lunedì 14 maggio 2012

Esercizio in loco del diritto di voto


La novità non è avere la conferma che esiste un ampio fronte parlamentare ostile al voto all’estero – o quanto meno alla circoscrizione estero. Il dato era noto ed i parlamentari che hanno presentato o sottoscritto proposte di abrogazione della circoscrizione estero, in questa o in altre legislature, appartengono a tutti i gruppi parlamentari. Il dato preoccupante semmai, tra questi, è l’assenza di una proposta alternativa. Non potendo sostenere la tesi, anticostituzionale, che i cittadini residenti all’estero non possono votano, si limitano ad una previsione di future soluzioni tecniche che però non sono indicate, tantomeno allegate con leggi ordinarie. Forse pensano semplicemente di tornare alla condizione preesistente: esercizio del diritto rientrando in Italia in attesa che si faccia una legge ordinaria che non arriverà mai.
Ma il dato veramente più preoccupante in assoluto è il silenzio di chi è a favore dell’esercizio in loco del diritto di voto, inclusi i gruppi politico-parlamentari che sostengono il mantenimento della circoscrizione estero, anche se con la riduzione dei parlamentari eletti all’estero. Quest’assordante silenzio, rotto unicamente dalla presentazione di una proposta di riforma costituzionale senza paternità e sulla quale si è aperta una discussione che ne ha smentito subito i presupposti, è il dato politico sul quale riflettere. Personalmente torno a ripetere che superare il silenzio significa ribadire unicamente il dato veramente più importante: i cittadini italiani residenti all’estero debbono poter esercitare il diritto di voto, con o senza circoscrizione estero, ma anche in loco, senza dover rientrare in Italia e senza pericolosi nuovi vuoti normativi.

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