mercoledì 23 dicembre 2009

FEDI (PD): Sulla cittadinanza non sono più possibili errori, ritardi ed esclusioni

“Sarebbe davvero grave se sulla cittadinanza Governo e maggioranza commettessero errori, sommassero ritardi ed omettessero di affrontare il tema cittadinanza dalla prospettiva degli italiani all’estero” – ha dichiarato l’On. Marco Fedi.
“L’errore di vedere l’acquisto della cittadinanza unicamente come punto di arrivo del processo di integrazione anziché fondamentale momento di passaggio verso una partecipazione piena alla vita della istituzioni di un Paese” – è questa la prima valutazione sul testo unificato di riforma della legge 91/92 sulla cittadinanza discusso alla Camera dei Deputati.
“Il periodo di 10 anni è troppo lungo e non prevederne una ragionevole riduzione è un errore tragico e storico” – ha continuato l’On. Fedi.
“Ogni ritardo nel riconoscimento pieno della cittadinanza legata al principio dello jus soli rappresenta un secondo tragico errore, un secondo ritardo storico che ci allontana da legislazioni moderne in tema di cittadinanza”.
“Il testo unificato non raccoglie i contenuti delle proposte di legge avanzate dagli eletti all’estero” – ha sottolineato l’On. Marco Fedi.
“Gli elementi più importanti per gli italiani all’estero – cioè la riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana e la discriminazione nei confronti delle donne sposate a stranieri prima del 1 gennaio 1948 – sono assenti dal testo”.
“Per queste ragioni abbiamo presentato degli emendamenti”.
“Escludere dalla discussione sulla cittadinanza le nostre comunità nel mondo rappresenterebbe un terzo grave errore” – ha concluso l’On. Marco Fedi.

Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91 recante nuove norme in materia di cittadinanza (Testo unificato C. 103 Angeli e abb.)
EMENDAMENTI ED ARTICOLI AGGIUNTIVI

Dopo l'articolo 4 aggiungere il seguente:

Art. 4-bis.
(Riacquisto della cittadinanza).
1. All'articolo 17 della legge 5 febbraio 1992, n. 91 sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1 sono soppresse le parole: «entro due anni dall'entrata in vigore della presente legge»;
b) è aggiunto, in fine, il seguente comma: «1-bis. Il diritto al riacquisto o all'acquisto della cittadinanza ai sensi dei commi 1 e 2 è esercitato dagli interessati mediante presentazione di una dichiarazione resa al sindaco del comune di residenza dell'istante, oppure alla competente autorità consolare previa produzione di idonea documentazione ai sensi di quanto disposto con decreto del Ministro dell'interno emanato di concerto con il Ministro degli affari esteri».
Fedi, Bucchino, Farina, Garavini, Porta

Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91 recante nuove norme in materia di cittadinanza (Testo unificato C. 103 Angeli e abb.)
EMENDAMENTI ED ARTICOLI AGGIUNTIVI

Dopo l'articolo 4 aggiungere il seguente:

Art. 4-bis.
(Riacquisto della cittadinanza).

1. All'articolo 17 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 2 è sostituito dal seguente:
«1. Possono altresì riacquistare o acquistare la cittadinanza:
a) la donna che, già cittadina italiana per nascita, ha perduto la cittadinanza per effetto del matrimonio con cittadino straniero, quando il matrimonio è stato contratto prima del 1o gennaio 1948;
b) il figlio della donna di cui alla lettera a), ancorché nato anteriormente al 1° gennaio 1948, anche qualora la madre sia deceduta;
c) i soggetti, ancorché nati anteriormente al 1o gennaio 1948, figli di padri o di madri cittadini»;
b) è aggiunto, in fine, il seguente comma:
«1-bis. Il diritto al riacquisto o all'acquisto della cittadinanza ai sensi dei commi 1 e 2 è esercitato dagli interessati mediante presentazione di una dichiarazione resa al sindaco del comune di residenza dell'istante, oppure alla competente autorità consolare previa produzione di idonea documentazione ai sensi di quanto disposto con decreto del Ministro dell'interno emanato di concerto con il Ministro degli affari esteri».

Bucchino, Fedi, Farina, Garavini, Porta

domenica 20 dicembre 2009

FEDI (PD): Odg per reperire stanziamenti per i connazionali all’estero

“Finanziaria dopo finanziaria, provvedimento dopo provvedimento, continua inesorabile la riduzione di stanziamenti per gli italiani all’estero” – ha sottolineato l’On. Marco Fedi. “Abbiamo presentato un ordine del giorno sul bilancio che impegna il Governo italiano “a valutare la possibilità di reperire stanziamenti per il 2010 finalizzati alla promozione della lingua italiana nel mondo, all'assistenza dei connazionali indigenti residenti all'estero e a recuperare risorse per le dotazioni dei capitoli destinati alle comunità italiane nel mondo della Direzione Generale Italiani all'Estero e Politiche Migratorie e della Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale del Ministero degli Affari esteri”.
“L’ordine del giorno ricorda che la gravità dei tagli è tale da compromettere la politica a favore delle comunità italiane nel mondo”.
“Un taglio di 23 milioni di euro al programma “Italiani nel mondo e politiche migratorie e sociali” e oltre 7 milioni di euro al programma “Informazione, promozione culturale, scientifica e dell’immagine del Paese all’estero”, entrambi parte della missione “L'Italia in Europa e nel mondo” del Ministero degli Affari esteri” – ricorda Fedi.
“A questi si aggiungono i 140mila euro in meno per i contributi ai Com.It.Es. e i 2 milioni di euro mancanti, rispetto all’assestamento di bilancio 2009, ai fondi per la diffusione della lingua italiana nel mondo”.
“A cui si aggiungono i 6 milioni di euro di decurtazione all’assistenza diretta dei nostri connazionali all’estero“.
“Credo – ha concluso l’On. Marco Fedi – sia necessario invertire questo trend negativo ed è per questa ragione che abbiamo voluto impegnare il Governo a recuperare risorse in questa direzione”.

giovedì 17 dicembre 2009

FEDI (PD): Accolto dal governo l’Odg per rendere definitive le detrazioni fiscali per carichi di famiglia ai residenti all’estero

“Rendere definitiva l’estensione delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia agli italiani all’estero che non godono, nel Paese nel quale risiedono, di benefici connessi ai carichi famigliari”. “È questo l’impegno che abbiamo posto all’attenzione del Governo con l’ordine del giorno presentato dopo il voto di fiducia sulla finanziaria 2010” – ha dichiarato l’On. Marco Fedi, primo firmatario dell’ordine del giorno accolto dal Governo.
L’ordine del giorno, sottoscritto dai deputati del Partito Democratico eletti all’estero, Onorevoli Fedi, Bucchino, Farina, Garavini, Narducci, Porta, chiede una definitiva risposta anziché un percorso a proroghe.
“Sul versante impositivo – ricorda l’On. Marco Fedi – i cittadini italiani residenti all’estero, che producono un reddito assoggettabile ad IRPEF in Italia, sono in una condizione di sostanziale disparità nei confronti dei residenti nel territorio nazionale”.
Infatti, il 2010, a normativa vigente, sarà l’ultima annualità per godere di tali benefici fiscali, che invece sono appannaggio permanente dei residenti in Italia.
“Chiediamo pertanto al Governo, con questo ordine del giorno, di “valutare l'opportunità di predisporre un'apposita norma tesa a superare il limite temporale 2010 e prevedere la definitiva estensione delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia ai residenti all'estero” – ha concluso l’On. Marco Fedi.

16 dicembre 2009

Finanziaria, Fedi: fiducia fa male agli italiani all’estero

Roma, 15 dic - “Io credo di non essere stato mai tanto orgoglioso quanto in questi giorni e in questi mesi della presidenza della Camera dei Deputati”. Lo ha dichiarato oggi Marco Fedi, deputato del Pd eletto all’Estero. “Ha un atteggiamento assolutamente non solo razionale ma anche super partes – ha detto Fedi - nel senso che tutte le motivazioni politiche e tecniche che potevano indurre il governo a porre la questione di fiducia non esistevano e la presidenza ha fatto bene a dichiararlo. Avremmo potuto votare gli emendamenti come abbiamo fatto l’altro giorno sul bilancio con un atteggiamento sereno anche da parte delle opposizioni. Non l’hanno voluto e ora si va al voto di fiducia che non solo non farà votare gli emendamenti ma non farà dibattere i parlamentari sulla finanziaria ed è un danno politico per tutto il Paese. Secondo Fedi l’approvazione della Finanziaria avrà effetti immediati sugli italiani all’estero e “riguardano l’assistenza, con i sei milioni di euro che sono stati decurtati. Vorremmo far capire ai nostri connazionali nel mondo – ha spiegato Fedi - che il nostro emendamento non era affatto strumentale (a firma dei deputati del Pd eletti all’estero) ma che cercava di recuperare i sei milioni di euro che se non si troveranno rischiano di mettere in difficoltà soprattutto i nostri connazionali indigenti in America Latina”.Secondo il deputato democratico, ci saranno anche “tutta una serie di problemi di cui si dovrà occupare il ministero degli affari esteri”.“Io – ha detto - non ho sentito in questi giorni una voce del governo, del sottosegretario Mantica, mi sarebbe piaciuto ascoltarlo su questo. Il governo era consapevole del taglio dei sei milioni di euro. In un bilancio come quello dello stato, sei milioni di euro potevano essere trovati anche dalla maggioranza in sede di discussione in commissione bilancio. Non lo hanno voluto – ha detto Fedi - e ora ci troviamo con questo grosso problema”. Secondo Fedi ci sono poi “tutte le altre riduzioni dalla scuola fino alla cultura e la direzione generale italiani agli all’estero e delle politiche migratorie che continua a subire tagli su tagli e mancano anche le riforme. Manca un progetto vero di rilancio vero del governo per gli italiani nel mondo. Noi lo abbiamo ma i nostri progetti di legge giacciono nelle aule parlamentari”.

mercoledì 16 dicembre 2009

FEDI (PD): Il testo unificato sulla cittadinanza non raccoglie i contenuti della proposta Sarubbi-Granata e dei deputati eletti all’estero

“Il testo unificato di riforma della legge 91/92 sulla cittadinanza che sta emergendo dai lavori della Commissione affari costituzionali non raccoglie i contenuti delle proposte di legge avanzate dagli eletti all’estero ed è profondamente diverso dal testo Sarubbi-Granata sul quale avevamo riposto molte speranze” – ha dichiarato l’On. Marco Fedi.
“Non solo perché la proposta Sarubbi-Granata raccoglieva gli elementi più importanti per gli italiani all’estero – cioè la riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana e il superamento della discriminazione nei confronti delle donne – ma per gli elementi innovativi relativamente ai “nuovi italiani” per i quali si sarebbe dovuto aprire un percorso abbreviato”.
“La proposta che emerge è priva di riferimenti per gli italiani nel mondo e propone, invece, per gli immigrati un vero e proprio percorso a ostacoli nel processo di naturalizzazione che, comunque, rimane complessivamente immutato nella sua lunghezza, cioè 10 anni” – ha sottolineato l’On. Marco Fedi.

Finanziaria, Fedi: fiducia fa male agli italiani all’estero

Roma, 15 dic - “Io credo di non essere stato mai tanto orgoglioso quanto in questi giorni e in questi mesi della presidenza della Camera dei Deputati”. Lo ha dichiarato oggi Marco Fedi, deputato del Pd eletto all’Estero. “Ha un atteggiamento assolutamente non solo razionale ma anche super partes – ha detto Fedi - nel senso che tutte le motivazioni politiche e tecniche che potevano indurre il governo a porre la questione di fiducia non esistevano e la presidenza ha fatto bene a dichiararlo. Avremmo potuto votare gli emendamenti come abbiamo fatto l’altro giorno sul bilancio con un atteggiamento sereno anche da parte delle opposizioni. Non l’hanno voluto e ora si va al voto di fiducia che non solo non farà votare gli emendamenti ma non farà dibattere i parlamentari sulla finanziaria ed è un danno politico per tutto il Paese. Secondo Fedi l’approvazione della Finanziaria avrà effetti immediati sugli italiani all’estero e “riguardano l’assistenza, con i sei milioni di euro che sono stati decurtati. Vorremmo far capire ai nostri connazionali nel mondo – ha spiegato Fedi - che il nostro emendamento non era affatto strumentale (a firma dei deputati del Pd eletti all’estero) ma che cercava di recuperare i sei milioni di euro che se non si troveranno rischiano di mettere in difficoltà soprattutto i nostri connazionali indigenti in America Latina”.Secondo il deputato democratico, ci saranno anche “tutta una serie di problemi di cui si dovrà occupare il ministero degli affari esteri”.“Io – ha detto - non ho sentito in questi giorni una voce del governo, del sottosegretario Mantica, mi sarebbe piaciuto ascoltarlo su questo. Il governo era consapevole del taglio dei sei milioni di euro. In un bilancio come quello dello stato, sei milioni di euro potevano essere trovati anche dalla maggioranza in sede di discussione in commissione bilancio. Non lo hanno voluto – ha detto Fedi - e ora ci troviamo con questo grosso problema”. Secondo Fedi ci sono poi “tutte le altre riduzioni dalla scuola fino alla cultura e la direzione generale italiani agli all’estero e delle politiche migratorie che continua a subire tagli su tagli e mancano anche le riforme. Manca un progetto vero di rilancio vero del governo per gli italiani nel mondo. Noi lo abbiamo ma i nostri progetti di legge giacciono nelle aule parlamentari”.

martedì 15 dicembre 2009

Deputati PD eletti all’estero: gravissimo atto di violenza che va condannato senza mezzi termini

I deputati PD eletti all’estero ritengono di gravità inaudita l’aggressione al Presidente del Consiglio e condannano senza mezzi termini l’atto di violenza perpetrato nei suoi confronti.
Nulla può giustificare un gesto di violenza ai danni di un qualsiasi cittadino, né lo scontro politico, i cui toni purtroppo sono da tempo troppo elevati, né tantomeno l’agire di una persona disagiata.
Esprimiamo la nostra solidarietà al Presidente Berlusconi e gli auguriamo una pronta guarigione.


Marco Fedi, Gino Bucchino, Franco Narducci, Fabio Porta, Gianni Farina, Laura Garavini

Le logiche di maggioranza annullano una possibilità di miglioramento per gli italiani all’estero

Gli italiani all’estero sono stati finalmente oggetto di viva attenzione e di intenso confronto politico in occasione della discussione sulla Finanziaria 2010 che si sta svolgendo in queste ore alla Camera dei deputati. Un emendamento presentato e illustrato dall’on. Marco Fedi, mirante ad integrare con sei milioni di euro l’assistenza diretta a sostegno dei connazionali, soprattutto anziani, che versano in condizioni di indigenza, ha fatto da detonatore di un dibattito che si è ben presto allargato a molti deputati, tra i quali lo stesso responsabile Esteri del PD on. Piero Fassino, e a quasi tutti i gruppi parlamentari.
La proposta è stata fatta propria, oltre che da esponenti del PD, da quelli dell’Unione di Centro e dell’Italia dei Valori e ha creato un evidente imbarazzo in alcuni settori della stessa maggioranza, tant’è che l’on. Gennaro Malgieri ha aggiunto la sua adesione e il responsabile per gli italiani nel mondo del PDL, on. Aldo Di Biagio, assieme al presidente del Comitato degli italiani all’estero, on Zacchera, si è distinto con un voto di astensione dal suo gruppo.
Nel tentativo di evitare il moltiplicarsi delle posizioni a favore dell’emendamento, il relatore di maggioranza, on. Corsaro, con uno sgangherato intervento ha tacciato di strumentalità una proposta della cui necessità e urgenza tutti sono convinti, eccetto i cani da guardia della politica finanziaria del governo Berlusconi.
L’imbarazzo per una posizione obiettivamente insostenibile ha indotto diversi esponenti del centrodestra a rivendicare vecchi titoli e appartenenze, per eludere una scelta che invece è di oggi ed è netta: o a favore o contro gli interessi più diretti degli italiani estero.
Alla prova dei fatti, anche se la maggioranza ha perduto per strada alcuni consensi, l’emendamento è stato respinto dalla maggioranza, anche col voto di qualche eletto all’estero come l’on. Amato Berardi, che deve ora spiegare a chi aspetta, soprattutto in America Latina, un atto di solidarietà quale rischio di destabilizzazione delle finanze dello Stato comportasse il recupero di sei milioni di euro.
Ciò che resta è la passione civile che nell’aula parlamentare si è accesa intorno agli italiani all’estero e il palpabile disagio di continuare sulla strada di una politica di tagli e di disattenzione verso le nostre comunità.
Per quanto ci riguarda, continueremo a cogliere ogni occasione per richiamare l’attenzione del Governo e del Parlamento sulle tematiche della grande comunità italiana nel mondo, con la speranza che le logiche di maggioranza cedano prima possibile il campo alle necessità obiettive dei cittadini e che la classe dirigente italiana riconosca quanto sia importante per il nostro Paese avere un rapporto positivo con chi guarda ancora a noi con interesse e speranza.

Marco Fedi, Gino Bucchino, Gianni Farina, Laura Garavini, Franco Narducci, Fabio Porta

Deputati PD eletti all’estero: gravi ed offensive le dichiarazioni del Presidente del Consiglio

I deputati PD eletti all’estero ritengono particolarmente gravi ed offensive le dichiarazioni del Presidente del Consiglio relativamente al nostro assetto istituzionale.
Siamo fermi nel difendere le Istituzioni della Repubblica italiana così come siamo pronti a migliorarne il funzionamento con opportune modifiche. Difendere l’immagine dell’Italia all’estero significa anche tutelare e valorizzare il ruolo delle nostre istituzioni.
Forti delle nostre esperienze all’estero riteniamo sempre sbagliato mettere in contrapposizione i poteri dello Stato e quindi ci riconosciamo nel responsabile richiamo del capo dello Stato ad attenuare le tensioni e a riportare nelle aule parlamentari la discussione sulla riforma dello Stato.

Marco Fedi, Gino Bucchino, Franco Narducci, Fabio Porta, Gianni Farina, Laura Garavini

FEDI (PD): L’Italia destina solo lo 0,4 per cento del PIL alla politica estera

“Un grande paese democratico come l’Italia non può destinare alla politica estera, quindi allo stato di previsione del Ministero degli esteri, soltanto lo 0,4 per cento del PIL, uno stanziamento del tutto inadeguato ai compiti da svolgere, ai servizi da erogare, all’azione internazionale da portare avanti con le missioni umanitarie e con le convenzioni internazionali e la cooperazione allo sviluppo”.
“Negativa anche l'ulteriore riduzione delle risorse per la cooperazione allo sviluppo, già pesantemente ridotte con altre misure e provvedimenti del Governo.
Gravissima la sottodotazione della Tabella A del Ministero degli esteri. Occorrerebbero almeno 47 milioni per concludere la ratifica dei sessanta accordi internazionali di più rilevante priorità”.
“Il giudizio negativo sulla manovra di finanza pubblica per il 2010 nasce da una serie di considerazioni e valutazioni di natura economica e politica” – ha esordito l’On. Marco Fedi in sede di discussione generale sulla finanziaria 2010.
“Quella del Governo non è una politica economica per lo sviluppo, per contrastare gli effetti della crisi su famiglie ed imprese mentre emerge con crescente drammaticità la situazione del Mezzogiorno. Così come diventa tangibile, ogni giorno, la forte pressione sulle famiglie. Così come dovrebbe essere insopportabile, per tutti noi, la crescita del tasso di disoccupazione al 10,5 per cento. Ed è questo il dato preoccupante che emerge da questa finanziaria. Siete lontani dalle vere riforme. Siete lontani dal dare risposte vere alle conseguenze della crisi”. “Siete lontani anche da investimenti strutturali, non solo dalle riforme strutturali” – ha continuato l’On. Marco Fedi.
“La nostra opposizione è ferma e decisa su tutta l’impostazione della manovra di bilancio ma in particolare sulla scelta di prevedere la vendita dei beni confiscati alla criminalità organizzata”. “Dopo lo scudo fiscale, anonimo, arriva ora la vendita dei beni confiscati alla mafia”. “Per far cassa continuate a dare messaggi contraddittori, rischiate di favorire il riacquisto di questi beni da parte della criminalità organizzata e indebolite gli strumenti culturali, prima che repressivi, per contrastare i fenomeni mafiosi”. “Nel tentativo di far quadrare i conti proponete di utilizzare il TFR dei lavoratori per la spesa corrente, una sorta di cassa continua prestiti e prelievi a disposizione dello Stato”.
“Abbiamo presentato delle proposte emendative per gli italiani all’estero, in questa finanziaria, oltre ad una serie di proposte di riforme strutturali per le comunità italiane nel mondo presentate nel corso della legislatura”.
“Gli emendamenti presentati alla Camera, respinti dalla maggioranza, andavano in direzione di aumentare le dotazioni finanziarie di importanti capitoli per gli italiani all’estero. Il recupero di 2milioni di euro annunciato dal relatore risulta largamente insufficiente. I nostri emendamenti che puntavano ad estendere per un ulteriore triennio le detrazioni fiscali per carichi di famiglia, ad escludere i residenti all’estero dall'imposta comunale sugli immobili, a recuperare risorse ai capitoli della Direzione Generale Italiani all’Estero e Politiche Migratorie del Ministero degli Affari esteri”.
“In particolare per l’insegnamento della lingua italiana, capitolo 3153, per il quale proponevamo di ripristinare l’ammontare a cui si era arrivati al Senato con l’assestamento di bilancio. Per l’assistenza – la cui riduzione di bilancio di ben 6 milioni di euro - graverà sulle fasce sociali più deboli di nostri connazionali all’estero”.
“Esprimiamo forti preoccupazioni rispetto a una politica per le comunità italiane nel mondo che è profondamente condizionata da una visione miope del Governo”.

“Una politica che nelle ultime leggi di bilancio ha subito forti riduzioni negli stanziamenti, che oggi vive le preoccupazioni legate alla riorganizzazione della rete diplomatico-consolare, che rischia di penalizzare gli interventi e i servizi per le fasce sociali più deboli”.
“La finanziaria light è fatta di tagli e di mancati interventi anche per gli italiani nel mondo”. “Abbiamo presentato un emendamento anche per la questione indebiti, che colpisce e penalizza pesantemente i pensionati residenti all’estero a causa dei ritardi dell’INPS nell’approntare una verifica reddituale annuale”.
Siamo in attesa che parta l’azione riformatrice anche sul fronte della cittadinanza. E il Governo deve tornare a dare risposte sulla razionalizzazione della rete consolare dopo la risoluzione in Commissione affari esteri della Camera che ha chiesto una verifica sulle prospettate chiusure di Consolati anche a fronte dell’ondata di forti proteste arrivate dalle comunità italiane nel mondo.
Esprimiamo quindi un giudizio negativo sull’azione fin qui svolta dal Governo e sulla manovra economica nel suo complesso.

On. Marco Fedi 9 dicembre 2009


Allegato: Testo completo intervento On. Marco Fedi

Il giudizio negativo sulla manovra di finanza pubblica per il 2010 nasce da una serie di considerazioni e valutazioni di natura economica e politica.
Quella del Governo non è una politica economica per lo sviluppo, per contrastare gli effetti della crisi su famiglie ed imprese.
Emerge con crescente drammaticità la situazione del Mezzogiorno. Così come diventa tangibile, ogni giorno, la forte pressione sulle famiglie. Così come dovrebbe essere insopportabile, per tutti noi, la crescita del tasso di disoccupazione che passa dal 6,7 al 10,5 per cento.
Ed è questo il dato preoccupante che emerge da questa finanziaria.
Siete lontani dalle vere riforme.
Siete lontani dal dare risposte vere alle conseguenze della crisi.
Siete lontani anche da investimenti strutturali. Non solo dalle riforme.
La nostra opposizione è ferma e decisa su tutta l’impostazione della manovra di bilancio ma in particolare sulla scelta di prevedere la vendita dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
Dopo lo “scudo fiscale”, anonimo, arriva ora la vendita dei beni confiscati alla mafia.
Per far cassa continuate a dare messaggi contraddittori, rischiate di favorire il riacquisto di questi beni da parte della criminalità organizzata e indebolite gli strumenti culturali, prima che repressivi, per contrastare i fenomeni “mafiosi”.
Nel tentativo di far quadrare i conti proponete di utilizzare il TFR dei lavoratori per la spesa corrente, una sorta di cassa continua prestiti e prelievi a disposizione dello Stato.
Ma il giudizio negativo riguarda anche la maggioranza che sostiene il Governo.
Il nostro vuole essere anche un richiamo ad avere coraggio “nell’iniziativa parlamentare”. Dobbiamo insieme contribuire a dare maggiore credibilità all’istituzione parlamentare. A partire da un’autentica discussione in quest’aula, che ancora auspichiamo, sulla quale non pesi costantemente la minaccia del voto di fiducia.
Ecco perché invitiamo la maggioranza a valutare con attenzione le conseguenze negative delle scelte di oggi.
Possiamo e dobbiamo fornire gli strumenti al nostro paese per rispondere alla crisi, mettere imprese e lavoratori in grado di utilizzare i deboli segnali di ripresa dell’economia internazionale.
In questa condizione il Partito Democratico è riuscito non solo a fare opposizione ma anche a presentare delle proposte concrete.
Come l’introduzione di una detrazione fiscale per l'anno 2010, forfettaria e straordinaria, sui redditi da lavoro dipendente e sulle pensioni.
L’aumento della detrazione fiscale per i figli a vantaggio sia dei lavoratori dipendenti che degli autonomi.
L’estensione della durata temporale di beneficio della cassa integrazione guadagni da 52 a 104 settimane.
L’estensione dell'assegno di disoccupazione a tutti i lavoratori precari.
Ed abbiamo presentato delle proposte emendative per gli italiani all’estero, in questa finanziaria, oltre ad una serie di proposte di riforma strutturali per le comunità italiane nel mondo.
Gli emendamenti presentati alla Camera, respinti dalla maggioranza, andavano in direzione di aumentare le dotazioni finanziarie di importanti capitoli per gli italiani all’estero.
Si trattava di emendamenti che puntavano ad estendere per un ulteriore triennio le detrazioni fiscali per carichi di famiglia.
Ad escludere i residenti all’estero dall'imposta comunale sugli immobili.
A recuperare risorse ai capitoli della Direzione Generale Italiani all’Estero e Politiche Migratorie del Ministero degli Affari esteri.
In particolare per l’insegnamento della lingua italiana, capitolo 3153, per il quale proponevamo di ripristinare l’ammontare a cui si era arrivati al Senato con l’assestamento di bilancio.
E l’assistenza – la cui riduzione di bilancio di ben 6 milioni di euro - graverà sulle fasce sociali più deboli di nostri connazionali all’estero.
Il giudizio complessivo sulla finanziaria 2010 è negativo e perderemo opportunità anche all’estero.
Esprimiamo forti preoccupazioni rispetto a una politica per le comunità italiane nel mondo che è profondamente condizionata da una visione miope del Governo.
Da una scarsa comprensione delle potenzialità che abbiamo all’estero e dalla sostanziale incapacità di fare sistema.
Una politica che nelle ultime leggi di bilancio ha subito forti riduzioni negli stanziamenti, che oggi vive le preoccupazioni legate alla riorganizzazione della rete diplomatico-consolare, che rischia di penalizzare gli interventi e i servizi per le fasce sociali più deboli.
La finanziaria light è fatta di tagli e di mancati interventi. Anche per gli italiani nel mondo.
Abbiamo presentato un emendamento anche per la questione indebiti, che colpisce e penalizza pesantemente i pensionati residenti all’estero a causa dei ritardi dell’INPS nell’approntare una verifica reddituale annuale.
Siamo in attesa che parta l’azione riformatrice anche sul fronte della cittadinanza. E il Governo deve tornare a dare risposte sulla razionalizzazione della rete consolare dopo la risoluzione in Commissione affari esteri della Camera che ha chiesto una verifica sulle prospettate chiusure di Consolati anche a fronte dell’ondata di forti proteste arrivate dalle comunità italiane nel mondo.
Un grande paese democratico come l’Italia non può destinare alla politica estera, quindi allo stato di previsione del Ministero degli esteri, soltanto lo 0,4 per cento del PIL, uno stanziamento del tutto inadeguato ai compiti da svolgere, ai servizi da erogare, all’azione internazionale da portare avanti con le missioni umanitarie e con le convenzioni internazionali e la cooperazione allo sviluppo. Negativa anche l'ulteriore riduzione delle risorse per la cooperazione allo sviluppo, già pesantemente ridotte con altre misure e provvedimenti del Governo.
Gravissima la sottodotazione della Tabella A del Ministero degli esteri. Occorrerebbero almeno 47 milioni per concludere la ratifica dei sessanta accordi internazionali di più rilevante priorità.
Esprimiamo quindi un giudizio negativo sull’azione fin qui svolta dal Governo e sulla manovra economica nel suo complesso.

On. Marco Fedi 9 dicembre 2009

FEDI (PD): Inadeguati i trattamenti economici del personale a contratto. Molte realtà sono ancora in attesa di aumenti urgenti

“Credo utile ricordare – alla vigilia dell’approvazione di una pessima legge finanziaria – che abbiamo ancora davanti a noi la prospettata chiusura di Consolati, i tagli a tanti capitoli di spesa degli italiani all’estero contenuti nella proposta di legge finanziaria di Governo e maggioranza ed il permanere dell’inadeguatezza complessiva delle risorse per il Ministero degli Affari esteri” – ha dichiarato l’On. Marco Fedi che ha presentato, sul tema dei trattamenti economici del personale a contratto, una interrogazione rivolta al Ministro degli Affari esteri.
“L’adeguamento delle retribuzioni del personale a contratto rappresenta un impegno per garantire dignità e decoro alla nostra rete diplomatico-consolare”.
“Riguarda purtroppo molte realtà, anche se nel testo dell’interrogazione cito in particolare la nostra Ambasciata di Harare in Zimbabwe a causa del grave aumento dei prezzi di beni e servizi dovuto alla dollarizzazione dell’economia”.
“Il Governo non può e non deve sottrarsi a questo impegno” – ha concluso l’On. Fedi.

Allegato: Testo interrogazione

Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze

- Per sapere - premesso che:
l'adeguamento dei trattamenti economici per il personale a contratto del Ministero degli affari esteri dipende, ai sensi dell'articolo 157 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, dalle proposte e dai dati raccolti dalla rete diplomatica e dalla relativa compilazione delle cosiddette schede retributive riportanti i dati delle altre rappresentanze diplomatiche accreditate localmente;

i dati vengono esaminati dall'amministrazione degli affari esteri per venire successivamente sottoposti al vaglio degli organi di controllo (UCB);

il procrastinarsi degli attuali livelli di remunerazione, a fronte dei consistenti aumenti del costo della vita, in numerose realtà all’estero, rischia di compromettere la funzionalità e il decoro delle nostre sedi diplomatico-consolari nel mondo;

in alcuni Paesi, come lo Zimbabwe, la recente dollarizzazione dell'economia ha comportato l’aumento incontrollato dei prezzi al consumo sia dei generi di prima necessità che dei servizi di base;

tale condizione compromette il tenore di vita del personale a contratto e pone a rischio anche la funzionalità della Ambasciata d’Italia di Harare -:
quali iniziative si riterrà opportuno adottare per rivalutare i trattamenti economici del personale a contratto basato in Zimbabwe,

quali iniziative si riterrà opportuno adottare per rivalutare i trattamenti economici del personale a contratto della nostra rete diplomatico-consolare in modo tale da garantire l’adeguamento ai trattamenti economici di Ambasciate di Paesi affini all'Italia per prestigio, proiezione e presenza internazionale.

On. Marco Fedi 9 dicembre 2009

Positivo incontro con l’On. Anthony Albanese, Ministro australiano delle Infrastrutture, Trasporti, Sviluppo regionale e Autonomie Locali


Positivo incontro a Montecitorio con l’On. Anthony Albanese, Ministro australiano delle Infrastrutture, Trasporti, Sviluppo regionale e Autonomie Locali.

In visita in Italia per ragioni legate all’incarico ministeriale, il Ministro Anthony Albanese ha incontrato a Montecitorio, lo scorso 1 dicembre, l’On. Marco Fedi, Presidente del gruppo interparlamentare di amicizia Italia-Australia, e il Sen. Nino Randazzo.

Durante l’incontro vi è stato un franco ed aperto scambio di opinioni su alcune delle questioni attinenti ai rapporti bilaterali Italia-Australia e su ipotesi di lavoro per migliorare l’interscambio tra i due Paesi.

Nella foto: da sinistra, il Sen. Nino Randazzo, con al centro il Ministro Anthony Albanese e a sinistra l’On. Marco Fedi che consegna al Ministro australiano un volume divulgativo della Camera dei Deputati.

FEDI (PD): La sede legislativa sulla riforma di Comites e Cgie rischia di limitare il dibattito. Governo e maggioranza devono assumersi responsabilità

“Credo importante ricordare che Governo e maggioranza hanno deciso di dare priorità alla riforma di Comites e Cgie, nonostante la nostra contrarietà”. “Hanno deciso la proroga di questi organismi al 31/12/2010, nonostante la nostra richiesta di rinnovo alla scadenza naturale”. “Hanno predisposto un percorso al Senato per arrivare ad un testo unificato di riforma, nonostante il nostro richiamo alla necessità di agganciarsi alla riforma, anch’essa avviata al Senato, delle istituzioni parlamentari” – ha dichiarato l’On. Marco Fedi intervenendo ai lavori dell’Assemblea plenaria del CGIE.
“Non solo: il Governo ogni giorno ricorda l’urgenza della riforma di Comites e Cgie mentre esponenti della maggioranza attaccano i Patronati e le Associazioni”. “Nasce e si rafforza il legittimo sospetto che si pensi all’azzeramento non solo della rappresentanza ma anche dei servizi e che questi due temi, rappresentanza e servizi, anche con la proposta di chiusura dei Consolati, siano legati l’uno all’altro, siano l’uno la condizione per facilitare la realizzazione dell’altro”.
“La sede legislativa, alla presenza di questi forti elementi critici nei confronti del testo presentato, rischia di limitare il dibattito non consentendo a ciascuno di svolgere, su questo testo, riflessioni politiche e proposte emendative”. “Non solo – continua Fedi – anche i gruppi parlamentari e le forze politiche devono uscire allo scoperto a proposito degli orientamenti di riforma”. “È una trasparenza politica che dobbiamo chiedere e di cui non dobbiamo avere paura”.
“Una volta che sarà chiara l’assunzione di responsabilità politiche, il ruolo dei parlamentari è di proporre modifiche e poi votarle”.

Allegato: testo completo dell’intervento svolto dall’On. Marco Fedi

Intervento On. Marco Fedi
Lavori Assemblea Plenaria del CGIE
Roma, 2-3-4 dicembre 2009

Ho apprezzato la chiarezza, la forza e i contenuti della relazione del Comitato di Presidenza del CGIE. Credo sia indispensabile passare ad una analisi più approfondita del testo predisposto al Senato con la consapevolezza che si tratta di un percorso voluto dal Governo e sostenuto dalla maggioranza che hanno deciso la proroga degli organismi di rappresentanza Comites e Cgie fino al 31/12/2010, nonostante la nostra richiesta di rinnovo alla scadenza naturale. Governo e maggioranza che hanno predisposto un percorso al Senato per arrivare ad un testo unificato di riforma, nonostante il nostro richiamo alla necessità di agganciare la riforma, anch’essa avviata al Senato, delle istituzioni parlamentari e con un Governo che ogni giorno ricorda l’urgenza della riforma di Comites e Cgie.
Al Senatore Firrarello, che nella sua relazione auspica un “lineare dibattito parlamentare”, desidero segnalare che la sede legislativa – in presenza di questi forti elementi critici nel confronti del testo presentato – rischia di limitare il dibattito e di evitare che ciascuno possa svolgere su questo testo riflessioni politiche e proposte emendative e che i gruppi e le forze politiche escano allo scoperto relativamente agli orientamenti di riforma. È una trasparenza politica che dobbiamo chiedere e di cui non dobbiamo avere paura.
A Sydney, ai lavori del Forum dei Giovani Italo-Australiani di sabato scorso, sono intervenuto ricordando l’enorme carico di responsabilità della nostra generazione: abbiamo costruito un assetto rappresentativo che ha funzionato bene per le vecchie generazioni – anche se in ritardo per motivi storico-culturali – ed ora che le nuove si stanno mobilitando, partecipano e costruiscono legami e presentano proposte, vi è il rischio che trovino il deserto.
Andranno avanti in ogni caso – è la prima risposta incoraggiante che arriva dai giovani.
Ma chiedono ascolto ed azione: dobbiamo garantire ascolto ed azione oltre al rinnovamento generazionale che abbiamo promesso.
Attendono riforme conseguenti, per un sistema della rappresentanza e della presenza italiana nel mondo che sia credibile e garantisca punti di riferimento e dialogo.
Vedete amici, ve lo dico con onestà: le grandi riforme di sistema, le modifiche degli assetti istituzionali, anche le riforme che riguardano il nostro mondo, la vita delle nostre comunità nel mondo, il rapporto tra italiani nel mondo e l’Italia, vanno fatte insieme, non a colpi di maggioranza, ma vanno anche fatte nei momenti di forza propositiva, non nei momenti di “debolezza” dell’intero sistema della rappresentanza – in Italia e nel mondo!
Parlo di una debolezza che ci portiamo dietro a causa del mancato completamento del nuovo assetto istituzionale, spesso evocato come urgente anche per ridare credibilità al sistema della rappresentanza, ed oggi riproposto in questa legislatura. Ed all’estero a causa dei mille limiti regolamentari all’azione ed alla vita di Comites e Cgie.
Nei momenti di forza propositiva e costruttiva siamo stati capaci di tante cose positive, abbiamo modificato la Costituzione realizzando un modello di rappresentanza innovativo con la circoscrizione estero. Non stiamo attraversando nel nostro Paese e nel suo complesso, uno di quei momenti unificanti di costruzione del futuro. Tutt’altro.
Siamo nel bel mezzo di uno scontro tra poteri dello Stato, di uno scontro tra maggioranza e opposizione, tra componenti della stessa maggioranza: gli appelli del Capo dello Stato sono oggi importanti perché ci richiamano tutti ad una grande responsabilità: evitare che questa logica dello scontro permanente ci porti al blocco totale della capacità di costruire il futuro. Ho voluto ricordare questo momento, questa condizione, perché – e credo di averlo già detto in passato – la riforma della rappresentanza degli italiani all’estero, in questo clima, rischia non di arrivare ad un traguardo, ad una evoluzione, ma al capolinea. Ed il rischio aumenta in assenza di una definitiva e condivisa proposta di riorganizzazione della rappresentanza parlamentare. Per questa ragioni, lo ribadisco, il mio orientamento era di darci tempo e spazio per discutere una riforma di Comites e Cgie che potesse cogliere anche il nuovo della rappresentanza parlamentare. Non sono io, e non siamo noi parlamentari dell’opposizione, però, a dettare le priorità o l’agenda del Governo. È il Governo che preme in questa direzione e credo sia necessario – dopo aver proposto il rinnovo alla scadenza naturale del mandato di Comites e Cgie ed aver avuto in risposta la proroga fino al 31 dicembre 2010 – esprimere una valutazione sulla proposta che comunque è emersa dai lavori del Senato.
Vedete non si tratta di “sponde” o “contro sponde” ma di assunzione di logiche responsabilità. Vedete, non possiamo continuare a presentare pezzi di proposte e frammenti di idee senza mai fermarci a fare il punto, a verificare lo stato dell’arte delle cose che proponiamo.
La riforma di Comites e Cgie non è una priorità per gli italiani all’estero che chiedono poche cose urgenti quali la cittadinanza, che arriva in aula a Montecitorio e spero si possa lavorare insieme per avere in quella proposta di legge, non solo la riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana e il superamento della discriminazione nei confronti delle donne, ma anche l’affermazione del principio dello jus soli per gli immigrati; un sistema di diffusione di lingua e cultura italiane che tenga conto delle nuove realtà maturate all’estero e dell’interesse per la nostra lingua e cultura e quindi consenta una crescita sia qualitativa che organizzativa – a questo proposito è importante che si possa raggiungere la dotazione complessiva raggiunta con l’assestamento di bilancio per il capitolo 3153; un’informazione di qualità, attraverso una Rai Italia dotata di risorse sufficienti, ed anche in quel campo di parla di tagli, ed un sistema di provvidenze riformato per le testate all’estero in modo da includere i media elettronici; un sistema pensionistico e di sicurezza sociale equo ed efficace, che affermi ogni giorno quella parità di trattamento di cui ogni cittadino italiano deve poter godere, davanti alla Costituzione ed allo Stato; un investimento sulle nuove generazioni che significa poi riconoscerne il valore aggiunto, l’originalità del contributo, la capacità propositiva e – non certo ultimo in importanza – il valore strategico per l’Italia.
Oltre alla soluzione di problemi come l’esonero ICI, l’estensione permanente e definitiva delle detrazioni per carichi di famiglia ai residenti all’estero, la ratifica di Convenzioni bilaterali firmate ed in attesa di una seria azione di Governo – come quelle con Marocco, Cile e Canada.
A queste priorità – che sono della nostra gente – e diventano proposta politica e parlamentare attraverso il lavoro quotidiano degli eletti all’estero, a queste giuste a sacrosante richieste, il Governo risponde con i tagli, confermati anche nella finanziaria 2010, e con un’unica riforma, quella di Comites e Cgie, già monca di una parte della riforma della rappresentanza poiché – a parte alcuni orientamenti significativi – non è ancora definito il nuovo assetto Parlamentare.
In ogni caso – torno alle responsabilità – il nostro dovere è di impegnarci nella fase emendativa del testo e in una sua riformulazione che tenga conto di alcune questioni fondamentali.
Al Governo ed ai Parlamentari eletti all’estero – tutti – un richiamo al senso di responsabilità di ciascuno: vedete se mettiamo in discussione la rappresentanza Comites e Cgie poi il giorno dopo attacchiamo i Patronati ed il ruolo che svolgono all’estero e poi lamentiamo la crisi dell’associazionismo e prevediamo una rappresentanza che se ne distacchi – ogni giorno che maggioranza e Governo intraprendono questo percorso aumenta il legittimo sospetto che si pensi all’azzeramento non solo della rappresentanza ma anche dei servizi.
E che questi due temi, rappresentanza e servizi, anche la chiusura dei Consolati, siano legati l’uno all’altro, condizione per facilitare la realizzazione dell’altro.
Non sarebbe utile essere strumenti di questo perfido gioco distruttivo.
Un confronto aperto, invece, sulla proposta è necessario svolgerlo. Ed intendo svolgerlo.
Come intendo lanciare una sfida: a noi stessi, tutti, parlamentari, componenti del CGIE, dei Comites, delle Associazioni. Aprire una fase nuova. Essere innovatori, intercultural innovators, innovatori interculturali, aggiorniamo il nostro linguaggio, bloccato da oltre cinquant’anni su modelli superati dalla storia, innoviamo le strutture associative e rappresentative, ferme alle origini della storia dell’emigrazione, innoviamo le scelte politiche per fare Italia nel mondo, ferme queste scelte politiche – oggi più che mai – grazie alla miopia di Governo e del Ministero degli affari esteri.
La seconda sfida ci vede all’estero protagonisti di una dimensione “globale” che va oltre l’Italia: dobbiamo avere il coraggio di andare oltre l’Italia, guardare all’Europa, guardare al mondo. I nostri giovani ce lo dicono e lo sentono: siamo molto più che una somma di regioni, siamo più dell’Italia, siamo una punta avanzata di integrazione mondiale di cui l’Italia può avvantaggiarsi.
Alle Regioni: basta con il lip service, sostenere qui il grande cambiamento o le grandi idee o la cooperazione e coordinamento e poi tornare alle peggiori pratiche antidemocratiche, dispendiose di energie e risorse, scoordinate, lontane dai bisogni della gente.
Ai nostri connazionali all’estero: insieme possiamo e dobbiamo essere Italiani nel mondo anche in assenza dello Stato italiano. Come ho avuto modo di ricordare recentemente gli italiani sono più che i loro Governi, ed in questo momento questa semplice constatazione ha un valore politico, oltre che morale, di grande attualità.
Buon lavoro.

Dal test antidroga al processo breve…

Da quando sono Deputato della Repubblica, sono stato chiamato o definito, direttamente o indirettamente, condividendo questo destino con tutti i miei colleghi: “imbroglione”, “appartenente alla casta”, “inutile”, “costoso”, “corrotto”, “fannullone”.
E da domani, probabilmente, anche “tossicomane”.
Questo perché, a prescindere dal fatto che non lo sono, io non ho alcuna intenzione di sottopormi al test antidroga, se non quando e come previsto dalla legge. Senza se e senza ma!
Faccio una premessa. Se è vero che l’uso di sostanze alteranti la nostra condizione fisica e mentale non è necessariamente contro la legge, è altrettanto vero che rischia di “compromettere” la nostra capacità di autonomia e di giudizio. Ciò è sempre grave, ma ancor più grave se avviene nell’esercizio delle funzioni parlamentari.
Tuttavia, questo mio giudizio non mi induce automaticamente a proporre un test antidroga per tutti coloro che, nell’esercizio delle proprie funzioni, svolgono un’azione tesa a fissare limiti alle libertà collettiva o dei singoli (e non ci sono solo i Parlamentari in questa privilegiata categoria).
Credo invece che sia la legge a regolare quando, come e perché esso vada effettuato.
Mi sovviene poi un pensiero: ma allora non sarebbe altrettanto ragionevole presumere che tutti i Parlamentari debbano sempre rispettare la legge? Che essi accettino sempre il giudizio dei tribunali come accettano quello degli elettori?
Giustamente i cittadini, nonché elettori, ritengono e reclamano che ogni altro cittadino, al di là del proprio ruolo, debba rispondere in maniera eguale a tutti gli altri di fronte alla legge, anche quando chiamato a incarichi di rappresentanza e di Governo. Ma mi chiedo allora se essi siano disposti a chiedere, in virtù di ciò, un eguale comportamento a tutti, loro compresi, dai servitori dello Stato ai Parlamentari, dagli operai ai pensionati, passando per gli impiegati e gli studenti?
In altre parole, mi chiedo se questo porre i Parlamentari oltre la soglia della “cittadinanza ordinaria”, come anche la richiesta di effettuare il test induce a pensare, non rischi di consolidare l’idea stessa della Casta, anziché demolirla? L’idea di una Casta che si perpetua e quindi ha anche bisogno di assumere atteggiamenti e comportamenti “davvero speciali”?
Facciamo tutti uno sforzo per tornare alla normalità. Chiedo di misurare me e i miei colleghi per le cose che facciamo e diciamo, per la coerenza tra azioni e pensiero, per il contributo che riusciamo a dare.
Dobbiamo rispondere alle leggi dello Stato come ogni altro cittadino. Non abbiamo bisogno di immunità e di processi brevi, ma di riforme vere, se possibile da costruire “insieme”, maggioranza e opposizione, con il concorso dei cittadini e delle organizzazioni e associazioni che ne rappresentano i legittimi interessi. Non pretendo di aver ragione. Rivendico la libertà di esprimere opinioni e soprattutto la libertà di rispondere in termini politici, e non demagogici, della mia attività parlamentare.