martedì 13 novembre 2007

"Priorità e sfide politiche e il ruolo centrale dell'informazione"

Intervista rilasciata dall'onorevole Marco Fedi, eletto per l'Ulivo nella circoscrizione estero per Africa, Asia, Oceania e Antartide, a Manuela Puntillo per "Italia Vostra".
Quali sono le sue priorità politiche e d’intervento nei territori che è chiamato a rappresentare?
La mia ripartizione è tra tutte la più ampia, sia per area geografica che per tematiche da affrontare, comprendendo Africa, Asia, Oceania, quindi Australia e Nuova Zelanda. Solo ora ci stiamo accingendo a visitare questi paesi: tra gli impegni senatoriali e parlamentari non siamo ancora riusciti a esaminare alcune realtà importanti. Ci sentiamo particolarmente responsabili di questa carenza, abbiamo poche risorse a disposizione, oltretutto da gestire in tempi altrettanto limitati. A dicembre abbiamo in programma una visita alla comunità italiana in Israele, sarà un evento estremamente importante. Siamo però riusciti, attraverso la rete del Consiglio generale degli italiani all’estero e dei Comites, a rapportarci costantemente ai temi che abbiamo in comune e a fare un’azione d’indirizzo e di controllo nei confronti del governo. Nonostante i problemi oggettivi che hanno rallentato la nostra azione politica siamo riusciti a sintetizzare tutti i problemi comuni – la cittadinanza, la previdenza sociale, la rete consolare, la riforma della legge 153 per la diffusione della lingua italiana -.

Pensa che ci sia una grossa differenza tra la vecchia e la nuova immigrazione?
Le esigenze sono diverse. Abbiamo il dovere morale e politico di dare risposta a una serie di questioni importanti che sono indispensabili per entrambe: la rete consolare, per esempio. Ci sono poi alcune questioni specifiche, che riguardano la tutela della terza età, per esempio. Siamo consapevoli che lo stato italiano non può fare tutto per i propri cittadini all’estero, e c’è una responsabilità diretta dei paesi dove i nostri connazionali vivono, risiedono e hanno pagato le tasse. Siamo però altrettanto consapevoli che lo stato italiano ha il dovere di tutelare i suoi connazionali ovunque essi vivano. C’è poi tutta una sfera culturale, di ricerca scientifica e tecnologica, di promozione del made in Italy, sia esso tecnologico, scientifico o commerciale, che va potenziata e che spesso vede come protagonisti i giovani. È per questa ragione che stiamo proponendo, nel 2008 - se riusciremo ad avere un provvedimento del governo o un’iniziativa parlamentare - la prima conferenza dei giovani di origine italiana nel mondo. Potrebbe essere una prima vera opportunità di confronto su questi nuovi e importanti temi. Possiamo e dobbiamo valorizzare la loro esperienza, sia all’estero che in Italia, perché questi giovani sono portatori di una sensibilità nuova e diversa su tanti temi, ma anche di un modello di integrazione tutto nuovo.

Cosa ne pensa della nuova mappatura decisa dal ministero degli Esteri riguardo ai consolati?
Dobbiamo assolutamente lavorare per raggiungere alcuni obiettivi di riforma della rete consolare. Nel frattempo però abbiamo di fronte una situazione difficile: non possiamo tenere una rete consolare siffatta e aprire sedi nuove con risorse che continuano ad essere sostanzialmente limitate, che aumentano marginalmente rispetto alla domanda. Sono necessarie delle scelte, in attesa di una riforma globale molto ambiziosa. La necessità diventa quindi razionalizzare, che in questo momento si traduce nella chiusura di alcune sedi consolari per aprirne di nuove. Credo che rispetto alle ipotesi che sono state avanzate, abbiamo il dovere di esprimere una valutazione oggettiva. Cercheremo di recuperare quelle situazioni in cui si possono la situazione consolare può penalizzare i nostri connazionali all’estero.

Qual è la sua opinione sui mezzi di comunicazione che si occupano di italiani all’estero?
Per le agenzie stampa c’è un problema di mezzi. I giornali gestiscono i fondi con grandi difficoltà. Ci vorrebbero maggiori risorse per l’editoria che si occupa di questi temi sia in Italia che all’estero. Da parte dei giornali italiani non riceviamo comunque grande interesse. All’inizio della legislatura, per lo meno, c’era un’attenzione più alta, che adesso è quasi pari a zero. Abbiamo lavorato con Rai International per l’aumento delle risorse dedicate all’organizzazione dei programmi per gli italiani nel mondo. Contiamo sulla collaborazione del nuovo direttore Piero Badaloni perché si porti a termine ciò che scritto nella convenzione e si raggiungano determinati obiettivi. Con le agenzie di stampa invece stiamo cercando di incentivare non solo i fondi ma anche di rendere più numerose le opportunità di qualificazione e formazione del personale. Una serie di parametri importanti che possono dare ulteriore qualità al lavoro di chi fa informazione per gli italiani all’estero.

Che cosa ci dice della riforma dei seggi in Parlamento?
La commissione Affari costituzionali - stiamo votando già gli emendamenti, voteremo nei prossimi giorni anche gli articoli che sono stati proposti dalla commissione - propone la riduzione di dodici a sei del numero dei deputati alla Camera e l’aumento da sei a dodici del senatori nel nuovo Senato federale della Repubblica. Il nostro orientamento è favorevole a questa soluzione: dal punto di vista qualitativo si mantiene la presenza in entrambi i rami del Parlamento, in un sistema che non è più bicamerale perfetto, ma assegna al Senato funzioni diverse; dal punto di vista delle quote il numero complessivo è inalterato. C’è chi ha sollevato la polemica in merito al fatto che i senatori eletti all’estero sarebbero eletti a suffragio universale, mentre quelli eletti in Italia verrebbero scelti in un’elezione di secondo grado. Credo che questo problema sia superabile innanzitutto perché la circoscrizione estero può essere vista come una regione unica per il Senato e poi perché anche gli eletti in Italia sarebbero eletti prima di tutto consiglieri regionali: quindi c’è comunque per loro un suffragio universale. È soltanto nella seconda fase che c’è un’elezione di secondo grado. L’ipotesi di un Senato federale, con dodici senatori eletti, sia una soluzione importante. La soluzione è convincente. Dovremo ora verificare la disponibilità di tutti i gruppi parlamentari ad approvarla in tempi rapidi.

Manuela Puntillo

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