La
provocazione terroristica di Sydney, che è costata la vita a due vittime
innocenti oltre che allo stesso attentatore, è un episodio che desta sentimenti
e riflessioni molteplici: sdegno e condanna per il ricorso alla violenza, pietà
per i caduti e i feriti, solidarietà con il popolo e le autorità australiane,
impegno per la sicurezza e per la tutela della libertà e della democrazia.
Sarebbe
un errore sottovalutare la vicenda, ancorché ridimensionata dai media al gesto
individuale di un esaltato. Episodi del genere si stanno moltiplicando in
diverse parti del mondo, come dimostra l’analoga vicenda del Canada, e si
alimentano in un retroterra di estremismo ideologico che purtroppo rischia di
fare proseliti nelle aree di disagio e di marginalità esistenti anche in Paesi
di storia e cultura diverse.
Intanto,
non con parole di circostanza, a nome anche di tanti colleghi parlamentari con
cui ho avuto modo di commentare l’evento, esprimo al popolo e alle autorità
australiane la vicinanza e la comprensione per questo attacco proditorio e
vile. Lo faccio con particolare emozione, dal momento che io stesso sono
cittadino italiano e cittadino australiano, e con altrettanta convinzione,
visto che l’attentato è rivolto contro un Paese multietnico e multiculturale
che ha accolto milioni di stranieri, offrendo loro la possibilità di
naturalizzarsi, di integrarsi pienamente e di cogliere quelle opportunità di
miglioramento che essi cercavano per la loro vita e per le loro famiglie.
Non
è un caso, tuttavia, che gli attentati siano rivolti verso Paesi aperti e
democratici, nei quali chi è arrivato ha potuto godere del rispetto per la
propria cultura, della libertà nelle relazioni sociali e delle prerogative di
cui gode ogni cittadino in una società democratica. Il vero contrasto, dunque,
è tra l’intolleranza, anche quando si ammanta di fede religiosa, e le libertà
democratiche.
Per
questo, la solidarietà è doverosa ma non basta. È necessario anche un impegno
comune volto a resistere alla crociata di terrore che cerca di suscitare costantemente
scenari di paura e di morte. Sono in
discussione la sicurezza e la liberta di pensiero e di religione: i principi
più profondi della democrazia. Il messaggio più adeguato che in questo momento
possiamo inviare al popolo e alle autorità australiane, ma anche alle altre
società che sono sotto la minaccia del terrorismo, è che i Paesi e le forze
democratiche sono unite e decise a fare la loro parte a difesa della libertà e
della democrazia.
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