venerdì 30 agosto 2013

Fedi (PD): Multilateralismo e Global Fund, positivo incontro con Andrew Leigh, deputato laburista per Fraser


Gli orientamenti e le scelte di politica estera italiane e australiane, il multilateralismo, la crisi siriana, l'impegno per il Global Fund nella lotta alla povertà, all'AIDS, alla malaria e alla tubercolosi e la Presidenza australiana del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sono i temi al centro di un positivo incontro a Canberra con l'On. Andrew Leigh, deputato laburista nel seggio di Fraser.

"La presidenza australiana del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite rappresenta un importante momento di politica estera e internazionale di cui giustamente l'Australia è orgogliosa. Credo sia utile in questo momento ricordare gli impegni di una politica estera e internazionale multilaterale che - in un momento di grave difficoltà internazionale in Siria - ci impegni tutti nel percorso comune verso la pace e il rifiuto della violenza" - ha ricordato l'On. Marco Fedi nell'incontro svoltosi a Canberra il 27 agosto scorso.
L'Australia, l'intera regione dell'Asia-Pacifico, meritano maggiore attenzione dall'Europa e dall'Italia - ha concluso l'On. Marco Fedi.

giovedì 8 agosto 2013

FEDI (PD): Lavorare per maggiore coordinamento e per le riforme

Il confronto parlamentare sui temi degli italiani all'estero si riduce nelle occasioni e nei tempi. Al Vice Ministro Archi avremmo voluto segnalare alcune questioni importanti, anche con toni critici ma sempre costruttivi. I tempi dell’audizione in seno al Comitato per gli italiani nel mondo della Commissione affari esteri della Camera, non hanno consentito un vero confronto – ha dichiarato l’On. Marco Fedi.
Avremmo voluto rilevare che l'eccessiva frammentazione delle responsabilità in un Ministero come gli Esteri, già diviso tra centri di spesa e Direzioni generali, complica le sinergie che sarebbe opportuno realizzare. Lo spacchettamento delle deleghe, con l’attribuzione della responsabilità della rete consolare ad un altro esponente di governo e quella della rete degli istituti di cultura e delle scuole italiane all'estero ad un altro ancora, ostacola la necessaria azione di coordinamento.
Ecco, se in questa fase di larghe intese si ponessero le condizioni per una serie di riforme riguardanti la scuola e la cultura, la tutela sociale, la rappresentanza, la rete consolare e i servizi per i cittadini, si riuscirebbe, anche all'estero, a dare il senso dell’utilità di un’alleanza tra oppositori del passato.
Nella relazione del Vice Ministro Archi non si parla mai di coordinamento né di azione riformatrice. Ed è paradossale che si parli di mantenimento della Circoscrizione estero e del voto per corrispondenza quando il Ministero degli Affari Esteri lavora ad un progetto di voto elettronico e il Ministero dell’Interno, in più di un’occasione,  si è pronunciato contro il voto per corrispondenza.
La spending review è stata ampiamente disattesa. Siamo oggi in una situazione in cui la Farnesina non riesce a garantire la propria rete diplomatico-consolare nel mondo. Questo significa non assicurare servizi alle imprese e non garantire servizi ai cittadini italiani, non solo a chi vive stabilmente all'estero da molti anni ma anche a quelli che, più di recente, si muovono nella dimensione globale.
Non possiamo poi tralasciare la promozione e la diffusione della nostra lingua e cultura nel mondo. Da troppi anni questo settore attende una seria riforma. Il C.G.I.E., con un suo documento di proposta, ha delineato alcune coordinate di riforma. Analogamente, il tema dell'informazione radiotelevisiva e stampata richiede un impegno del Governo sui nuovi criteri da adottare per la concessione dei contributi e un'azione propositiva per dare nuova energia a Rai Italia.
Per il museo dell’emigrazione puntiamo a un progetto più ambizioso. Una rete museale delle migrazioni, un centro di cultura per la storia comune dei popoli migranti, di cui l’emigrazione italiana nel mondo sia parte essenziale ma non esclusiva. Non credo sia utile relegare la storia dell’emigrazione in un museo che ne conservi, unicamente e in forma statica, la memoria storica.
La proiezione del nostro Paese nel mondo, infine, ha bisogno di una strategia complessiva che deve essere resa più chiara e più sinergica anche per quanto riguarda l’azione delle strutture che agiscono in questo campo, come le Camere di Commercio, l’ICE e i vari altri sportelli. Intere aree del pianeta, a partire dall'Asia-Pacifico, continuano a essere sottovalutate come aree di sviluppo e di crescita nell'interscambio economico e negli investimenti.

Siamo convinti, infine, della necessità di realizzare atti concreti che diano agli italiani nel mondo il senso di un cambiamento di passo nell'azione di governo.

Il testo della lettera al Vice Ministro Archi

Roma, 6 agosto 2013
Al Vice Ministro degli Affari Esteri
On. Bruno Archi
Ministero degli Affari Esteri
ROMA



Egregio Vice Ministro, On. Archi,

poiché durante l'audizione svoltasi nel Comitato per gli Italiani nel mondo della Commissione Affari Esteri della Camera non è stato possibile completare gli interventi, Le inviamo, certi della Sua disponibilità e della Sua attenzione, alcune nostre riflessioni che riteniamo utili in questo passaggio politico.
Della Sua relazione ci permettiamo di fare una lettura critica che riteniamo non debba mai venir meno neanche quando forze, storicamente diverse, concorrano a sostenere un governo di larghe intese, come il Governo Letta. Una sana dialettica, sempre utile anche quando sia interna a una maggioranza, è ancora più importante se c’è il rischio di avere un'unanime desistenza rispetto ai temi più urgenti per il Paese e per gli italiani nel mondo.

La prima questione che intendiamo porLe riguarda le deleghe. L'eccessiva frammentazione delle responsabilità in un Ministero come gli Esteri, già fortemente diviso tra centri di spesa e Direzioni generali, complica le sinergie che sarebbe opportuno realizzare.
Le Sue deleghe sono importanti ma l’attribuzione della responsabilità della rete consolare ad un altro  esponente di governo e quella della rete degli istituti di cultura e delle scuole italiane all’estero ad un altro ancora, non aiuta di certo, anzi ostacola, la necessaria azione di coordinamento che Le chiederemmo di svolgere. Tale coordinamento è necessario anche per evitare che un autorevole esponente di Governo, quale Ella è, si trovi nella condizione di proporre al Parlamento e alle comunità italiane nel mondo un semplice elenco di cose da fare, una wish list, che riassume istanze che provengono addirittura dalla storia dell'emigrazione e del lavoro del CGIE, senza che emergano però proposte concrete e scadenze di riforma.
Ecco, se in questa fase di larghe intese si ponessero le condizioni per una serie di riforme riguardanti la scuola e la cultura, la tutela sociale, la rappresentanza, la rete consolare e i servizi per i cittadini, riusciremmo anche all'estero a dare il senso dell’utilità di un’alleanza tra oppositori del passato.
 Nella Sua pur ampia relazione non si parla mai di coordinamento né di azione riformatrice. Potrebbe apparire addirittura paradossale che si parli, come Lei giustamente fa, di mantenimento della Circoscrizione estero e di inversione dell’opzione nel voto per corrispondenza, quando il Ministero degli Affari Esteri non ha avanzato una chiara posizione a favore dell'inversione dell'opzione, e lavora ad un progetto di voto elettronico, tra l'altro ancora non conosciuto nei dettagli. Il Ministero dell’Interno, a sua volta, in più di un’occasione,  si è pronunciato contro il voto per corrispondenza. Le chiediamo, quindi, non solo di assolvere alle Sue deleghe, ma anche di svolgere un’incisiva azione di coordinamento sui temi più generali.

Venendo alla spending review, dobbiamo constatare come essa sia  stata ampiamente disattesa. Siamo oggi in una situazione in cui la Farnesina non riesce a garantire la propria rete diplomatico-consolare nel mondo. Questo significa non assicurare servizi alle imprese e non garantire servizi ai cittadini italiani, non solo a coloro che dimorano all’estero da molti anni ma anche a quelli che, più di recente, si muovono nelle dimensione globale.
Adelaide, Brisbane, Newark, Tolosa, Sion, Wettingen, Neuchatel, Mons, e altre città europee nell’elenco delle chiusure - come Losanna e Coira, ingiustamente penalizzate dalle ultime chiusure, per le quali dobbiamo trovare soluzioni - sono meta di imprese, di rapporti commerciali importanti, sono strumenti di quella promozione dell'Italia nel mondo di cui la Farnesina vuole rendersi protagonista.

Restano quindi aperti, Signor Vice Ministro, quesiti ineludibili: in che modo garantire i servizi ai connazionali nel mondo? In che modo sostenere la nuova presenza italiana di ricercatori, giovani, nuovi migranti in ambito internazionale? Si può essere presenti camminando nel vuoto? E se non si vuole il vuoto, quali servizi alternativi realizzare? È possibile che per rinnovare un passaporto occorra fare 725 chilometri, da Adelaide a Melbourne?

Non possiamo poi tralasciare la promozione e la diffusione della nostra lingua e cultura nel mondo. Da troppi anni questo settore attende una seria riforma. Il CGIE, con un suo documento di proposta, ha delineato alcune coordinate di riforma. Ci sembra indispensabile procedere su questa base a un utile approfondimento.

Analogamente, il tema dell'informazione radiotelevisiva e stampata richiede un impegno del Governo sui nuovi criteri da adottare per la concessione dei contributi, di cui Lei non ha parlato, e un'azione propositiva per dare nuova energia a Rai Italia.

Per il museo dell’emigrazione, inoltre, noi puntiamo francamente a un progetto più ambizioso: a una rete museale delle migrazioni, a un centro di cultura per la storia comune dei popoli migranti, di cui l’emigrazione italiana nel mondo sia parte essenziale ma non esclusiva, affinché continui a essere un fermento attivo e non un luogo in cui sia staticamente conservata  la memoria della nostra vicenda storica.

Nella Sua relazione, inoltre, non si fa alcun riferimento all'IMU, alla necessità che la riforma in discussione tenga conto anche delle istanze degli italiani nel mondo per le quali Le chiediamo un energico intervento.

La proiezione del nostro Paese nel mondo, infine, ha bisogno di una strategia complessiva che deve essere resa più chiara e più sinergica anche per quanto riguarda l’azione delle strutture che agiscono in questo campo, come le Camere di Commercio, l’ICE e i vari altri sportelli. Intere aree del pianeta, a partire dall'Asia-Pacifico, continuano a essere sottovalutate come aree di sviluppo e di crescita nell'interscambio economico e negli investimenti.

Siamo certi, Signor Vice Ministro, che Ella vorrà considerare questo nostro messaggio come uno stimolo costruttivo e una sollecitazione a cogliere l’opportunità di una così ampia maggioranza di Governo. Confidiamo, dunque, nel Suo impegno e soprattutto nella realizzazione di atti concreti che diano agli italiani nel mondo il senso di un cambiamento di passo nell’azione di governo.

Gradisca i nostri più cordiali saluti e auguri di buon lavoro.

I deputati Marco Fedi, Gianni Farina, Francesca La Marca, Laura Garavini, Fabio Porta.

martedì 6 agosto 2013

FEDI (PD): Interrogazione a Trasporti e Esteri sugli accordi per il riconoscimento delle patenti di guida tra Italia e Israele e Italia e Australia.


"Sollecitato anche dalle pressanti richieste di cittadini italiani residenti all'estero, e stranieri residenti in Italia, ho presentato un’interrogazione a risposta scritta per sapere dal Ministro dei Trasporti e dal Ministro degli Affari Esteri quali iniziative urgenti si intendano intraprendere per rendere possibili le conversioni delle patenti di guida tra Italia e Australia e Italia e Israele, ponendo fine ai gravi disagi in cui incorrono i cittadini coinvolti". 
“I cittadini di uno Stato non appartenente alla U.E con cui vigono accordi in tema di conversione della patente di guida - ricorda l'On. Marco Fedi -  possono guidare in Italia con la propria patente nazionale, accompagnata dal permesso internazionale di guida rilasciato dal proprio Stato di appartenenza, fino a quando non decidano di fissare in Italia la propria residenza. Tale possibilità permane per tutto l’anno successivo all’effettiva fissazione della residenza nel nostro Paese. Al termine di questo periodo, si renderà necessaria la conversione della patente estera. La conversione è possibile solo per le patenti rilasciate dagli Stati non aderenti all'Unione europea con i quali l'Italia ha stabilito accordi di reciprocità. Nell'interrogazione chiedo di dare impulso alle trattative per un accordo con l'Australia e di attuare l'accordo già raggiunto con Israele”.
“Ai tanti disagi cui vanno incontro i cittadini stranieri, soprattutto per la loro attività lavorativa, ai quali non viene convertita la patente si aggiunge l'obbligo a ripetere l'esame di guida e l’esame teorico, disponibile peraltro solo in lingua italiana, sostenendone i relativi costi”.
“In sostanza - conclude il deputato del PD – si chiede di aprire o concludere la trattativa per l’accordo per la conversione delle patenti di guida tra Italia e Australia e di portare a conclusione l’accordo per la conversione delle patenti di guida tra Italia e Israele. Ai Ministri interrogati ho chiesto, inoltre, se non ritengano indispensabile adottare un test di esame anche in altre lingue”.

lunedì 5 agosto 2013

Fedi (PD): Chiusura Consolati anche nostra responsabilità?


Questa volta il PD deve metterci la faccia perché la firma politica sulla decisione di chiudere consolati è anche la nostra!
Dopo una legislatura all’opposizione del Governo Berlusconi, dopo anni di pessime scelte politiche, dopo tagli ai capitoli per gli italiani nel mondo, chiusure di Consolati, rinvio su rinvio delle elezioni per il rinnovo degli organismi di rappresentanza, mancanza di proposte e di riforme, il PDL oggi pare risorgere. Con Berlusconi che si dichiara "vittima" della giustizia, Archi che si comporta da paladino degli italiani nel mondo e altri che chiedono le elezioni di Comites e Cgie, quando, fino a ieri, sono stati gli artefici del rinvio.
Credo sia sempre utile fornire una lettura critica. Una sana critica è ancora più importante quando la maggioranza di oggi rischia di avere l'unanimità sul nulla, di ratificare scelte politiche gravi, come la chiusura di Consolati, o peggio un'unanime paralisi rispetto ai temi più urgenti per gli italiani nel mondo.
Ho condiviso le ragioni dell'unico Governo possibile, il Governo Letta.
Sui temi degli italiani all'estero, però, ho assistito all’audizione con il Vice Ministro Archi (PDL) che non ha affrontato il tema del coordinamento, indispensabile in una condizione di eccessiva frammentazione delle responsabilità politiche. In un Ministero che già è eccessivamente suddiviso tra centri di spesa e Direzioni Generali, lo spacchettamento delle deleghe rappresenta una nuova complicazione per il lavoro di coordinamento.
E non basta parlare di Circoscrizione estero e voto per corrispondenza quando il Ministero degli esteri lavora al voto elettronico e il Ministero dell'Interno non vuole il voto per corrispondenza.
Con la decisione inaspettata di Bonino e Dassù che non hanno rispettato il patto siglato con il Ministro Terzi per tornare in Parlamento prima di ogni decisione, ci assumiamo infine una responsabilità politica grave, penalizzando i servizi e privilegiando i costi amministrativi interni della Farnesina non toccati dalla spending review.

giovedì 1 agosto 2013

Fedi (PD): La chiusura dei Consolati è stata decisa dalla Farnesina, non dalla spending review

La discussione sulla fase di “riorientamento” della rete diplomatico-consolare italiana nel mondo sta avvenendo tardivamente e nelle sedi meno idonee. Avremmo dovuto discuterne nelle Commissioni Esteri di Camera e Senato invece che sulle agenzie di stampa. 
In attesa di recuperare questo grave sgarbo istituzionale, credo sia utile sottolineare alcune questioni. La chiusura di sedi consolari è stata decisa dalla Farnesina. La spending review, il decreto legge 6 luglio 2012, n. 95 “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini”, convertito con modificazioni dalla L. 7 agosto 2012, n. 135, in effetti nel titolo stesso è basata sul presupposto che il livello e la qualità dei servizi non dovessero cambiare per i cittadini.
Invarianza dei servizi ai cittadini non è un termine generico che richiami un astratto equilibrio del sistema bensì un riferimento ad aspetti oggettivi e concreti. In che modo, chiudendo un Consolato si può avere un’“invarianza dei servizi ai cittadini”? Evidentemente si può decidere che ci sia o non ci sia un servizio. La conclusione è che nella spending review non c’era la decisione di chiudere i consolati, come si cerca di far credere. Anzi, proprio la mancata attuazione della spending review ha mantenuto sostanzialmente invariati i costi amministrativi e il Ministero degli Esteri, di conseguenza,  ha deciso di sacrificare i servizi.
Con una spending review ampiamente disattesa, quindi, la Farnesina non riesce a garantire la propria rete diplomatico-consolare nel mondo. Ma ciò significa non garantire servizi alle imprese. Significa non garantire servizi a tutti i cittadini italiani, non solo a chi dimora all'estero da molti anni.
Adelaide, Brisbane, Newark, Tolosa, altre città europee nel mirino della chiusura, non sono unicamente luoghi dell’emigrazione italiana nel mondo, sono anche meta di aziende e imprese, di rapporti commerciali importanti, sono ponte verso l'Asia-Pacifico, sono parte di quella promozione dell'Italia nel mondo di cui la Farnesina vorrebbe essere  protagonista. La vera domanda è chiedersi in che modo sia possibile garantire servizi ai connazionali nel mondo continuando a sviluppare anche una nuova e originale presenza italiana all'estero fatta di ricercatori, nuovi migranti, giovani italiani in cerca di realizzazione professionale e umana? Davvero la Farnesina pensa che si possa essere presenti camminando sul vuoto? E se non si pensa di riempire il vuoto che si crea, di grazia si può sapere che cosa bolle in pentola, con quali servizi alternativi? Oppure per rinnovare un passaporto si costringerà la gente a viaggiare per 725 chilometri, da Adelaide a Melbourne? Per quanto riguarda modalità alternative di offerta dei servizi basta consultare SECOLI per rendersi conto che la fase sperimentale non è ancora superata.

Naturalmente, questo non toglie che le nuove aperture di sedi consolari siano positive. Aprire nuove sedi consolari è certamente un dovere, ma lo è anche mantenere i servizi nelle aree di tradizionale presenza. Credo sia indispensabile fare in modo di non disperdere le esperienze maturate dal personale assunto localmente garantendo in ogni caso l’eventuale assegnazione ad altre sedi. Infine, per quanto attiene al potenziamento delle sedi riceventi è legittimo chiedersi come verranno potenziate. Basti pensare, ad esempio, alle sedi di Melbourne e Sydney che, già oggi, non hanno sufficiente personale di ruolo per rispondere alle esigenze locali tenendo conto peraltro che le sedi australiane non sembrano essere tra le più ambite dal personale di ruolo.