giovedì 17 giugno 2010

FEDI (PD): Dobbiamo rafforzare la presenza culturale e linguistica italiana nel mondo: anche a livello universitario

Avevamo lanciato un allarme sulla presenza italiana a livello universitario nel mondo in conseguenza di forti preoccupazioni segnalate da numerosi lettorati, in particolare in Australia. Preoccupazioni – rileva l’On. Marco Fedi – che la Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale del Ministero degli Affari esteri ci assicura non sono legate all’adozione di nuovi criteri ma semplicemente alla necessità di utilizzare al meglio le risorse – nel tempo ridottesi notevolmente – che le leggi di bilancio mettono a disposizione di questa presenza nelle Università del mondo.
Ritengo indispensabile verificare puntualmente l’utilizzo delle risorse che lo Stato italiano dispone all’estero come credo sia necessario prefigurarne un utilizzo coordinato, evitando però sia conflitti con altri soggetti che operano nel territorio, come Istituti di cultura, enti gestori, addetti culturali, dirigenti scolastici, sia un eccessivo frazionamento delle risorse.
Questo compito di “coordinamento” deve essere affidato alla struttura consolare e deve necessariamente tener conto del contesto universitario in cui si opera, a partire dal numero di ore di insegnamento diretto e di preparazione delle lezioni fino alle opportunità concrete di realizzare un programma più ampio di presenza culturale nella circoscrizione consolare.
Pur apprezzando le ragioni di una verifica periodica della nostra spesa – dettata da ragioni di bilancio – quindi l’esigenza di una revisione che punti anche a riqualificarla – dobbiamo ribadire che le scelte del Governo hanno ingiustamente penalizzato, in Italia e nel mondo, questo settore.
Ricordo inoltre che questi temi, anche in una logica di condivisione delle scelte, andrebbero affrontati e discussi nell’ambito del piano paese che dovrebbe occuparsi anche del livello universitario.
Per queste ragioni invitiamo la rete diplomatico-consolare, il Ministero degli Affari esteri, le Direzioni Generali competenti e le rappresentanze degli italiani nel mondo, Comites e Cgie, a verificare che nel piano Paese si affronti anche il livello universitario. Altrimenti il rischio è che si cada in un’eccessiva “discrezionalità” sia nei tagli sia nelle decisioni: in questo momento abbiamo bisogno invece di massima trasparenza.

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