martedì 18 maggio 2010

Strategie per la diffusione di lingua e cultura italiane nel mondo

Ho aderito con convinzione all’invito rivoltomi dal segretario generale Masi.
Per la reputazione internazionale della Società Dante Alighieri, per l’importanza del tema trattato, perché consapevole che le riforme nel settore della promozione di lingua e cultura italiane nel mondo vanno affrontate con urgenza ma anche con attenzione, con meticolosa attenzione ai soggetti, ai protagonisti, ai dettagli, alla storia della presenza italiana nel mondo ed al contesto in cui oggi operiamo.
Il contesto è quello di una generale disattenzione – che dobbiamo addebitare alla classe politica e dirigente di questo Paese – alla storia d’Italia per quanto attiene alle politiche per la diffusione della lingua italiana nel mondo – di cui oggi – parlo della disattenzione ovviamente – l’attuale Governo è degno prosecutore.
Non credo di poter essere giudicato polemicamente se mi permetto di dire che in direzione di una riforma di questo settore Governo e maggioranza hanno fatto “nulla”. I parlamentari del PD – e non solo – hanno presentato una proposta di legge, riproposta in questa legislatura – che tenta di fissare alcuni obiettivi.
Eppure in questi anni riflessioni, documenti, convegni e proposte di legge, hanno avuto un comune denominatore: indicare strategie e percorsi di riforma per ridisegnare la presenza di lingua e cultura italiane nel mondo.
L’Italia ha davvero bisogno di una forte politica di promozione e diffusione di lingua e cultura nel mondo se vuole rafforzare la propria presenza culturale, economica e commerciale internazionale.
Negli anni gli strumenti operativi ed il coordinamento hanno fatto capo al Ministero degli Affari esteri ed a due Direzioni Generali.
La proposta di riforma del Ministero degli Affari esteri ci offre l’opportunità per migliorare, sotto il profilo qualitativo, gli strumenti operativi – anche innovando – e per rendere l’azione di coordinamento un autentico “metodo” di lavoro, teso a trarre il massimo utile dalle risorse disponibili ed a svolgere anche una necessaria azione di verifica dei risultati.
Le comunità italiane nel mondo attendono impegni e risultati concreti che, sia in termini di riforme che di investimenti, siano all’altezza delle nuove sfide culturali globali.
I soggetti sono tutti i protagonisti, istituzionali e non, che negli anni hanno consentito alla lingua italiana – con risultati diversi tra loro per Paese e per tipologia di corsi – di assumere la connotazione di lingua comunitaria più studiata, in alcuni Paesi, tipo l’Australia, ed anche più parlata dopo l’Inglese.
Enti gestori, istituti di cultura, direzioni scolastiche, Società Dante Alighieri e tante personalità politiche e amministrative che nei Ministeri della Pubblica istruzione dei Paesi di residenza delle nostre comunità, hanno mostrato interesse verso la lingua e la cultura d’Italia. L’attenzione ai dettagli sta tutta proprio qui. Avere una visione d’insieme che ci consenta di non disperdere energie e risorse che abbiamo costruito negli anni, che ci consenta una diversificazione degli interventi secondo le realtà dei Paesi in cui si interviene – interessante l’adozione di un Piano Paese, ad esempio, che identifichi in modo particolare le strategie locali.
Progetti, risorse e programma di intervento pluriennale, sulla base di Convenzioni stipulate con i Paesi presso i quali si interviene.
Privilegiando il riconoscimento delle realtà dove l’italiano è inserito negli ordinamenti scolastici locali o le realtà in cui i Governi locali si impegnano a lavorare in tale direzione. Ed attorno a queste realtà il mondo della ricerca universitaria: vedete oggi i lettorati subiscono tagli e riduzione degli investimenti mentre dovremmo legare sempre più lingua, cultura e ricerca.
Dovremmo investire sul passaggio strategico dall’insegnamento primario e secondario a quello terziario: ci accorgeremmo che l’italianità fuori d’Italia ci chiede attenzione e investimenti.
Credo i tempi siano maturi per dotarsi di una strategia complessiva che valorizzi questa presenza nel mondo, che ne coordini l’azione, ne programmi gli investimenti e i contenuti, ne garantisca la prosecuzione e la continuità.
Vedete, sarebbe sufficiente affidare ad un’unica Direzione le competenze che oggi sono affidate a due Direzioni generali del MAE, per un incredibile salto di qualità.
Sarebbe sufficiente garantire un collegamento con il Ministero della Pubblica istruzione per consentire riconoscimento professionale dei docenti, carriere, formazione svolta all’estero e favorire quegli scambi così importante se si vuole mantenere l’italiano lingua viva anche all’estero.
La diffusione della cultura e della lingua italiana nel mondo rappresenta uno dei veicoli fondamentali di proiezione dell’immagine e degli interessi dell’Italia in campo internazionale e risponde alla fondamentale esigenza di preservare i legami e le radici identitarie della vasta e complessa diaspora storica degli italiani e delle persone coinvolte attualmente nei flussi di nuova mobilità: la domanda di lingua e cultura italiana nel mondo negli ultimi anni è costantemente cresciuta, rispondendo a diffuse esigenze di ordine culturale e professionale avvertite sia nelle comunità di origine italiana che in ambienti diversi e più ampi – credo che rispondere a questa dimensione sempre più globale sia un nostro dovere e ringrazio la Società dante Alighieri per aver voluto invitarci a farlo con maggiore impegno e determinazione.

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