martedì 13 luglio 2010

FEDI (PD): Da Melbourne un richiamo a rispettare le Istituzioni

“L’Italia unita ci richiama dal lontano 1861: proprio oggi che nasce il federalismo è il momento in cui dobbiamo riaffermare con forza l’unità della nazione” – ha dichiarato l’On. Marco Fedi a Melbourne in occasione della prima iniziativa del Circolo PD “Raffaello Carboni” il 3 luglio scorso.
“Stiamo attraversando un momento molto delicato per le nostre istituzioni, per l’equilibrio tra poteri dello Stato, per il futuro della democrazia parlamentare e del rapporto di fiducia con i cittadini che oggi rischia di essere divorato da forme di antipolitica spesso fomentate anche da atteggiamenti e dichiarazioni di esponenti di Governo e di maggioranza” – ha continuato Fedi nel suo intervento presso la Federazione Lucana.
“Credo sia giusto partire da queste considerazioni. Dal fatto che le Istituzioni vanno protette e salvaguardate, non attaccate ogni giorno. Il Parlamento deve tornare ad essere non solo il luogo del confronto e della discussione ma il luogo delle scelte e delle decisioni, anche sulla spesa. Con i tempi necessari. Poi dobbiamo parlare di riforme vere. Che avvicinino i cittadini, oltre a rendere la democrazia più efficiente. Il voto di fiducia sulla manovra economica ha l’effetto contrario” – ricorda l’On. Fedi.
“È una manovra profondamente iniqua perché prevede tagli brutali che colpiranno i diritti dei cittadini colpiti direttamente ed anche attraverso le forti riduzioni dei trasferimenti a Ministeri, Regioni, Province e Comuni.
Il provvedimento colpisce il settore pensionistico e prevede l’aumento della percentuale per la concessione dell’invalidità civile, oltre alla modifica alle finestre per la vecchiaia che di fatto colpiranno due volte i lavoratori italiani all’estero che al compimento del 65mo anno di età non avranno l’opportunità di rimanere occupati ma dovranno cessare il lavoro e non potranno ottenere la pensione italiana se non con la nuova finestra e quindi con un forte ritardo. La manovra economica Tremonti introduce poi una novità sul recupero degli indebiti pensionistici con un meccanismo di “esproprio” su beni immobili e mobili nei confronti di coloro i quali debbono restituire un debito.
Altra durissima azione nei confronti di una fascia debole della nostra società, i pensionati, e particolarmente dura nei confronti dei residenti all’estero che avranno notevoli difficoltà a tutelare i propri interessi”.
“In aggiunta in questa manovra non si danno risposte alla questione ICI che interessa tutti coloro che hanno una casa in Italia. Il decreto 93, convertito in Legge 24 luglio 2008, n. 126, sulla salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie, ha abolito l’ICI sulla prima casa ma ha escluso da questa norma i residenti all’estero che sono invece tornati a pagare l’importo pieno dell’ICI, essendo state anche abolite le detrazioni introdotte dal Governo Prodi. L’agenzia delle entrate ha smentito interpretazioni di esponenti della maggioranza che ipotizzavano una sorta di capacità decisionale dei Comuni su questo tema. Non è possibile interpretare una norma che è chiara ed esclude, non per errore, ma per scelta, i residenti all’estero. In ogni decreto economico o fiscale ed in ogni legge di bilancio abbiamo provato ad apportare emendamenti ed il Governo ha preso generici impegni a ripensare questa norma ma fino ad oggi è tutto immutato. È stata presentata anche una proposta di legge per estendere l’esonero ICI ai residenti all’estero, firmata dai deputati PD eletti all’estero e sottoscritta anche da esponenti della maggioranza. Analogamente – ha concluso l’On. Marco Fedi – le detrazioni fiscali per carichi di famiglia, introdotte dal Governo Prodi ed estese anche ai residenti all’estero, scadono il prossimo anno e necessitano una proroga o il definitivo inserimento nel panorama fiscale italiano. Il Governo ha preso impegni con numerosi ordini del giorno e siamo in attesa di un riscontro politico a questa esigenza che è molto sentita”.
Nonostante alcune aperture di esponenti di Governo non si registrano sostanziali passi avanti nella direzione di una concertazione Esteri-Interno tesa a dare risposta ai temi della cittadinanza, in particolare il riacquisto ed il superamento della discriminazione nei confronti delle donne. Nel frattempo è necessario assicurarsi che nella proposta di riforma che arriverà in discussione alla Camera non si perdano anche le attuali disposizioni che consentono ai discendenti di cittadini italiani di acquisire la cittadinanza dopo tre anni di residenza in Italia (art. 9 della legge 91/92) ed agli ex-cittadini italiani di riprenderla immediatamente – dietro dichiarazione (art. 13, comma c della legge 91/92) oppure dopo 12 mesi di residenza in Italia (art. 13, comma d della legge 91/92). In altre parole, con la riforma esistono anche forti rischi di perdere le agevolazioni attualmente in vigore.

Testo integrale intervento On. Marco Fedi

Iniziativa del Circolo PD “Raffaello Carboni” di Melbourne con l’On. Marco Fedi

“L’Italia unita ci richiama dal lontano 1861: proprio oggi che nasce il federalismo è il momento in cui dobbiamo riaffermare con forza l’unità della nazione”

Vi ringrazio per questa iniziativa, per aver voluto anticipare i contenuti della discussione parlamentare sulla manovra economica e per aver voluto fare il punto sui temi della rappresentanza delle nostre comunità all’estero.
Vi ringrazio per aver organizzato un momento di riflessione sia sulla situazione complessiva del nostro Paese sia sui temi degli italiani nel mondo, in un momento particolarmente delicato della storia del nostro Paese.

Delicato per le nostre istituzioni, per l’equilibrio tra poteri dello Stato, per il futuro della democrazia parlamentare e del rapporto di fiducia con i cittadini, quel patto che ha portato all’Unità d’Italia, quel patto democratico che ha portato l’Italia fuori dalla guerra, verso la pace e la libertà, quel patto con i cittadini che ha consentito al nostro Paese di crescere e svilupparsi e che oggi rischia di essere divorato da forme di antipolitica spesso fomentate anche da atteggiamenti e dichiarazioni di esponenti di Governo e di maggioranza.

Credo sia giusto partire da queste considerazioni. Dal fatto che le Istituzioni vanno protette e salvaguardate, non attaccate ogni giorno. Il Parlamento deve tornare ad essere non solo il luogo del confronto e della discussione ma il luogo delle scelte e delle decisioni, anche sulla spesa. Con i tempi necessari. Poi dobbiamo parlare di riforme vere. Che avvicinino i cittadini, oltre a rendere la democrazia più efficiente. Quindi meno parlamentari per consentire un iter più rapido delle leggi. La fine del bicameralismo perfetto, con il Senato delle Regioni, per rendere il sistema equilibrato e non ripetitivo e dispersivo. Quindi possiamo modificare la Costituzione ma attenti a non compromettere l’equilibrio tra poteri esecutivo, legislativo e giudiziario, ma soprattutto l’equilibrio tra maggioranza e opposizione.

Dobbiamo partire dall’Unità nazionale. L’Italia unita ci richiama dal lontano 1861: è proprio oggi che nasce il federalismo il momento in cui dobbiamo riaffermare con forza l’unità della nazione. Invece sono i più veementi sostenitori del federalismo che decretano con il loro dire e fare, una sorta di contrapposizione con il federalismo fiscale.

La priorità di questo Governo è incentrata su una serie di provvedimenti salva Premier e salva ministri. Non a caso sulla recente nomina di Brancher a Ministro per l’attuazione del federalismo si è aperta una forte polemica, non solo con le opposizioni che ne chiedono le dimissioni, ma anche internamente alla maggioranza: senza avere deleghe ben definite, il nuovo Ministro ha deciso di avvalersi subito della legge sul legittimo impedimento per non presentarsi in tribunale! La settimana prossima è in calendario in aula una mozione che ne chiede le dimissioni. O provvedimenti come le intercettazioni che per giustamente limitare la fuga di notizie dalle procure, aspetto che potrebbe essere regolato con serie misure, anche severe nei confronti dei magistrati, rischiano di mettere il bavaglio all’informazione in Italia e soprattutto limitare l’uso delle intercettazioni per contrastare il crimine.
Dobbiamo partire dalle priorità del paese: lavoro, occupazione, imprese, sviluppo. Nel primo trimestre 2010 il numero di occupati risulta pari a 22.758.000 unità segnalando un calo rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente pari allo 0,9% (-208.000 unità). Aumenta quindi la disoccupazione ed abbiamo una grande questione del diritto al lavoro e delle tutele sul lavoro aperta con la vicenda Fiat di Pomigliano: avere come contropartita per il lavoro i diritti sindacali e costituzionali come lo sciopero, i congedi e la rappresentanza sindacale.
La manovra economica non contiene una strategia di crescita e sviluppo ed è profondamente iniqua. Poiché interviene in modo indiscriminato sul pubblico impiego, negando alla radice l’incentivazione del merito, dimezzando il numero dei lavoratori a tempo determinato o con contratti di collaborazione e bloccando il turn-over senza distinguere le specificità e le diversissime esigenze di ciascun ambito.
Tra le cause della manovra, ricordiamo le principali: l’eliminazione delle misure di contrasto all’evasione fiscale introdotte dal Governo Prodi e il dimezzamento delle sanzioni per l’evasione accertata; il “salvataggio” di Alitalia; la completa eliminazione dell’Ici sulla prima casa per i nuclei famigliari a reddito e patrimonio più elevato.

La manovra fa alcune cose positive: la riduzione di alcuni dei costi della politica, come le auto blu, di cui si era perso il conto, la riduzione del 10% delle indennità di ministri e parlamentari, si riprende quell’azione di lotta all’evasione con la tracciabilità dei pagamenti – introdotta da Prodi e sospesa proprio da questo Governo – e si potenzia la partecipazione dei Comuni all’accertamento fiscale.

La manovra è profondamente iniqua perché prevede tagli brutali che colpiranno i diritti dei cittadini, dei lavoratori, degli studenti, dei pensionati, delle micro e piccole imprese. Pesanti i tagli ai trasferimenti a Regioni, Province e Comuni. Il Governo aveva assicurato che non avrebbe nuovamente toccato il settore delle pensioni e della previdenza mentre invece il provvedimento prevede l’aumento della percentuale per la concessione dell’invalidità civile.
Le pensioni invece sono al centro della manovra finanziaria del Governo. Le novità introdotte con il Decreto Legge n. 78 avranno un peso tutt’altro che marginale, anche per gli italiani all’estero.
L’allungamento dell’età pensionabile, talvolta consistente, dell’età in cui si potrà andare in pensione. Questa novità interessa anche i pensionandi residenti all’estero. La “pensione più lontana”, sia di vecchiaia che di anzianità, interesserà chi matura i requisiti a partire dal 2011.
Dal 2011 si aboliscono le finestre attuali ed entra in vigore la finestra unica mobile. La nuova decorrenza per le pensioni di vecchiaia e di anzianità dei lavoratori dipendenti è fissata 12 mesi dopo il momento in cui si raggiungono i requisiti, mentre quelle dei lavoratori autonomi è fissata 18 mesi dopo il momento della maturazione dei requisiti. Quindi rispetto alle norme vigenti i lavoratori dipendenti andranno in pensione dai 7 ai 9 mesi più tardi mentre i lavoratori autonomi la maggiore attesa varierà dai 10 ai 12 mesi.
In pratica l’età pensionabile per la vecchiaia dei lavoratori dipendenti sale a 66 anni per gli uomini e 61 per le donne.
Il lavoratore italiano all’estero al compimento del 65mo anno di età non avrà l’opportunità di rimanere occupato ma dovrà cessare il lavoro e non potrà ottenere la pensione italiana se non con la nuova finestra e quindi con un forte ritardo.
La manovra economica Tremonti introduce poi una novità sul recupero degli indebiti contributivi e pensionistici con un meccanismo di “esproprio” su beni immobili e mobili nei confronti di coloro i quali debbono restituire un debito.
Altra durissima azione nei confronti di una fascia debole della nostra società, i pensionati, e particolarmente dura nei confronti dei residenti all’estero che avranno notevoli difficoltà a tutelare i propri interessi.
La questione ICI interessa tutti coloro che hanno una casa in Italia. Il decreto 93, convertito in Legge 24 luglio 2008, n. 126, sulla salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie, ha abolito l’ICI sulla prima casa ma ha escluso da questa norma i residenti all’estero che sono invece tornati a pagare l’importo pieno dell’ICI, essendo state anche abolite le detrazioni introdotte dal Governo Prodi. L’agenzia delle entrate ha smentito interpretazioni di esponenti della maggioranza che ipotizzavano una sorta di capacità decisionale dei Comuni su questo tema. Non è possibile interpretare una norma che è chiara ed esclude, non per errore, ma per scelta, i residenti all’estero. In ogni decreto economico o fiscale ed in ogni legge di bilancio abbiamo provato ad apportare emendamenti ed il Governo ha preso generici impegni a ripensare questa norma ma fino ad oggi è tutto immutato. È stata presentata anche una proposta di legge per estendere l’esonero ICI ai residenti all’estero, firmata dai deputati PD eletti all’estero e sottoscritta anche da esponenti della maggioranza.

Analogamente, le detrazioni fiscali per carichi di famiglia, introdotte dal Governo Prodi ed estese anche ai residenti all’estero, scadono il prossimo anno e necessitano una proroga o il definitivo inserimento nel panorama fiscale italiano. Il Governo ha preso impegni con numerosi ordini del giorno e siamo in attesa di un riscontro politico a questa esigenza che è molto sentita.

Il tema cittadinanza, con la ripresa della discussione in Commissione Affari costituzionali della Camera, tornerà a settembre al centro della nostra attenzione. Sono state presentate proposte di legge di opposizione e maggioranza su questo tema e continueremo a lavorare per arrivare alla riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana e al superamento della discriminazione nei confronti delle donne che non hanno potuto trasmettere la cittadinanza ai figli se coniugate con cittadini stranieri.
Nonostante alcune aperture di esponenti di Governo non si registrano sostanziali passi avanti nella direzione di una concertazione Esteri-Interno tesa a dare risposta a questi temi. Nel frattempo è necessario assicurarsi che nella proposta di riforma che arriverà in discussione alla Camera non si perdano anche le attuali disposizioni che consentono ai discendenti di cittadini italiani di acquisire la cittadinanza dopo tre anni di residenza in Italia (art. 9 della legge 91/92) ed agli ex-cittadini italiani di riprenderla immediatamente – dietro dichiarazione (art. 13, comma c della legge 91/92) oppure dopo 12 mesi di residenza in Italia (art. 13, comma d della legge 91/92). In altre parole, con la riforma esistono anche forti rischi di perdere le agevolazioni attualmente in vigore.

Su fronte dell’esercizio in loco del diritto di voto e della rappresentanza, sui cui temi interverrà il Sen. Randazzo, in questo momento il Governo ha più volte espresso l’intenzione di modificare le regole lasciando inalterata la Circoscrizione estero – fino a quando non interverrà una modifica costituzionale generale – e sono state depositate numerose proposte di legge in tal senso. Il Partito Democratico presenterà entro breve tempo una sua proposta di legge. Nel frattempo sono state presentate altrettanto numerose proposte di legge - di esponenti di maggioranza e di opposizione – che puntano alla eliminazione della circoscrizione estero.

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