Il decreto di rinvio delle elezioni di Comites e
Cgie, dopo il passaggio al Senato e la discussione in Commissione Affari Esteri,
approda in aula alla Camera per la discussione generale.
In Commissione abbiamo rilevato le criticità di un
provvedimento che il Governo ha inizialmente basato sulla mancanza di risorse
per l’organizzazione del voto e su nuove modalità di voto
elettronico.
Con gli emendamenti presentati in Commissione
abbiamo posto all’attenzione del Governo l’esigenza di modalità di esercizio del
voto che non rinuncino preventivamente al voto per corrispondenza ma rendano
possibili e compatibili più sistemi di voto, in base ad una opzione resa
dall’elettore a cui verrebbe comunque chiesto di iscriversi all’elenco degli
elettori. Un modo questo per contenere i costi e ridurre il numero di plichi in
circolazione cui non risponde una reale intenzione di voto. Abbiamo anche posto
la questione delle risorse poiché il mancato recupero sui capitoli degli
italiani all’estero dello stanziamento complessivo disponibile per il voto
arriva dopo una catena infinita di tagli e riduzioni di bilancio.
Nell’annunciare il ritiro degli emendamenti, a
causa dell’impossibilità materiale di far tornare il decreto al Senato, abbiamo
anche posto una questione politica importante all’attenzione delle forze
parlamentari. Non è possibile riformare la rappresentanza a colpi di decreti
ma serve il
coraggio delle riforme. Non quella licenziata dal Senato e fermatasi alla
Camera: con quella riforma comunque oggi saremmo qui a discutere di proroga
poiché nulla cambiava riguardo ai costi elettorali. Anzi avremmo approvato una
riforma senza poi poterla attuare. Abbiamo invece bisogno di una riforma vera,
che parta da compiti, funzioni e composizione degli organismi di rappresentanza
ed identifichi anche regole e costi di elezione, compatibili con funzioni e
compiti.
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