giovedì 16 ottobre 2008

La virgola

Sulla prostituzione…

Non basta dire che da oltre cinquanta anni in Italia non si riesce a discutere di prostituzione – con tutte le conseguenze che da questo fenomeno derivano – per essere automaticamente nel giusto. Ne mi pare giusto semplificare il problema e riportarlo nella sfera di una semplice questione di ordine pubblico o di sicurezza delle città. Un sindaco di una grande città – prendiamo ad esempio Roma – è nel giusto se si pone il problema di restituire ai cittadini, ai turisti, agli immigrati, parti della città che sono state “espropriate” dalle attività che ruotano attorno alla prostituzione. Ma il sindaco di una grande città deve porsi anche il problema delle conseguenze delle proprie azioni. Spostare il problema da Roma a fuori le mura, oppure trasferirlo in luoghi dove non vi è pubblica esposizione ma può esservi analogo sfruttamento, con un peggioramento delle condizioni, deve interessare il primo cittadino di una grande città e tutti i cittadini. Altrimenti – come per la proposta del Ministro Carfagna – la logica deduzione è che si tratti di un provvedimento bigotto, che vuole evitare di affrontare il problema semplicemente portandolo lontano dagli occhi dei cittadini. In questo modo – come sempre – il rischio e di fomentare l’illegalità e favorire le attività illecite organizzate.
Sono convinto che la prostituzione debba essere regolata. La regola fondamentale della domanda e dell’offerta mi porta a pensare che non basti agire sull’offerta spostandola in altri luoghi e sulla domanda applicando le sanzioni. Solo una volta che sarà stato regolato il fenomeno, sarà giusto applicare tutti gli strumenti della legge per punire chi non sta nelle regole.
In molti Stati d’Australia la prostituzione è regolata. Dove non è regolata viene tollerata quando si svolge in luoghi “privati”ma spesso è gestita dalla criminalità organizzata ed è stata al centro di scandali che hanno coinvolto anche le forze dell’ordine.
In una società moderna abbiamo il dovere di proteggere tutti. Fare in modo che nessuno debba prostituirsi per necessità, evitare che questa attività umana venga gestita dalla criminalità comune ed organizzata, evitare che lo Stato, nel tentativo di non promuovere il fenomeno lo trasformi in un pericoloso boomerang sociale.

Dalla residenza a punti…

Come per la patente, anche il permesso di soggiorno per gli immigrati dovrebbe essere a punti. Ecco la vergognosa proposta della Lega Nord, inserita in un emendamento al ddl sulla sicurezza in discussione al Senato.
Il partito di Bossi non finisce mai di stupire in negativo. L’idea che si venga espulsi dopo un tot di reati corrispondenti ognuno a un dato punteggio fissato dal Viminale, è molto più che “bizzarra”, come l’ha definita qualche loro alleato del PDL.
È una vera e propria ingiuria allo Stato di diritto e all’uguaglianza dei cittadini, che fa il paio con un altro emendamento presentato sempre dalla Lega nel quale si prospettano referendum locali per decidere se si vuole o meno un campo rom o una moschea nel proprio Comune, con cui si limita l’accesso per gli immigrati ai servizi sanitari e sociali, istruzione compresa, e con cui si richiede il permesso di soggiorno per chi vuole sposarsi con un cittadino italiano. Permesso di soggiorno che dovrebbe passare da 70 a 200 euro di costo.
Proporre tutto ciò – anche se ci sono speranze che non si traduca in legge – è già un danno. Infatti la Lega Nord, con la complicità dell’intera maggioranza, continua ad alimentare la xenofobia, dimostrando che non è interessata a governare il fenomeno dell’immigrazione ma soltanto a rinfocolare la paura.

… alle classi differenziali…

La mozione sulla introduzione delle classi “ponte”, presentata dalla Lega Nord ma sostenuta e votata dall’intera maggioranza, nonostante l’accesso dibattito svolto dall’opposizione alla Camera, rappresenta un’ennesima dimostrazione della scelta leghista di alzare il livello dello scontro. La mozione prevede l’inserimento degli scolari figli di immigrati in classi differenziali per “facilitare” l’inserimento nella scuola italiana, dal punto di vista linguistico, culturale e delle conoscenze di base. Mentre da un lato è positivo che una forza parlamentare e di governo come la Lega si preoccupi dell’inserimento scolastico dei figli degli immigrati, è meno nobile prevedere uno strumento di inserimento come le classi differenziali.
Isolare una condizione, non renderla partecipe del mondo circostante, non consentire lo scambio culturale e linguistico è proprio ciò che blocca l’integrazione. Maggiormente quando parliamo degli anni formativi. Insisto nella tesi che il “multiculturalismo” – che non va ricercato nei modelli inglese o del melting pot americano ma nella capacità di una società di valorizzare le diversità per sviluppare modelli originali di integrazione che debbono riguardare tutti, anche i cittadini italiani – rappresenti una via percorribile per l’Italia e per l’intera Europa.

1 commento:

Anonimo ha detto...

complimenti,sono assolutamente d'accordo con lei.... ci vogliono delle regole.
signorarita
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