giovedì 29 maggio 2008

La virgola, Un occhio attento alle cose italiane …Parlamentari e non …


A proposito di immigrazione e… sicurezza

Per quale ragione il dibattito politico italiano confonde immigrazione, Rom e sicurezza, temi sicuramente importanti, ma che andrebbero trattati distintamente? L’impressione netta è che il Governo – impegnato ancora in una fase di enunciazioni-annunci sulla direzione delle riforme che si accinge a portare in Parlamento – stia sondando il terreno e verificando – sul terreno pratico – come meglio utilizzare le logiche della paura che, pur avendo prodotto un risultato in campagna elettorale, non sempre sono immediatamente trasferibili nell’azione di Governo. Il clima politico e sociale si sta rapidamente surriscaldando, con i recenti fatti di violenza marcatamente segnati da un misto di intolleranza, razzismo, xenofobia. L’opposizione sta richiamando il governo di centro-destra alla necessità di un rapido confronto parlamentare che riporti l’attenzione dell’opinione pubblica, ed il dibattito politico, nell’ambito di un confronto delle idee. Un confronto parlamentare che può essere duro – anche durissimo – ma che rimane autentico strumento di democrazia.
Il tema della sicurezza – ad esempio – riguarda sempre tutti. Non solo i cittadini italiani. Riguarda i cittadini italiani, anche residenti all’estero, come i turisti, i temporaneamente residenti in Italia – per motivi di studio e di lavoro – gli immigrati, sia regolari che irregolari. La sicurezza riguarda tutti poiché è interesse di tutti poter vivere, lavorare ed integrarsi in serenità, armonia e nel pieno rispetto delle leggi. Non esiste altro percorso. Se desideriamo una società aperta dobbiamo costruire le condizioni per determinare i flussi d’ingresso, le politiche d’integrazione, le politiche di tutela ed il rispetto delle leggi dello Stato, con analoga severità per chiunque non le rispetti. La Costituzione della Repubblica italiana, prima che le scelte politiche, ce lo impone.
L’immigrazione regolare è utile all’Italia, è necessaria in termini economici ma anche in termini culturali e sociali. L’immigrazione irregolare, se determinatasi per incapacità del sistema di gestire i flussi o per incapacità del sistema di definire flussi rispondenti ai bisogni del Paese o per incapacità del sistema a garantire criteri realistici per la regolarizzazione, deve essere combattuta proprio dando risposta alle insufficienze del sistema, attraverso le riforme. La prima vittima della violenza, del razzismo e della xenofobia è proprio la capacità di ragionare e riflettere. Il brutto clima politico e sociale è stato capace di trasferire sui Rom – a livello mediatico e in alcuni atti di vera e propria barbarie perpetrati in Italia nei mesi scorsi – tutta la violenza verbale che proviene da alcune parti politiche. E non solo, purtroppo, dalla Lega Nord.

Governo… battuto

Il Governo va in minoranza, per la prima volta in questa legislatura, sulla caccia e la pesca, lo stesso provvedimento dove è stato inserito l'emendamento sulle frequenze televisive nel contesto della discussione sul disegno di legge di conversione del decreto sulle infrazioni comunitarie. Decreto emanato dal governo Prodi – sul quale quindi doveva esserci per prassi consolidata un unanime consenso – rispetto al quale, invece, la maggioranza aveva inserito emendamenti come quello sulle frequenze televisive. L’emendamento "salva Rete 4" è stato ora ritirato dal Governo e su tutta la materia – che richiede un approfondimento di merito – si tornerà a discutere nei prossimi mesi nel contesto dell’assetto del sistema radiotelevisivo e del recepimento delle direttive comunitarie in materia. Il fatto politico è quello di una maggioranza che, dopo le aperture sulle riforme da fare insieme e sulla necessità di un dialogo tra maggioranza ed opposizione, ha dato dimostrazione di venir meno ad un primo principio, quello di lavorare per gli interessi generali del paese e non per interessi “particolari” o corporativi. Una maggioranza che ha dimostrato una iniziale arroganza rispetto alle richieste dell’opposizione, arroganza venuta meno grazie al lavoro di tutti i gruppi di opposizione e venuta meno anche in aula, relativamente ai numeri. Una maggioranza che anche nella prassi consolidata di Montecitorio ha dimostrato in questi giorni, dal Presidente della Camera fino ai Ministri del governo, un atteggiamento di superficiale arroganza. Continuiamo a sperare in un generale miglioramento dei rapporti reali tra opposizione e maggioranza, cioè quelli riscontrabili sul terreno del confronto parlamentare e non auspicati o richiamati dai teleschermi. Intanto l'ostruzionismo, che continueremo a fare quando sono in gioco questioni essenziali per il Paese, è stato utile a dimostrare che anche i numeri possono essere sconfitti dalla coerenza e dall’azione seria di tutta l’opposizione.

A proposito di Repubblica, Costituzione e… diritti umani

Si avvicinano la celebrazioni dell’Anniversario della Repubblica italiana ed è opportuno fare considerazioni sulla nostra condizione di italiani nel mondo. Celebriamo il 62° anniversario della Repubblica italiana. Un paese preoccupato ma mai rassegnato, in cerca di soluzioni a problemi complessi, come l’immigrazione, la sicurezza, le sfide della nuova economia. Questa Italia rischia di perdersi nelle paure: dei diversi, dei bisogni insoddisfatti, della mancanza di certezze – non solo nella vita professionale ma anche in quella famigliare e nella propria esistenza. I governi hanno un compito – primario – far superare le paure! Con le riforme, quelle serie e giuste che tutti comprendiamo come necessarie, senza far prevalere la violenza, il razzismo, la xenofobia, le appartenenze, gli egoismi individuali e corporativi. La politica ci chiede tutto ciò. Non basta il dialogo tra maggioranza ed opposizione in Parlamento e nelle istituzioni. Occorre un dialogo nel paese. In Italia come in Australia, le paure sono state utilizzate sempre dalle forze di destra – anche per vincere le elezioni – ed hanno avuto sempre, come conseguenza, il ritardo nell’affrontare i problemi reali che sono legati all’integrazione, al lavoro, ai diritti di cittadinanza, al riconoscimento che siamo parte di un’umanità che ha bisogno di tante risposte, dai bisogni primari ai diritti civili e democratici. Celebriamo anche il 60° della Costituzione italiana: un atto politico di grande rilevanza che ha fissato non solo regole della convivenza civile ma ha segnato i grandi temi della nostra democrazia. La libertà, il lavoro, il rispetto degli altri, la tutela dei più deboli, la solidarietà ed il rifiuto della guerra: elementi centrali alla Costitutione della Repubblica italiana. Una Costituzione che ha segnato il nostro percorso di uomini e donne – liberi dal fascismo e dall’oppressione, grazie al sacrificio della Resistenza, avviati, in quei giorni, verso la costruzione di un’Italia repubblicana e democratica – e che, ancora oggi, segna il nostro tempo: il tempo delle riforme e del cambiamento. Celebriamo, infine, anche sessanta anni di storia dei diritti umani. Il 10 dicembre del 1948 un australiano – l’allora Ministro degli esteri, Evatt, in qualità di presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, proclamò l’adozione ufficiale della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, “Un passo avanti nel grande processo di evoluzione”, la definì Evatt. Ed aveva ragione: senza quella Dichiarazione oggi non sapremmo chi siamo e dove siamo come genere umano. Saremmo tristemente persi nel mare della storia, senza fari in nostro soccorso, senza speranza, con un’umanità in movimento – i migranti, i rifugiati, i cercatori di fortuna – in balia della sorte, con tanti paesi in cerca di emancipazione, sviluppo e crescita, con tante persone in cerca di soddisfazione di bisogni primari – acqua, cibo, medicinali – con tante persone in cerca di un modo nuovo per affermare la propria cittadinanza: il diritto al lavoro, alla casa, ai servizi sociali, alla salute, alla famiglia, alla parità di trattamento ed alle pari opportunità.

giovedì 15 maggio 2008

Come volevasi dimostrare: pessimo inizio, almeno per gli italiani nel mondo!


“Valuto positivamente l’apertura al dialogo, il superamento dell’aggressività dimostrata nel corso della trascorsa legislatura e nella stessa campagna elettorale ed i nuovi riferimenti sia al ruolo della maggioranza che dell’opposizione, anche per quanto riguarda la scelta del governo ombra” – ha dichiarato l’On. Marco Fedi eletto nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide. “Pessimo inizio, invece, come ampiamente previsto, per gli italiani nel mondo che non ottengono attenzione nell’esecutivo e nelle dichiarazioni programmatiche”.


“Abbiamo ascoltato un Berlusconi decisamente nuovo, toni pacati, messaggio distensivo, ricerca di un consenso sulle riforme istituzionali ed anche sulla legge elettorale.”. “Un Presidente del Consiglio che inaugura una nuova stagione. Una stagione rispetto alla quale il Partito Democratico ha il dovere di rispondere con un’opposizione imperniata sul merito dei singoli provvedimenti ma anche sull’intera impostazione programmatica che ancora oggi – purtroppo – parte da presupposti strumentali, come legare il tema della sicurezza a quello dell’immigrazione, o errati, come non legare sufficientemente il tema della salvaguardia dell’ambiente a quello dello sviluppo sostenibile” – ricorda Fedi.


“Occorrerà misurare la volontà reale di tutto l’esecutivo rispetto ai segnali di dialogo. Come sarà necessario, sui singoli provvedimenti, avere le necessarie aperture, non solo sulle norme ma anche sull’intero impianto delle riforme e sul linguaggio nuovo della politica. Solo in questo modo la nuova fase potrà registrare concreti passi avanti”.“Intanto sul fronte degli italiani all’estero – come previsto alcuni giorni fa – prendiamo atto che non avremo un vice ministro e non avremo un sottosegretario con unicamente le deleghe per gli italiani nel mondo. Corriamo il rischio di perdere terreno rispetto alle posizioni già conquistate mentre occorrerebbe rilanciare le riforme sulla partecipazione politica, con il voto e la rappresentanza eletta dall’estero, su questioni chiave come la cittadinanza, la rete consolare, il fisco, i diritti sindacali e del lavoro e la sicurezza sociale” – ha concluso Fedi.

martedì 13 maggio 2008

La virgola, Un occhio attento alle cose italiane …Parlamentari e non …


A proposito di governo e governo ombra…

Veltroni ha presentato la squadra che formerà lo shadow cabinet del Partito Democratico. Ritengo che la scelta del governo ombra sia giusta: la politica oggi richiede tempi di intervento rapidissimi ed il modo migliore per offrirsi come valida alternativa di governo è di agire contemporaneamente sul fronte governativo e parlamentare, nella discussione politica generale e nella comunicazione, in maniera coordinata e tale da costruire una consequenzialità tra le cose che diciamo oggi, le proposte alternative che presentiamo dall’opposizione e le scelte e le proposte che faremo quando saremo al governo.
La condizione che dobbiamo ancora costruire, però, è quella di un metodo di confronto parlamentare tra maggioranza ed opposizione, come avviene nei paesi che adottano il sistema dello shadow cabinet da molti anni con successo. Per evitare che rimanga solo un confronto mediatico, fatto di slogan e di annunci. È necessario, in sostanza, dare al governo ombra gli strumenti anche parlamentari per esprimersi – come nel question time without notice. Credo debbano verificarsi anche altre due condizioni, una di queste riguarda la scelte di donne e uomini. Occorre avere la percezione chiara che coloro che hanno oggi responsabilità ombra saranno chiamati anche a responsabilità di governo. Occorre che nel PD si inauguri questa visione della politica e chi assume oggi candidature o responsabilità di opposizione, anche a livello regionale e locale, dovrà continuare ad assolverle, nella vittoria come nella sconfitta. È necessario un partito agile ma strutturato nella logica del governo ombra e quindi in grado di sostenere, insieme al gruppo parlamentare, l’azione dei ministri ombra.
È necessario, inoltre, un aperto confronto internamente al PD, inclusa la vasta platea del popolo delle primarie e la società civile. Per mettere in discussione le scelte programmatiche ma anche, quando necessario, il gruppo dirigente. Un partito davvero aperto deve avere questo coraggio. Intanto Piero Fassino ricoprirà l’incarico ombra degli Esteri e degli Italiani nel mondo. Walter Veltroni ne ha dato l’annuncio durante la conferenza stampa di presentazione del governo ombra. Piero Fassino è stato sottosegretario con delega per gli italiani nel mondo e conosce molto bene tutte le questioni che riguardano le comunità italiane nel mondo. Significativo che a livello ombra abbiamo uno shadow minister mentre a livello di governo…

A proposito del caso Travaglio…

L’Italia non finirà mai di stupirci. Tutto è concatenato in una serie infinita di “errori” che di fatto spinge anche i più solidi sostenitori delle riforme ad agire rispetto agli effetti immediati anziché rimuovere le cause dei problemi strutturali che rendono l’Italia, non solo un Paese “anormale”, ma anche un Paese alla deriva. Il caso apertosi in questi giorni è emblematico. Un giornalista – che può piacere o non piacere – come Marco Travaglio, in una trasmissione nota come “che tempo che fa”, utilizza un passaggio di un libro per ricordare un episodio passato che riguarda il Presidente del Senato Renato Schifani. Travaglio supera non solo il limite del bon ton professionale, ma anche quello del rispetto minimo dovuto alle persone, ed anche alla terza carica dello Stato, quando utilizza toni offensivi.
Il vero obiettivo dell’intervento di Travaglio è però il “giornalismo” servile e l’informazione controllata dai partiti. Problema serio che la politica deve affrontare per riportare chiarezza in una situazione che è molto confusa. Ne spiego le ragioni. Il giornalismo vero non ha timore di portare alla luce i mali d’Italia. Il giornalismo investigativo racconta l’Italia, i suoi problemi e non si ferma davanti alla “politica”. Il giornalismo vero accerta le fonti, verifica, non una ma mille volte, e poi, dopo tutte le cautele possibili ed immaginabili, pubblica. La politica può solo prendere atto della pubblicazione di una notizia. La magistratura indaga se c’è da indagare. Tutti sono innocenti fino a quando non ci sono sentenze che provano la colpevolezza. La politica, in quel caso, è non solo legittimata, ma ha l’obbligo, di esprimersi e di agire. Quale è allora il male d’Italia? Che i giornalisti non fanno più il loro mestiere. Fanno politica e nel peggiore dei modi, camuffandola da “opinioni”. I fatti spariscono. I politici tendono a fare “intrattenimento”, “gossip” o peggio strumentalizzano le poche notizie e le tante opinioni. In questo modo le parole di Travaglio diventano un attentato al dialogo tra maggioranza ed opposizione. La Rai è un covo di attentatori al dialogo e deve essere “privatizzata” o “normalizzata”. La realtà è che esiste un problema legato alla qualità dell’informazione. Che la politica deve fare proprio. Esiste un problema della qualità della politica che deve tornare a discutere di tutto l’assetto radiotelevisivo e dell’informazione e comunicazione, sia pubblica che privata. Tornare a lavorare intensamente nelle aule parlamentari. Prendendo atto del lavoro che fanno i giornalisti. Rispettando il lavoro dei magistrati. Eppure, sono convinto, questa visione è ancora lontana dal realizzarsi e continueremo per qualche tempo ad essere testimoni delle espressioni offensive di Travaglio, dell’assenza di notizie e ricchezza di opinioni dei giornalisti e dell’incapacità della politica di dare risposte.

venerdì 9 maggio 2008

Un pessimo inizio

“Dalla maggioranza arrivano segnali negativi che lasciano presagire davvero il peggiore degli inizi” – ha dichiarato l’On. Marco Fedi, deputato eletto nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide per il Partito Democratico. “Naturalmente non sorprende la scelta di un esecutivo tutto politico e con poche donne, vista la necessità di accontentare i componenti la coalizione”. “Preoccupa invece il segnale di scarsa attenzione agli italiani all’estero.” “Non percepiamo infatti segnali positivi anche sul fronte delle deleghe”. – ha sottolineato l’On. Fedi.
“Le differenze tra ieri ed oggi sono evidenti”. “All’indomani della vittoria de l’Unione, due anni fa, incontrammo il Presidente Prodi e discutemmo a lungo le scelte politiche da fare e scegliemmo un Vice Ministro”. “Oggi con molta probabilità avremo un sottosegretario che si occuperà di tante cose, tra cui anche le questioni degli italiani all’estero”. “Attendiamo naturalmente le prossime dichiarazioni programmatiche in vista del voto di fiducia per capire gli orientamenti e le priorità del Governo per gli italiani nel mondo”.
“Ripeto, l’inizio è pessimo ma attendiamo di capire se nelle linee programmatiche, almeno, vi saranno aspetti condivisibili” – ha concluso l’On. Marco Fedi.

Le idee chiare, a partire dai fatti

Caro On. Marco Zacchera, costruiamo un dialogo su presupposti corretti

Crediamo che una discussione seria sull’immigrazione, o meglio sulle politiche migratorie del nostro Paese, sia indispensabile ed urgente. In parte per rispondere ad una richiesta di chiarezza che ci arriva dalla società civile ma soprattutto per evitare che su una materia delicata come questa si perpetuino atteggiamenti di semplice propaganda elettorale o peggio degli slogan tesi a semplificarne contenuti e conseguenze. Per sviluppare una riflessione politica seria occorre partire da una base comune e da una cognizione dei fatti condivisa. Non necessariamente per arrivare a posizioni bipartisan – anche se, guardando all’esperienza australiana, ad esempio, questo è sicuramente uno degli elementi di spicco – ma almeno per valutare esperienze e scelte strategiche di altri Paesi, alcuni di questi con fenomeni d’immigrazione di massa che ci hanno visto, italiani ed europei, autentici protagonisti. Partiamo dai fatti, allora.
Non ci risulta che l’ex Ministro del Tesoro dell’ex Governo conservatore di John Howard – che vanta un’impeccabile carriera tra le fila del Partito Liberal conservatore australiano – abbia mai aderito al centrosinistra (australiano o italiano che sia!) ne tanto meno si è mai vantato di avere origini italiane (che ci pare proprio non abbia!). Naturalmente, oltre alle precisazioni di carattere formale, che è sempre utile fare – anche perché in questo momento il Governo laburista di Kevin Rudd propone una riflessione sulle politiche dell’immigrazione che ci auguriamo siano di segno opposto – vorremmo entrare nel merito delle dichiarazioni dell’on. Marco Zacchera sulle politiche dell’immigrazione e sulle scelte di un Paese come l’Italia. Anzi, vorremmo rispondere al testo tradotto di un intervento di Costello limitatamente al quale l’On. Zacchera, partendo dalle vittorie elettorali, trae un’idea di Governo. Poiché si trae un’idea di Governo da presupposti sbagliati è opportuno chiarirsi le idee.
Il modello australiano di immigrazione parte dal presupposto che l’integrazione – cioè la partecipazione sociale, economica, culturale e politica dei migranti alla vita di un Paese – è un processo essenziale ed irrinunciabile e, proprio per questa ragione, i flussi migratori debbono essere “compatibili” con questa esigenza. Raggiunto il limite fissato dal Governo relativamente ai vari programmi, in Australia non entra più nessuno! I controlli sono severi – anche per chi arriva in Australia semplicemente per turismo e deve compilare la documentazione di arrivo e partenza.
I confini sono controllati e con molti Paesi sono stati siglati accordi per evitare l’arrivo di imbarcazioni cariche di quella umanità non annunciata che troppi definiscono “illegali”. Rispetto alle scelte dell’ex Governo conservatore di John Howard – che non fece approdare neanche la Tampa, imbarcazione carica di una umanità appena ripescata dall’oceano, credo che l’Italia adotti un atteggiamento assolutamente sacrosanto nell’accoglimento delle persone. Persone che se non hanno titolo per rimanere in Italia e non soddisfano i requisiti delle categorie che prevedono l’adozione di misure internazionali di tutela delle persone, debbono tornare a casa.
L’Australia quindi definisce quote che per definizione, ed anche per pratica quotidiana, non sono espandibili. Sulla base di queste quote viene adottato un programma di interventi che fino alla prima metà degli anni ottanta prevedevano – ad esempio – anche per la comunità italiana – programmi di assistenza definiti Grant-in-Aid diretti ad assistere le nuove comunità nella fase di primo insediamento e di integrazione. Oggi questi finanziamenti sono diretti alle nuove comunità di arrivi e non riguardano più gli italiani o gli europei.
La politica del multiculturalismo, sviluppatasi con la creazione di strumenti tesi a mantenere e sviluppare l’identità culturale delle persone – come l’SBS, rete radiotelevisiva multiculturale o gli Office of Multicultural Affairs nei vari stati o i provvedimenti legislativi contro la discriminazione razziale, religiosa o culturale – non ha mai confuso il tema dell’appartenenza ad un Paese, l’Australia, di cui si abbracciano lingua, cultura, tradizioni, valori e principi proprio con la “naturalizzazione”, cioè la libera scelta di diventare cittadini australiani. La politica multiculturale mette tutti in grado di dare il meglio della nostra identità per essere australiani “non omologati”, persone che costruiscono una realtà che è ricca e composita, diversa. Ecco, essere australiani, prima che ogni altra cosa, significa amare la diversità. Riconoscerla come valore, apprezzarla come ricchezza, valorizzarla come elemento unificante. Non è vero che divide. Non abbiamo mai conosciuto un australiano, immigrato, di ieri o di oggi, che non abbia dato il meglio di se stesso per imparare l’inglese, per essere in grado di comunicare, per poter far comprendere meglio agli altri il significato delle proprie tradizioni, della propria cultura, della propria religione. Conoscere per capire meglio. Non abbiamo mai conosciuto un immigrato, di ieri o di oggi, che abbia preteso un trattamento diverso da quello che le leggi dello Stato prevedono. Lo Stato, che tutela la diversità, che è laico, e quindi protegge tutte le appartenenze religiose garantendo la professione della fede, che promuove la conoscenza di lingue e culture straniere perché è intelligente farlo ed apre i Paesi ad opportunità di diffusione dei propri prodotti all’estero, che promuove le conoscenze culturali perché la cultura unisce i popoli e rafforza i processi di pace nel mondo.
Non abbiamo mai conosciuto un immigrato, di oggi o di ieri, che non abbia – e sono stati tanti – giurato fedeltà allo Stato australiano ed ai suoi simboli. Oggi, da australiani, possono anche chiedere che l’Australia diventi una repubblica come chiesero ed ottennero che il giuramento di fedeltà venisse fatto nei confronti del popolo australiano e non della Regina Elisabetta.
Il laburista Rudd, che oggi è al Governo, ha una visione molto diversa da quella di Howard e del suo ex Ministro del Tesoro conservatore. Se vogliamo con serietà parlare di scelte politiche sul delicato tema dell’immigrazione e desideriamo valutare – anche ai fini della conoscenza – assicuriamoci di avere le informazioni giuste e fare – insieme – le analisi giuste.

On. Marco Fedi, Deputato PD.
Sen. Nino Randazzo, Senatore PD.

martedì 6 maggio 2008

La virgola, Un occhio attento alle cose italiane …Parlamentari e non …


Il Partito Democratico, le sconfitte elettorali e le ragioni di un’opposizione seria

Il Partito Democratico è un grande partito riformista. È un partito oggi collocato all’opposizione. È un partito che aspira, da solo o in future chiare alleanze programmatiche, a guidare il Paese e quindi a porsi come alternativa al futuro partito del Popolo della Libertà. Ritengo assolutamente necessario, per la democrazia italiana, continuare, sia nel centrosinistra che nel centrodestra, il cammino intrapreso. Un cammino che nel centrosinistra è andato molto più avanti che nel centrodestra, dove un partito unico ancora non esiste. Un cammino che si è rivelato indispensabile per ottenere quella necessaria semplificazione del sistema politico che – di fatto – ha comportato la riduzione dei gruppi parlamentari e che potrebbe – se le scelte saranno conseguenti – portare alla riduzione del numero dei partiti. Un percorso coraggioso, iniziato dal Partito Democratico e Walter Veltroni, che deve proseguire nel difficile rapporto tra partiti e società civile e scaturire in un profondo rinnovamento dei partiti.
Per questa ragione il PD merita il rispetto istituzionale dell’opposizione di ieri che si accinge ad essere il Governo della XVI legislatura. Il Governo – a partire dalla sua composizione – merita il rispetto istituzionale della nuova opposizione. Credo sia necessario mettere da parte il linguaggio dello scontro della campagna elettorale e cominciare ad utilizzare il linguaggio del confronto. Tutto ciò – però –significa avere un atteggiamento severo sui contenuti dei provvedimenti e sulle scelte che farà il Governo. Ecco perché è necessaria un’opposizione seria, capace di ascoltare, di interloquire e di proporre le proprie soluzioni, anche dai banchi dell’opposizione.
Per essere l’opposizione di oggi, che propone e costruisce, occorre un PD forte ed aperto. La leadership deve mettersi in discussione ogni giorno, con le scelte che vengono fatte e le proposte che vengono presentate. Il dibattito interno al PD deve essere forte. Sulle scelte dei dirigenti, dei candidati, dei programmi. Ed occorre un partito autenticamente libero da posizioni precostituite.
Ecco perché credo giusto lavorare nella direzione della costruzione di partiti politici nuovi e forti, anche all’estero. Ci siamo battuti per la sbloccare il sistema politico italiano, accettando tutti i rischi legati alla scelta di dire no al vecchio sistema delle coalizioni, accettando tutte le responsabilità che derivavano dal presentarsi come forza di governo pronta anche a fare un’opposizione nuova, moderna, accettando la sfida della modernizzazione del sistema politico italiano. Oggi abbiamo il dovere di aprire un dibattito profondo al nostro interno ed anche esternamente. Le sconfitte elettorali, nazionale e nelle comunali a Roma, hanno ragioni politiche: nella crisi della sinistra, sui temi politico-culturali che hanno rappresentato la base delle nostre scelte e dei nostri orientamenti, sulle scelte di donne e uomini che saranno chiamati a portarle avanti.

A proposito di bicicletta e pedalate…

Siamo pronti al nastro di partenza. Abbiamo ripresentato le proposte di legge sul riacquisto della cittadinanza, sui diritti sindacali dei contrattisti, sul riordino delle loro carriere professionali. Siamo in procinto di esaminare altre proposte sulla sicurezza sociale e sulla sanatoria per gli indebiti che vanno aggiornate. Avremo un primo banco di prova sulle scelte del Governo per gli italiani nel mondo proprio nel contesto della prossima finanziaria quando saremo chiamati a rendere permanente l’estensione delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia ai residenti all’estero, sostitutive della no tax area, ed introdotte, per il biennio 2007-2008, dal Governo Prodi.
Utilissimo, intanto, farci arrivare segnalazioni di problemi da trasformare in atti di controllo o d’indirizzo e proposte concrete da trasformare in proposte di legge. Altrettanto utile instaurare con tutti i 18 Parlamentari eletti all’estero un rapporto di comunicazione. Noi proporremo un tavolo di concertazione e di discussione che – se ne esisteranno le condizioni – potrà anche evolvere in una Commissione bicamerale. Intanto attendiamo le scelte del Governo per quanto attiene a competenze e deleghe per gli italiani nel mondo. Poi vedremo le proposte per quanto attiene al Comitato permanente per gli italiani nel mondo della Commissione affari esteri della Camera e dell’analogo Comitato del Senato. Poi cercheremo di avere un’idea – spero prima dell’insediamento dei Comitati – delle linee prioritarie del Governo sulla base delle indicazioni programmatiche fornite durante la campagna elettorale. Certamente faremo in modo che gli impegni elettorali – assunti da chi oggi è al Governo e da chi è oggi all’opposizione – siano ben presenti come punti di riferimento generale e sui punti in comune – non certamente pochi – dovremo fare tanto lavoro in comune. Francamente la scelta delle personalità a cui questo compito sarà affidato mi entusiasma meno che il lavoro concreto che abbiamo tutti davanti. Quindi a tutti buon lavoro!

On. Marco Fedi
Deputato del PD

Eletto nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide.