mercoledì 20 agosto 2008

Il Governo Berlusconi: uno, nessuno, centomila



L’identità politica del governo Berlusconi appare molto evidente. La maggioranza parlamentare che sostiene il governo ha espresso, con gli ultimi provvedimenti approvati, tutta la sua arroganza ed ha dimostrato in maniera inequivocabile quali sono i motivi veri che legano partiti e partitini di una coalizione ancora legata al modello della “carota e del bastone”. Il modo innovativo ad esempio, in cui la Lega Nord-Padania, pur esprimendo posizioni assolutamente negative sulla ratifica del trattato di Lisbona da parte italiana e sui contenuti stessi del trattato, ha poi votato a favore della ratifica. Dimenticati i brindisi alla bocciatura referendaria irlandese e dimenticati gli atteggiamenti protezionistici assunti nella loro storia politica. Tutto in vista del mitico passaggio al federalismo, promessa berlusconiana ancora non mantenuta, da fare in Parlamento – anche a colpi di maggioranza – oppure da farsi con la “forza” del popolo padano – con la speranza che Bossi voglia riferirsi alla forza della protesta, anche se parla d’armi padane. Ed il governo dimentica i continui riferimenti da parte di Bossi, ma non solo, ad una possibile violenza insurrezionalista, le continue offese portate dal leghismo nostrano ai simboli dello Stato e della Repubblica, il perfido e grottesco attacco agli immigrati ed agli italiani all’estero visibile nei fatti della politica e nelle norme approvate dal Parlamento nonostante la ferma opposizione del Partito Democratico.
Eppure il governo – attraverso il sottosegretario Mantica – viene a dirci che il vero problema non sono i tagli – che superano i cento milioni di euro e siamo solo all’inizio – il vero problema non è non aver esteso l’esonero ICI ai residenti all’estero, come chiesto per ragioni di equità e giustizia dal PD – il vero problema non è non aver reso permanenti le detrazioni per carichi di famiglia, come richiesto con forza dai parlamentari eletti all’estero – il vero problema è, secondo il governo, la duplicazione tra Cgie e parlamentari eletti all’estero, il vero problema è che i parlamentari non riescono a convincere il ministro Tremonti che i tagli sono sbagliati! Bene, ecco il nuovo governo Berlusconi in cui la Lega Nord vuole solo il federalismo a favore del Nord, il sottosegretario Mantica non ha nulla a che vedere con il ministro Tremonti, Cgie e parlamentari eletti all’estero andrebbero eliminati.
Mi permetto di ricordare che il Cgie, anche se organismo politico eletto dalle comunità, è pur sempre uno strumento di consultazione del governo e delle istituzioni e sarebbe forse utile utilizzarlo nelle occasioni in cui si ridisegna l’assetto rappresentativo o si decidono le sorti delle politiche a favore delle nostre comunità nel mondo. I parlamentari fanno il loro dovere in Parlamento: rispondono agli elettori, alle loro coscienze, ai gruppi parlamentari. Le decisioni sulle commissioni, ad esempio, sono assunte dai Gruppi. Sarebbe molto utile, invece, se cominciassimo a sentire e capire quali sono le idee che il governo propone sul cammino delle riforme per gli italiani all’estero o se invece, nei prossimi anni, saremo costretti ad assistere, unicamente, alla rituale sagra dei tagli.
Vorremmo anche che il governo – che rivendica spesso la sua interezza ed omogeneità – assuma sempre, fino in fondo, le conseguenze delle scelte politiche che compie, anche quando riguardano gli immigrati o gli italiani all’estero, anche quando l’irraggiungibile Tremonti colpisce il Ministero degli affari esteri.

On. Marco Fedi
Camera dei Deputati
Segretario III Commissione Affari Esteri e Comunitari
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