venerdì 31 ottobre 2008

Per un Comitato che funzioni

“Il comitato per gli italiani nel mondo della Commissione affari esteri della Camera ha un ruolo importante. Dobbiamo garantirne il funzionamento. D’accordo quindi sulle riforme e sul percorso per arrivarvi. Ma il comitato deve funzionare anche in questa situazione di emergenza con i tagli apportati ai capitoli per gli italiani nel mondo” – ha sottolineato l’On. Marco Fedi durante i lavori del Comitato. “Lavorare sugli emendamenti presentati da opposizione e maggioranza per sostenerli, ad esempio, o proporre ordini del giorno alla commissione affari esteri, ad esempio. Come sarebbe stato utile svolgere la discussione sull’ordine del giorno che propone il rinvio dei Comites e del Cgie nella sede del Comitato prima che in Commissione” – ha ribadito l’On. Fedi. “Rinvio che continuo a ritenere sbagliato poiché siamo in assenza di proposte di riforma, non vi sono impegni per recuperare le risorse destinate allo svolgimento delle elezioni sui capitoli degli italiani all’estero e non si sono indicati i tempi del rinvio stesso, a fronte invece di Comitati che attendono il necessario rinnovamento”. “Occorre avviare un lavoro razionale: fare il punto della situazione sulle proposte di riforma già presentate, svolgere audizioni e discutere delle riforme, dalla scuola alla cultura. Ma abbiamo anche il compito di approfondire temi come quelli legati alla sicurezza sociale, o ai diritti sindacali, anche se questi temi fanno riferimento ad altre commissioni di merito” – ha dichiarato Fedi. “Bene quindi con il Cgie ma propongo anche i sindacati per la sicurezza sociale, per i diritti sindacali, per la scuola”.
“Il Comitato può fare un lavoro di sintesi e di approfondimento utile alla Commissione affari esteri ed a tutto il Parlamento: dobbiamo evitare che si trasformi unicamente nel luogo delle tensioni e della critica che comunque – particolarmente in questi momenti – sono forti e giuste” – ha concluso l’On. Marco Fedi.

mercoledì 29 ottobre 2008

La virgola


La grande manifestazione del 25 ottobre per “salvare l’Italia”


L’imponente manifestazione del Partito Democratico ci ha consegnato una responsabilità: continuare a svolgere con coerenza il ruolo di forza centrale dell’attuale opposizione. Una coerenza che non può venire meno nonostante l’atteggiamento del Governo e di parti della maggioranza. Non basta sostenere – a partire dal Presidente della Camera – che le legittime manifestazioni di protesta vanno ascoltate. Devono aprirsi spazi di dialogo in Parlamento. Le manifestazioni, la piazza, le proteste di questi giorni denotano un forte malessere ma dicono anche alcune cose, indicano delle alternative, propongono un percorso. Le riforme vere, quando riguardano settori importanti per il futuro del Paese come la scuola, debbono partire dall’ascolto dei soggetti interessati e garantire un quadro di modifiche il più possibile condivise per dare stabilità al settore. Che senso ha produrre cambiamenti raggiunti grazie alla logica dello scontro e quindi trasformarli in obiettivo di modifica quando l’opposizione diventerà maggioranza? E quando – soprattutto – la connotazione di base è rappresentata dai tagli? Tagli che riguardano anche gli italiani nel mondo.
Non posso nascondere l’emozione di aver visto l’enorme conca del Circo Massimo e le vie laterali strabordare di persone provenienti da tutta Italia e dall’estero. La presenza dall’estero, con lo slogan “ci tagliano la lingua”, ha aggiunto il contributo degli italiani nel mondo alla manifestazione di protesta. Sebbene non mi interessi la guerra dei numeri, trovo parecchio ridicolo che Berlusconi si dica non preoccupato dalla manifestazione ma poi cada nel più banale dei comportamenti di chi è in difficoltà: negare l’evidenza e sminuire il ruolo della protesta. Quello che più duole sentire è il disprezzo con cui gli esponenti di governo e maggioranza hanno bollato la storica manifestazione del Pd e, in generale, tutte le proteste pacifiche in corso in questi giorni nel Paese, soprattutto quelle del mondo della scuola, attaccato dai tagli del ministro Gelmini.
Occorrerebbe più rispetto verso ogni forma democratica di opposizione, senza demonizzarla o ridicolizzarla, ma al contrario vivendola come stimolo per un confronto. Lo “smemorato” Berlusconi finge di non ricordare di quando, circa due anni fa, manifestò lui a Roma contro il governo Prodi, e quest’ultimo non irrise affatto i cittadini scesi in piazza.
Al di là delle polemiche, ciò che rimane di sabato scorso sono alcuni dati di fatto: un’opposizione più unita (in piazza con noi c’era anche Di Pietro); l’apertura alle alleanze con altre forze di minoranza, parlamentari e non; la riaffermazione della leadership di Veltroni nel Pd; la fine della luna di miele tra governo e italiani (registrata dagli ultimi sondaggi che vedono un primo calo nel sostegno all’esecutivo).
Non è tutto. C’è ancora tantissimo da fare per rendere efficace un’opposizione propositiva alle politiche di un governo poco disposto all’ascolto delle forze vive del Paese. Noi ce la metteremo tutta, come il 25 ottobre ha saputo dimostrare.

Una legge elettorale per le europee troppo partitocratica

È iniziata lunedì scorso in Aula alla Camera la discussione della riforma della legge elettorale per le europee.
Mille volte si è detto che non si dovrebbero mai “cambiare le regole del gioco” poco prima delle elezioni e soprattutto senza il minimo consenso delle minoranze. Ancora una volta il Pdl ha scelto di fare da solo e procedere in maniera autoritaria. La proposta della maggioranza berlusconiana è quella di inserire uno sbarramento al 5% sul piano nazionale, di abolire le preferenze e procedere per liste di candidati bloccate, e di raddoppiare le circoscrizioni elettorali (dalle attuali 5 a 10).
Il Pd ha già annunciato un pacchetto di emendamenti per cambiare questa riforma.
In primo luogo, è nostro obiettivo ridurre lo sbarramento nazionale al 3%: va bene la semplificazione del quadro politico, ma il 5% è una soglia troppo alta e va a limitare l’espressione democratica del pluralismo, soprattutto in un Parlamento come quello europeo che non ha lo scopo di sostenere un governo con una sua maggioranza.
Inoltre, combatteremo contro la rimozione delle preferenze. Sono i cittadini e non gli apparati di partito a dover decidere chi va in Parlamento. Se la maggioranza dimostrerà ancora una volta totale chiusura proveremo a ridurre la dimensione delle circoscrizioni per dare più visibilità ai candidati collocati dalle forze politiche e per favorire il ricorso alle primarie per individuarli. Da parte nostra, il Pd si è impegnato a farle le primarie in ogni caso.
Infine, nell’ottica di una distribuzione degli incarichi rappresentativi e contro la presentazione di leader-specchietti per le allodole che si candidano per incassare voti al proprio partito e si dimettono il giorno dopo, vogliamo impedire il cumolo delle cariche (non facendo eleggere ministri, presidenti di regioni e province, sindaci di città sopra i 15mila abitanti) e le candidature multiple in più collegi elettorali.

venerdì 24 ottobre 2008

La somma delle contraddizioni, il quoziente politico e ... la sottrazione di risorse

“La somma delle contraddizioni non potrà mai produrre un risultato diverso dalla somma delle azioni negative compiute: credo che questa regola valga anche in politica. I tagli, senza autentiche riforme, producono danni irreversibili, producono unicamente distruzione” – ha dichiarato l’On. Marco Fedi. “I tagli che colpiranno le politiche a favore delle comunità italiane nel mondo avranno come unico effetto la chiusura del rapporto con l’italianità fuori dei nostri confini nazionali: perché il Governo Berlusconi colpirà lingua e cultura, editoria, investimenti, solidarietà – tra i quali anche diritti costituzionali, come quello alla formazione e all’assistenza sociale. Colpirà gli strumenti del dialogo, i contenuti di accordi bilaterali e multilaterali, colpirà il centro nevralgico della nostra presenza nel mondo. Colpirà anche la rappresentanza. Non esistono giustificazioni alla scelta chirurgica di operare un taglio complessivo di 50 milioni di euro ai capitoli tradizionalmente rivolti alle nostre comunità nel mondo” – ha ribadito Marco Fedi. “È contraddittorio allora parlare di lingua italiana nel mondo, di investimento culturale, di lingua italiana negli ordinamenti scolastici di altri Paesi, quando l’unica prospettiva è rappresentata dai tagli. È una contraddizione parlare di fase temporanea, ipotizzando un futuro ritorno di investimenti, quando componenti dello stesso esecutivo parlano di tagli per tre finanziarie consecutive. Viviamo, almeno nelle dichiarazioni, una serie costante di contraddizioni, anche sulle motivazioni dei tagli. Non vi è crisi finanziaria internazionale che tenga per una scelta di finanza pubblica che è maturata prima dell’estate, per una decisione politica gravissima che fa pesare su alcune Direzioni Generali del Ministero degli Affari esteri riduzioni del sessanta per cento, per una deliberata e mirata azione di delegittimazione degli organismi di rappresentanza” – ha dichiarato l’On. Marco Fedi.
“La manovra economica colpisce pesantemente Ministeri, Regioni ed Enti locali e non abbiamo ancora valutato tutte le conseguenze negative che ne deriveranno per gli italiani all’estero, anche in relazione al buon lavoro svolto da alcune Regioni italiane che potrebbe essere compromesso proprio dai tagli. Il quoziente politico non cambia, quindi, anche tirando in ballo altri soggetti. Siamo testimoni, invece, di una sottrazione di risorse che non ha eguali, che non può essere giustificata né rappezzata con ipotesi di rimedio come l’intervento delle Regioni o dei privati”.
“Come parlamentari del Partito Democratico eletti all’estero, abbiamo presentato degli emendamenti che propongono il ripristino integrale dei tagli previsti per i capitoli degli italiani all’estero. Non solo. In aggiunta proponiamo uno stanziamento per le nuove generazioni, in modo che possa continuare il percorso che inizierà con la conferenza mondiale dei giovani ed uno stanziamento per il museo delle migrazioni, progetto in cui crediamo e per il quale siamo convinti si debbano investire risorse”. “Abbiamo poi presentato un emendamento tendente a superare definitivamente la questione dell’esonero ICI, in modo che avvenga per tutti, con trasparenza ed in base ad una norma di legge, piuttosto che sulla base di interpretazioni o semplici equiparazioni. Un emendamento sul diritto all’assegno sociale, per consentire che il requisito dei 10 anni si possa raggiungere con i periodi di residenza storica, vale a dire verificatasi in un qualsiasi momento della vita di un emigrato o immigrato. Ed abbiamo presentato un emendamento che renda permanente il diritto alle detrazioni fiscali per carichi di famiglia per i lavoratori italiani all’estero” – ha sottolineato l’On. Marco Fedi.
“Non ci siamo limitati a presentare emendamenti a questa finanziaria così negativa per gli italiani nel mondo o a votare contro i tagli introdotti con il decreto sulla salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie. Abbiamo presentato proposte di riforma, dal settore scolastico a quello culturale, dalla cittadinanza fino ai diritti sindacali, dai diritti delle donne all’assegno di solidarietà. Stiamo lavorando ad una proposta sull’informazione che punti ad un riordino complessivo del sistema e preveda, sin dall’inizio, criteri nuovi per l’accesso ai contributi, per i mezzi d’informazione elettronici ed audiovisivi, oltre che per la carta stampata. Abbiamo le carte in regola per progettare, attraverso le riforme, un rapporto nuovo tra Italia e comunità all’estero. Siamo pronti al confronto, anche se ci rendiamo conto delle difficoltà dell’attuale maggioranza ad affrontare il tema delle riforme” – ha concluso Marco Fedi.

giovedì 16 ottobre 2008

La virgola

Sulla prostituzione…

Non basta dire che da oltre cinquanta anni in Italia non si riesce a discutere di prostituzione – con tutte le conseguenze che da questo fenomeno derivano – per essere automaticamente nel giusto. Ne mi pare giusto semplificare il problema e riportarlo nella sfera di una semplice questione di ordine pubblico o di sicurezza delle città. Un sindaco di una grande città – prendiamo ad esempio Roma – è nel giusto se si pone il problema di restituire ai cittadini, ai turisti, agli immigrati, parti della città che sono state “espropriate” dalle attività che ruotano attorno alla prostituzione. Ma il sindaco di una grande città deve porsi anche il problema delle conseguenze delle proprie azioni. Spostare il problema da Roma a fuori le mura, oppure trasferirlo in luoghi dove non vi è pubblica esposizione ma può esservi analogo sfruttamento, con un peggioramento delle condizioni, deve interessare il primo cittadino di una grande città e tutti i cittadini. Altrimenti – come per la proposta del Ministro Carfagna – la logica deduzione è che si tratti di un provvedimento bigotto, che vuole evitare di affrontare il problema semplicemente portandolo lontano dagli occhi dei cittadini. In questo modo – come sempre – il rischio e di fomentare l’illegalità e favorire le attività illecite organizzate.
Sono convinto che la prostituzione debba essere regolata. La regola fondamentale della domanda e dell’offerta mi porta a pensare che non basti agire sull’offerta spostandola in altri luoghi e sulla domanda applicando le sanzioni. Solo una volta che sarà stato regolato il fenomeno, sarà giusto applicare tutti gli strumenti della legge per punire chi non sta nelle regole.
In molti Stati d’Australia la prostituzione è regolata. Dove non è regolata viene tollerata quando si svolge in luoghi “privati”ma spesso è gestita dalla criminalità organizzata ed è stata al centro di scandali che hanno coinvolto anche le forze dell’ordine.
In una società moderna abbiamo il dovere di proteggere tutti. Fare in modo che nessuno debba prostituirsi per necessità, evitare che questa attività umana venga gestita dalla criminalità comune ed organizzata, evitare che lo Stato, nel tentativo di non promuovere il fenomeno lo trasformi in un pericoloso boomerang sociale.

Dalla residenza a punti…

Come per la patente, anche il permesso di soggiorno per gli immigrati dovrebbe essere a punti. Ecco la vergognosa proposta della Lega Nord, inserita in un emendamento al ddl sulla sicurezza in discussione al Senato.
Il partito di Bossi non finisce mai di stupire in negativo. L’idea che si venga espulsi dopo un tot di reati corrispondenti ognuno a un dato punteggio fissato dal Viminale, è molto più che “bizzarra”, come l’ha definita qualche loro alleato del PDL.
È una vera e propria ingiuria allo Stato di diritto e all’uguaglianza dei cittadini, che fa il paio con un altro emendamento presentato sempre dalla Lega nel quale si prospettano referendum locali per decidere se si vuole o meno un campo rom o una moschea nel proprio Comune, con cui si limita l’accesso per gli immigrati ai servizi sanitari e sociali, istruzione compresa, e con cui si richiede il permesso di soggiorno per chi vuole sposarsi con un cittadino italiano. Permesso di soggiorno che dovrebbe passare da 70 a 200 euro di costo.
Proporre tutto ciò – anche se ci sono speranze che non si traduca in legge – è già un danno. Infatti la Lega Nord, con la complicità dell’intera maggioranza, continua ad alimentare la xenofobia, dimostrando che non è interessata a governare il fenomeno dell’immigrazione ma soltanto a rinfocolare la paura.

… alle classi differenziali…

La mozione sulla introduzione delle classi “ponte”, presentata dalla Lega Nord ma sostenuta e votata dall’intera maggioranza, nonostante l’accesso dibattito svolto dall’opposizione alla Camera, rappresenta un’ennesima dimostrazione della scelta leghista di alzare il livello dello scontro. La mozione prevede l’inserimento degli scolari figli di immigrati in classi differenziali per “facilitare” l’inserimento nella scuola italiana, dal punto di vista linguistico, culturale e delle conoscenze di base. Mentre da un lato è positivo che una forza parlamentare e di governo come la Lega si preoccupi dell’inserimento scolastico dei figli degli immigrati, è meno nobile prevedere uno strumento di inserimento come le classi differenziali.
Isolare una condizione, non renderla partecipe del mondo circostante, non consentire lo scambio culturale e linguistico è proprio ciò che blocca l’integrazione. Maggiormente quando parliamo degli anni formativi. Insisto nella tesi che il “multiculturalismo” – che non va ricercato nei modelli inglese o del melting pot americano ma nella capacità di una società di valorizzare le diversità per sviluppare modelli originali di integrazione che debbono riguardare tutti, anche i cittadini italiani – rappresenti una via percorribile per l’Italia e per l’intera Europa.

martedì 14 ottobre 2008

Tagli, ordini del giorno e … democrazia

La discussione sulla legge finanziaria 2009 è stata affrontata in sede consultiva in Commissione Affari esteri della Camera dove abbiamo colto una prima, chiara, indicazione sulla volontà della maggioranza rispetto alle scelte operate dal Governo. La maggioranza sostiene i tagli a tutto il Ministero degli affari esteri ed in particolare a tre direzioni generali – che risultano fortemente penalizzate: la Direzione italiani all’estero e politiche migratorie, la Direzione per la promozione culturale e la Direzione per la cooperazione allo sviluppo.
In Commissione affari esteri il gruppo del Partito Democratico (PD) ha votato contro la manovra economica e contro le scelte del Governo presentando un proprio parere. “In quella sede” – sottolinea l’On. Marco Fedi – “ho dichiarato il mio appoggio alla proposta di relazione illustrata dal capogruppo PD Maran, sottolineando che nel corso del dibattito è stato dato nel complesso poco rilievo ai drastici tagli che sono stati apportati ai capitoli di spesa afferenti al tema degli italiani nel mondo. Ho segnalato il fatto che a fronte di una riduzione del 22% nei trasferimenti ai Ministeri ed alle Pubbliche amministrazioni, in alcuni settori, come gli Esteri, ed in alcune Direzioni generali come quelle citate, si assiste a riduzioni del 60%, quando va bene al 50% ed in alcuni casi all’azzeramento delle dotazioni”. “La Direzione generale italiani all'estero e politiche migratorie è particolarmente colpita con tagli al capitolo n. 3153, relativo ai contributi degli enti gestori i corsi di lingua italiana nel mondo, che passa da 34 milioni di euro a 14 milioni e 500 mila euro, con una riduzione pari a 19 milioni e 626 mila euro. Il contributo per l'assistenza diretta ai connazionali indigenti, ovvero il capitolo n. 3121, passa da 28 milioni e 500 mila euro a 10 milioni e 777 mila euro, con una riduzione pari a 17 milioni e 722 mila euro. Il capitolo n. 3105 per l'assistenza indiretta passa da 2 milioni e 450 mila euro a 1 milione, con una riduzione di 1 milione e 274 mila euro. Il capitolo per le attività culturali, gestito dalla rete diplomatico-consolare, passa da 3 milioni e 450 mila euro a 996 mila euro, con una riduzione di 2 milioni e 454 mila euro. Analoghi drastici tagli vengono operati anche per quanto riguarda gli organismi di rappresentanza degli italiani all'estero: il contributo per il CGIE passa da 2 milioni e 14 mila a 1 milione e 550 mila euro (-464 mila euro), mentre per i COMITES il contributo passa da 3 milioni e 74 mila a 2 milioni e 540 mila euro (-534 mila euro)”. “La gravità dei tagli è tale che rischia di compromettere la politica estera italiana”. “Il taglio apportato alla Direzione generale italiani all'estero e politiche migratorie ammonta a 50 milioni di euro, mentre le dotazioni della Direzione generale per la promozione e la cooperazione culturale sono decurtate di 92 milioni di euro e quelle della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo subiscono un taglio complessivo di 479 milioni di euro”.
“In sede di discussione sulla legge di bilancio è stato presentato dall’On. Zacchera un ordine del giorno che propone il rinvio delle elezioni per il rinnovo dei Comites e del Cgie” – ha ricordato Fedi – passato con il voto contrario del gruppo PD – che sostiene alcune tesi molto “pericolose”. “Si parte dalla difficoltà di reperire risorse – ma questa analisi non tiene conto del fatto che esiste già una previsione di bilancio per il rinnovo di Comites e Cgie – per arrivare ad una ipotesi sul possibile utilizzo delle risorse da destinare ad altri capitoli. “Non vi è però da parte del Governo alcuna indicazione sul possibile recupero dello stanziamento complessivo di 7milioni di euro (6 per i Comites e 1 per il Cgie) che comunque rappresenterebbe davvero una goccia rispetto all’entità dei tagli. Non solo. Il Governo prospetta tagli anche nel 2010 e 2011: fino a quando il Governo intende prorogare i Comites se la logica per chiedere il rinvio è quella dei tagli? Se la logica fosse invece politica, da quando l’esercizio della democrazia è sotteso ai tagli? Che riforma dei Comites si vuole introdurre, visto che sono stati modificati dal Governo Berlusconi nel 2003 con corsia privilegiata, in sede deliberante, ed un ampio consenso parlamentare? Dov’è la proposta di cui discutere? “Abbiamo votato contro l’ordine del giorno poiché lo riteniamo errato nella forma poiché parte da una irreperibilità di fondi che invece è previsione di bilancio. Sostiene poi una tesi sul possibile utilizzo dello stanziamento che il Governo non conferma e l’ordine del giorno non indica poi un percorso politico – nei contenuti e nei tempi – per arrivare alla riforma” – ha ricordato l’On. Marco Fedi.
“Infine il capitolo 3123 – spese per le consultazioni elettorali e referendarie all’estero” – sul quale il sottosegretario Mantica aveva chiesto una nostra riflessione in sede di prima audizione del Comitato per gli italiani nel mondo. La decisione era già stata presa poiché nella tabella 6 del MAE questa voce – che comporta una previsione di 23milioni di euro – è stata soppressa. Ne consegue che non vi sarà la possibilità – in occasione del rinnovo del Parlamento europeo – di votare sui collegi italiani: comunque gli elettori potranno optare per il voto in loco verso i candidati europei della circoscrizione in cui risiedono, e vi sarebbe anche una logica politica in questa scelta, ma sarà preclusa ai cittadini italiani che vivono fuori dai confini nazionali la possibilità di votare per il referendum sulla legge elettorale ed eventualmente sul lodo Alfano. Con la contraddizione che gli iscritti AIRE sono elettori ma la impossibilità di esprimere un voto renderà più difficile raggiungere il quorum necessario affinché il referendum produca effetti. Forse Governo e maggioranza dovrebbero rispondere anche a questi dubbi” – ha concluso l’On. Marco Fedi.

giovedì 9 ottobre 2008




Viviamo un momento amaro della storia d’Italia

Qualcuno di noi – incluso il sottoscritto – si era illuso che tra maggioranza ed opposizione, tra chi sostiene il Governo Berlusconi e chi invece sta dalla parte di Walter Veltroni, cioè di un’opposizione seria, sempre fatta nel merito delle proposte, vi potesse essere un autentico dialogo. Una verifica cioè delle priorità per il Paese, dei punti di accordo e di un piano di riforme: a partire da quelle istituzionali. Veltroni lo ha dimostrato sulla vicenda Alitalia: nonostante la nostra avversione ad un piano costruito tardi e male, ad un uso propagandistico di tutta la vicenda iniziato con la campagna elettorale, al no ad una proposta seria di Air France, parte del piano Prodi, nonostante quindi questi argomenti solidi per dire no al piano Cai, di fronte all’ipotesi peggiore, cioè il fallimento Alitalia, Veltroni facilita una ripresa del dialogo tra la Cgil, i sindacati di categoria e la Cai.
La maggioranza invece di prendere atto di un atteggiamento costruttivo dell’opposizione che fa? Attacca ed offende il leader dell’opposizione. Attacchi che continuano ancora oggi a rete unificate Rai e Mediaset.
Il dialogo tra maggioranza ed opposizione non può essere percepito come una sudditanza o peggio come uno tentativo di limitare il dibattito ai micro-aggiustamenti.
Deve esserci un confronto generale sui grandi temi, anche in Parlamento, poi è possibile guardare anche ad emendamenti migliorativi – senza il capestro del voto di fiducia.
Se è legittimo – infatti – procedere a colpi di decreto quando vi è un’emergenza, non è certo ragionevole evitare la discussione sulla finanziaria o sulla riforma della scuola o sulla prostituzione. Finora il ricorso al voto di fiducia vi è stato su finte emergenze: la giustizia con il lodo Alfano e l’immunità per le più alte cariche dello Stato, la sicurezza con il reato di immigrazione clandestina e l’esercito nelle strade. Danni gravissimi all’Italia ed alla sua immagine nel mondo.
Il Governo Berlusconi continua su questa strada: mette mano alla scuola per tornare al maestro unico nelle scuole elementari e far tornare l’Italia indietro nel tempo e nelle metodologie e modificando ciò che già va bene – anche secondo gli organismi di monitoraggio internazionale! Che senso ha riformare ciò che altri ci invidiano?
E poi vi è la grande questione degli italiani all’estero. È iniziata male con la conversione del decreto 93 sulla salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie – che ha sottratto al Ministero degli affari esteri oltre 17milioni di euro destinati alle iniziative per gli italiani nel mondo – ed è continuata malissimo con il mancato recupero in sede di aggiustamento di bilancio e continua nel peggiore dei modi con un taglio prospettato di altri 50 milioni euro per il 2009. Non solo. Anche la promessa di altri tagli nel 2010 e 2011. Con questi tagli si annientano le iniziative per gli italiani nel mondo! Non è possibile parlare in altro modo.
È un fatto grave di cui questo Governo e questa maggioranza debbono assumersi tutte le responsabilità. Noi faremo del nostro meglio in Parlamento per lottare contro i tagli, per fare in modo di affrontare in modo coerente altre questioni come le detrazioni per carichi di famiglie, l’assegno sociale, la cittadinanza, l’esonero dall’ICI, i diritti sindacali del personale a contratto dei consolati, la rete consolare ed altre riforme che ci attendono, a partire dagli istituti di cultura fino alla 153 del 1971 sulla promozione e diffusione dell’italiano all’estero fino alla legge elettorale per il voto all’estero. Ed abbiamo oggi i dati precisi sui tagli proposti (dalla tabella 6 del Ministero degli Affari esteri) che rappresenterebbero, ove confermati, l’annientamento del buon lavoro svolto nella trascorsa legislatura e la fine delle politiche a sostegno delle comunità italiane nel mondo.
Il capitolo 3153 sui contributi agli enti gestori i corsi di lingua italiana nel mondo passerebbe da 34milioni di euro a 14milioni e 500mila (meno 19milioni 626mila). Il contributo per l’assistenza diretta ai connazionali indigenti, capitolo 3121, da 28milioni e 500mila a 10milioni e 777mila (meno 17milioni e 722mila). Il capitolo per l’assistenza indiretta, 3105, passa da 2milioni e 274mila a 1milione (meno 1milione e 274mila)
Il capitolo per le attività culturali, gestito dalla rete diplomatico-consolare, passa da 3milioni e 450mila a 996mila (meno 2milioni e 454mila).
Il contributo al CGIE passa da 2milioni e 14mila a 1milione e 550mila (meno 464mila).
Il contributo ai Comites passa da 3milioni e 74mila a 2milioni e 540mila (meno 534mila). Il capitolo 3106 per le riunione dei Comitati dei presidenti subisce un taglio da 226mila a 170mila euro (meno 56mila).
Lo stanziamento previsto, per questi capitoli per le comunità italiane nel mondo, è pari a 31milioni 553mila euro, i tagli ammonterebbero invece a 41milioni 596mila.

E sulla scuola…

Il decreto sulla scuola elaborato dal ministro dell’Istruzione Gelmini è legge. Il governo ha posto per la sesta volta la questione di fiducia, pur avendo dalla sua una larga maggioranza, palesando così tutto il suo disinteresse per le prerogative e il ruolo del Parlamento. Qualcuno ha definito questo ddl il decreto Gelmini-Tremonti, perché ha l’aspetto di una mannaia sui conti della scuola italiana. Contiene infatti la cifra record di 8 miliardi di euro di tagli da realizzarsi nei prossimi tre anni.
Per l’esattezza salteranno 81mila insegnanti (moltissimi di sostegno ai disabili) e 47mila tra personale tecnico e amministrativo. Vuol dire 150mila posti di lavoro in meno, attraverso il mancato reintegro di chi va in pensione e il blocco delle Ssis (costose ma ormai inevitabili scuole di specializzazione per insegnare). Di concorsi neanche a parlarne…
Diminuendo i docenti le classi supereranno abbondantemente i 30 alunni: altro che qualità dell’insegnamento! Molti plessi scolastici verranno chiusi costringendo le famiglie dei comuni più piccoli ha fare più strada. Sarà inoltre compromesso il tempo pieno, sempre più necessario alle famiglie che lavorano.
E poi il ritorno del maestro unico alle elementari. In un sol colpo si torna indietro di vent’anni. I bambini perderanno una pluralità di stimoli nell’apprendimento e una prima occasione di confrontarsi con la complessità della vita, oltre a rischiare di essere penalizzati: se si ha un cattivo rapporto con l’unica maestra, non si hanno altre chance per essere valorizzati.
Il PDL ha anche presentato un disegno di legge (Aprea) per trasformare gli istituti scolastici in fondazioni: con il pretesto di più introiti e più legame con il mondo del lavoro, in realtà le scuole saranno consegnate alle imprese, le quali versando qualche euro guideranno i nuovi consigli di amministrazione, sostitutivi di quelli di istituto. Al posto di presidi, insegnanti, personale, genitori e alunni, a decidere su un programma, una gita o l’orario settimanale saranno gli imprenditori.
L’impressione è che questa destra che privatizza la scuola pubblica e favorisce quella privata, è capace soltanto di fare il solito muso duro: rimettere il grembiule e il 7 in condotta, addirittura secondo qualche esponente del PDL anche l’Inno di Mameli, l’alzabandiera e la religione cattolica obbligatoria per tutti (alla faccia di oltre mezzo milione di alunni figli di stranieri e della laicità del nostro Stato).
Piuttosto di occuparsi di problemi reali come classi sovraffollate, edifici spesso fatiscenti o non attrezzati, continue revisione delle edizioni dei testi scolastici, obbligo scolastico a soli 16 anni (con il governo Prodi era arrivato a 18), si punta sulla propaganda e sulla demagogia.

mercoledì 8 ottobre 2008

Su "youTube": non si tratterebbe di tagli ma della fine delle politiche a favore delle comunità italiane nel mondo


In sede di Comitato per gli italiani nel mondo della Commissione Affari esteri della Camera, in occasione dell’audizione sulle politiche a favore delle comunità italiane nel mondo, nel rispondere alla relazione del sottosegretario Mantica, ho sostenuto che “in qualità di componente della Camera dei deputati, quindi perfettamente consapevole del mio ruolo in questa sede, vorrei esprimere un giudizio politico molto negativo sui tagli”. Ho dichiarato inoltre che “se da una parte continuiamo a parlare esclusivamente di tagli, che sono reali e concreti, e dall'altra parliamo di un miglioramento nella informatizzazione, di un miglioramento nei rapporti cittadino-Pubblica amministrazione, nella trasparenza amministrativa che si trasferisca automaticamente anche all'estero, ma se tutto questo non ha la stessa concretezza dei tagli e rimane solo una proposta virtuale, rischiamo di creare una situazione di disagio per tutti”.
Oggi abbiamo dati precisi sui tagli. Sappiamo inoltre che la razionalizzazione della rete diplomatico-consolare ha prodotto situazioni di grave difficoltà. Non conosciamo, invece, i progetti, gli impegni e le iniziative tese a rendere efficace ed efficiente il sistema delle relazioni con gli utenti-cittadini dei servizi consolari. Non solo. A fronte dell’idea di razionalizzazione e semplificazione amministrativa – introdotta con il 25bis del 1441bis – abbiamo forti preoccupazioni sugli atti concreti – ministeriali e regolamentari – che daranno attuazione alle nuove procedure, tanto da presentare un apposito ordine del giorno (allegato) che impegna a Governo ad informare tempestivamente il Parlamento sui passi successivi all’approvazione del decreto.
Ed abbiamo oggi i dati precisi sui tagli proposti (dalla tabella 6 del Ministero degli Affari esteri) che rappresenterebbero, ove confermati, l’annientamento del buon lavoro svolto nella trascorsa legislatura e la fine delle politiche a sostegno delle comunità italiane nel mondo.
Il capitolo 3153 sui contributi agli enti gestori i corsi di lingua italiana nel mondo passerebbe da 34milioni di euro a 14milioni e 500mila (meno 19milioni 626mila). Il contributo per l’assistenza diretta ai connazionali indigenti, capitolo 3121, da 28milioni e 500mila a 10milioni e 777mila (meno 17milioni e 722mila). Il capitolo per l’assistenza indiretta, 3105, passa da 2milioni e 274mila a 1milione (meno 1milione e 274mila)
Il capitolo per le attività culturali, gestito dalla rete diplomatico-consolare, passa da 3milioni e 450mila a 996mila (meno 2milioni e 454mila).
Il contributo al CGIE passa da 2milioni e 14mila a 1milione e 550mila (meno 464mila).
Il contributo ai Comites passa da 3milioni e 74mila a 2milioni e 540mila (meno 534mila). Il capitolo 3106 per le riunione dei Comitati dei presidenti subisce un taglio da 226mila a 170mila euro (meno 56mila).
Lo stanziamento complessivo previsto, per i capitoli per le comunità italiane nel mondo citati, è pari a 31milioni 447mila euro, i tagli ammonterebbero invece a 41milioni 596mila.

giovedì 2 ottobre 2008

Dalla “dittatura dolce” al “pensiero unico”, passando per “fare di tutta un’erba un fascio”, per arrivare al consenso disgiunto

Non credo sia mai possibile percepire la dittatura come dolce. Sono convinto che l’Italia di oggi non viva una fase dittatoriale, né dolce né amara. Sono convinto che l’Italia di oggi viva, invece, un momento amaro. Non percepisco un “pensiero unico” anche se, certamente, il pensiero fisso di questo Governo Berlusconi è stato come tagliare pesantemente, dal primo giorno, le risorse per gli italiani all’estero. Dal primo giorno. Non dovevamo attendere l’approvazione della finanziaria per vederlo. Dalla conversione del decreto sulla salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie (-17 milioni di euro), dal mancato recupero di risorse in fase di assestamento di bilancio, fino ad una prima finanziaria con un – 27, ed ancora tagli a seguire, promessi già ora fino al 2011. Peccato che qualcuno se ne sia accorto solo oggi. Noi eletti all’estero tra le fila del Partito Democratico lo diciamo e gridiamo dal primo giorno utile, in altre parole da quando abbiamo percepito le reali intenzioni del Governo a maggioranza Popolo della Libertà. Ed abbiamo agito di conseguenza opponendoci sempre ai tagli, sia in Commissione sia in Parlamento. Non accetto quindi richiami qualunquistici ai 18 parlamentari eletti all’estero. Non siamo un fascio! Le responsabilità sono disgiunte. Il Governo decide sui tagli. Il Parlamento sarà la sede di una battaglia durissima in cui la maggioranza che sostiene Berlusconi deciderà, nonostante la nostra fortissima opposizione. In quella sede ognuno faccia le proprie valutazioni sul lavoro di tutti.
Siamo pronti al dialogo sulle riforme. Qualcuno ci dica come, dove e quando e, soprattutto con quali priorità ed in quale direzione. Vorrei ricordare le differenze tra Governo e maggioranza da un lato, ed opposizione dall’altro! Noi abbiamo delle proposte. Istituti di cultura, promozione e diffusione della lingua italiana, legge elettorale e rappresentanza, Comites e Cgie. Ma oggi il vero problema, la contraddizione, sarebbe quella di parlare di riforme senza aver avuto neanche l’opportunità di parlare dei tagli, preventivamente decisi da altri ed a noi solo comunicati. Parlare di riforme, con capitoli di bilancio annientati, mi pare, oltre che una contraddizione, anche un metodo di lavoro offensivo per i soggetti coinvolti. Esistono le condizioni per recuperare qualcosa in termini di risorse? Anche qui, responsabilità disgiunte. Ci dica il Governo come, dove e quando. La preoccupazione è forse il già prospettato ricorso al voto di fiducia? Si costruiscano ora, subito, le condizioni affinché il Governo ne tenga conto. Oltre al recupero rispetto ai tagli prospettati abbiamo l’impegno sulle detrazioni per carichi di famiglia per i residenti all’estero, l’esonero ICI e la questione dell’assegno sociale. Vorremmo rimettere in moto le questioni della sicurezza sociale.
Arriviamo allora alla vera novità di questa prima fase della vita del Governo Berlusconi: il consenso disgiunto. Non importa cosa si faccia in concreto e neanche cosa si proponga, l’importante è che i sondaggi dicano che tutto va bene. Ecco allora che dall’immunità per le più alte cariche dello Stato si passa ai Ministri. Ecco che la maggioranza deve scegliersi anche il rappresentante dell’opposizione – come per le Commissioni di vigilanza. Ecco che all’improvviso, oggi, qualcuno cerca di metterci tutti e diciotto nella stessa barca. Quando invece il centro destra, in occasione di due leggi finanziarie targate maggioranza Prodi, nonostante gli aumenti considerevoli previsti per gli italiani nel mondo, non aveva fatto altro che attaccare il Governo. Uniti dai tagli e dall’emergenza, qualcuno dirà. L’esperienza però insegna che in questi casi è vero il contrario e ciascuno è chiamato a fare il meglio, ed anche di più, in casa propria.
Non sono molto bravo a capire cosa si celi dietro le cose dette, meno ancora tra le cose non dette. Immagino che, se l’editoriale a firma Ferretti fosse un appello all’unità per raggiungere l’obiettivo di limitare i danni, sarebbe stato opportuno farlo anticipare da una riflessione anche del gruppo dei Parlamentari del PdL, non solo dalle pagine de l’Italiano. Se invece si trattasse di un primo esempio di dissenso congiunto al nostro, costituirebbe un primo segnale di risveglio in casa PdL.