martedì 15 dicembre 2009

FEDI (PD): La sede legislativa sulla riforma di Comites e Cgie rischia di limitare il dibattito. Governo e maggioranza devono assumersi responsabilità

“Credo importante ricordare che Governo e maggioranza hanno deciso di dare priorità alla riforma di Comites e Cgie, nonostante la nostra contrarietà”. “Hanno deciso la proroga di questi organismi al 31/12/2010, nonostante la nostra richiesta di rinnovo alla scadenza naturale”. “Hanno predisposto un percorso al Senato per arrivare ad un testo unificato di riforma, nonostante il nostro richiamo alla necessità di agganciarsi alla riforma, anch’essa avviata al Senato, delle istituzioni parlamentari” – ha dichiarato l’On. Marco Fedi intervenendo ai lavori dell’Assemblea plenaria del CGIE.
“Non solo: il Governo ogni giorno ricorda l’urgenza della riforma di Comites e Cgie mentre esponenti della maggioranza attaccano i Patronati e le Associazioni”. “Nasce e si rafforza il legittimo sospetto che si pensi all’azzeramento non solo della rappresentanza ma anche dei servizi e che questi due temi, rappresentanza e servizi, anche con la proposta di chiusura dei Consolati, siano legati l’uno all’altro, siano l’uno la condizione per facilitare la realizzazione dell’altro”.
“La sede legislativa, alla presenza di questi forti elementi critici nei confronti del testo presentato, rischia di limitare il dibattito non consentendo a ciascuno di svolgere, su questo testo, riflessioni politiche e proposte emendative”. “Non solo – continua Fedi – anche i gruppi parlamentari e le forze politiche devono uscire allo scoperto a proposito degli orientamenti di riforma”. “È una trasparenza politica che dobbiamo chiedere e di cui non dobbiamo avere paura”.
“Una volta che sarà chiara l’assunzione di responsabilità politiche, il ruolo dei parlamentari è di proporre modifiche e poi votarle”.

Allegato: testo completo dell’intervento svolto dall’On. Marco Fedi

Intervento On. Marco Fedi
Lavori Assemblea Plenaria del CGIE
Roma, 2-3-4 dicembre 2009

Ho apprezzato la chiarezza, la forza e i contenuti della relazione del Comitato di Presidenza del CGIE. Credo sia indispensabile passare ad una analisi più approfondita del testo predisposto al Senato con la consapevolezza che si tratta di un percorso voluto dal Governo e sostenuto dalla maggioranza che hanno deciso la proroga degli organismi di rappresentanza Comites e Cgie fino al 31/12/2010, nonostante la nostra richiesta di rinnovo alla scadenza naturale. Governo e maggioranza che hanno predisposto un percorso al Senato per arrivare ad un testo unificato di riforma, nonostante il nostro richiamo alla necessità di agganciare la riforma, anch’essa avviata al Senato, delle istituzioni parlamentari e con un Governo che ogni giorno ricorda l’urgenza della riforma di Comites e Cgie.
Al Senatore Firrarello, che nella sua relazione auspica un “lineare dibattito parlamentare”, desidero segnalare che la sede legislativa – in presenza di questi forti elementi critici nel confronti del testo presentato – rischia di limitare il dibattito e di evitare che ciascuno possa svolgere su questo testo riflessioni politiche e proposte emendative e che i gruppi e le forze politiche escano allo scoperto relativamente agli orientamenti di riforma. È una trasparenza politica che dobbiamo chiedere e di cui non dobbiamo avere paura.
A Sydney, ai lavori del Forum dei Giovani Italo-Australiani di sabato scorso, sono intervenuto ricordando l’enorme carico di responsabilità della nostra generazione: abbiamo costruito un assetto rappresentativo che ha funzionato bene per le vecchie generazioni – anche se in ritardo per motivi storico-culturali – ed ora che le nuove si stanno mobilitando, partecipano e costruiscono legami e presentano proposte, vi è il rischio che trovino il deserto.
Andranno avanti in ogni caso – è la prima risposta incoraggiante che arriva dai giovani.
Ma chiedono ascolto ed azione: dobbiamo garantire ascolto ed azione oltre al rinnovamento generazionale che abbiamo promesso.
Attendono riforme conseguenti, per un sistema della rappresentanza e della presenza italiana nel mondo che sia credibile e garantisca punti di riferimento e dialogo.
Vedete amici, ve lo dico con onestà: le grandi riforme di sistema, le modifiche degli assetti istituzionali, anche le riforme che riguardano il nostro mondo, la vita delle nostre comunità nel mondo, il rapporto tra italiani nel mondo e l’Italia, vanno fatte insieme, non a colpi di maggioranza, ma vanno anche fatte nei momenti di forza propositiva, non nei momenti di “debolezza” dell’intero sistema della rappresentanza – in Italia e nel mondo!
Parlo di una debolezza che ci portiamo dietro a causa del mancato completamento del nuovo assetto istituzionale, spesso evocato come urgente anche per ridare credibilità al sistema della rappresentanza, ed oggi riproposto in questa legislatura. Ed all’estero a causa dei mille limiti regolamentari all’azione ed alla vita di Comites e Cgie.
Nei momenti di forza propositiva e costruttiva siamo stati capaci di tante cose positive, abbiamo modificato la Costituzione realizzando un modello di rappresentanza innovativo con la circoscrizione estero. Non stiamo attraversando nel nostro Paese e nel suo complesso, uno di quei momenti unificanti di costruzione del futuro. Tutt’altro.
Siamo nel bel mezzo di uno scontro tra poteri dello Stato, di uno scontro tra maggioranza e opposizione, tra componenti della stessa maggioranza: gli appelli del Capo dello Stato sono oggi importanti perché ci richiamano tutti ad una grande responsabilità: evitare che questa logica dello scontro permanente ci porti al blocco totale della capacità di costruire il futuro. Ho voluto ricordare questo momento, questa condizione, perché – e credo di averlo già detto in passato – la riforma della rappresentanza degli italiani all’estero, in questo clima, rischia non di arrivare ad un traguardo, ad una evoluzione, ma al capolinea. Ed il rischio aumenta in assenza di una definitiva e condivisa proposta di riorganizzazione della rappresentanza parlamentare. Per questa ragioni, lo ribadisco, il mio orientamento era di darci tempo e spazio per discutere una riforma di Comites e Cgie che potesse cogliere anche il nuovo della rappresentanza parlamentare. Non sono io, e non siamo noi parlamentari dell’opposizione, però, a dettare le priorità o l’agenda del Governo. È il Governo che preme in questa direzione e credo sia necessario – dopo aver proposto il rinnovo alla scadenza naturale del mandato di Comites e Cgie ed aver avuto in risposta la proroga fino al 31 dicembre 2010 – esprimere una valutazione sulla proposta che comunque è emersa dai lavori del Senato.
Vedete non si tratta di “sponde” o “contro sponde” ma di assunzione di logiche responsabilità. Vedete, non possiamo continuare a presentare pezzi di proposte e frammenti di idee senza mai fermarci a fare il punto, a verificare lo stato dell’arte delle cose che proponiamo.
La riforma di Comites e Cgie non è una priorità per gli italiani all’estero che chiedono poche cose urgenti quali la cittadinanza, che arriva in aula a Montecitorio e spero si possa lavorare insieme per avere in quella proposta di legge, non solo la riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana e il superamento della discriminazione nei confronti delle donne, ma anche l’affermazione del principio dello jus soli per gli immigrati; un sistema di diffusione di lingua e cultura italiane che tenga conto delle nuove realtà maturate all’estero e dell’interesse per la nostra lingua e cultura e quindi consenta una crescita sia qualitativa che organizzativa – a questo proposito è importante che si possa raggiungere la dotazione complessiva raggiunta con l’assestamento di bilancio per il capitolo 3153; un’informazione di qualità, attraverso una Rai Italia dotata di risorse sufficienti, ed anche in quel campo di parla di tagli, ed un sistema di provvidenze riformato per le testate all’estero in modo da includere i media elettronici; un sistema pensionistico e di sicurezza sociale equo ed efficace, che affermi ogni giorno quella parità di trattamento di cui ogni cittadino italiano deve poter godere, davanti alla Costituzione ed allo Stato; un investimento sulle nuove generazioni che significa poi riconoscerne il valore aggiunto, l’originalità del contributo, la capacità propositiva e – non certo ultimo in importanza – il valore strategico per l’Italia.
Oltre alla soluzione di problemi come l’esonero ICI, l’estensione permanente e definitiva delle detrazioni per carichi di famiglia ai residenti all’estero, la ratifica di Convenzioni bilaterali firmate ed in attesa di una seria azione di Governo – come quelle con Marocco, Cile e Canada.
A queste priorità – che sono della nostra gente – e diventano proposta politica e parlamentare attraverso il lavoro quotidiano degli eletti all’estero, a queste giuste a sacrosante richieste, il Governo risponde con i tagli, confermati anche nella finanziaria 2010, e con un’unica riforma, quella di Comites e Cgie, già monca di una parte della riforma della rappresentanza poiché – a parte alcuni orientamenti significativi – non è ancora definito il nuovo assetto Parlamentare.
In ogni caso – torno alle responsabilità – il nostro dovere è di impegnarci nella fase emendativa del testo e in una sua riformulazione che tenga conto di alcune questioni fondamentali.
Al Governo ed ai Parlamentari eletti all’estero – tutti – un richiamo al senso di responsabilità di ciascuno: vedete se mettiamo in discussione la rappresentanza Comites e Cgie poi il giorno dopo attacchiamo i Patronati ed il ruolo che svolgono all’estero e poi lamentiamo la crisi dell’associazionismo e prevediamo una rappresentanza che se ne distacchi – ogni giorno che maggioranza e Governo intraprendono questo percorso aumenta il legittimo sospetto che si pensi all’azzeramento non solo della rappresentanza ma anche dei servizi.
E che questi due temi, rappresentanza e servizi, anche la chiusura dei Consolati, siano legati l’uno all’altro, condizione per facilitare la realizzazione dell’altro.
Non sarebbe utile essere strumenti di questo perfido gioco distruttivo.
Un confronto aperto, invece, sulla proposta è necessario svolgerlo. Ed intendo svolgerlo.
Come intendo lanciare una sfida: a noi stessi, tutti, parlamentari, componenti del CGIE, dei Comites, delle Associazioni. Aprire una fase nuova. Essere innovatori, intercultural innovators, innovatori interculturali, aggiorniamo il nostro linguaggio, bloccato da oltre cinquant’anni su modelli superati dalla storia, innoviamo le strutture associative e rappresentative, ferme alle origini della storia dell’emigrazione, innoviamo le scelte politiche per fare Italia nel mondo, ferme queste scelte politiche – oggi più che mai – grazie alla miopia di Governo e del Ministero degli affari esteri.
La seconda sfida ci vede all’estero protagonisti di una dimensione “globale” che va oltre l’Italia: dobbiamo avere il coraggio di andare oltre l’Italia, guardare all’Europa, guardare al mondo. I nostri giovani ce lo dicono e lo sentono: siamo molto più che una somma di regioni, siamo più dell’Italia, siamo una punta avanzata di integrazione mondiale di cui l’Italia può avvantaggiarsi.
Alle Regioni: basta con il lip service, sostenere qui il grande cambiamento o le grandi idee o la cooperazione e coordinamento e poi tornare alle peggiori pratiche antidemocratiche, dispendiose di energie e risorse, scoordinate, lontane dai bisogni della gente.
Ai nostri connazionali all’estero: insieme possiamo e dobbiamo essere Italiani nel mondo anche in assenza dello Stato italiano. Come ho avuto modo di ricordare recentemente gli italiani sono più che i loro Governi, ed in questo momento questa semplice constatazione ha un valore politico, oltre che morale, di grande attualità.
Buon lavoro.

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