lunedì 9 febbraio 2009

Caso Eluana Englaro: lo sdegno occupa il posto del doveroso silenzio di ieri

Sono davvero poche le occasioni in cui decido di non parlare di un argomento. Della vicenda Englaro non avevo parlato. Una ex-collega parlamentare – subito dopo la decisione del Consiglio dei ministri di approvare un decreto di sospensione del protocollo su Eluana – mi ha scritto dicendo “non possiamo più tacere!”. Ha ragione. Il rispetto di una decisione presa dalla famiglia e dai medici – prima che confermata da tutti i livelli del nostro ordinamento giudiziario – aveva portato molti a rimanere in rispettoso silenzio. Un silenzio necessario per non confondere il dramma famigliare degli Englaro con i temi politici di cui siamo chiamati a occuparci. Eppure vi erano stati segnali premonitori: il tentativo di trasferire la vicenda personale degli Englaro nel bel mezzo di una polemica politica con il tentativo di portare al conflitto di attribuzioni la decisione presa dai tribunali. Poi era arrivata la conferma che viviamo in uno stato di diritto con la decisione della Cassazione di autorizzare il distacco del sondino da Eluana.
In quel momento, dal conflitto di attribuzione in poi – a livello politico – è stata alzata ogni giorno l’asticella. In quel momento si è detto “dobbiamo occuparcene noi”. Per le ragioni sbagliate. Non perché è giusto farlo a livello politico, non perché crediamo nello Stato di diritto e nella laicità dello Stato, nella libera scelta e libero arbitrio e quindi nella possibilità che si possa scegliere sulla propria vita e sulle condizioni di “accanimento terapeutico” che ci sono inflitte, ma per osteggiare una scelta che costituiva una sfida alla politica da parte della magistratura, per contrastare la scelta sofferta di una famiglia, per affermare la subalternità dello Stato laico alla Chiesa cattolica. Ora l’asticella è arrivata al conflitto istituzionale, con il Capo dello Stato e con la stessa Costituzione, con il Capo del governo che ha anche messo in discussione la stessa carta costituzionale sulla quale ha prestato giuramento.La discussione sul testamento biologico, per il quale il Presidente Napolitano aveva già auspicato un iter rapido, è l'unica strada percorribile. Voterò la proposta sul testamento biologico. Spero che il testo sia quello del senatore del Pd Ignazio Marino - che punta sul rispetto da parte del medico alle volontà del paziente. Invito il Pd a decidere, seguendo i criteri di maggioranza. Occorre continuare nelle sedi competenti – cioè le Commissioni parlamentari – ad affrontare i temi legati al testamento biologico. Senza forzature ma con una discussione ampia, serena, aperta. Oggi arriva un pericoloso segnale da parte di una maggioranza schiava dei diktat berlusconiani. Il disegno di legge del Governo è una pericolosa forzatura in sostituzione di un decreto che sarebbe stato uno schiaffo alla Costituzione.

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