e lavorare insieme.
Comprendo anche l’atteggiamento del Governo, non lo condivido, lo ritengo sbagliato, ma lo comprendo: siete alle prese con una crisi reale ma avete dato risposte sbagliate; siete alle prese con scelte complesse e non potete far conto sulla rappresentanza, perché avete esautorato tutto il mondo dell’italianità all’estero. Con la complicità di un’amministrazione degli Esteri che è oggi lontana mille miglia dalla gente, dagli italiani nel mondo.

Mi chiedo, dobbiamo anche cominciare a diffidare di Direttori Generali, Ambasciatori e Consoli che nel lavoro quotidiano o nei messaggi alla Farnesina dipingono un mondo che non c’è, una realtà virtuale, un gioco a incastri dove “il puzzle” è costruito per accomodare le esigenze del palazzo?
O dobbiamo invece cominciare a dirci la verità, tutta e sempre? Oggi il sistema Italia nel mondo è inaffidabile. Con la perdita di credibilità del nostro Governo, rischiano di perdere credibilità anche le nostre istituzioni e la stessa rappresentanza. Facciamo in modo, davvero, che non perda credibilità anche la nostra diplomazia. Riconosciamo alla diplomazia italiana di saper lavorare bene sui grandi temi di politica estera. Ecco gli italiani nel mondo non sono da meno. Ecco perché ciascuno di noi è chiamato al proprio lavoro di rappresentanza. Ho notato nei toni del Governo un’apertura, una disponibilità al dialogo. Chiedo al Governo: perché non si è dimostrata analoga apertura sulle proposte di riforma della rappresentanza? È solo l’esigenza dei tagli che spinge al dialogo? Su questo punto non può esserci alcuna complicità.

Noi ricordiamo a Governo e maggioranza che molti provvedimenti, a costo ZERO, attendono di essere approvati, bloccati proprio da voi.
Al Senato il disegno di legge sulle prerogative sindacali e sulla rappresentanza sindacale dei lavoratori a contratto del MAE. Intanto aumentano i casi di sfruttamento, senza tutela, dei lavoratori a contratto come aumentano gli atteggiamenti discriminatori nei loro confronti.
Sulle pensioni non siete stati in grado di migliorare nulla, avete solo peggiorato le modalità di pagamento, reso più complesse le certificazioni, a partire da quella di esistenza in vita, fino alla verifica reddituale. Avete messo in movimento anche EquItalia, per omissione o semplicemente per fare cassa, a tutti i costi, anche quando l’errore è dell’INPS.
Vorreste predisporre un condono per gli evasori fiscali ma non avete voluto fare una sanatoria, giusta, per chi all’estero vive di pensione e non ha potuto dichiarare il reddito a causa dei ritardi dell’INPS.

Avete abolito l’ICI sulla prima casa – primo grave errore di una lunga serie – ma avete discriminato i residenti all’estero reintroducendo di fatto una tassa che si era annullata o ridotta ai minimi termini per tutti, anche per i residenti all’estero. Le detrazioni fiscali per carichi di famiglia – che sono state prorogate fino al 2011 – rischiano di tramontare definitivamente.
Nella foga anti-immigrati avete rischiato di colpire tutti, italiani in Italia e all’estero, con una norma illiberale e antiliberista che colpisce i trasferimenti di denaro vero Paesi extra-UE, salvo poi, nel maxi-emendamento, recuperare questo vistosissimo errore, sfuggito a qualche Senatore disattento, e limitarne l’applicazione a chi italiano non è, quindi anche tutti gli oriundi.
Avete fatto nulla sul fronte cittadinanza, a costo ZERO, sia per le donne coniugatesi prima dell’entrata in vigore della Costituzione che per il riacquisto.
Avete colpito il personale a contratto che rappresenta oggi invece l’unica alternativa rispetto ai tagli all’estero, alla carenza di personale e di organici.
In un clima teso e carico di preoccupazioni per il futuro dell’insegnamento di lingua e cultura italiana nel mondo, vi preoccupate solo di ISE (Indennità di Servizio all’Estero) e poco altro.
Con una rete consolare allo stremo, sedi che chiudono, altre che sopravvivono, e una generale disattenzione all’assunzione di nuove responsabilità, dall’Istituto per il commercio con l’estero fino all’attribuzione del codice fiscale.

Il balletto delle manovre economiche che si sono susseguite ha segnato il tempo della crisi: tagli lineari, nessuna riforma, crescita zero. Per l’estero nessun investimento, tagli lineari, nessuna riforma.
Con il tentativo di far passare per una riforma seria, un disegno di legge approvato dal Senato che è invece largamente insufficiente a ridisegnare la rappresentanza e che arriva prima della necessaria rimodulazione della rappresentanza parlamentare e della messa in sicurezza dell’esercizio in loco del diritto di voto.
Il balletto sulle riforme ha segnato il tempo della politica.
Il problema non è se questo Parlamento sarà in grado di approvare, prima della fine della legislatura, una riforma Costituzionale.
Il problema è avere un piano di confronto e di riflessione comune sul tema della rappresentanza: proprio quello che Governo e maggioranza non hanno voluto e non vogliono.
Avete deciso di procedere a pezzi e a tentoni: prima modificare la rappresentanza di base, con il presupposto dell’esistenza della rappresentanza Costituzionale, poi rimettere in discussione Costituzione e legge ordinaria del voto, la 459 del 2001, per trovarsi con la devastazione.

La questione è partire da un piano logico, razionale. Abbiamo ancora tempo per farlo non siamo fuori tempo massimo. Possiamo, almeno sulla rappresentanza, ripartire da ZERO cercando, insieme, di presentare al Paese una proposta razionale. Il Governo ha desistito rispetto al disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche, la maggioranza non insista sul passaggio alla Camera della riforma approvata dal Senato e si lavori subito a una nuova proposta, davvero innovativa, che tenga conto anche dei forti tagli e del ridimensionamento della rete consolare. Altrimenti ognuno si assuma le proprie responsabilità.

Comites e CGIE hanno invece il compito di continuare a rappresentare gli italiani nel mondo, dirci nel modo più forte e chiaro possibile, cosa rimane del rapporto di fiducia tra le nostre collettività e l’Italia.

Rapporto di fiducia che oggi è incrinato anche con il Paese.
In Italia e all’estero si chiede un cambiamento di passo e da Montecitorio, che ha bocciato il rendiconto dello Stato, arriva un segnale in direzione di un cambiamento di Governo.

Non abbiamo davanti a noi momenti facili, dobbiamo lavorare insieme e dare in questo momento la migliore immagine dell’Italia nel mondo.
Pur nella consapevolezza che sarà difficile recuperare un rapporto di fiducia, dobbiamo insieme lavorare per contribuire a cambiare percorso, per tornare a far valere il senso della presenza italiana nel mondo.
Una presenza che non è solo un costo – come spesso questa maggioranza sembra sostenere – ma è, attraverso le nostre comunità integrate, attraverso la mobilità giovanile, attraverso le ricerca scientifica e tecnologica, attraverso il turismo e la promozione culturale, un concreto volano economico e commerciale. Disperderlo è un errore.
Non capire che lo stiamo disperdendo è anche un atto di arroganza e superficialità.

On. Marco Fedi
Camera dei Deputati

FEDI (PD): Semplificazione sempre, non solo oggi

Nell’audizione con il Direttore Generale dell’INPS Mauro Nori, in sede di Comitato per gli italiani nel mondo della Commissione affari esteri, avevamo evidenziato la necessità di una procedura semplificata per la certificazione dell’esistenza in vita.
La semplificazione, però, deve essere garantita sempre. Dobbiamo lavorare affinché Citibank continui ad adottare procedure semplificate di verifica dell’esistenza in vita, successive alla prima che si aprirà a novembre, dirette ai singoli interessati e distinte dal pagamento delle mensilità.
Dobbiamo evitare, in sostanza,che vengano adottate procedure simili al sistema della mensilità annuale attraverso la Western Union.
Il nuovo Istituto di credito, Citibank – ricorda l’On. Marco Fedi – invierà una comunicazione per l’aggiornamento dei dati dei beneficiari, incluso il conto corrente e procederà alla verifica dell’esistenza in vita. Una volta che sarà a regime il nuovo sistema di pagamenti, sarà lo stesso Istituto a prevedere una procedura di verifica di esistenza in vita con una frequenza che potrebbe essere superiore a una volta l’anno, in alcune aree definite a rischio.
Credo che, sia in rapporto al sistema di pagamento che alle procedure di verifica di esistenza in vita, debba partire un’urgente azione di approfondimento tra i Patronati, l’INPS e Citibank.

lunedì 10 ottobre 2011

Fedi a Comites e Cgie riuniti a Melbourne

Riforma Comites e Cgie

Il Disegno di legge approvato dal Senato (S. 1460) “Nuove norme in materia di rappresentanza degli italiani all’estero (C. 4398) è in discussione in sede referente presso la III Commissione Affari esteri e comunitari della Camera dei Deputati.

La nostra valutazione complessiva sul provvedimento è negativa. La maggioranza e il Governo hanno chiesto l’accelerazione dei tempi e il Sottosegretario Mantica ne ha auspicato la definita approvazione, con la terza lettura al Senato, entro giugno 2012.
Abbiamo posto la necessità di una seria fase di approfondimento, con audizioni, prima di passare alla presentazione degli emendamenti.
Riteniamo che comunque il PD, in sede di presentazione, discussione e voto degli emendamenti debba puntare sul miglioramento complessivo del provvedimento attraverso modifiche sostanziali sui seguenti aspetti:

Numero iscritti AIRE per istituzione Comitati
Possibilità istituzione Comitati in assenza di Consolato
Compiti del Comitato
Incompatibilità e ineleggibilità
Sistema elettorale
Compiti e composizione del Comitato dei Presidenti
Compiti e composizione del Consiglio Generale degli italiani all’estero
Risorse finanziarie e tipologia della spesa


Pensioni e sicurezza sociale

La relazione presentata in sede di Comitato per gli italiani nel mondo evidenzia una situazione complessa. Il nuovo Istituto di credito, Citibank, invierà una comunicazione per l’aggiornamento dei dati dei beneficiari, incluso il conto corrente. Procederà alla verifica dell’esistenza in vita con le modalità della modulistica diretta ai singoli interessati. Una volta a regime il nuovo sistema di pagamenti attraverso Citibank, però, sarà lo stesso Istituto a prevedere una procedura di verifica di esistenza in vita che assumerà, per criteri e frequenza, le note connotazioni: legata alla riscossione di un pagamento e, in alcune aree, anche con frequenza superiore a una volta l’anno.
Nel frattempo rimangono aperte le ben note questioni:

Indebiti e sanatoria
Rinnovo o nuova ratifica Convenzioni bilaterali di sicurezza sociale e contro le doppie imposizioni fiscali
Riforma delle pensioni
Pagamento pensioni
Certificazione di esistenza in vita





Rete diplomatico-consolare e chiusura consolati

Al Senato è stato presentato un ordine del giorno che impegna il Governo su una "moratoria" che differisce, per un termine massimo di 12 mesi, il piano di ristrutturazione e razionalizzazione presentato dal Ministero degli affari esteri. La moratoria, quindi, avrà efficacia fino al marzo 2012.
In assenza di modifiche alle decisioni già assunte dal MAE, pertanto, nel corso della seconda metà del 2012 saranno probabilmente avviate le procedure per la chiusura dei Consolati di Adelaide e Brisbane. Per questa ragione è necessario portare avanti ogni azione politica e comunitaria per spingere il Governo a rivedere questa decisione.
In generale, a seguito dell’approvazione delle numerose manovre economiche, di bilancio e di stabilità, è lecito presumere che vi saranno altri tagli e altre riduzioni e quindi anche un effetto negativo sulla rete diplomatico-consolare.
Nel frattempo è stata avviata un’indagine conoscitiva – in sede congiunta di III Commissione Esteri di Camera e Senato – proprio sul tema della riorganizzazione della rete consolare.
Dal 1 gennaio 2011, per tutte le sedi della rete diplomatico- consolare all’estero, è in vigore il nuovo modello di gestione contabile e finanziaria. Il D.P.R. 1 febbraio 2010, n. 5, infatti, riconosce ad Ambasciate e Consolati autonomia di gestione finanziaria, con l’intento di dotare le sedi di un modello di gestione amministrativa e contabile innovativo e flessibile. Sarebbe utile avere dei dati a proposito dell’attuazione pratica di questa innovazione.

Manovra economica

I circa 7 miliardi di euro di tagli lineari ai Ministeri, produrranno un taglio lineare di 200milioni e 300mila euro al MAE. Andranno a gravare su tanti capitoli di bilancio e sicuramente anche sui capitoli per gli italiani nel mondo. Non sappiamo ancora in che misura e su quali capitoli.
Il Decreto sviluppo – in elaborazione in questi giorni – dovrà avvalersi di risorse ed è probabile che, oltre a nuove entrate, si pensi anche a qualche taglio: seguiremo anche qui l’evoluzione della discussione.
Nel frattempo dobbiamo prepararci al DPEF e alla Finanziaria per il 2012 che potrebbe contenere altre sorprese, sia in campo pensionistico generale sia in maniera specifica per gli italiani all’estero.

Riforma esercizio in loco del diritto di voto

Nei prossimi giorni dovremmo capire cosa contiene la “famigerata bozza Calderoli” per quanto riguarda la Circoscrizione Estero. Nei giorni scorsi, e immediatamente prima della pausa estiva, i mezzi d’informazione avevano parlato di abolizione della Circoscrizione estero. Nel frattempo, in sede di Commissione Affari Costituzionali del Senato, è stata predisposta e presentata una proposta di legge di riforma Costituzionale, grazie ad un accordo tra maggioranza e opposizione, che mantiene la Circoscrizione estero prevedendo però una diminuzione del numero complessivo dei Parlamentari e degli eletti all’estero (8 alla Camera e 4 al Senato).
Abbiamo posto, in occasione di un incontro promosso dal PD a Pesaro, alla attenzione del relatore Sen. Lucio Malan, il tema complessivo della riforma della rappresentanza e in particolare della legge ordinaria, la 459 del 2001. La nostra proposta è nota ed è stata depositata alcuni mesi fa sia alla Camera che al Senato.

Italy needs a new leadership

The Italian Government is running out of excuses. The blame-everybody-else-but-ourselves litany, successfully adopted by the Premier Mr Berlusconi, no longer works. Voters now recognize the gravity of the situation and are deserting the centre-right coalition in droves.
The dramatically escalating economic crisis has confirmed long standing problems of the Italian economy; the consolidated debt, which is running at 120% of GDP, the stagnant economy, with growth close to zero, the growing imbalances between the North and the South of Italy, the new wealth, the increasing poverty and the ever-growing tax evasion. The EU has asked Italy to start addressing the key economic problems or face disaster. The repercussions of which will affect all of the EU and the global economy.
The political and social consequences that Greece is confronting are a stark reminder of the peril ahead. Italy will fail if the Government, after denying for months the gravity of the situation, continues to underestimate the long-term consequences of this crisis and does not adopt urgent corrective actions.This crisis has also shown that credibility, political credentials and an ability to govern are fundamental components of a country's position in a world scale economy. It is not only a matter of trusting the Government issued bonds. In fact the Italian manufacturing sector, its export capacity and the quality of its industrial base, are undisputed and still today, together with Italy's saving capacity, provide a positive outlook and it is what makes Italy diverse from Greece, Spain or Portugal.
The Italian Government is not credible today. A credible leadership is clear on reforms and policies but also places national interest before the self-interest of its leaders. The Partito Democratico has played a responsible role in the crisis, opposing without obstructing the budget measures. A series of economic measures made up of drastic cuts equally distributed to all portfolios, without a necessary spending review, affecting services and therefore every-day life of citizens. The budget did not contain real reforms, including the pension system that needs to be aligned to other EU countries, and did not pay any attention to growth, through direct incentives or personal tax reductions.
The Government has now announced a series of measures that should look at growth and development but in Parliament both the PDL (Berlusconi's party) and the Northern League are still trying to push through a phone tapping legislation that is designed to silence the press. The latest scandal involving Mr Berlusconi is all about phone conservations; strange characters talk with the Premier about politics, favours and sex and raise the possibility of the Italian Premier being blackmailed. Questions without answers; these are the questionable antics of a majority that saved a member of the Chamber of Deputies, Marco Milanese, from jail and confirmed the centre-right view that MP's are above the law. If Milanese was an ordinary citizen he would have been jailed.
These are the questionable antics of a majority that prevents a no-confidence motion, presented by the opposition, in order to save Mr Romano, Minister for Agriculture, from simply stepping down during a court case for mafia.
Again the Premier is placing self-interest before national interest and the interests of the EU. The EU Central Bank has already warned Italy to start a new era of reforms immediately, in order to boost confidence. It did not have in mind a change in the phone tapping legislation.
The opposition has argued for alternative proposals:
- The introduction of a tax on assets, rather than continue to increase the goods and services tax, currently at 21%,
- Incentives to specific sectors of the economy and higher tax for speculative and financial sectors, accompanied by strong measures to fight tax evasion and,
- a new moral agenda to rebuild the credibility of the political system – a moral question that remains open for the entire political system.
A new leadership with credibility can only be achieved with a change of Government, this may come as a consequence of an early election or a transition Government headed by a national political figure or simply by a centre-right that finds the strength to free itself from Berlusconi's legacy and elects a new leader.We need a political system with the ability to demonstrate to voters, allies, EU countries and the world that Italy is still capable to express a Government which reflects the hopes, dreams and aspirations of its people.

Marco Fedi, MP
Member of the Italian Parliament
Chamber of Deputies
Rome

FEDI (PD): Riforma Comites e Cgie: la sintesi, purtroppo, non rende bene il senso del dibattito

In Commissione Affari Esteri ho parlato di “senso di responsabilità” nell’assolvere il nostro compito di parlamentari. Ho ribadito che sentiamo la necessità di una riforma degli organismi di rappresentanza ma che questa non è certamente prioritaria, in particolar modo in questo momento di tagli e riduzioni di bilancio in cui le riforme vere, di cui avremmo bisogno, vengono accantonate. Ho parlato di proposta arrivata dal Senato largamente insufficiente. Ho ricordato che dobbiamo avere ampi spazi di dibattito per garantire, anche alla Camera, i necessari approfondimenti e che dobbiamo seguire l’evoluzione della riforma costituzionale e della legge ordinaria che regola l’esercizio in loco del diritto di voto perché entrambe sono alla base dell’impianto complessivo della proposta di riforma di Comites e Cgie approvata dal Senato.
Nello sforzo di sintesi spesso si perde il senso politico delle cose dette. Il Governo, ad esempio, attraverso le parole del sottosegretario Mantica, ha detto alcune cose che sono fondamentali per capire dove siamo collocati in rapporto alla riforma degli organismi di rappresentanza e che non sono riportate nella sintesi. Ha indicato dei tempi, entro la metà del 2012 per completare l’iter, ha parlato di “soluzione di scorta”, che, in assenza di una interpretazione autentica delle intenzioni del Governo, potrebbe essere l’eventuale ricorso da parte del Governo a un “decreto”, ove l’iter incontrasse ostacoli alla Camera – soluzione che avrebbe comunque almeno il pregio di fare chiarezza – ed ha parlato di “possibili altri tagli a seguito dell’approvazione della manovra economica” non escludendo l’ipotesi che i tagli possano riguardare anche Comites e Cgie. Occorre tener conto di tutti questi elementi che non abbiamo potuto porre direttamente all’attenzione del sottosegretario Mantica, assente in sede di seguito del dibattito in Commissione.
Credo sia utile – in questa condizione complessiva – chiedere al CGIE, che si riunisce dal 12 al 14 ottobre, una riflessione anche su elementi che non appaiono nelle sintesi dei lavori parlamentari.

FEDI (PD): Rai Internazionale: mentre gli obiettivi di un vero rilancio dell’informazione televisiva nel mondo sono ancora lontani, l’ipotesi di ulter

In sede di audizione con il Direttore Renzoni ho subito espresso l’impegno dei Parlamentari del PD eletti all’estero affinché non vi siano altri tagli agli stanziamenti previsti dalla Convenzione tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Rai. Naturalmente ho rilevato come analogo impegno andrebbe garantito dai parlamentari di maggioranza poiché i segnali, invece, sono opposti. Il Governo pare intenzionato a portare ulteriori forti tagli all’informazione di servizio di Rai Internazionale.
Al Direttore Renzoni abbiamo posto la necessità di un miglioramento delle finestre informative in Italia, oltre ad un rafforzamento del dialogo tra le comunità.
Altri sforzi andrebbero fatti per superare il problema delle fasce orarie di programmazione, pur apprezzando il lavoro fin qui svolto.
Occorre poi rilanciare il progetto complessivo di Rai Internazionale nel mondo, puntando sulle nuove tecnologie, tra cui lo streaming, pensando a canali tematici e prevedendone la fruizione anche in Europa. Un progetto che richiede una visione dell’informazione italiana nel mondo, una concezione del rapporto con le comunità italiane nel mondo ed un impegno in questo settore che oggi, Governo e maggioranza, non sono in grado di garantire – ha sottolineato l’On. Marco Fedi.