lunedì 29 ottobre 2007

Convegno sul Museo nazionale delle Migrazioni

Gli interventi di Marco Fedi, di Claudio Micheloni e le conclusioni di Franco Danieli: “La fase che ora si apre è quella della realizzazione”

“Museo nazionale delle Migrazioni. L’Italia nel mondo. Il mondo in Italia”. E’ il titolo del convegno che si è svolto a Roma, presso la Sala delle Conferenze Internazionali della Farnesina, nel corso del quale è stato presentato il numero della rivista del Cser “Studi Emigrazione” che fotografa la situazione dei musei delle migrazioni nel mondo. I lavori hanno avuto inizio con l’intervento dal vice ministro degli Esteri Franco Danieli che ha sottolineato la necessità di recuperare le “povere e fragili” documentazioni che ripercorrono oltre cento anni di emigrazione italiana. Lettere, cartoline passaporti, carte d’identità, documenti di viaggio, fotografie e testimonianze orali che raccontano una storia che oggi la società italiana tende a rimuovere.
“La realizzazione del museo - ha detto Danieli - è un dovere morale e storico che si discute da tempo ed oggi va portata a termine. Nella finanziaria 2008 ci saranno due milioni e ottocentomila euro per l’istituzione del Museo nazionale delle Migrazioni. Sono previste disponibilità finanziarie anche per il 2009. Il museo - ha aggiunto - non dovrà essere un semplice luogo espositivo, ma una realtà vitale multimediale e stimolante dove non si raccontino solo drammi, ma i vari aspetti dei fenomeni dell’emigrazione italiana e dell’immigrazione nel nostro paese. Un luogo dove possano incontrarsi i nostri connazionali all’estero, le business communities italiane nel mondo, le scolaresche e gli studiosi”.
Norberto Lombardi, consigliere del Cgie e direttore di “Quaderni sulle migrazioni”, ha evidenziato l’esigenza di seguire, per la realizzazione del Museo nazionale, una strada operativa e una progettuale. La prima, una volta acquisite le risorse necessarie tramite la finanziaria, potrebbe svilupparsi attraverso la creazione di una specifica Fondazione di partecipazione che coinvolga forze finanziarie culturali e scientifiche. Dal punto di vista progettuale Lombardi ha auspicato la creazione di un asse culturale e scientifico che permetta al museo di analizzare, oltre la semplice ricostruzione storica, anche l’aspetto evolutivo dell’emigrazione italiana, divenendo un osservatorio permanente delle nuove mobilità. Il nuovo centro, oltre a cogliere l’intreccio con i vari aspetti dell’immigrazione, dovrebbe riservare specifiche aree tematiche alle nuove generazioni e alle donne. Lombardi ha anche ipotizzato la realizzazione di un network dei musei regionali e dei centri di ricerca italiani che, nel pieno rispetto delle singole autonomie, venga coordinato, per la programmazione pluriennale di progetti condivisi, da una commissione scientifica con tutti i responsabili dei centri museali . Una rete che avrebbe al centro il nuovo Museo nazionale delle migrazioni e i due complessi museali in via di realizzazione a Genova e Napoli.
ROMA - E’ stato Marco Fedi, deputato eletto nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, a salutare l’apertura dei lavori pomeridiani del convegno dedicato alla creazione di un Museo nazionale delle Migrazioni, svoltosi a Roma il 26 ottobre.
“Quello che mi preme mettere in luce di questa importante iniziativa – ha detto Fedi – è la sua ambizione transnazionale, dal momento che il tema dell’emigrazione, nella sua straordinaria complessità, riguarda tutti. E non parliamo solo di emigrati, ma delle culture, delle tradizioni e delle religioni che un fenomeno come questo chiama in causa nello sviluppo della società contemporanea”.
“E’ importante sottolineare il radicamento di scelte prioritarie di questo tipo – ha aggiunto il parlamentare – proprio in un momento in cui la stessa rappresentanza degli italiani all’estero viene messa in discussione”. Per Fedi comunque le iniziative che si trovano nella legge finanziaria “non sono sufficienti. Occorre pensare – ha aggiunto - ad una iniziativa legislativa più ampia ed ad una più ampia consultazione al fine di elaborare una proposta credibile che sia capace di attrarre tutte le risorse che potrebbero essere necessarie per portare a termine un progetto di questo tipo”.
“Da oggi – ha concluso Fedi – è aperto un ulteriore spazio di riflessione che ci vedrà protagonisti nella realizzazione di questa rete museale”.
A ribadire l’importanza della realizzazione del Museo nazionale delle Migrazioni è stato anche il senatore Claudio Micheloni, eletto nella ripartizione Europa, che ha ricordato, intervenendo ai lavori del pomeriggio, come uno degli obiettivi proposti al momento dell’insediamento del Comitato che si occupa delle questioni degli italiani all’estero del Senato, da lui presieduto, fosse “che l’emigrazione italiana diventi un elemento di studio ed insegnamento nelle scuole”.
“Riscontriamo infatti – ha chiarito Micheloni – una scarsa conoscenza da parte delle giovani generazioni di questo fenomeno che ha profondamente segnato il loro passato. Tutto ciò rende difficile nello stesso Parlamento la comunicazione di quelle che sono le necessità e le problematiche degli italiani all’estero”.
“C’è una frattura tra la prima generazione di emigrati e quelle successive – ha sottolineato –dovuta alla mancata trasmissione delle esperienze. I giovani sono i primi a voler conoscere la propria storia e a voler prendere consapevolezza delle loro radici”.
Micheloni ha ricordato inoltre “la difficile integrazione dovuta al progetto di provvisorietà dell’emigrazione che ha caratterizzato gli emigranti che dall’Italia si sono spostati all’interno dello spazio europeo. Dal momento che parliamo di un fenomeno così complesso – ha concluso – occorre mettere in campo una riflessione più seria sull’emigrazione, una riflessione che comprenda anche la trasformazione avvenuta nei paesi di partenza, le dinamiche economiche e che punti sul legame che milioni di italiani o persone di origine italiana intendono mantenere e alimentare con la cultura italiana”.
Ha concluso il convegno l’intervento di Franco Danieli, vice ministro degli Affari Esteri, il quale ha indicato i passi concreti in programma per la realizzazione del Museo.
“Questo convegno deve essere visto in qualche modo come un momento conclusivo – ha sottolineato Danieli. .– Ci è stato utile per fare una riflessione finale sull’idea che avevamo elaborato da qualche mese. Anche se c’è sempre uno scarto tra il momento dell’ideazione di un progetto e della sua concreta realizzazione, vorrei mettere l’accento sulla rapidità che deve accompagnare questa iniziativa. Considero quindi il tempo dell’analisi terminato. La fase che ora si apre è quella della realizzazione”.
Proprio in considerazione della rapidità della realizzazione Danieli ha sottolineato che “questo non è un museo che dovrà essere costruito, ma che sarà allestito in un spazio preesistente. Le risorse a disposizione sono 2 milioni 800 mila euro, a cui immagino si aggiungeranno di anno in anno contributi da parte dello Stato e contributi da parte di italiani all’estero che si sono già dichiarati disponibili a intervenire in modo considerevole. Il Museo delle Migrazioni considererà l’Italia come una stratificazione delle migrazioni del passato e di elementi che ancora permangono”.
“L’emigrazione di massa italiana si è conclusa 30 anni fa ed ora è arrivato il tempo di dare sistematicità e visibilità al fenomeno, grazie ad un luogo dove sia possibile raccogliere le testimonianze storiche di quello che è stato. La dimensione dei musei locali – ha ricordato il Vice Ministro – è legata alla natura di un fenomeno che così profondamente ha inciso sul territorio, ma è tuttavia necessaria una struttura centrale capace di contribuire alla scientificità dei singoli percorsi che vengono di volta in volta ricostruiti. E’ indispensabile superare la frammentarietà e creare delle reti per superare uno dei problemi più gravi che l’Italia ha: la mancanza di coordinamento. Solo così possiamo evitare di disperdere preziose risorse”.
(Viviana Pansa-Inform)

mercoledì 24 ottobre 2007

Intervista a tutto campo sull'attualità politica

Iniziamo con un commento sulle primarie. Come sono andate in termini di partecipazione?
È stata un’ottima giornata. Abbiamo lavorato per quello che realmente le primarie sono state, aldilà delle polemiche: la nascita di un nuovo partito e quindi l’invito a tutti coloro i quali si riconoscono in questa forza politica. Non era un appello a individuare i candidati per le prossime elezioni politiche. Era un appello a rafforzare il partito centrale del composito mondo del centro-sinistra, che è anche all’estero più ampio del solo Partito Democratico. In quest’ottica, che mi appare la più ragionevole, il risultato è stato estremamente positivo.
Prossimamente ci sarà l’adesione formale al Pd. È in corso un dibattito sulle sue forme. C’è chi propone un partito “fluido”, senza tesserati. Lei come la pensa?
Il mio timore è che il sistema politico italiano non è pronto per un partito senza tessere. Per una forma così rinnovata di dialogo con i propri sostenitori e di assegnazione dei propri incarichi, come quella presupposta da un’organizzazione senza tessere, non c’è bisogno di fare un partito. Sarebbe un ossimoro. È sacrosanto avere una visione nuova, ma bisogna anche avere la forza per sostenerla. Quindi, credo che per questa fase iniziale la soluzione più giusta e realistica sia quella di ricorrere al tesseramento. Proveniamo da esperienze in cui l’organizzazione era al centro del partito e del modo di fare politica con la gente, con i cittadini. Un partito organizzato in modo nuovo rappresenta una sfida e quindi dobbiamo ragionare su percorso per arrivare a questo obiettivo. Il Partito Democratico in sostanza dobbiamo ancora costruirlo.
Prossimo appuntamento il 27 ottobre a Milano per la Costituente. In cosa consiste?
Sarà un primo incontro che investirà Veltroni della leadership del PD e traccerà alcune delle linee guida del nuovo soggetto politico. Poi si terranno altre assise per decidere in materia di organizzazione e statuto del Partito. Anche noi delegati eletti all’estero stiamo scambiandoci opinioni per elaborare una proposta complessiva sia per quanto riguarda lo statuto del partito, sia per l’organizzazione sul territorio.
Va bene. Ma adesso quali sono le prospettive del PD e del suo leader? Come deve muoversi il sindaco di Roma?
Veltroni non è il premier-ombra. Egli è stato eletto segretario con un mandato ben preciso: costruire questo Partito, con un programma di governo che, nella logica delle alleanze, lo renda in grado di vincere le prossime elezioni politiche. Sono certo che Veltroni saprà lavorare bene su un percorso diverso da quello del Presidente del Consiglio. Prodi ha un ruolo di governo poiché è il primo ministro di tutto il Paese, oltre ad essere al contempo il leader di tutta una composita coalizione come l’Unione. Veltroni invece è il leader del Partito maggioritario nella coalizione, cosa ben diversa. È logico pertanto che ci possano essere delle differenze nel quotidiano tra l’operato di Prodi e le dichiarazioni di Veltroni. Tuttavia, aldilà delle malizie di alcuni, rimane scontato il sostegno pieno del PD al governo in carica.
Si parla molto in questi giorni di una caduta a breve dell’esecutivo, sulla Finanziaria ma anche su un qualsiasi provvedimento, vista la sempre più risicata maggioranza del centro-sinistra al Senato. Berlusconi assicura che ci saranno nuove elezioni in primavera, lasciando intendere di aver convinto dei senatori della maggioranza a passare all’opposizione. Il ministro Mastella quasi invoca un voto anticipato e non manca di lanciare moniti alla maggioranza e di polemizzare aspramente con il suo collega Di Pietro. Che cosa ci aspetta?
Intanto vorrei dire che sono profondamente amareggiato dal fatto che, ad un anno e mezzo dall’inizio della legislatura, l’opposizione di centro-destra non riesce ancora ad assumere un atteggiamento costruttivo sulle riforme di cui il Paese ha urgente bisogno, da quella elettorale a quelle istituzionali. A segnali di apertura nei lavori di commissione, stanno seguendo ora nuove chiusure in Aula. Quello che però è ancor più grave è che ancora oggi si metta in discussione il risultato elettorale dello scorso anno e di conseguenza la titolarità di Prodi a governare. Per non parlare del fatto che Berlusconi rifiuta il dialogo anche con il PD, perché sostiene un governo definito illegittimo… Questo spettacolo non è degno di una democrazia matura.
Ma il governo cade o no?
Voglio completare il mio ragionamento. È proprio in virtù di tale atteggiamento irresponsabile dell’opposizione che ogni giorno che passa siamo di fronte a nuovi tentativi di “spallate”, “trappoloni”, “shopping di senatori” e via dicendo. Insomma, così facendo non si cerca, legittimamente, di mettere in crisi la maggioranza sui provvedimenti che giungono nella aule parlamentari. Mi spiego: se il governo cadesse su un voto importante sarebbe giusto fare chiarezza su quali forze politiche debbono assumersene la responsabilità. Quello che non ritengo accettabile è che si lavori nell’ombra per far cadere il governo solo con singole operazioni di trasformismo individuale. Essere senza vincolo di mandato per me vuol dire al servizio di tutta la collettività e non solo del proprio settore o categoria, ma purtroppo da alcuni viene percepito come la possibilità di trasferirsi quando e come si vuole dalla maggioranza all’opposizione per ricattare la prima. Sarà che ho fatto a lungo politica in un altro Paese, ma non posso non notare questo vizio peculiare italiano. Anche per questo sono certo che eventuali imboscate non saranno tese da nessuno degli eletti all’estero.
È a favore, quindi, di norme anti-ribaltone?
Lo ripeto: io trovo che sia innanzitutto una questione etico-politica, che non andrebbe nemmeno normata. Una cosa è spostarsi, in taluni casi circoscritti, da una forza ad un’altra all’interno della stessa alleanza. Altra è trasferirsi, in piena legislatura, dopo aver sottoscritto un programma, dalla maggioranza all’opposizione. Un fenomeno preoccupante.
Lei rimane un fedele sostenitore del governo Prodi. Per quali ragioni?
Date le condizioni che tutti conosciamo – una maggioranza risicata al Senato e una coalizione tanto ricca quanto litigiosa – mi sembra che Prodi sia riuscito a fare un piccolo miracolo. La prima Finanziaria è stata dura per rimettere a posto i disastrosi conti pubblici italiani ereditati dal precedente governo, secondo quanto chiedeva l’Unione europea di cui siamo parte. Ora passiamo ad una manovra come l’attuale in cui si inizia a restituire qualcosa a chi ha avuto di meno. Sono sicuro che se il governo rimarrà in carica fino al termine naturale della legislatura, se ne vedranno appieno i frutti.
Per la sinistra dell’Unione quanto fatto finora non è sufficiente. Un milione di persone sono scese in piazza a Roma per ricordare al governo gli impegni presi nel programma e auspicare una svolta a sinistra, in particolare su precarietà e previdenza sociale.
Ritengo legittime le sollecitazioni di chi pensa che l’asse del governo vada spostato più a sinistra. È giusto dire che, anche dopo l’aumento delle minime, le pensioni di molti anziani sono ancora troppo basse e che, sebbene sia stato varato il nuovo protocollo sul welfare, la precarietà lavorativa dei giovani sia ancora troppo diffusa. Ricordarlo, come fanno i manifestanti di Piazza San Giovanni è positivo e non rischia di far cadere il governo. Ma vorrei ricordare loro che, tenendo conto dei limiti citati, già sia stato fatto molto e che a partire da questa Finanziaria ci sarà un ulteriore passo in avanti. Le condizioni per proseguire, come maggioranza e come governo, ci sono. Bisogna assumersene tutti la piena responsabilità.
Concludiamo tornando sugli italiani all’estero. Cosa c’è di nuovo nell’agenda politica?
Apprezzo molto il nuovo atteggiamento di critica costruttiva del centro-destra, partito proprio dall’Australia. I temi su cui ci giungono sollecitazioni ad andare avanti sono quelli sui quali noi eletti all’estero del centro-sinistra stiamo lavorando dall’inizio della legislatura: la riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza alla sanatoria degli indebiti pensionistici. Del resto, portare a casa risultati come questi sarebbe sì merito nostro, per aver portato avanti tali istanze, ma anche loro, se manterranno tale atteggiamento di apertura. Magari traducendolo in iniziative parlamentari,. Ma soprattutto sarebbe una vittoria della nostra gente, di tutta la comunità italiana all’estero, della quale noi siamo solo dei rappresentati. Voglio essere ancor più chiaro: non sarebbero vittorie individuali, né per un eletto di centro-sinistra né per uno di centro-destra, ma sarebbe un successo degli italiani nel mondo e del sistema politico italiano.
Veniamo nello specifico. Come siamo messi con la sanatoria Inps?
Dopo che l’insuccesso dello scorso anno, dovuto al taglio alle spese previsto nella Finanziaria passata, anche quest’anno stiamo tentando di inserire nella manovra un emendamento che preveda la sanatoria. Essendo questa una Finanziaria diversa rispetto alla precedente, le possibilità che questo emendamento venga accolto sono più ampie. L’emendamento dovrebbe iniziare il suo iter già al Senato, ma qualora non andasse in porto, lo riproporremo alla Camera con forza e determinazione.
E la riforma della cittadinanza quando vedrà la luce?
Vorrei ricordare che questo provvedimento, importante non solo per noi italiani all’estero ma anche per tutti gli immigrati in Italia, ci è fortemente richiesto anche dall’Europa. Stiamo lavorando perché a gennaio, quando riprenderà la discussione sulla riforma, il governo sia in grado di assicurare la disponibilità finanziaria che è mancata in passato.
Intanto, però, nella riapertura del dibattito sulle riforme alcuni hanno rimesso in discussione le circoscrizioni estere.
Ecco, io penso che radicare la rappresentanza eletta all’estero nel sistema istituzionale italiano sarebbe un’operazione politica importante. Serve ribadire le ragioni per cui noi siamo qui, evitando di retrocedere nel numero della nostra rappresentanza o addirittura riguardo alla sua stessa esistenza. Su questi aspetti noi eletti dell’Unione stiamo facendo un lavoro rilevante con la commissione Affari costituzionali, avanzando le nostre proposte nel contesto delle riforme istituzionali. La posizione che abbiamo affermato è quella riportata nel testo unificato 553-A della Commissione che prevede la conferma della rappresentanza della circoscrizione estero in 12 eletti alla Camera e 6 al Senato.

Lorenzo Rossi

Roma, 24 ottobre 2007

giovedì 18 ottobre 2007

"Democratici nel mondo per Veltroni" stravince in Australia con il 96% dei consensi

Il PD in Australia nasce con la partecipazione di 1185 persone. Donne e uomini che hanno aderito ai valori ed alle idee della nuova formazione politica. Il risultato nel suo complesso è positivo. Sia per il dato relativo all’affluenza che per il consenso espresso nei confronti di Walter Veltroni. Un risultato a cui si è arrivati grazie alla personalità del candidato segretario al lavoro svolto dai candidati della lista Democratici nel mondo per Veltroni ed all’impegno dei tanti volontari che hanno lavorato per la lista e nei seggi. A tutti va un sentito ringraziamento. Un grazie anche agli elettori, alle persone che hanno sottoscritto la lista e poi l’hanno votata. Insieme costruiremo, in Australia e nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, un Partito Democratico forte e determinato, impegnato a lavorare per le nsotre comunità ed a rafforzare i legami tra l’Italia e la ripartizione e l’Australia in particolare.
La partecipazione a questa prima consultazione elettorale è di buon auspicio per i successivi passaggi che riguarderanno la struttura, la rete di collegamento e l’organizzazione all’estero del partito democratico.
Insieme costruiremo una forza politica in grado di affrontare meglio i grandi temi della pace e sicurezza, dello sviluppo e del lavoro, dell’ambiente e dei diritti civili ed umani e, in questo contesto, anche i temi che riguardano le comunità italiane all’estero. Il progetto politico del Partito Democratico oggi si rafforza e contribuisce inoltre a far tornare in campo la bella politica e ad accelerare la costruzione di un’Italia più stabile sotto il profilo della governabilità e delle riforme.
Seggi:
Melbourne (Federazione Lucana):
totale voti 299: Veltroni 289, Bindi 2, bianche 7, nulle 1
Melbourne (Club Lazio-Marche):
totale voti 261: Veltroni 249, Bindi 12, bianche 0, nulle 0
Sydney (Bossley Park):
totale voti 130: Veltroni 127, Bindi 3, bianche 0, nulle 0
Sydney (Five Dock):
totale voti 59: Veltroni 58, Bindi 1, bianche 0, nulle 0
Sydney (It. So. Wel):
totale voti 19: Veltroni 19, Bindi 0, bianche 0, nulle 0
Adelaide (Filef):
totale voti 16: Veltroni 16, Bindi 0, bianche 0, nulle 0
Adelaide (Cic):
totale voti 138: Veltroni 126, Bindi 12, bianche 0, nulle 0
Canberra (Italian Club):
totale voti 38: Veltroni 37, Bindi 1, bianche 0, nulle 0
Perth (Isca):
totale voti 81: Veltroni 76, Bindi 4, bianche 0, nulle 0
Perth (50 e più):
totale voti 48: Veltroni 44, Bindi 3, bianche 0, nulle 0
Perth (Fremantle):
totale voti 39: Veltroni 39, Bindi 0, bianche 0, nulle 0
Perth (Dianella):
totale voti 57: Veltroni 57, Bindi 0, bianche 0, nulle 0
TOTALE:
voti: 1185
Veltroni: 1137
Bindi: 38
bianche: 7
nulle: 3

mercoledì 10 ottobre 2007

“Gli italiani sono ancora utili? A chi e come. La ricerca scientifica e la collaborazione universitaria”

Non potendo partecipare al “Seminario Italia-Australia: Ipotesi progettuali sul Museo delle Migrazioni”, tenutosi lunedì 8 ottobre presso l’Istituto Diplomatico Mario Toscano di Roma, ha inviato il seguente contributo.

«Desidero scusarmi per non essere riuscito a partecipare a questa iniziativa ma sono in Australia – territorio elettorale – per le primarie del Partito Democratico. Anche questo nuovo progetto di “architettura politica” della rappresentanza può trasformarsi in occasione di incontro e scambio tra le forze politiche e contrinbuire a rafforzare i legami tra Italia ed Australia.
Ringrazio il Vice Ministro Franco Danieli per quest’invito, l’Ambasciatrice Amanda Vanstone per la sua qualificata presenza, le Università La Sapienza di Roma e di Adelaide per aver saputo cogliere l’importanza del tema delle migrazioni, che accomuna le esperienze dei nostri Paesi, sia sotto il profilo storico, che come grande questione culturale, sociale e politica dei nostri tempi. Un momento di discussione significativo anche in direzione di un rafforzamento dei rapporti bilaterali tra Italia e Australia, legato all’ambizioso ed entusiasmante progetto, seguito con dedizione dal Prof. Norberto Lombardi, di realizzare una rete museale dell’emigrazione italiana nel mondo. Un’opportunità per conferire maggiore attenzione alle “migrazioni”, alle straordinarie opportunità di conoscenza, crescita e sviluppo che lo spostamento di persone nel mondo offre alle nostre società. È straordinario che le facoltà di architettura di due prestigiose Università mettano al servizio di questo grande tema universale, globale, la loro capacità di ricerca, di analisi, di conoscenza e comprensione, ed infine di progettazione.
L’Italia è un grande Paese che può offrire, anche nei settori della ricerca, significative opportunità di collaborazione. L’Italia ed i nostri ricercatori, scienziati, tecnici e professionisti sono apprezzati nel mondo: per la loro originalità, preparazione e competenza. Gli italiani, quindi, per rispondere alla domanda posta nel titolo del mio breve intervento, sono certamente ancora utili. Più utili di quanto si creda e di quanto la limitatezza delle risorse autorizzerebbe a pensare.
Vi è quindi una questione risorse che riguarda l’Italia, ma non solo. Vi è un problema di coordinamento, di comunicazione ed informazione, di saper fare squadra e quindi sistema. Per cogliere le opportunità del nostro tempo dobbiamo saper utilizzare la rete di presenza italiana nel mondo, attraverso le Università, le Regioni, le amministrazioni dello Stato: attraverso il sistema Italia nel suo complesso. E possiamo costruire – insieme – un percorso bilaterale Italia-Australia per superare alcuni degli ostacoli che ancora esistono per quanto riguarda il riconoscimento dei titoli accademici, le opportunità di estendere a Paesi come l’Australia i progetti di ricerca e di formazione a livello europeo, gli scambi a livello universitario, le borse di studio ed i progetti di ricerca aperti alla collaborazione con l’Australia, che è un Paese la cui ricerca è all’avanguardia in molti settori.
Sono certo che lavorando bene insieme possiamo contribuire ad avvicinare ulteriormente questi due grandi Paesi».

Di seguito il medesimo testo in lingua inglese:
«I wish to apologise for not being able to attend this event. I am currently in Australia for the primaries of the Democratic Party. This is also a new “architectural political project”, endeavouring for stability, cohesion and capacity to deliver good government and policies in Italy. This also – at the political level – can become an opportunity to establish stronger links between Italy and Australia.
Vice Minister Franco Danieli, Madam Ambassador Amanda Vanstone, delegations from two prestigious Universities, La Sapienza and Adelaide, thank you for this invitation and this opportunity. Thank you for choosing the important subject of migration as the central element of your joint work. This project means you will exchange experiences and skills, share knowledge, develop ideas and then plan and design a museum, which will prove to be beneficial in strengthening the ties between Australia and Italy.
And this is happening at the same time as Prof. Norberto Lombardi – a dedicated member of Vice Minister Danieli’s staff – is working on a project that is looking at establishing a network of museums on migration and the Italian Diaspora specifically.
Italy can offer significant opportunities for joint research projects, international cooperation and bilateral exchanges. Resources are limited, and unfortunately this is a dangerous trend, but we also must work towards better coordination and exchange of information.
Italy and Australia can profit from better and stronger relations and we should foster opportunities to use Australia’s strong research position in certain areas and Italy’s competent and skilled researchers. We can achieve stronger relations between Universities, research institutions, Italian Regional Governments and Australian States and the Commonwealth of Australia and the Republic of Italy.
We can work together to achieve a better environment for bilateral and multilateral cooperation. We can start addressing issues like the recognition of academic titles, the extension of international European research project to countries like Australia, the increase of both study grants and the number of research grants.
I’m confident that working together we can contribute to closer relations between these two countries».

Roma, 10 ottobre 2007

giovedì 4 ottobre 2007

Nasce il blog della lista "Democratici nel mondo per Veltroni"

E' attivo il nuovo blog dei "Democratici italiani nel mondo per Walter Veltroni", lista in sostegno alla candidatura di Veltroni alla guida del Partito Democratico, presentatasi alle primarie del 14 ottobre prossimo nella circoscrizione Africa-Asia-Oceania-Antartide.
Trovate lì tutte le informazioni su: candidati, seggi, modalità di voto.
I residenti all'estero sono invitati a iscriversi al più presto alle liste elettorali.