martedì 10 luglio 2012

Marco Fedi (Pd) fa il punto su voto, riforme costituzionali, contributi per l’editoria e rinvio elezioni Comites e Cgie


2. ITALIANI ALL’ESTERO

“Noi riteniamo possibile l’aggiornamento dei meccanismi del suffragio all’estero, ma guardando la realtà politica di ogni giorno ci chiediamo se, come e quando si giungerà a questa riforma”

ROMA – Al margine del dibattito organizzato a Roma dal Centro Altreitalie,  in occasione della presentazione del volume di Guido Tintori  “Il voto degli altri. Rappresentanza e scelte elettorali degli italiani all’estero”, abbiamo cercato di approfondire con il deputato del Pd Marco Fedi, eletto nella ripartizione  Africa-Asia-Oceania-Antartide, alcune tematiche politiche di stretto interesse per gli italiani all’estero. Con lui abbiamo parlato della possibile revisione del voto all’estero, della riforma costituzionale, dello slittamento al 2014 del rinnovo dei Comites e del Cgie e delle ultime novità legislative per la stampa italiana nel mondo.      
Il voto all’estero, con tutte le sue debolezze e i suoi punti di forza, è stato il tema cardine di questo dibattito promosso dal Centro Altreitalie. Ora a incontro concluso cosa ci può dire in proposito?
La discussione è stata interessante e motivata da argomentazioni che sono all’ordine del giorno anche in Italia. Peccato che tutto questo dibattito rischi probabilmente di non avere seguito a livello normativo, perché vi è il forte sospetto, alimentato ogni giorno dalle posizioni dei partiti politici anche in Parlamento, che non si arriverà ad una riforma costituzionale e forse, solo con grande difficoltà, si giungerà alla riforma elettorale. In ogni caso la discussione odierna è stata utile perché ci ha consentito di puntualizzare alcuni aspetti relativi al voto all’estero che poi riguardano anche il tema della cittadinanza. Si è parlato dell’effettività del suffragio e dei meccanismi che a livello normativo possono essere adottati per rendere questa effettività del voto una vera espressione del cittadino con tutte le garanzie. Proseguiremo comunque questa discussione fra i parlamentari eletti all’estero e i ricercatori dediti alla materia.
Quindi, alla luce di questo complesso scenario politico, lei crede che si arriverà ad una riforma del voto all’estero?
Noi auspichiamo che si arrivi ad una riforma del voto all’estero, è una questione che poniamo al Parlamento da molto tempo. Ma guardando la realtà di ogni giorno, la discussione politica sulle riforme costituzionali al Senato, la difficoltà con la quale i partiti stanno vivendo in questo momento la discussione sulla nuova legge elettorale ci chiediamo se, come e quando si giungerà a questa riforma. Naturalmente ricordo che sul voto all’estero e sull’aggiornamento dei suoi meccanismi, quindi il suffragio per corrispondenza, attraverso la legge 459 sarebbero già possibili degli accorgimenti veloci e rapidi. Non va inoltre dimenticato che abbiamo già depositato più di una proposta di legge per rendere questo diritto maggiormente trasparente e in linea con le richieste che sono arrivate dagli italiani all’estero.
Recentemente il Senato ha approvato un emendamento nell’ambito della riforma Costituzionale che elimina i senatori della circoscrizione Estero. Le crede che questa modifica, che ovviamente danneggia il nostro sistema di rappresentanza, potrà avere seguito nell’iter parlamentare? 
Mi domando chi la voterà questa riforma. Credo che i lavori parlamentari su questa importante questione si siano arenati, appunto perché per fare una riforma Costituzionale che possa reggere il confronto con un possibile referendum abrogativo occorre un’ampia maggioranza che in questo momento manca. Fermo restando il fatto che è stato un errore prevedere l’eliminazione dei senatori della circoscrizione Estero, perché la discussione politica era ferma ad una proposta di modifica della loro presenza su cui secondo me il Senato avrebbe dovuto procedere, voglio ricordare che sono stati il Pdl e la Lega ad alzare l’asticella,  pensando ad una ipotesi di Senato federale o al semipresidenzialismo, facendo così venire meno il preventivo accordo politico. Quindi penso che senza una forte intesa politica difficilmente si riusciranno a portare in porto riforme.
In questi giorni inizia alla Camera la discussione sul decreto legge che rinvia al 2014 le elezioni dei Comites e del Cgie. Quali sono le sue considerazioni su questo provvedimento che il Senato ha approvato dopo un lungo dibattito in Aula?   
Ho chiesto di intervenire nel dibattito generale dove dirò che il reperimento dei 21 milioni di euro per le elezioni degli organi di rappresentanza degli italiani all’estero rappresentava  l’unica risposta vera che il Governo doveva darci. Parlerò inoltre di  come, rispetto all’attuale posizione dell’esecutivo, dobbiamo assumerci una grande responsabilità e prendere atto che se i fondi non ci sono non si possono svolgere queste elezioni in questo momento.  Poi c’è una riflessione che va fatta, e questa la dobbiamo fare tutti insieme, e cioè se vale la pena di innovare maggiormente Comites e Cgie. Ma questo è un dibattito che, secondo me, nell’attuale momento rappresenta un errore,  perché non è possibile pensare che si possono riformare Comites e Cgie partendo dalla questione della dotazione finanziaria. Noi dovremmo infatti elaborare una riforma che parta dai compiti, dalle funzioni e dalla qualità della rappresentanza, e solo dopo che avremo finito l’assetto istituzionale potremo pensare alle risorse per consentire a questi organismi di vivere una vita democratica. Quindi l’errore di fondo del Governo è quello di aver inserito nel decreto una parte che riguarda addirittura le modalità di voto, ovvero l’introduzione del suffragio elettronico. Detto questo noi non ci nascondiamo di fronte all’innovazione, crediamo che sia utile ragionare e riflettere su questa ipotesi, mettendola in cantiere e testandola negli anni. Il decreto legge del Governo ha anche indicato in due milioni di euro le risorse necessarie per gestire questo nuovo scenario elettorale. Io penso che questa somma sia del tutto inadeguata perché due milioni di euro non sarebbero sufficienti neanche per inviare una comunicazione scritta a tutti i nostri potenziali elettori nel mondo per informarli su questo importante cambiamento tecnico. Al senato il decreto è stato in parte rettificato e ora dobbiamo lavorare insieme per migliorare l’assetto della rappresentanza.
L’Assemblea della Camera sta esaminando il decreto legge, già approvato dal Senato, che riordina i contributi per le imprese editrici. Cosa ci può dire su questo passaggio legislativo che riguarda da vicino anche la stampa italiana all’estero?
Il decreto è in discussione in Aula dove ci hanno già detto che non sarà possibile apportare modifiche al testo approvato dal Senato. In questo ambito voglio però ricordare che con l’Art1 bis, inserito nel testo al Senato con un emendamento che ha recuperato una disattenzione del Governo,  sono stati salvaguardati i due milioni di euro di contributi pubblici per l’editoria di lingua italiana nel mondo. Nella fase di stesura del DPR e della nuova regolamentazione per l’erogazione dei contributi dovremmo intervenire nel dibattito presso le sedi competenti, ovvero le Commissioni Affari Esteri di Camera e Senato, per ampliare la copertura ai media e elettronici e per assicurare che non vi siano ulteriori riduzioni in questa dotazione di bilancio. (Goffredo Morgia -Inform) 


2 commenti:

LuigiB ha detto...

caro Marco,
Ti leggo assiduamente, un consiglio di grafica: le lettere bianche della tua intervista, su uno sfondo nero, si leggono non facilmente (ed ho buoni occhiali!!!)
Luig Barone

LuigiB ha detto...

Caro Marco, ottimo post.
Un consiglio grafico: i caratteri bianchi su sfondo neri rendono + difficile la lettura...anche se ho un paio di buoni occhiali!

Luigi Barone