mercoledì 24 ottobre 2012

MARCO FEDI (PD): GARANTIRE NEI FATTI LA PARITA’ DEI DIRITTI SINDACALI AI LAVORATORI A CONTRATTO LOCALE.


Ministero degli Esteri permane un problema di riconoscimento dei diritti sindacali e di parità che stenta a trovare soluzione nonostante l’esistenza e la chiarezza delle norme che regolamentano i rapporti sindacali.
Mi riferisco, in concreto, ai diritti sindacali del personale assunto con contratto locale dal Ministero degli Esteri presso le sedi della rete diplomatico-consolare e degli Istituti di cultura all’estero. Non c’è dubbio infatti che questi lavoratori, in base alla legge 109 del 2003, siano dipendenti a tutti gli effetti del Ministero degli Esteri; così come non c’è dubbio che ad essi si applichi, come a tutti gli altri, lo Statuto dei lavoratori. Eppure, l’atteggiamento di sottovalutazione e distacco tenuto dai dirigenti del MAE e la volontà di emarginazione manifestata dalle organizzazioni sindacali non ha consentito ancora di fruire di un diritto fondamentale e indisponibile, tutelato dalla Costituzione, come quello sindacale.
Per questo, assieme ad altri colleghi, anni fa ho presentato un disegno di legge che è stato approvato dal Parlamento, diventando legge dello Stato (l. n. 38/2012). In essa si affermano la possibilità dei lavoratori a contratto di partecipare alle rappresentanze sindacali sui luoghi di lavoro e la estensione a tale personale delle aspettative e dei permessi sindacali.
Tutto risolto, finalmente? Macché, il MAE dopo sei mesi dall’approvazione della legge chiede all’ARAN (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) e al Dipartimento della funzione pubblica un parere sulla sua applicabilità; questi organismi rispondono che essa è subordinata a un accordo tra ARAN e organizzazioni sindacali, proprio quelle che in passato hanno osteggiato la parità di trattamento.
A questo punto, non c’è stata altra possibilità che chiedere, come ho fatto con una specifica interrogazione, al Dipartimento della funzione pubblica di dare disposizioni all’ARAN perché si faccia carico al più presto di un protocollo aggiuntivo, da sottoporre alla firma delle organizzazioni sindacali, da inserire nell’accordo quadro vigente.
Spero che alla fine tutti si convincano che siamo di fronte a diritti garantiti dalla Costituzione, e che atteggiamenti dilatori e ostativi non portano da nessuna parte. Siamo in un momento difficile della presenza dell’Italia all’estero e spesso questo personale sopperisce generosamente con il proprio lavoro alle carenze delle nostre esangui strutture consolari e culturali. A chi conviene tenerlo fuori dalla porta e negargli la parità dei diritti sindacali?   

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