mercoledì 22 maggio 2013

Tutti i partiti dei Presidenti

Tutti i partiti dei Presidenti

L’epilogo lo conosciamo: abbiamo chiesto a un buon Presidente di continuare nell'incarico.
I grandi elettori del PD hanno trasformato le elezioni per il Presidente della Repubblica in una sorta di regolamento di conti tra correnti che assomigliano sempre di più a bande in guerra.  Abbiamo rischiato di trascinare il Quirinale, il simbolo dell’unità del Paese, nel simbolo delle divisioni tra i partiti e nei partiti. Siamo riusciti, colpevolmente, a rinunciare a Prodi ma soprattutto abbiamo rinunciato a proseguire sulla strada del cambiamento con l’opportunità rappresentata da Stefano Rodotà. Alla fine la scelta di Napolitano era obbligata. Dobbiamo ringraziarlo per il suo impegno, anche se il modo migliore per ringraziarlo per il suo settennato sarebbe stato eleggere un altrettanto buon sostituto. Non ci siamo riusciti. Il Partito Democratico esce a pezzi da una durissima prova.
Accettiamo le responsabilità del fallimento del maggior gruppo di grandi elettori, il PD, che quindi aveva le maggiori responsabilità nel determinare l'elezione di un nuovo Presidente. Il Partito Democratico oggi ha il dovere di ridare speranza all'Italia e agli italiani.
Il voto ci ha consegnato un’Italia divisa in tre e di conseguenza un Parlamento che ne riflette tutti i mali, cominciando dalla mancanza di fiducia nei partiti.
L’idea di formare un Governo a guida PD era nata da due considerazioni: il PD era il primo partito per numero di parlamentari e poteva puntare a una seconda fase di rinnovamento, dopo le primarie e i nuovi volti portati in Parlamento. L’idea di un cambiamento nella politica – iniziato con l’elezione di Laura Boldrini e Pietro Grasso – ha trovato un ostacolo insuperabile nelle posizioni del Movimento 5 Stelle che non hanno ritenuto possibile affidare ad un esponente del PD la formazione di un Governo.

Responsabilità istituzionali e responsabilità politiche

Perché non è conciliabile assumere in pieno la responsabilità istituzionale, che ci consegna la Costituzione, con quella politica che ci consegnano i nostri elettori? Il Presidente Napolitano ci richiama al dovere di garantire in Parlamento, in una fase storica e politica e economica di inaudita gravità, il sostegno alla formazione di un Governo che si impegni nella modifica della architettura Costituzionale, per quanto attiene al Titolo V, alla modifica della legge elettorale ed alla soluzione immediata di una serie di immediate questioni sociali ed economiche. Se la mia risposta è positiva, mi assumo un impegno davanti al Paese e agli elettori per portare a compimento questi obiettivi. Ma potrei farlo anche dall’opposizione, poiché l’opposizione, pur ponendosi in contrasto con i valori e le idee di un Governo, con i contenuti programmatici che il Presidente del Consiglio espone in Parlamento, con la scelta di donne e uomini di Governo, concorre comunque alla formazione delle leggi e vota sui singoli provvedimenti cercando di migliorarli. Il problema, oggi, è tutto incentrato su dove e come si collocherà il PD e come si collocheranno i singoli deputati e senatori del PD. Personalmente, valuterò nel momento in cui arriverà una proposta di Governo, sia con le personalità che con le idee. Il PD è la più grande forza in Parlamento quindi non può collocarsi all’opposizione. Formare un Governo, per fare le cose più urgenti, può voler dire lavorare insieme, in Parlamento, facendo ciò che in Parlamento, nelle Commissioni e in aula, si fa ogni giorno. Se solo avessimo nel PD, il coraggio della novità. Anche nella formazione del Governo. Lavorando con tutte le forze politiche e parlamentari. Ecco, questa potrebbe essere la soluzione ideale. Ma proprio per questa ragione, difficile da realizzarsi. Se riuscissimo, in questa fase, a formare un Governo politico ma nuovo, che guardi e parli a tutto il Parlamento, potremmo insieme rispondere all’esigenza di conciliare il nuovo con la responsabilità istituzionale alla quale ci ha richiamati il Presidente Napolitano.

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