martedì 18 ottobre 2011

Abbiamo bisogno di parole chiare sulla Circoscrizione Estero e sull’architettura generale della rappresentanza

Vorrei svolgere alcune riflessioni nel tentativo – spero utile – di chiarire le ragioni che ci hanno indotto alla presentazione della mozione sul voto referendario che è all’esame della Camera dei Deputati (mozione Garavini ed altri n. 1-00655).
Credo sia necessario partire da una base di discussione condivisa per fare chiarezza sull’esercizio in loco del diritto di voto e sulle questioni della rappresentanza. In assenza della necessaria chiarezza il rischio è di limitare la discussione ai numeri della rappresentanza – 5 solo alla Camera, 6 alla Camera e 4 al Senato e via dicendo – legandosi esclusivamente al dibattito sulla riduzione dei parlamentari ed evitando di fare una vera discussione sull’impianto complessivo della rappresentanza e sulle regole per eleggerla. Siamo partiti dall’esigenza che eventuali modifiche alla legge 459 del 2001, che regola l’esercizio in loco del diritto di voto, tengano conto sia della partecipazione alle consultazioni referendarie che di quella alle elezioni politiche. Partecipazione politica che dà luogo, come ormai è noto, all’elezione di 12 deputati e 6 senatori. La condizione perché questo avvenga è stata individuata, dopo un lungo confronto politico, nella Circoscrizione Estero, inserita nell’art. 48 della Costituzione.
Il Governo non esprime valutazioni sul tema, anche se è noto che il Ministro Calderoli ne ha proposto, nell’ordine, l’abrogazione pre-estiva, poi l’abrogazione post-estiva, in entrambi i casi con annunci ma senza presentare un testo, ed ora il ridimensionamento – solo alla Camera - e riduzione, 5 deputati, e lo stesso Governo sembra averne condiviso l’orientamento approvandone in luglio lo schema di riforma costituzionale, senza eletti all’estero, ed oggi il ridimensionamento e la riduzione. Abolendo la Circoscrizione Estero, infatti, verrebbe a mancare il principale presupposto che giustifica il voto in loco. Un semplice calcolo matematico, pensando di poter giustificare la riduzione degli eletti all’estero, sarebbe anche più offensivo. Non abbiamo oggi una maggioranza in grado di svolgere un ragionamento razionale, politico, coerente. Sarebbe stato utile, dunque, anzi doveroso, se il Governo, in qualche passaggio, avesse lasciato intendere quale autentico pensiero si celi dietro il velo di alcune risposte burocratiche targate Esteri e Interno. Quale valutazione politica si intenda dare al tema della rappresentanza. Se, in altre parole, si naviga in direzione di alcuni miglioramenti volti a perfezionare e mettere in sicurezza l’attuale sistema o se invece dobbiamo ripensare tutto l'impianto della rappresentanza. Il silenzio del Governo su questo tema non potrebbe essere più assordante. Anche in questo tratto di mare, dunque, si naviga a vista. Un bollettino ai naviganti, tuttavia, arriva dalla Commissione Affari costituzionali del Senato, dove un testo unificato riguardante la riduzione del numero dei parlamentari parte proprio dall'esigenza di mantenere la rappresentanza eletta dall'estero, pur prevedendo una parallela riduzione del numero dei parlamentari assegnati alla Circoscrizione estero. Un bollettino ai naviganti costruito su elementi di una certa razionalità, che non risente quindi della confusione e delle divisioni dominanti nella compagine di Governo e nella maggioranza.
Aspettando che il Governo, se vorrà farlo e sarà in grado di farlo, dica parole chiare sulla Circoscrizione Estero e sull’architettura generale della rappresentanza per gli italiani all’estero, vorrei provare a fare qualche considerazione sul tema in discussione, relativo allo strumento referendario per quanto attiene al tema dei cittadini italiani residenti all'estero. Ogni cittadino italiano che riesce ad esprimere il suo voto in occasione dei referendum rende più facile il raggiungimento del quorum. I cittadini italiani residenti all’estero, infatti, sono automaticamente conteggiati nel quorum, indipendentemente dal fatto che siano in grado di esercitare concretamente il loro diritto.
Questa condizione rischia di pesare, in senso negativo, in ogni consultazione referendaria. Rischia, cioè, di assegnare ai residenti all’estero una responsabilità politica su un possibile mancato raggiungimento del quorum che non vogliono e, diciamolo pure, che non dovrebbero avere.
A monte, pesa come un macigno la situazione di persistente precarietà degli elenchi degli elettori definiti sui dati dell’AIRE, che, come qui è stato ricordato, presentano ancora una divaricazione di diverse centinaia di migliaia di iscritti rispetto ai più attendibili elenchi consolari.
Al di là del miglioramento delle operazioni di allineamento, di cui il MAE e il MIN si compiacciono, resta il fatto che la diminuzione delle risorse a disposizione dei Comuni non può non avere ripercussioni anche sull’azione di inserimento in AIRE e di aggiornamento delle anagrafi.
Per queste ragioni, rischiare di non arrivare a tutti gli iscritti AIRE-elettori, in occasione di un referendum, ci espone al quel rischio politico che gli italiani all’estero non desiderano assumersi.
Il voto per corrispondenza – con i difetti da tutti ricordati, che possono essere affrontati in sede di modifica alla legge 459 del 2001 – garantisce una maggiore affluenza alle urne rispetto al voto nei Consolati, che sembra essere preferito dai funzionari del ministero dell’Interno. Chiediamo al Governo di riflettere seriamente su questi elementi anche alla luce delle chiusure già realizzate e di altre preannunciate di molte sedi consolari.
È vero che un passaggio di iscrizione in elenco elettori, a Costituzione vigente, sarebbe problematico. Sicuramente per il referendum, poiché la questione comunque irrisolta è la composizione del quorum.
Si rimane nel quorum anche se non ci si iscrive in elenco e non si ha alcuna intenzione di partecipare ad alcun tipo di elezione. Sono convinto che risulterebbe altrettanto problematico modificare la Costituzione per ripensare la partecipazione ai referendum. L’inversione dell’opzione, in occasione del voto politico, ritengo sia invece possibile. Non costituisce rinuncia alla partecipazione al voto ma unicamente espressione di una intenzione di voto, da farsi entro tempi certi, da verificare periodicamente, senza escludere il voto in Italia.
In altre parole, non si rinuncia al diritto-dovere di voto né si creano limiti costituzionali al voto.
In pratica, chi esprime l’opzione per il voto in loco riceverà il plico elettorale, altrimenti manterrà inalterato il diritto-dovere di voto rientrando però in Italia. Procedura già prevista oggi, ma a canone inverso. Si opta per votare in Italia. Il Governo non affronta un tema politico che riterrei invece nodale. I cittadini italiani iscritti all’AIRE sono elettori e tutti gli effetti e quindi partecipano alla vita politica del Paese attraverso gli strumenti normativi di cui ci siamo dotati nel rispetto del dettato costituzionale.
La Costituzione che impegna lo Stato a mettere i propri cittadini in grado di esercitare il diritto-dovere di voto e per quelli residenti all’estero a garantirne “l’effettività”.
Con la Circoscrizione Estero nasce un’idea di rappresentanza territoriale e tematica, uno strumento di collegamento con le comunità italiane nel mondo, con il vantaggio di circoscriverla nel numero e delimitarla nella composizione. Ritengo sia importante per l’Italia mantenerla questa idea di collegamento con il mondo e di metterla in sicurezza, rafforzandola negli strumenti normativi.
Il Governo propone una riformulazione della mozione che ritengo in linea con le pessime scelte fatte dal centro-destra in tema di rapporti con le comunità nel mondo.
Chiusura di sedi consolari, riduzione non solo degli stanziamenti ma della proiezione linguistica, culturale e commerciale del nostro Paese nel mondo, assenza di riforme in tutti i settori chiave dei rapporti con le comunità, autentiche discriminazioni a scapito dei residenti all'estero in materia sociale ed una preoccupante tendenza a limitare, tagliare, ridurre, anche i costi della democrazia - per ora in direzione degli italiani all'estero, ma non è escluso si guardi anche in altre direzioni.
Basti pensare ai tagli ai Comites e al Cgie, alla proposta di riforma che ne riduce compiti, influenza e anche finanziamenti.
Su un punto essenziale come l'anagrafe e la sua correttezza ci attendiamo dal Governo e dalla maggioranza un segnale forte, che non arriva con questa riformulazione che, di fatto, antepone al corretto funzionamento della democrazia la questione dei costi.
Il punto centrale, ormai non più eludibile, è il tema delle regole. Chiediamo razionalità. Anche coerenza. Qualche distinzione tra temporaneamente all’estero, e quindi voto in direzione dei collegi di appartenenza anziché per la Circoscrizione Estero, andrebbe fatta.
E perché distinguere tra chi è temporaneamente all’estero e chi è temporaneamente fuori collegio?
Prima di parlare di “soluzioni trovate” al tema complesso di chi risulta “temporaneamente assente dal proprio collegio” in occasione di elezioni politiche o consultazioni referendarie, sarebbe utile porsi tutte le domande ma soprattutto quelle giuste.
In conclusione, si faccia chiarezza sul destino della Circoscrizione Estero, si discutano le proposte di riforma e messa in sicurezza del voto per corrispondenza, si faccia un intervento risolutivo per la bonifica degli elenchi degli elettori.
In questo modo, si affronteranno concretamente le disfunzioni che si sono finora manifestate e si consoliderà in modo serio e concreto il rapporto con i quattro milioni di nostri concittadini che vivono nel mondo, di cui, soprattutto in questi momenti di crisi acutissima, abbiamo un gran bisogno.

Il rischio di perdere credibilità nel mondo

Forti e ripetuti segnali di malcontento sulla rete consolare vengono da cittadini italiani residenti all’estero, in modo particolare in Australia, e s’intrecciano con il grido di allarme sullo stesso tema degli organismi di rappresentanza, Comites e Cgie. E’ questo lo sfondo in cui si collocano una serie di documenti pervenuti in questi giorni dall’Australia e concernenti le linee che l’Ambasciata d’Italia intende seguire per ridisegnare la presenza dello Stato italiano in quel paese. Tutte all’insegna del risparmio economico.

Se da un lato non sfugge la gravità della situazione economica italiana in un contesto europeo non meno preoccupante, una situazione aggravata dalle scelte sbagliate del Governo, a partire dall’abolizione dell’ICI sulla prima casa, dall’altro colpisce l’atteggiamento dello stesso esecutivo e della maggioranza che lo sostiene, che anziché procedere su una strada di riforme, adottano la tecnica dei tagli lineari per raggiungere obbiettivi di tipo puramente contabile. La revisione qualitativa della spesa – spending review – che dovrebbe rappresentare un misuratore dell’efficacia dei servizi per distribuire i tagli in maniera oculata, in modo quindi non lineare, è stata invece interpretata dal Governo come ulteriore incentivo a tagliare.
Per quanto ci riguarda, riteniamo che l’analisi della spesa sia un’occasione da cogliere per avviare una seria riforma della rete consolare, che in ogni caso non può prescindere da seri investimenti. Lo vedremo nel decreto sullo sviluppo, anche se alcuni segnali lasciano pensare che questa circostanza verrà ancora utilizzata per fare favori alle lobbies di potere – un intervento riparatore sull’ISI, indennità di sede per i diplomatici – anziché investire sulle opportunità di miglioramento dei servizi consolari, a partire dall’informatizzazione e dalla formazione.
Nel frattempo per la rete diplomatico-consolare italiana in Australia s’intravede un quadro di possibili sviluppi che lascia sgomenti per l’assenza di investimenti e per le soluzioni individuate o proposte, che stanno portando lo Stato italiano a disimpegnarsi gradualmente da una effettiva presenza “istituzionale”.

Il quadro generale prospettato dall’Ambasciata d’Italia – di cui Il Globo ha dato ampio resoconto – è ciò che più spaventa: la riduzione graduale del personale, quando già oggi la rete in Australia è a corto di funzionari, sia di ruolo che a contratto; il servizio di call center, che ha dato risultati contrastanti, in prevalenza negativi, per rispondere alle richieste dei cittadini, a fronte di un sistema di appuntamenti che già oggi non riesce a soddisfare le richieste. Tutte soluzioni che per essere attuate richiedono tempo, valutazione di qualità, verifiche e aggiustamenti in corso d’opera.
Dalla nostra Ambasciata, invece, sono ipotizzate come interamente sostitutive dell’attuale organizzazione. Pensare poi che l’intero sistema di rilevazione dei dati per il rilascio dei passaporti possa essere affidato a soggetti non istituzionali, accentrando in un’unica sede il loro rilascio, lascia perplessi tanto sotto il profilo della sicurezza quanto su quello della riservatezza dei dati.
Riteniamo che l’intera comunità italiana debba essere chiamata a esprimere un giudizio su queste proposte o ipotesi, che invece rimangono ben chiuse nelle sedi diplomatiche o nei gabinetti ministeriali.
Abbiamo bisogno di Ambasciatori e Consoli che nel rapporto quotidiano con le comunità italiane lavorino con determinazione e efficienza pari a quelle che mettono sui grandi temi di politica estera, per evitare che l’intero sistema Paese perda credibilità nel mondo.

On. Marco Fedi Sen. Nino Randazzo

Un forte deficit di credibilità

Forti segnali di malcontento, più volte arrivati da singoli cittadini italiani residenti all’estero, in modo particolare in Australia, si sommano al grido di allarme degli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero, Comites e Cgie, a proposito della rete consolare, e costituiscono la cornice in cui inserire una serie di documenti pervenuti in questi giorni dall’Australia e concernenti le proposte dell’Ambasciata d’Italia per ridisegnare la presenza dello Stato italiano. Tutte all’insegna del risparmio economico.

Se da un lato non sfugge la gravità della situazione economica italiana, aggravata delle scelte sbagliate del Governo, a partire dall’abolizione dell’ICI sulla prima casa, dall’altro, anziché procedere con le riforme, esecutivo e maggioranza hanno adottato la tecnica dei tagli lineari. La revisione della spesa – spending review – che dovrebbe rappresentare un misuratore dell’efficacia dei servizi per distribuire i tagli in maniera oculata, quindi non lineare, è stato invece interpretato dal Governo come ulteriore incentivo ai tagli. Riteniamo che l’analisi della spesa sia un elemento oggettivo sul quale basare una seria riforma della rete consolare che però non può prescindere da seri investimenti. Lo vedremo nel decreto sviluppo, anche se alcuni segnali lasciano pensare che anche questa occasione verrà utilizzata per fare favori alle lobbies di potere – un intervento riparatore sull’ISI, indennità di sede per i diplomatici – anziché investire sulle opportunità di miglioramento dei servizi consolari, anche attraverso l’informatizzazione e la formazione.
Nel frattempo dall’Australia la rete diplomatico-consolare italiana disegna un quadro di possibili sviluppi che lascia sgomenti per l’assenza di investimenti e per le soluzioni individuate o proposte che disimpegnano gradualmente lo Stato italiano da una effettiva presenza “istituzionale”.

Il quadro generale che è prospettato dall’Ambasciata d’Italia – di cui Il Globo ha dato ampio resoconto – è ciò che più spaventa. La riduzione graduale del personale, quando già oggi la rete in Australia è a corto di funzionari, sia di ruolo sia a contratto. Il servizio di call centre, che ha dato risultati contrastanti, negativi in maniera predominate, per rispondere alle richieste dei cittadini a fronte di un sistema appuntamenti che già oggi non riesce a soddisfare le richieste. Tutte soluzioni che per essere attuate richiedono tempo, valutazione della qualità, verifiche e aggiustamenti in corso d’opera e che invece dalla nostra Ambasciata sono ipotizzate come interamente sostitutive dell’attuale sistema. Pensare poi che l’intero sistema di rilevazione dei dati per il rilascio dei passaporti possa essere affidato a soggetti non istituzionali, accentrando in un’unica sede il loro rilascio, lascia perplessi sotto il profilo della sicurezza quanto sulla riservatezza dei dati.
Riteniamo che l’intera comunità italiana debba essere chiamata a esprimere un giudizio su queste proposte o ipotesi che invece rimangono nelle sedi diplomatiche o nei gabinetti ministeriali.
Abbiamo bisogno di Ambasciatori e Consoli che nel lavoro quotidiano con le comunità italiane lavorino con analoga determinazione e efficienza come sui grandi temi di politica estera per evitare che non sia l’intero sistema Paese a perdere credibilità nel mondo.

On. Marco Fedi Sen. Nino Randazzo

L’assenza vera è quella della maggioranza

Non approvare il rendiconto dello Stato è stato il primo atto irresponsabile.
Non trarne le conseguenze politiche è un tragico errore di cui pagheremo le conseguenze, di cui il Paese pagherà le conseguenze. Pensare di “rappezzare” tutto con l’ennesimo voto di fiducia è il secondo tragico errore.
Sull’approvazione del bilancio dello Stato come del suo consuntivo, non possono e non devono verificarsi errori di percorso.
L’assenza delle opposizioni da Montecitorio, oggi, non è un atto che offende lo Stato o il Parlamento.
La maggioranza, invece, offende le prerogative del Parlamento mettendo in scena un voto di fiducia che si è trasformato in una sorta di festival delle richieste, dalla Lega Nord a Popolo e Territorio a singoli parlamentari del PdL.
Non concedere la fiducia a questo Governo è invece un atto di responsabilità.

Intervento Marco Fedi assemblea plenaria del CGIE

Amiche ed amici, colleghi parlamentari,

credo sia utile ricordare a noi stessi che oggi abbiamo una responsabilità, un dovere e un compito da assolvere.
Con assoluta nitidezza, abbiamo davanti a noi la responsabilità di rappresentare le comunità italiane nel mondo, il dovere di assumere posizioni chiare e precise, che non lascino ombre, che non rischino di apparire “il compromesso del nulla sul nulla”, e il compito di dire no a maggioranza e a Governo che stanno facendo ricadere le conseguenze negative, di scelte sbagliate, sulle politiche per gli italiani nel mondo.
Accolgo positivamente le critiche mosse alla rappresentanza parlamentare dal Segretario Generale Carrozza. Dobbiamo ascoltare e lavorare insieme.
Comprendo anche l’atteggiamento del Governo, non lo condivido, lo ritengo sbagliato, ma lo comprendo: siete alle prese con una crisi reale ma avete dato risposte sbagliate; siete alle prese con scelte complesse e non potete far conto sulla rappresentanza, perché avete esautorato tutto il mondo dell’italianità all’estero. Con la complicità di un’amministrazione degli Esteri che è oggi lontana mille miglia dalla gente, dagli italiani nel mondo.

Mi chiedo, dobbiamo anche cominciare a diffidare di Direttori Generali, Ambasciatori e Consoli che nel lavoro quotidiano o nei messaggi alla Farnesina dipingono un mondo che non c’è, una realtà virtuale, un gioco a incastri dove “il puzzle” è costruito per accomodare le esigenze del palazzo?
O dobbiamo invece cominciare a dirci la verità, tutta e sempre? Oggi il sistema Italia nel mondo è inaffidabile. Con la perdita di credibilità del nostro Governo, rischiano di perdere credibilità anche le nostre istituzioni e la stessa rappresentanza. Facciamo in modo, davvero, che non perda credibilità anche la nostra diplomazia. Riconosciamo alla diplomazia italiana di saper lavorare bene sui grandi temi di politica estera. Ecco gli italiani nel mondo non sono da meno. Ecco perché ciascuno di noi è chiamato al proprio lavoro di rappresentanza. Ho notato nei toni del Governo un’apertura, una disponibilità al dialogo. Chiedo al Governo: perché non si è dimostrata analoga apertura sulle proposte di riforma della rappresentanza? È solo l’esigenza dei tagli che spinge al dialogo? Su questo punto non può esserci alcuna complicità.

Noi ricordiamo a Governo e maggioranza che molti provvedimenti, a costo ZERO, attendono di essere approvati, bloccati proprio da voi.
Al Senato il disegno di legge sulle prerogative sindacali e sulla rappresentanza sindacale dei lavoratori a contratto del MAE. Intanto aumentano i casi di sfruttamento, senza tutela, dei lavoratori a contratto come aumentano gli atteggiamenti discriminatori nei loro confronti.
Sulle pensioni non siete stati in grado di migliorare nulla, avete solo peggiorato le modalità di pagamento, reso più complesse le certificazioni, a partire da quella di esistenza in vita, fino alla verifica reddituale. Avete messo in movimento anche EquItalia, per omissione o semplicemente per fare cassa, a tutti i costi, anche quando l’errore è dell’INPS.
Vorreste predisporre un condono per gli evasori fiscali ma non avete voluto fare una sanatoria, giusta, per chi all’estero vive di pensione e non ha potuto dichiarare il reddito a causa dei ritardi dell’INPS.

Avete abolito l’ICI sulla prima casa – primo grave errore di una lunga serie – ma avete discriminato i residenti all’estero reintroducendo di fatto una tassa che si era annullata o ridotta ai minimi termini per tutti, anche per i residenti all’estero. Le detrazioni fiscali per carichi di famiglia – che sono state prorogate fino al 2011 – rischiano di tramontare definitivamente.
Nella foga anti-immigrati avete rischiato di colpire tutti, italiani in Italia e all’estero, con una norma illiberale e antiliberista che colpisce i trasferimenti di denaro vero Paesi extra-UE, salvo poi, nel maxi-emendamento, recuperare questo vistosissimo errore, sfuggito a qualche Senatore disattento, e limitarne l’applicazione a chi italiano non è, quindi anche tutti gli oriundi.
Avete fatto nulla sul fronte cittadinanza, a costo ZERO, sia per le donne coniugatesi prima dell’entrata in vigore della Costituzione che per il riacquisto.
Avete colpito il personale a contratto che rappresenta oggi invece l’unica alternativa rispetto ai tagli all’estero, alla carenza di personale e di organici.
In un clima teso e carico di preoccupazioni per il futuro dell’insegnamento di lingua e cultura italiana nel mondo, vi preoccupate solo di ISE (Indennità di Servizio all’Estero) e poco altro.
Con una rete consolare allo stremo, sedi che chiudono, altre che sopravvivono, e una generale disattenzione all’assunzione di nuove responsabilità, dall’Istituto per il commercio con l’estero fino all’attribuzione del codice fiscale.

Il balletto delle manovre economiche che si sono susseguite ha segnato il tempo della crisi: tagli lineari, nessuna riforma, crescita zero. Per l’estero nessun investimento, tagli lineari, nessuna riforma.
Con il tentativo di far passare per una riforma seria, un disegno di legge approvato dal Senato che è invece largamente insufficiente a ridisegnare la rappresentanza e che arriva prima della necessaria rimodulazione della rappresentanza parlamentare e della messa in sicurezza dell’esercizio in loco del diritto di voto.
Il balletto sulle riforme ha segnato il tempo della politica.
Il problema non è se questo Parlamento sarà in grado di approvare, prima della fine della legislatura, una riforma Costituzionale.
Il problema è avere un piano di confronto e di riflessione comune sul tema della rappresentanza: proprio quello che Governo e maggioranza non hanno voluto e non vogliono.
Avete deciso di procedere a pezzi e a tentoni: prima modificare la rappresentanza di base, con il presupposto dell’esistenza della rappresentanza Costituzionale, poi rimettere in discussione Costituzione e legge ordinaria del voto, la 459 del 2001, per trovarsi con la devastazione.

La questione è partire da un piano logico, razionale. Abbiamo ancora tempo per farlo non siamo fuori tempo massimo. Possiamo, almeno sulla rappresentanza, ripartire da ZERO cercando, insieme, di presentare al Paese una proposta razionale. Il Governo ha desistito rispetto al disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche, la maggioranza non insista sul passaggio alla Camera della riforma approvata dal Senato e si lavori subito a una nuova proposta, davvero innovativa, che tenga conto anche dei forti tagli e del ridimensionamento della rete consolare. Altrimenti ognuno si assuma le proprie responsabilità.

Comites e CGIE hanno invece il compito di continuare a rappresentare gli italiani nel mondo, dirci nel modo più forte e chiaro possibile, cosa rimane del rapporto di fiducia tra le nostre collettività e l’Italia.

Rapporto di fiducia che oggi è incrinato anche con il Paese.
In Italia e all’estero si chiede un cambiamento di passo e da Montecitorio, che ha bocciato il rendiconto dello Stato, arriva un segnale in direzione di un cambiamento di Governo.

Non abbiamo davanti a noi momenti facili, dobbiamo lavorare insieme e dare in questo momento la migliore immagine dell’Italia nel mondo.
Pur nella consapevolezza che sarà difficile recuperare un rapporto di fiducia, dobbiamo insieme lavorare per contribuire a cambiare percorso, per tornare a far valere il senso della presenza italiana nel mondo.
Una presenza che non è solo un costo – come spesso questa maggioranza sembra sostenere – ma è, attraverso le nostre comunità integrate, attraverso la mobilità giovanile, attraverso le ricerca scientifica e tecnologica, attraverso il turismo e la promozione culturale, un concreto volano economico e commerciale. Disperderlo è un errore.
Non capire che lo stiamo disperdendo è anche un atto di arroganza e superficialità.

On. Marco Fedi
Camera dei Deputati

FEDI (PD): Semplificazione sempre, non solo oggi

Nell’audizione con il Direttore Generale dell’INPS Mauro Nori, in sede di Comitato per gli italiani nel mondo della Commissione affari esteri, avevamo evidenziato la necessità di una procedura semplificata per la certificazione dell’esistenza in vita.
La semplificazione, però, deve essere garantita sempre. Dobbiamo lavorare affinché Citibank continui ad adottare procedure semplificate di verifica dell’esistenza in vita, successive alla prima che si aprirà a novembre, dirette ai singoli interessati e distinte dal pagamento delle mensilità.
Dobbiamo evitare, in sostanza,che vengano adottate procedure simili al sistema della mensilità annuale attraverso la Western Union.
Il nuovo Istituto di credito, Citibank – ricorda l’On. Marco Fedi – invierà una comunicazione per l’aggiornamento dei dati dei beneficiari, incluso il conto corrente e procederà alla verifica dell’esistenza in vita. Una volta che sarà a regime il nuovo sistema di pagamenti, sarà lo stesso Istituto a prevedere una procedura di verifica di esistenza in vita con una frequenza che potrebbe essere superiore a una volta l’anno, in alcune aree definite a rischio.
Credo che, sia in rapporto al sistema di pagamento che alle procedure di verifica di esistenza in vita, debba partire un’urgente azione di approfondimento tra i Patronati, l’INPS e Citibank.

lunedì 10 ottobre 2011

Fedi a Comites e Cgie riuniti a Melbourne

Riforma Comites e Cgie

Il Disegno di legge approvato dal Senato (S. 1460) “Nuove norme in materia di rappresentanza degli italiani all’estero (C. 4398) è in discussione in sede referente presso la III Commissione Affari esteri e comunitari della Camera dei Deputati.

La nostra valutazione complessiva sul provvedimento è negativa. La maggioranza e il Governo hanno chiesto l’accelerazione dei tempi e il Sottosegretario Mantica ne ha auspicato la definita approvazione, con la terza lettura al Senato, entro giugno 2012.
Abbiamo posto la necessità di una seria fase di approfondimento, con audizioni, prima di passare alla presentazione degli emendamenti.
Riteniamo che comunque il PD, in sede di presentazione, discussione e voto degli emendamenti debba puntare sul miglioramento complessivo del provvedimento attraverso modifiche sostanziali sui seguenti aspetti:

Numero iscritti AIRE per istituzione Comitati
Possibilità istituzione Comitati in assenza di Consolato
Compiti del Comitato
Incompatibilità e ineleggibilità
Sistema elettorale
Compiti e composizione del Comitato dei Presidenti
Compiti e composizione del Consiglio Generale degli italiani all’estero
Risorse finanziarie e tipologia della spesa


Pensioni e sicurezza sociale

La relazione presentata in sede di Comitato per gli italiani nel mondo evidenzia una situazione complessa. Il nuovo Istituto di credito, Citibank, invierà una comunicazione per l’aggiornamento dei dati dei beneficiari, incluso il conto corrente. Procederà alla verifica dell’esistenza in vita con le modalità della modulistica diretta ai singoli interessati. Una volta a regime il nuovo sistema di pagamenti attraverso Citibank, però, sarà lo stesso Istituto a prevedere una procedura di verifica di esistenza in vita che assumerà, per criteri e frequenza, le note connotazioni: legata alla riscossione di un pagamento e, in alcune aree, anche con frequenza superiore a una volta l’anno.
Nel frattempo rimangono aperte le ben note questioni:

Indebiti e sanatoria
Rinnovo o nuova ratifica Convenzioni bilaterali di sicurezza sociale e contro le doppie imposizioni fiscali
Riforma delle pensioni
Pagamento pensioni
Certificazione di esistenza in vita





Rete diplomatico-consolare e chiusura consolati

Al Senato è stato presentato un ordine del giorno che impegna il Governo su una "moratoria" che differisce, per un termine massimo di 12 mesi, il piano di ristrutturazione e razionalizzazione presentato dal Ministero degli affari esteri. La moratoria, quindi, avrà efficacia fino al marzo 2012.
In assenza di modifiche alle decisioni già assunte dal MAE, pertanto, nel corso della seconda metà del 2012 saranno probabilmente avviate le procedure per la chiusura dei Consolati di Adelaide e Brisbane. Per questa ragione è necessario portare avanti ogni azione politica e comunitaria per spingere il Governo a rivedere questa decisione.
In generale, a seguito dell’approvazione delle numerose manovre economiche, di bilancio e di stabilità, è lecito presumere che vi saranno altri tagli e altre riduzioni e quindi anche un effetto negativo sulla rete diplomatico-consolare.
Nel frattempo è stata avviata un’indagine conoscitiva – in sede congiunta di III Commissione Esteri di Camera e Senato – proprio sul tema della riorganizzazione della rete consolare.
Dal 1 gennaio 2011, per tutte le sedi della rete diplomatico- consolare all’estero, è in vigore il nuovo modello di gestione contabile e finanziaria. Il D.P.R. 1 febbraio 2010, n. 5, infatti, riconosce ad Ambasciate e Consolati autonomia di gestione finanziaria, con l’intento di dotare le sedi di un modello di gestione amministrativa e contabile innovativo e flessibile. Sarebbe utile avere dei dati a proposito dell’attuazione pratica di questa innovazione.

Manovra economica

I circa 7 miliardi di euro di tagli lineari ai Ministeri, produrranno un taglio lineare di 200milioni e 300mila euro al MAE. Andranno a gravare su tanti capitoli di bilancio e sicuramente anche sui capitoli per gli italiani nel mondo. Non sappiamo ancora in che misura e su quali capitoli.
Il Decreto sviluppo – in elaborazione in questi giorni – dovrà avvalersi di risorse ed è probabile che, oltre a nuove entrate, si pensi anche a qualche taglio: seguiremo anche qui l’evoluzione della discussione.
Nel frattempo dobbiamo prepararci al DPEF e alla Finanziaria per il 2012 che potrebbe contenere altre sorprese, sia in campo pensionistico generale sia in maniera specifica per gli italiani all’estero.

Riforma esercizio in loco del diritto di voto

Nei prossimi giorni dovremmo capire cosa contiene la “famigerata bozza Calderoli” per quanto riguarda la Circoscrizione Estero. Nei giorni scorsi, e immediatamente prima della pausa estiva, i mezzi d’informazione avevano parlato di abolizione della Circoscrizione estero. Nel frattempo, in sede di Commissione Affari Costituzionali del Senato, è stata predisposta e presentata una proposta di legge di riforma Costituzionale, grazie ad un accordo tra maggioranza e opposizione, che mantiene la Circoscrizione estero prevedendo però una diminuzione del numero complessivo dei Parlamentari e degli eletti all’estero (8 alla Camera e 4 al Senato).
Abbiamo posto, in occasione di un incontro promosso dal PD a Pesaro, alla attenzione del relatore Sen. Lucio Malan, il tema complessivo della riforma della rappresentanza e in particolare della legge ordinaria, la 459 del 2001. La nostra proposta è nota ed è stata depositata alcuni mesi fa sia alla Camera che al Senato.

Italy needs a new leadership

The Italian Government is running out of excuses. The blame-everybody-else-but-ourselves litany, successfully adopted by the Premier Mr Berlusconi, no longer works. Voters now recognize the gravity of the situation and are deserting the centre-right coalition in droves.
The dramatically escalating economic crisis has confirmed long standing problems of the Italian economy; the consolidated debt, which is running at 120% of GDP, the stagnant economy, with growth close to zero, the growing imbalances between the North and the South of Italy, the new wealth, the increasing poverty and the ever-growing tax evasion. The EU has asked Italy to start addressing the key economic problems or face disaster. The repercussions of which will affect all of the EU and the global economy.
The political and social consequences that Greece is confronting are a stark reminder of the peril ahead. Italy will fail if the Government, after denying for months the gravity of the situation, continues to underestimate the long-term consequences of this crisis and does not adopt urgent corrective actions.This crisis has also shown that credibility, political credentials and an ability to govern are fundamental components of a country's position in a world scale economy. It is not only a matter of trusting the Government issued bonds. In fact the Italian manufacturing sector, its export capacity and the quality of its industrial base, are undisputed and still today, together with Italy's saving capacity, provide a positive outlook and it is what makes Italy diverse from Greece, Spain or Portugal.
The Italian Government is not credible today. A credible leadership is clear on reforms and policies but also places national interest before the self-interest of its leaders. The Partito Democratico has played a responsible role in the crisis, opposing without obstructing the budget measures. A series of economic measures made up of drastic cuts equally distributed to all portfolios, without a necessary spending review, affecting services and therefore every-day life of citizens. The budget did not contain real reforms, including the pension system that needs to be aligned to other EU countries, and did not pay any attention to growth, through direct incentives or personal tax reductions.
The Government has now announced a series of measures that should look at growth and development but in Parliament both the PDL (Berlusconi's party) and the Northern League are still trying to push through a phone tapping legislation that is designed to silence the press. The latest scandal involving Mr Berlusconi is all about phone conservations; strange characters talk with the Premier about politics, favours and sex and raise the possibility of the Italian Premier being blackmailed. Questions without answers; these are the questionable antics of a majority that saved a member of the Chamber of Deputies, Marco Milanese, from jail and confirmed the centre-right view that MP's are above the law. If Milanese was an ordinary citizen he would have been jailed.
These are the questionable antics of a majority that prevents a no-confidence motion, presented by the opposition, in order to save Mr Romano, Minister for Agriculture, from simply stepping down during a court case for mafia.
Again the Premier is placing self-interest before national interest and the interests of the EU. The EU Central Bank has already warned Italy to start a new era of reforms immediately, in order to boost confidence. It did not have in mind a change in the phone tapping legislation.
The opposition has argued for alternative proposals:
- The introduction of a tax on assets, rather than continue to increase the goods and services tax, currently at 21%,
- Incentives to specific sectors of the economy and higher tax for speculative and financial sectors, accompanied by strong measures to fight tax evasion and,
- a new moral agenda to rebuild the credibility of the political system – a moral question that remains open for the entire political system.
A new leadership with credibility can only be achieved with a change of Government, this may come as a consequence of an early election or a transition Government headed by a national political figure or simply by a centre-right that finds the strength to free itself from Berlusconi's legacy and elects a new leader.We need a political system with the ability to demonstrate to voters, allies, EU countries and the world that Italy is still capable to express a Government which reflects the hopes, dreams and aspirations of its people.

Marco Fedi, MP
Member of the Italian Parliament
Chamber of Deputies
Rome

FEDI (PD): Riforma Comites e Cgie: la sintesi, purtroppo, non rende bene il senso del dibattito

In Commissione Affari Esteri ho parlato di “senso di responsabilità” nell’assolvere il nostro compito di parlamentari. Ho ribadito che sentiamo la necessità di una riforma degli organismi di rappresentanza ma che questa non è certamente prioritaria, in particolar modo in questo momento di tagli e riduzioni di bilancio in cui le riforme vere, di cui avremmo bisogno, vengono accantonate. Ho parlato di proposta arrivata dal Senato largamente insufficiente. Ho ricordato che dobbiamo avere ampi spazi di dibattito per garantire, anche alla Camera, i necessari approfondimenti e che dobbiamo seguire l’evoluzione della riforma costituzionale e della legge ordinaria che regola l’esercizio in loco del diritto di voto perché entrambe sono alla base dell’impianto complessivo della proposta di riforma di Comites e Cgie approvata dal Senato.
Nello sforzo di sintesi spesso si perde il senso politico delle cose dette. Il Governo, ad esempio, attraverso le parole del sottosegretario Mantica, ha detto alcune cose che sono fondamentali per capire dove siamo collocati in rapporto alla riforma degli organismi di rappresentanza e che non sono riportate nella sintesi. Ha indicato dei tempi, entro la metà del 2012 per completare l’iter, ha parlato di “soluzione di scorta”, che, in assenza di una interpretazione autentica delle intenzioni del Governo, potrebbe essere l’eventuale ricorso da parte del Governo a un “decreto”, ove l’iter incontrasse ostacoli alla Camera – soluzione che avrebbe comunque almeno il pregio di fare chiarezza – ed ha parlato di “possibili altri tagli a seguito dell’approvazione della manovra economica” non escludendo l’ipotesi che i tagli possano riguardare anche Comites e Cgie. Occorre tener conto di tutti questi elementi che non abbiamo potuto porre direttamente all’attenzione del sottosegretario Mantica, assente in sede di seguito del dibattito in Commissione.
Credo sia utile – in questa condizione complessiva – chiedere al CGIE, che si riunisce dal 12 al 14 ottobre, una riflessione anche su elementi che non appaiono nelle sintesi dei lavori parlamentari.

FEDI (PD): Rai Internazionale: mentre gli obiettivi di un vero rilancio dell’informazione televisiva nel mondo sono ancora lontani, l’ipotesi di ulter

In sede di audizione con il Direttore Renzoni ho subito espresso l’impegno dei Parlamentari del PD eletti all’estero affinché non vi siano altri tagli agli stanziamenti previsti dalla Convenzione tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Rai. Naturalmente ho rilevato come analogo impegno andrebbe garantito dai parlamentari di maggioranza poiché i segnali, invece, sono opposti. Il Governo pare intenzionato a portare ulteriori forti tagli all’informazione di servizio di Rai Internazionale.
Al Direttore Renzoni abbiamo posto la necessità di un miglioramento delle finestre informative in Italia, oltre ad un rafforzamento del dialogo tra le comunità.
Altri sforzi andrebbero fatti per superare il problema delle fasce orarie di programmazione, pur apprezzando il lavoro fin qui svolto.
Occorre poi rilanciare il progetto complessivo di Rai Internazionale nel mondo, puntando sulle nuove tecnologie, tra cui lo streaming, pensando a canali tematici e prevedendone la fruizione anche in Europa. Un progetto che richiede una visione dell’informazione italiana nel mondo, una concezione del rapporto con le comunità italiane nel mondo ed un impegno in questo settore che oggi, Governo e maggioranza, non sono in grado di garantire – ha sottolineato l’On. Marco Fedi.

Fedi: La rappresentanza per gli italiani nel mondo. Riflessioni dopo Pesaro

10 settembre 2011.

Pesaro

Festa Democratica nazionale.

Tavola Rotonda su riforma elettorale e voto degli italiani all'estero.


Esiste una dimensione - quella della presenza italiana e di origine italiana nel mondo - che merita maggiore ascolto e una diversa attenzione dalle Istituzioni italiane.Ascolto da parte degli attuali Governo e maggioranza e una diversa attenzione, fatta di riforme, con le quali è possibile spendere meno e spendere meglio, fatta di scelte ed azioni positive, spesso a costo zero. Siamo invece stati al centro di una attenzione "negativa", fatta di tagli, riduzioni di bilancio, mancate riforme, vere e proprie discriminazioni come per il mancato esonero ICI sulla prima casa, il mancato rinnovo delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia, la tassa del 2% sulle rimesse dei migranti – ultima in ordine di tempo – che colpisce gli immigrati, che, come licenziata dalla Commissione bilancio del Senato, su proposta della Lega Nord, avrebbe colpito anche i cittadini italiani residenti all’estero, ora in parte recuperata con l’esclusione dei cittadini UE, oltre che dei titolari di codice fiscale e matricola INPS. Ma che continua ad essere misura antiliberista e illiberale. Chiederei agli ambasciatori di Stati Uniti, Australia, Canada, cosa pensano di questa tassa del 2% nei trasferimenti di valuta verso i loro Paesi.In un clima di crisi economica e di forte contrazione della spesa pubblica, sarebbe logico attendersi qualcosa di diverso. Riforme in primo luogo. Dalle amministrazioni locali, Comuni in prima linea, fino al settore della scuola, dell’università, della formazione, delle forze di polizia, tutti, lamentano tagli e riduzioni e l'assenza di riforme. La rete diplomatico-consolare nel mondo, la promozione e diffusione di lingua e cultura italiane nel mondo, gli interventi a sostegno dei connazionali più deboli nel mondo, sono sempre stati considerati dallo Stato italiano interventi con una forte matrice assistenzialista. Mai come un investimento, come una scelta di presenza significativa nel mondo. Questa eredità delpassato condiziona anche il presente. La rappresentanza si colloca in questo contesto. Nel corso degli anni le comunità italiane nel mondo hanno avuto strumenti di rappresentanza come i Coemit e poi Comites, comitati circoscrizionali che hanno contribuito a modernizzare e migliorare, anche dal punto di vista della democrazia e della partecipazione, il rapporto con i Consoli e quindi con i rappresentanti dello Stato. Oggi questo rapporto peggiora, la casta dei diplomatici riprende a gestire in modo poco trasparente le poche risorse ma soprattutto i rapporti con la comunità. Non è sempre così ovviamente. Ma è possibile licenziare un contrattista senza giusta causa, far lavorare in condizioni contrattuali capestro un’intera categoria di lavoratrici e lavoratori che non godono neanche delle tutele sindacali. Oggi è possibile ancora fingere che l’Italia all’estero abbia una rete efficiente di servizi a tutela dei residenti all’estero ed anche delle imprese italiane come dei turisti: solo una finzione perché abbiamo invece un sistema in rapido deterioramento.Il Cgie negli anni ha svolto un ruolo importante nel rappresentare ai livelli istituzionali italiani questa realtà. Ed oggi esiste ancora la necessità di avere questi livelli di rappresentanza.I parlamentari eletti nella Circoscrizione estero completano il quadro della rappresentanza.Non è una rappresentanza fine a se stessa. Nasce per dare una risposta ad un problema: l'esercizio deldiritto di voto, sancito dalla Costituzione, non trovava realizzazione se non attraverso il rientro in Italia. I treni degli emigranti, dalla Svizzera, dalla Germania, che tornavano per votare – segnale di partecipazione politica – si svuotano poi non per mancanza di interesse ma perché le comunità si rendono conto che nei Paesi in cui risiedono esistono modalità moderne di esercizio del voto. Per corrispondenza ed ora anche con il voto elettronico. Le comunità di italiani, dagli Stati Uniti fino all'Australia e al Canada e al Brasile, si chiedono se non sia plausibile anche per l'Italia dotarsi di una soluzione che consenta il voto senza doverrientrare in Italia.Nasce una proposta politica bipartisanche immagina l’esercizio in loco deldiritto di voto. In altre parole la partecipazione effettiva al voto senza dover rientrare in Italia. Nel frattempo, anche dopo il fallimento delreferendum elettorale nel 1999, si procede ad una verifica, riordino e revisione dell’anagrafe dei residenti all’estero AIRE. A questo proposito ricordo che durante l’ultima tornata referendaria sono state dette molte inesattezze: i cittadini italiani iscritti all’AIRE, oggi sono 3.300.496, risultano, sempre, dico sempre, nel quorum per i referendum. Ogni voto espresso aiuta quindi il raggiungimento del quorum. In altre parole, fino a quando avremo l’insieme di leggi attualmente in vigore, ogni italiano che non è messo in grado di esprimere il suo voto in occasione dei referendum, peserà negativamente sul raggiungimento del quorum. La classe politica e dirigente degli anni novanta lavora ad una soluzione che consenta l’esercizio in loco del diritto di voto che salvaguardi anche il sistema politico italiano da un rischio: l’impatto delvoto sui collegi nazionali italiani. In un momento in cui era in vigore un sistema elettorale uninominale e maggioritario con recupero proporzionale appariva ragionevole avere un numero definito di parlamentari eletti direttamente dai territori.Nel 2000 viene modificata la Costituzione, e con le modifiche all’art. 48 si istituisce la Circoscrizione estero. Con le modifiche agli artt. 56 & 57 viene fissato il numero dei parlamentari, 12 alla Camera e 6 al Senato. Una legge ordinaria, approvata nel 2001, la 459 del 2001, prevede 4 ripartizioni, Europa, America del Sud, America del Nord, Africa, Asia, Oceania e Antartide. Il voto per corrispondenza, la residenza all’estero alla candidatura ma senza limiti temporali, il voto di preferenza.Il Partito Democratico ha presentato una proposta di riforma Costituzionale – ancora da discutere ed approfondire – che prevede la riduzione dei Parlamentari, quindi faremo una valutazione anche sulla collocazione e sul numero degli eletti all’estero, che comunque rimangono. Quindi il mantenimento della circoscrizione estero. Una nuova legge ordinaria che migliori la organizzazione delvoto.In particolare: l’iscrizione all’elenco degli elettori con l'inversione dell'opzione, quindi avere un registro degli elettori ove risultino unicamente coloro i quali hanno interesse e desiderano partecipare alle consultazioni politiche; la firma e l’indicazione dei dati personali ed identificativi dell’elettore sul tagliando che accompagna il plico elettorale; lo scrutinio distinto per le ripartizioni che compongono la circoscrizione estero, per consentire una migliore, meno caotica, fase di spoglio. La stampadel materiale elettorale in Italia.Riteniamo importante poi, legare le modalità di voto alla legge elettorale italiana. Oggi è prevista la preferenza e non intendiamo rinunciarvi se non si apre una discussione politica seria, autentica, sul porcellume quindi sulla possibilità che anche in Italia gli elettori possano scegliere i propri rappresentanti, che non siano anonime personalità scelte dalle segreterie dei partiti o dai leaders politici.Siamo in attesa che si apra una discussione politica seria con la maggioranza, anche per quanto concerne il mantenimento della circoscrizione estero, messo in discussione dalla Lega Nord. A Pesaro il Partito Democratico ha messo a disposizione il suo lavoro, la voglia di confronto e la capacità di proposta. Valuteremo, nei prossimi mesi, le intenzioni del Governo e gli orientamenti della maggioranza

Riforma di Comites e Cgie: ancora non parte il vero dibattito

La Commissione Affari Esteri della Camera ha iniziato l’esame della proposta di riforma di Comites e Cgie in concomitanza con l’annuncio da parte del Governo di una proposta di riforma costituzionale che abrogherebbe la Circoscrizione estero. La bozza Calderoli quindi prende la forma di una proposta del centro-destra, ancora da verificare naturalmente, mentre alla Camera – nelle relazioni di maggioranza e minoranza sulla riforma della rete di rappresentanza di base – si parte dal presupposto che sia necessaria una riforma proprio in virtù dell’esistenza della rappresentanza parlamentare eletta all’estero. Devo confessare che non si tratta di un buon inizio – ha dichiarato Marco Fedi, deputato del PD eletto in Australia.
Nel confronto che avremo nei prossimi giorni alcune considerazioni vanno fatte.
Ritengo indispensabile, infatti, per arrivare ad una legge di riforma della rappresentanza delle comunità italiane nel mondo che non sia privata dell'apporto della Camera dei Deputati, dove sono altrettanto numerose le proposte di legge presentate dai diversi gruppi parlamentari, vedere garantiti adeguati spazi di discussione ed anche i necessari approfondimenti. Credo si possa riconoscere che esistono giuste preoccupazioni, peraltro espresse anche dal Governo, rispetto ai tempi di approvazione della riforma ma che occorra individuare un percorso politico senza sacrificare spazi di confronto.
Le ragioni per un confronto sono molteplici – ricorda l’On. Fedi.
La prima considerazione è di natura strettamente politica. In entrambe le relazioni si parte dall’assunto che sia necessario modificare la legislazione in materia di rappresentanza degli italiani all’estero perché è intervenuta la Circoscrizione estero. Completare e riformare il quadro normativo tenendo conto della novità. Bene. La bozza o proposta Calderoli di riforma Costituzionale, propone l’abrogazione della circoscrizione estero. In ogni caso, ove non proponesse la sua abrogazione, conterrebbe comunque un generale ripensamento della Circoscrizione estero in una ricomposizione di tutta la rappresentanza parlamentare nel nostro Paese.
Mi chiedo: è ragionevole partire da una riforma Comites e Cgie, giustificata con l’esistenza della Circoscrizione estero, cosa ribadita nelle relazioni introduttive, se questa viene rimessa in discussione?
La seconda considerazione concerne la riforma della legge ordinaria, la 459 del 2001, non solo auspicata ma ritenuta necessaria da tutte le forze politiche. Si tratterà di semplici accorgimenti tecnici o di modifiche strutturali a seguito della riforma costituzionale? Il testo approvato al Senato è infarcito di riferimenti normativi, diretti e indiretti, alla 459 del 2001.
Ultima considerazione concernente il testo approvato dal Senato. Non innova. Non rende più efficienti gli organismi di rappresentanza, in una condizione di oggettiva ridefinizione delle risorse che, come indicato dal Governo, potrebbe colpire anche la rete di rappresentanza. Non rafforza il legame con le comunità e non consente al Consiglio Generale degli Italiani all’Estero di esercitare il compito di rappresentanza con maggiore autorevolezza istituzionale. Possiamo scrivere insieme una legge che ottenga questi risultati.
Credo sia utile acquisire, oltre al testo proposto, gli orientamenti generali del Governo e della maggioranza sull’impianto complessivo della riforma Costituzionale e dell’esercizio in loco del diritto di voto, sperando vi si arrivi con le necessarie tempestività e chiarezza – ha concluso l’On. Marco Fedi.

Fedi (PD): Al Senatore Fantetti: ho solo letto le carte della Commissione Bilancio del Senato. I giornalisti, e gli interessati, facciano la stessa co

La Commissione Bilancio, nella seduta del 4 settembre, ha approvato un emendamento al testo della manovra – su proposta della Lega Nord – emendamento n. 2.106, che prevedeva una tassa del 2% sui trasferimenti di valuta verso l’estero. Risultavano esclusi dalla tassa unicamente i trasferimenti effettuati verso paesi dell’Unione Europea e quelli effettuati da soggetti titolari di codice fiscale e matricola INPS.
Il maxi-emendamento del Governo ha invece inserito, in extremis, anche l’esclusione per i trasferimenti effettuati da cittadini dell’Unione europea. Il contenuto del comunicato era quindi assolutamente corretto nel momento in cui è stato diramato. Sono parzialmente soddisfatto che almeno siano stati esclusi da questa tassa, illiberale e antiliberista, i cittadini italiani ed europei.
Sono altrettanto convinto che sia comunque un errore tassare al 2% i trasferimenti di valuta in Paesi extra-UE di cittadini australiani o statunitensi o canadesi o brasiliani, siano essi di origine italiana o meno. Per le stesse ragioni ritengo sia profondamente sbagliato colpire i migranti. Sono infine convinto che comunque la norma sia scritta male e si presti a notevoli dubbi interpretativi, a partire dalla matricola INPS e dall’esistenza di altri fondi e di altre forme di lavoro autonomo.

Allego testo approvato dalla Commissione Bilancio ed il testo del maxiemendamento.


Commissione Bilancio del Senato

Documentazione depositata nella seduta n. 579 del 04 Settembre 2011

2.106 (testo 2)
La Commissione
Dopo il comma 35, è aggiunto il seguente:
«35-bis. A decorrere dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, è istituita un'imposta di bollo sui trasferimenti di denaro all'estero attraverso gli istituti bancari, le agenzie ''money transfer'' ed altri agenti in attività finanziaria. L'imposta è dovuta in misura pari al 2 per cento dell'importo trasferito con ogni singola operazione, con un minimo di prelievo pari a 3.00 euro. L'imposta non è dovuta per i trasferimenti effettuai verso i Paesi dell'Unione Europea. Sono esentati i trasferimenti effettuati da soggetti muniti di matricola INPS e codice fiscale».


Maxiemendamento del Governo

Art. 2 comma «35-octies. A decorrere dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto legge, è istituita un'imposta di bollo sui trasferimenti di denaro all' estero attraverso gli istituti
bancari, le agenzie "money transfer" ed altri agenti in attività finanziaria. L'imposta è dovuta in
misura pari al 2 per cento dell'importo trasferito con ogni singola operazione, con un minimo di
prelievo pari a 3.00 euro. L'imposta non è dovuta per i trasferimenti effettuati dai cittadini
dell'Unione Europea, nonché per quelli effettuati verso i Paesi dell'Unione Europea. Sono esentati i
trasferimenti effettuati da soggetti muniti di matricola INPS e codice fiscale».

Nuovo colpo a migranti e residenti all’estero

L’emendamento alla Finanziaria che introduce un’imposta di bollo sulle rimesse colpisce i migranti ed i cittadini italiani residenti all’estero.

Il comma 35 dell’art. 2 della seconda manovra correttiva del Governo, approvato in Commissione Bilancio del Senato su proposta della Lega Nord - Padania, introduce un’imposta di bollo del 2% sui trasferimenti di denaro all’estero effettuati da soggetti privi di codice fiscale e di iscrizione INPS.

Si tratta di una norma che non risponde ad alcun obiettivo di finanza pubblica, che penalizza le fasce sociali più deboli della nostra società, i migranti, e che rischia di colpire anche i cittadini italiani residenti all’estero e, più in generale, tutti quelli che hanno rapporti economici con il nostro Paese.

Si tratta, infatti, di una norma che colpirebbe anche gli imprenditori, i lavoratori autonomi ed i cittadini italiani che, anche se in possesso del codice fiscale, non hanno posizione assicurativa INPS e che quindi saranno tenuti a pagare una tassa straordinaria del 2%, da sommare ai già altissimi costi bancari, ogni volta che trasferiscono valuta all’estero.

Una norma che contraddice ogni visione del libero scambio e del libero movimento delle persone, per questa ragione sono esclusi i trasferimenti verso i Paesi dell’Unione europea, ma per questa ragione ancora più discriminatoria verso Paesi extra-UE che hanno significativi rapporti economici e commerciali con l’Italia. Una pessima norma che proveremo a modificare alla Camera ma che rende ancora più evidente il costante attacco di questo Governo e di questa maggioranza ai residenti all’estero.