venerdì 7 novembre 2008

I pensionati all’estero: colpiti più volte

Intervento all’incontro con i sindacati dei pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uil-Pensionati

Desidero innanzitutto ringraziarvi. Non ci sfugge il significato etico e morale, prima che politico, di questa iniziativa in un momento in cui il tradizionale rapporto con le comunità italiane nel mondo viene messo in discussione dai tagli della prima finanziaria del nuovo Governo Berlusconi, nel momento in cui la crisi finanziaria internazionale, con i suoi effetti sulle economie di tutti i Paesi, inevitabilmente, peserà sull’economia reale, sulle famiglie e sui soggetti più deboli. E non dobbiamo sorprenderci se tra questi soggetti deboli vi sono i pensionati e se – in modo particolare – i pensionati all’estero rischiano di essere colpite più volte. Colpiti direttamente nei Paesi in cui vivono da una fase recessiva che rischia di essere durissima e molto lunga, colpiti nel potere di acquisto localmente e dai ritardi in molti Paesi – tra cui l’Australia ad esempio – nell’adeguamento delle pensioni al costo della vita, colpiti dai mancati adeguamenti di molte prestazioni pensionistiche italiane e di altri Paesi dell’Unione europea, colpiti indirettamente dai tagli in finanziaria che riguarderanno importanti capitoli di assistenza e tutela, oltre che per quanto riguarda la rete consolare e l’accesso ai servizi consolari. Colpiti dai ritardi e dalla inefficienza nei rapporti con la pubblica amministrazione dello Stato italiano che potrà solo peggiorare con i tagli introdotti. Colpiti dai ritardi nella ratifica di importanti convenzioni internazionali.
I sindacati dei pensionati, i patronati, le associazioni che si occupano di italiani all’estero e di tutela del mondo dell’emigrazione hanno dato prova negli anni di essere davvero complementari al ruolo dello Stato. Un principio di sussidiarietà che vi ha visti, ci ha visti, protagonisti della crescita sociale, economica e politica delle comunità italiane nel mondo. Pensare – come spesso fa un certo centra destra – che i livelli di presenza politico-economica dell’emigrazione italiana nel mondo non siano anche il frutto del lavoro, dell’impegno e della nostra presenza organizzata nel mondo, significa non conoscere la nostra storia, non comprendere la situazione attuale e non avere alcuna possibilità di costruire il futuro. Altro che indirizzare il consenso elettorale!
Sono convinto che la nostra storia e le nostre idee dimostrino che non sono mai venuti meno coerenza, solidarietà, impegno.
Oggi, la proposta dei sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil deve essere più che una piattaforma propositiva e rivendicativa, deve rappresentare un impegno di legislatura, deve segnare i tempi di un’azione di rappresentanza sindacale per i pensionati e gli anziani che oggi all’estero subiscono l’aumentato divario tra ricchi e poveri – divario che pone l’Italia tra i peggiori paesi al mondo ma che è lecito presumere incida analogamente nelle realtà di altri paesi di emigrazione.
Ecco, questa giornata deve entrare a far parte dei nostri riferimenti temporali e politici dei prossimi anni. Un impegno per l’introduzione dell’assegno di solidarietà per i cittadini italiani ultra sessantacinquenni residenti all’estero, provvedimento il cui iter è iniziato nella trascorsa legislatura che dobbiamo riprendere con decisione. La modifica delle nuove norme restrittive sull’assegno sociale – che colpiscono gli immigrati e gli italiani all’estero, introducendo la condizione dei 10 anni di residenza continuativa – anche se a livello interpretativo questa continuità può essere avvenuta in un qualsiasi momento della propria vita. L’adeguamento delle pensioni erogate dall’INPS con prestazioni come l’importo aggiuntivo – negato senza motivazione a nostro avviso ai titolari di pensioni detassate in virtù di convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni e non certo per evasione fiscale! La sanatoria degli indebiti pensionistici – che noi senza remora alcuna insistiamo deve riguardare i pensionati residenti all’estero poiché è proprio in questo caso che vi è stato, e c’è ancora, il ritardo nella campagna di verifica dei redditi – ritardo tutto addebitabile all’INPS ed all’assenza di procedure annuali concordate con i Patronati.
Le convenzioni bilaterali in attesa di ratifica. Da quelle di sicurezza sociale, che riguardano il Canada (secondo accordo), il Cile, le Filippine e il Marocco in attesa di prima ratifica, a quelle in attesa di una ripresa della discussione – come Israele – a quelle contro le doppie imposizioni fiscali. O al rispetto delle norme previste dalle Convenzioni, come nel caso dell’accordo con la Thailandia che prevede la tassazione nel Paese di residenza e non viene applicata dall’INPS. Oppure l’adeguamento delle Convenzioni bilaterali con alcuni Paesi – tra cui Lussemburgo e Francia - in modo da uniformarle alla maggioranza delle Convenzioni contro le doppie imposizioni stipulate dall'Italia, e soprattutto al modello standard dell'OCSE, che, per evitare la doppia imposizione fiscale delle pensioni private, prevedono la detassazione della pensione nel Paese di erogazione e la tassazione nel Paese di residenza.
Il nuovo sistema di pagamento delle pensioni INPS – che dovrebbe essere ora a regime – che prevede nuovi istituti di credito e la possibilità dell’accredito diretto su conto corrente, necessita una verifica ed un costante monitoraggio. Ancor più in questo momento sia per quanto concerne gli istituti di credito stessi che gli effetti del valore di cambio sulle pensioni in pagamento.
Analogamente, continuiamo a porre la questione del pagamento delle pensioni di guerra e di un sistema di pagamento analogo a quello previsto dal «pagamento unico» per le pensioni INPS e le rendite INAIL, effettuato dall'INPS attraverso istituti di credito convenzionati» anziché attraverso l’ufficio italiano cambi e la nostra rete consolare all’estero. Fino all’uso del 730 per i cittadini italiani residenti all'estero che producono un reddito soggetto ad imposizione fiscale in Italia, sulla base della normativa nazionale o in base a convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni fiscali, che – a nostro avviso – debbono godere degli stessi doveri e degli stessi diritti e quindi poter accedere a procedure semplificate e ad operazioni di conguaglio in sede di versamenti IRPEF da parte del sostituto d'imposta.
Concludo auspicando che si individui un percorso comune per stimolare l’azione parlamentare sui temi degli italiani all’estero, a partire dalle forme di “resistenza” ai tagli fino al piano di riforme, per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sull’autentico valore rappresentato dalle comunità italiane nel mondo, per presentare al Governo una serie di richieste forti e coerenti rispetto alle esigenze, ai bisogni dei pensionati e degli anziani residenti all’estero. Come Parlamentari eletti all’estero ci impegneremo con voi. L’azione bipartisan deve nascere da un sentire comune su alcuni temi nevralgici per il Paese: gli italiani all’estero hanno rappresentato per molti anni un terreno sul quale esprimere un sentire comune del nostro Paese. Oggi la maggioranza rimette in discussione tutti principi e le basi di quel sentire comune.
Dovremo lavorare tutti intensamente per modificare questa situazione.

Roma, 4 novembre 2008

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